Frasi su moro

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema moro, stato, politico, vita.

Frasi su moro

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“Moro vivo non serve più a nessuno.”

Giulio Andreotti (1919–2013) politico, scrittore e giornalista italiano

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Origine: Citato in Paolo Cucchiarelli, Dissero: Cercate in via Gradoli. Risposero: Moro non ci serve vivo http://www.archivio900.it/it/articoli/art.aspx?id=5393, Archivio900.it, 23 maggio 2003.

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“Quello di Moro e Urubko è un alpinismo classico, lontano sia dalle spedizioni commerciali che dalle collezioni di ottomila. Un alpinismo di esplorazione che punta all'essenziale.”

Reinhold Messner (1944) alpinista italiano

Origine: Citato in Moro verso il Nanga Parbat. Messner: «È vero alpinismo» http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/256802_moro_verso_il_nanga_parbat_messner__vero_alpinismo/, Ecodibergamo.it, 21 dicembre 2011.

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“Moro raccoglie il testimone di un certo modo di scalare che non è sport, è un'altra cosa. È una filosofia, sono valori, è un pensare a tutto, non solo al risultato.”

Reinhold Messner (1944) alpinista italiano

Origine: Citato in Moro e l'impresa più difficile. "Sul Nanga Parbat con voi" http://www.gazzetta.it/Sport_Vari/Altri_Sport/Alpinismo/20-12-2011/moro-impresa-piu-difficile-sul-nanga-parbat-voi-804082861478.shtml, Gazzetta.it, Milano, 20 dicembre 2011.

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“[Sulle teorie del complotto sugli attentati dell'11 settembre 2001] Si ripresentano anche in questo caso le tesi «complottistiche», che vorrebbero attribuire il devastante attacco terroristico a dipartimenti o agenzie di intelligence dall'amministrazione degli Stati Uniti, motivato dalla volontà di creare l'occasione per una offensiva contro l'Islam. Il «complottismo» è una teorica storico-ideologica volta a negare la realtà pura e semplice per evitare le conseguenze di un fatto, ed in questo caso il pericolo di una «guerra di civiltà», ed a negare la realtà di un pericolo attuale, quello di una «guerra contro gli ebrei e i crociati», cioè l'Occidente cristiano e liberale. Rifiuto la teorica «complottista» che è un'abile e talvolta sincera contraffazione della realtà per il timore di essa: Moro sarebbe stato rapito dalle «così dette» Brigate Rosse, strumento della CIA, o del KGB o della P2 o del… Priorato di Sion; Stalin non è morto per un ictus ma è stato fatto avvelenare da Beria, e secondo le ultime rivelazioni dell'ultimo capo del KGB sovietico – autore del tentativo di colpo di stato contro il presidente Gorbaciov – questi e Eltsin sarebbero stati in realtà agenti della CIA… Ricordando quanto «aperta» sia la società americana (pensiamo al fatto che la «gola profonda» del caso Nixon si scoprì essere stata il vice-direttore del FBI), ed alla congiura contro Bill Clinton, mi sembra improbabile anzi impossibile che l'11 settembre sia stato frutto di un complotto americano. Anche perché la guerra che ne è derivata sta portando alla sconfitta degli Stati Uniti in Iraq, in Afghanistan e nel Medio Oriente, e alla pericolosa quasi-sconfitta di Israele nei confronti degli Hezbollah, ma in realtà della Siria e soprattutto dell'Iran.”

Francesco Cossiga (1928–2010) 8º Presidente della Repubblica Italiana

Origine: Da La realtà travisata: Si teorizzano i complotti per non vedere http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=7190957, La Stampa, 4 settembre 2006.

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“Donna, s'io non aggio aiuto, | io me ne moro, e fonne sacramento.”

Giacomo da Lentini (1210–1260) poeta e notaio italiano

Dai sonetti

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“Il sangue del Principe e del Moro | arrossano il cimiero di identico color.”

Fabrizio De André (1940–1999) cantautore italiano

da Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, n. 10
Volume I
Origine: Testo di Fabrizio De André e Paolo Villaggio.

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“Silvio Berlusconi […] nell'estate del 1986 concede un'intervista a Canale 5, di cui è proprietario.
Intervistatrice: «Lei è anche un grande studioso dei classici».
Il Cavaliere: «Ma no, non dica così».
Lei: «Sì, invece, non faccia il modesto. Lei, dottore, ha appena pubblicato un'edizione pregiata dellUtopia di Tommaso Moro, con una bellissima prefazione e una perfetta traduzione dal latino…».
Cavaliere: «Be', in effetti il latino non lo conosciamo tutti, bisogna tradurlo…».
Luigi Firpo, 71 anni, studioso della storia rinascimentale, monumento di erudizione, cattedra di Storia delle dottrine politiche all'Università di Torino, è in vacanza e sta facendo zapping. Quando l'intervistatrice legge alcune righe della prefazione di Berlusconi, l'anziano professore la riconosce immediatamente come sua, appena data alle stampe per l'editore Guida di Napoli.
Riesce ad avere una copia edita dalla Silvio Berlusconi Communication e osserva che Berlusconi ha copiato interi brani della prefazione e della traduzione in latino. Scrive a Berlusconi intimandogli di ritirare tutte le copie. Berlusconi telefona scusandosi e accusando una segretaria disattenta.
Il vecchio professore minaccia di portarlo in tribunale. Berlusconi cerca di blandirlo, gli telefona un giorno sì e uno no, per sei mesi, raccontandogli barzellette. Lo invita a Canale 5 per parlare del papa. Berlusconi è dietro le quinte con una busta di denaro «per il suo disturbo e per l'onore che ci fa», che il professore sdegnosamente rifiuta. Berlusconi continua: per Natale gli regala una valigetta ventiquattrore in pelle di coccodrillo con le cifre LF in oro, un enorme mazzo di orchidee ed un biglietto: «Per carità, non mi rovini». Firpo manda tutto indietro con un biglietto: «Preferisco la mia vecchia borsa sdrucita. Quanto ai fiori, per me e mia moglie, i fiori tagliati sono organi sessuali recisi.»”

Enrico Deaglio (1947) giornalista e scrittore italiano

da Patria 1978-2010, il Saggiatore, Milano, 2010, p. 222 http://books.google.it/books?id=vGXggW7UtEMC&pg=PA222

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“Ho volato come Lindberg. Ho pagato io per i cazzi miei, 8.800 euro per me e per Sandra.”

Clemente Mastella (1947) politico italiano

citato in Gianni Pennacchi, Il ministro fa il verso a Moro: "No ai processi in Piazza" http://www.ilgiornale.it/pag_pdf.php?ID=61924, il Giornale, 9 ottobre 2007, p. 6

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“Nun moro io!”

Enrico Toti (1882–1916) ciclista, eroe italiano della prima guerra mondiale
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“Quelle lettere erano tutte farina del sacco di Moro, e questa farina non è molto encomiabile perché, vede, tutti gli uomini hanno diritto ad avere paura. Tutti. Però quando un uomo sceglie la politica, e nella politica emerge a uomo di Stato – a uomo rappresentativo dello Stato – non perde il diritto a avere paura, ma perde il diritto a mostrarla. Questo sì. Questo è uno dei principi che dovrebbe essere affermato. L'incidente, tipo quello di Moro, fa parte del mestiere. Chi affronta quel mestiere deve sapere che può incorrere in quell'incidente e deve avere i nervi, e diciamo gli altri attributi, per resistere. Moro era lo Stato. Lo Stato si raccomandava, implorava, minacciava la classe politica che facesse di tutto, anche che si prostituisse, per salvargli la vita: eh, no. No. Moro era certamente un politico a modo suo, estremamente abile – era anche un galantuomo, credo – ma uomo di Stato non era nemmeno lui. […] Anch'io mi sono posto questa domanda molto spesso: «Ma se Moro fosse tornato in politica dopo aver costretto lo Stato a prostituirsi, a inginocchiarsi di fronte ai terroristi, avrebbe potuto restarci?». Avrebbe potuto restare? Con che faccia? Vabbè che siamo in Italia. [«Forse lo Stato sarebbe stato un altro perché i terroristi avrebbero vinto»] Appunto. I terroristi avrebbero vinto. Quindi lui che cosa diventava, il braccio politico del terrorismo? Che cosa diventava? Come poteva ripresentarsi? Va bene, gli italiani hanno lo stomaco forte, inghiottono tutto – noi italiani abbiamo lo stomaco forte e inghiottiamo tutto – ma, insomma, di fronte a un uomo la cui vita, la cui sopravvivenza, aveva avuto quel prezzo per noi non credo che avrebbe potuto ripresentarsi all'opinione pubblica italiana.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

da Il terrorismo fino al sequestro e all'uccisione di Aldo Moro
Interviste

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“Il caso Moro deve essere oggetto di riflessione in ogni momento perché costituisce un riferimento per la nostra democrazia e monito costante a non abbassare la guardia verso tutti i pericoli che la possono mettere in discussione.”

Andrea Orlando (1969) politico italiano

Origine: Citato in Mattarella: "Ricordare le vittime del terrorismo significa volere la verità" http://www.repubblica.it/politica/2015/05/09/news/mattarella_ricordare_vittime_terrorismo_significa_volere_la_verita_-113932154/, La Repubblica.it, 9 maggio 2015.

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“Un ragazzo che oggi è in terza media, quando le Br rapirono Moro e ne uccisero la scorta aveva zero anni. Ai tempi di piazza Fontana i suoi futuri genitori forse non si conoscevano. Questa nostra inchiesta è in un certo senso dedicata a lui, nato nell'ora più atroce del terrorismo e cresciuto senza poterne capire gli sviluppi e la progressiva decadenza. Oggi, quel ragazzo ha davanti una vita in qualche modo tracciata anche da come il Paese, senza di lui, ma anche per lui, è uscito da quel tunnel.”

Sergio Zavoli (1923) giornalista, scrittore e politico italiano

Origine: Nella versione televisiva, trasmessa il 4 aprile 1990, la frase era: «Un ragazzo che oggi è in seconda media, quando le Br rapirono Moro e ne uccisero la scorta aveva zero anni. Ai tempi di piazza Fontana i suoi futuri genitori forse non si conoscevano. Avevamo dedicato la nostra inchiesta, qualcuno lo ricorderà, proprio a lui, a questo giovane cittadino nato nel periodo più atroce del terrorismo e cresciuto senza poterne capire gli sviluppi e la progressiva decadenza. Oggi, quel ragazzo ha davanti una vita in qualche modo tracciata anche da come il Paese, senza di lui, ma anche per lui, è uscito da quel tunnel».
Origine: La notte della Repubblica, p. 463

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“Craxi era un uomo di partito certamente molto accorto, era un uomo valido di governo perché sapeva decidere. Che cosa fosse lo Stato, da buon socialista, non lo sapeva.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

da Il terrorismo fino al sequestro e all'uccisione di Aldo Moro
Interviste

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“Cosa successe il 7 aprile [1979]? Ci fu una grande retata disposta dall'allora sostituto Procuratore di Padova Pietro Calogero, magistrato, che fece arrestare i più importanti leader dell'Autonomia Operaia in tutta Italia, sostenendo che avevano un progetto comune strategico con le Brigate Rosse per cercare di sollecitare un'insurrezione, una rivolta, un fenomeno eversivo nei confronti dello Stato italiano, […] questo è il 7 aprile, Potere Operaio, Autonomia Operaia, Brigate Rosse, connivenze nelle università nei movimenti sindacali, nelle fabbriche, Toni Negri il più famoso tra gli arrestati di quell'operazione. […] Il 7 aprile questi signori di Autonomia Operaia ho detto Toni Negri ma c'erano anche Ibesci, Scalzone, Ferrari Bravo, Piperno, le associazioni sovversive, insurrezione armata contro lo Stato, alcuni vennero accusati di avere a che fare anche con il rapimento di Moro di qualche mese prima, si parlò di teorema Calogero che naturalmente ipotizzava che l'Autonomia fosse una specie di cervello che un'organizzazione molto più ampia, Autonomia Operaia Organizzata che poi si esplicitava in varie forme, […] Toni Negri è stato poi condannato in primo grado a 30 anni e in appello a 17, grazie a Pannella è stato eletto parlamentare così si è sottratto alla giustizia per 14 anni latitante in Francia e poi è rientrato in Italia e ha scontato un pezzettino della pena, Scalzone ha avuto una pena definitiva di 8 anni, altri hanno avuto pene minori, per alcuni le accuse sono cadute, per altri sono rimaste, come sempre nei processi, quindi non era affatto un teorema, era una cosa che poi è stata dimostrata con tanto di sentenze definitive.”

Marco Travaglio (1964) giornalista, saggista e scrittore italiano

da Minority Gasparri, 20 dicembre 2010
BeppeGrillo.it
Origine: In realtà la Corte d'Assise d'Appello condannò Negri a 12 anni nel 1987.

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“Moro non è il santino immaginario della interessata iconografia ufficiale. […] Moro è quello che vien fuori dalle sue lettere, quelle lettere che scrisse quando era prigioniero delle Br e che sono quanto di più penoso ed umiliante sia mai uscito da una prigione. Lo «statista insigne» che, al momento del dunque, sconfessa tutti i principi dello Stato di diritto, sembra considerare lo Stato ed i suoi organismi come un proprio patrimonio privato, invita gli amici del suo partito ed i principali rappresentanti della Repubblica a fare altrettanto. L'uomo che chiede pietà per sé ma, in novanta lettere, non ha una parola per gli uomini della sua scorta, morti ammazzati per lui e, anzi, l'unico accenno che ne fa è gelidamente burocratico per definirli «amministrativamente non all'altezza». Il politico che conferma la tradizione della classe dirigente italiana pronta a chiedere tutto, anche la vita, agli umili, ma mai disposta, le poche volte che capita, a pagare di persona (si pensi a Mussolini in fuga sotto un pastrano tedesco, al modo con cui il re e Badoglio abbandonano Roma). Dire queste cose d'un uomo che è morto come è morto Moro può apparire, anzi è, crudele. Ma è la verità. E poiché ho scritto queste cose quando Moro era ancora vivo («Statista insigne o pover'uomo?»”

Massimo Fini (1943) giornalista, scrittore e drammaturgo italiano

Il Lavoro 4 aprile 1978) non ho alcuna remora a ripeterle ora che è morto e che altri tasselli vengono a completarne la figura.
Origine: Da E questo era lo «statista insigne»? http://www.massimofini.it/1986/blog/pagina-2, Massimofini.it, archivio 1986.

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“Quando noi abbiamo presentato la mozione di sfiducia nei confronti di questo Governo è perché la vicenda del salvataggio di queste banche, fatto pagare alle altre banche e ai risparmiatori, fa emergere un quadro gravissimo di rapporti, che è organico con tutto quello che è successo fino ad ora nel nostro Paese da quando il Presidente del Consiglio ha assunto la carica. Eppure, lui, il Presidente del Consiglio, viene qua a difendersi, e invece di spiegare questi rapporti che coinvolgono i parenti di un importante Ministro – guarda caso, il Ministro delle più importanti riforme nella storia di questo Paese – invece – ripeto – di spiegare i rapporti dei suoi parenti con l'ultimo direttore della Banca Etruria e con società panamensi – perché questo emerge dai dati – che cosa fa? Viene a dirci che ha commissariato Banca Etruria. Colleghi, ma ci prende per imbecilli? È la Banca d'Italia che ha commissariato Banca Etruria. La deve finire di venire qui a mentire. Piuttosto, ci deve spiegare com'è possibile che in questo Paese si voglia liquidare la Costituzione, nata dalla Resistenza, attraverso gruppi di soggetti tra loro collegati – non ultimo questo Carrai – che vogliono inserire al vertice di strutture pericolosissime! La conosciamo la storia della famiglia Carrai? Stiamo parlando del cuore nero di questo Paese, che non ha mai accettato la Costituzione repubblicana, che ha scalato il vostro partito [il Partito Democratico] e che non ha niente a che vedere con la storia del vostro partito. Ma quali nomine dobbiamo sentire in quest'Aula per fare scattare i campanelli d'allarme? Non vi dice niente Michael Ledeen? A cosa è servita la Commissione di inchiesta sul sequestro e l'omicidio Moro se non vi dice niente quel nome? Non dobbiamo essere preoccupati quando Carrai vuole l'immunità per ficcare il naso nelle vite di noi cittadini, di tutti i cittadini di questo Paese? Questo è un momento gravissimo.”

Mario Michele Giarrusso (1965) politico italiano
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“Per Moro occorre andare oltre le emozioni, oltre anche ai quesiti non ancora risolti delle modalità della sua prigionia, del suo sacrificio e delle motivazioni dei suoi assassini, e cercare di continuare ad approfondire l'attualità della sua eredità politica.”

Luigi Gui (1914–2010) politico italiano

Origine: Da un articolo su Prospettive del mondo, citato in La dc ricorda Moro (ucciso 5 anni fa) http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,1027_02_1983_0121_0002_19052313/, La Stampa, 9 maggio 1983.

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