Frasi su stato
pagina 22

Ernst Jünger photo
Ernst Jünger photo
Ernst Jünger photo
Ernst Jünger photo
Ernst Jünger photo
Ernst Jünger photo
Ernst Jünger photo
Ernst Jünger photo
Ernst Jünger photo

“La cinematografia procura un foro e una tribuna allo stato mondiale: ne rende possibile l'esistenza.”

Ernst Jünger (1895–1998) filosofo e scrittore tedesco

Origine: La forbice, p. 118

Ernst Jünger photo
Ernst Jünger photo
Gotthold Ephraim Lessing photo
Gotthold Ephraim Lessing photo
Georg Christoph Lichtenberg photo
Oswald Spengler photo

“Una civiltà nasce nel punto in cui una grande anima si desta dallo stato della psichicità primordiale di una umanità eternamente giovane e si distacca, forma dall'informe, realtà limitata e peritura di fronte allo sconfinato e al perenne. Essa fiorisce sul suolo di un paesaggio esattamente delimitabile, al quale resta radicata come una pianta. Una civiltà muore quando la sua anima ha realizzato la somma delle sue possibilità sotto specie di popoli, lingue, forme di fede, arti Stati, scienze; essa allora si riconfonde con l'elemento animico primordiale. Ma finché essa vive, la sua esistenza nella successione delle grandi epoche, che contrassegnano con tratti decisi la sua progressiva realizzazione, è una lotta intima e appassionata per l'affermazione dell'idea contro le potenze del caos all'esterno, così come contro l'inconscio all'interno, ove tali potenze si ritirano irate. Non è solo l'artista a lottare contro la resistenza della materia e contro ciò che in lui vuol negare l'idea. Ogni civiltà sta in un rapporto profondamente simbolico e quasi mistico con l'esteso, con lo spazio in cui e attraverso cui essa intende realizzarsi. Una volta che lo scopo è raggiunto e che l'idea è esteriormente realizzata nella pienezza di tutte le sue interne possibilità, la civiltà d'un tratto s'irrigidisce, muore, il suo sangue scorre via, le sue forze sono spezzate, essa diviene civilizzazione. Ecco quel che noi sentiamo e intendiamo nelle parole egizianismo, bizantinismo, mandarinismo. Così essa, gigantesco albero disseccato di una foresta vergine, ancor per secoli e per millenni può protendere le sue ramificazioni marcite. Lo vediamo in Cina, in India, nel mondo dell'Islam. Così la civilizzazione antica del periodo imperiale giganteggiò in apparenza di forza giovanile e di pienezza, togliendo luce e aria alla giovane civiltà araba d'Oriente. Questo è il senso di ogni tramonto nella storia, il senso del compimento interno ed esterno, dell'esaurimento che attende ogni civiltà vivente. Di tali tramonti, quello dai tratti più distinti, il «tramonto del mondo antico», lo abbiamo dinanzi agli occhi, mentre già oggi cominciamo a sentire in noi e intorno a noi i primi sintomi di un fenomeno del tutto simile quanto a decorso e a durata, il quale si manifesterà nei primi secoli del prossimo millennio, il «tramonto dell'Occidente.»”

Il tramonto dell'Occidente

Michel Foucault photo

“Il potere, lungi dall'impedire il sapere, lo produce. Se si è potuto costituire un sapere sul corpo, è stato attraverso un insieme di discipline militari e scolastiche. È solo a partire da un potere sul corpo che un sapere fisiologico, organico era possibile.”

Michel Foucault (1926–1984) sociologo, filosofo e psicologo francese

da Potere-corpo, in Microfisica del potere: interventi politici, a cura di Alessandro Fontana, Pasquale Pasquino, traduzione di Giovanna Procacci, Einaudi, 1982<sup>4</sup>

Michel Foucault photo
Michel Foucault photo
Vilfredo Pareto photo
Vilfredo Pareto photo
Marshall McLuhan photo
Phil Brooks photo

“Prima che tu mi interrompa, Raven, voglio dirti che la ragione per cui ti odio, la ragione per cui ti odio nel profondo del mio cuore, è che non conoscevo niente di meglio quando ero un ragazzino. Quando mio padre tornava a casa odorando di birra. Ho pensato che avesse avuto una giornata di duro lavoro. Non avevo capito che era fuori in un bar. Non avevo capito che 'lavoro' significava 'ufficio di collocamento.' Non pensavo fosse strano che qualcuno tornasse a casa propria e prendesse un Old Style [ una marca di birra] sotto la doccia. Non pensavo fosse strano che qualcuno svenisse. Ho pensato che un Old Style, un pacchetto al giorno, era la norma. Raven, mio ​​padre è esattamente come te. Dal primo giorno di Ring of Honor, dove si suppone che lo spirito combattivo sia rispettato, le cose non dovrebbero essere così! Mi piacerebbe stringerti la mano come un uomo normale, ma il fatto è che io non ti rispetto! Ti odio! Ti odio per tutto quello che hai pisciato via! Tutto quello che ho demolito e dilaniato, per quello che non ho ancora guadagnato! Questo è stato consegnato a voi e scaricato nel gabinetto! Per che cosa? Per le pillole? Per le bevande alcoliche? Per l'alcol? Per le donne? Sono figlio della tua società avvelenata. Così, il diciassette del mese di luglio, io diventerò un mostro per combattere i mostri del mondo! Il tuo tempo in Ring of Honor sarà finito. Questa è una promessa. Questo è vero! Questo è reale! Questo è lo Straight Edge!”

Phil Brooks (1978) wrestler statunitense

Promo rivolto a Raven tenuto durante Ring of Honor: WrestleRave '03, del 28 giugno 2003, dopo un tag team match con Colt Cabana contro Raven e Christopher Daniels

Phil Brooks photo
Phil Brooks photo
Martina Navrátilová photo
Martina Navrátilová photo
Prosper Mérimée photo
Giambattista Vico photo

“Le cose fuori del loro stato naturale né vi si adagiano né vi durano.”

Giambattista Vico (1668–1744) filosofo, storico e giurista italiano

libro I, II, 8; p. 39
Principj di scienza nuova

Giambattista Vico photo
Giambattista Vico photo
Dietrich Bonhoeffer photo
Pelham Grenville Wodehouse photo
Giovannino Guareschi photo

“Pochi istanti dopo s'udì partire a motore imballato la giardinetta della ragazza e don Camillo uscì dal confessionale e andò a sfogare col Cristo dell'altar maggiore la tristezza del suo animo:
"Signore, se questi giovani che si prendono gioco delle cose più sacre sono la nuova generazione, che mai sarà della Vostra Chiesa?"
"Don Camillo" rispose con voce pacata il Cristo "non ti lasciare suggestionare dal cinema e dai giornali. Non è vero che Dio ha bisogno degli uomini: sono gli uomini che hanno bisogno di Dio. La luce esiste anche in un mondo di ciechi. È stato detto 'hanno gli occhi e non vedono'; la luce non si spegne se gli occhi non la vedono."
"Signore: perché quella ragazza si comporta così? Perché per ottenere una cosa che potrebbe facilmente avere soltanto se chiedesse, deve estorcerla, carpirla, rubarla, rapinarla?"
"Perché, come tanti giovani, è dominata dalla paura d'essere giudicata una ragazza onesta. È la nuova ipocrisia: un tempo i disonesti tentavano disperatamente d'essere considerati onesti. Oggi gli onesti tentano disperatamente d'essere considerati disonesti."
Don Camillo spalancò le braccia:
"Signore, cos'è questo vento di pazzia? Non è forse che il cerchio sta per chiudersi e il mondo corre verso la sua rapida autodistruzione?"
"Don Camillo, perché tanto pessimismo? Allora il mio sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?"
"No, Signore. Io intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pudore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere. Questa è l'autodistruzione di cui parlavo. L'uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. L'unica vera ricchezza che, in migliaia di secoli, aveva accumulato. Un giorno non lontano si ritroverà esattamente come il bruto delle caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell'uomo sarà quello del bruto delle caverne. Signore: la gente paventa le armi terrificanti che disintegrano uomini e cose. Ma io credo che soltanto esse potranno ridare all'uomo la sua ricchezza. Perché distruggeranno tutto e l'uomo, liberato dalla schiavitù dei beni terreni cercherà nuovamente Dio. E lo ritroverà e ricostruirà il patrimonio spirituale che oggi sta finendo di distruggere. Signore, se questo è ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi?"
Il Cristo sorrise.
"Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l'asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più; ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomini di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. Uomini d'ogni razza, d'ogni estrazione, d'ogni cultura.”

Giovannino Guareschi (1908–1968) scrittore italiano
Valerio Massimo Manfredi photo
Adolf Loos photo
Bertrand Russell photo
Bertrand Russell photo
Bertrand Russell photo
Marcello Mastroianni photo
Gary Cooper photo
Gary Cooper photo
Gary Cooper photo
Groucho Marx photo
Arturo Graf photo

“Rifrustare il passato | È un misero conforto: | Quello ch'è stato è stato; | Quello ch'è morto è morto.”

Arturo Graf (1848–1913) poeta, aforista e critico letterario italiano

da Dopo venticinque anni
Le rime della selva

Antonio Gramsci photo
Joseph De Maistre photo
John Maynard Keynes photo
John Stuart Mill photo
John Stuart Mill photo
Adam Smith photo

“[Si riporta l'esempio, divenuto celebre, della manifattura di spilli usato da Smith per illustrare gli effetti della divisione del lavoro. ] In queste grandi produzioni destinate a soddisfare i bisogni di un gran numero di persone, ogni ramo differente del lavoro richiede un gran numero di lavoratori, che rende impossibile radunare tutti nella stessa casa lavoro. Noi raramente possiamo vedere in una volta sola più di quelli impegnati in un singolo ramo. Sebbene in simili produzioni, di conseguenza, il lavoro può essere davvero diviso in un gran numero di parto, rispetto a quelle di natura più frivola, la divisione non è così ovvia, ed è stata perciò poco osservata.
Prendiamo dunque un esempio in una manifattura di poco conto dove la divisione del lavoro è stata molto spesso citata, quella, cioè, dello spillettaio; un operaio non educato in questa manifattura (che la divisione del lavoro ha reso uno speciale mestiere), non preparato all'uso del macchinario realizzato per questo (la cui invenzione probabilmente è stata resa possibile dalla stessa divisone), può a fatica, forse, con la sua laboriosità, produrre uno spillo al giorno, e di certo non può produrne 20. Dato il modo in cui viene svolto oggi questo compito, non solo tale lavoro nel suo complesso è divenuto mestiere particolare, diviso in un certo numero di specialità, la maggior parte delle quali sono anch'esse mestieri particolari. Un uomo trafila in metallo, un altro raddrizza il filo, il terzo lo taglia, un quarto gli fa la punta, un quinto lo schiaccia l'estremità dove deve inserirsi la capocchia; fare la capocchia richiede due o tre operazioni distinte; inserirle in attività distinta, pulire gli spilli è un'altra, e persino il metterli nella carta un'altra occupazione se stante, sicché l'importante attività di fabbricare uno spillo viene divisa, in tal modo in circa 18 distinte operazioni che, in alcune manifatture, sono tutte compiute da mani diverse, sebbene si diano casi in cui la stessa persona ne compie due o tre. Io ho visto una piccola manifattura di questo tipo dove erano impiegati solo 10 uomini, e dove alcuni di essi di conseguenza compivano due o tre distinte operazioni. Ma sebbene loro fossero assai poveri, e perciò non disponessero molto delle macchine necessarie, potevano, quando si impegnavano a vicenda, fare all'incirca dodici libbre di spilli in un giorno. Una libbra contiene più di mille spilli di grandezza media. Quelle 10 persone, quindi, riuscivano a fare più di 40.000 spilli al giorno. Ciascuno di loro 10 dunque, facendo una decima parte di 48000 spilli, può essere considerato come se ne fabbricasse 4800 in un giorno. Se invece avessero lavorato tutti separatamente e indipendentemente senza che alcuno di loro fosse stato previamente addestrato a questo compito particolare, non avrebbero certamente potuto fabbricare neanche 20 spilli al giorno per ciascuno, forse neanche un solo spillo al giorno; cioè certamente non la duecentoquarantesima parte, e forse neanche la quattromilaottocentesima parte di quel che sono intanto capaci di compiere in conseguenza di una appropriata divisione e combinazione delle loro differenti operazioni.
In tutte le altre arti e manifatture, gli effetti della divisione del lavoro sono analoghi a quelli che abbiamo riscontrato in quest'attività di modestissimo rilievo; sebbene, in molte di esse, il lavoro non possa essere suddiviso fino a questo punto, né ridotto a una tale semplicità di operazioni. La divisione del lavoro, comunque, nella misura in cui può essere introdotta, determina in ogni mestiere un aumento proporzionale delle capacità produttive del lavoro.”

cap. 1 http://www.wsu.edu/~dee/ENLIGHT/WEALTH1.HTM
La ricchezza delle nazioni

Francois Quesnay photo
Francois Quesnay photo
Milton Friedman photo
Milton Friedman photo

“Se le droghe fossero state depenalizzate diciassette anni fa, il crack non sarebbe mai stato inventato. Invece è stato creato perché l'alto costo delle droghe ha reso proficuo fornirne una più economica.”

Milton Friedman (1912–2006) economista statunitense

da un articolo nel Wall Street Journal, 7 settembre 1989
Origine: Citato in Andrew Weil e Winifred Rosen, Dal cioccolato alla morfina. Tutto quello che dovete sapere sulle sostanze che alterano la mente, traduzione di Fabio Bernabei, Arcana, Roma, 2007, p. 60.

Milton Friedman photo
Milton Friedman photo
Milton Friedman photo
Milton Friedman photo
Milton Friedman photo
Karl Marx photo
Karl Marx photo
Karl Marx photo
Karl Marx photo
Karl Marx photo
Karl Marx photo
Karl Marx photo
David Livingstone photo
Italo Calvino photo

“Il rischio che abbiamo corso è stato vivere: vivere sempre.”

Italo Calvino (1923–1985) scrittore italiano

p. 99

Italo Calvino photo
Karl Raimund Popper photo
Karl Raimund Popper photo
Karl Raimund Popper photo
Karl Raimund Popper photo
Karl Raimund Popper photo
Karl Raimund Popper photo
John Locke photo

“Le leggi non vegliano sulla verità delle opinioni ma sulla sicurezza e l'integrità di ciascuno e dello Stato.”

John Locke (1632–1704) filosofo e fisico britannico

Origine: Da Lettera sulla tolleranza, 1689.

Jacques Maritain photo
Ernest Renan photo

“Nessuno mai è stato meno prete di Gesù, o più ostile alle forme, che mentre sembrano proteggere la religione, la soffocano.”

Ernest Renan (1823–1892) filosofo, filologo e storico delle religioni francese

Origine: Vita di Gesù, p. 47

Ernest Renan photo

“Tocca la palma a colui che in parole e in opere sia stato possente, abbia sentito il bene e a costo del proprio sangue lo abbia fatto trionfare.”

Ernest Renan (1823–1892) filosofo, filologo e storico delle religioni francese

Origine: Vita di Gesù, p. 49

Ernest Renan photo
Ernest Renan photo

“Se il cristianesimo fosse stato fermato nella sua espansione per via di qualche malattia mortale, il mondo sarebbe stato mitriaco.”

Ernest Renan (1823–1892) filosofo, filologo e storico delle religioni francese

da Marc Aurèle, p. 579; citato in Mircea Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose. Vol. II, traduzione di Maria Anna Massimello e Giulio Schiavoni, BUR, 2008, p. 327

Voltaire photo
Giacomo Leopardi photo
Giacomo Leopardi photo
Giacomo Leopardi photo

“Forse, in qual forma, in quale | stato che sia, dentro covile o cuna, | è funesto a chi nasce il dì natale.”

Giacomo Leopardi (1798–1837) poeta, filosofo e scrittore italiano

vv. 141-143
Variante: Stato che sia, dentro covile o cuna,
È funesto a chi nasce il dì natale.

Giacomo Leopardi photo
Giacomo Leopardi photo
Niccolo Machiavelli photo

“Dopo il 1494, sendo stati i principi della città cacciati da Firenze, e non vi essendo alcuno governo ordinato, ma più tosto una certa licenza ambiziosa, ed andando le cose publiche di male in peggio; molti popolari, veggendo la rovina della città, e non ne intendendo altra cagione, ne accusavano la ambizione di qualche potente che nutrisse i disordini, per potere fare uno stato a suo proposito, e tôrre loro la libertà; e stavano questi tali per le logge e per le piazze, dicendo male di molti cittadini, minacciandogli che, se mai si trovassino de' Signori, scoprirebbero questo loro inganno, e gli gastigarebbero. Occorreva spesso che di simili ne ascendeva al supremo magistrato; e come egli era salito in quel luogo, e che vedeva le cose più da presso, conosceva i disordini donde nascevano, ed i pericoli che soprastavano, e la difficultà del rimediarvi. E veduto come i tempi, e non gli uomini, causavano il disordine, diventava subito d'un altro animo, e d'un'altra fatta; perché la cognizione delle cose particulari gli toglieva via quello inganno che nel considerarle generalmente si aveva presupposto. Dimodoché, quelli che lo avevano prima, quando era privato, sentito parlare, e vedutolo poi nel supremo magistrato stare quieto, credevono che nascessi, non per più vera cognizione delle cose, ma perché fusse stato aggirato e corrotto dai grandi. Ed accadendo questo a molti uomini, e molte volte, ne nacque tra loro uno proverbio che diceva: Costoro hanno uno animo in piazza, ed uno in palazzo.”

libro I, cap. XLVII
Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio

Niccolo Machiavelli photo

“Si ricordino i prìncipi, che si cominciano le guerre quando altri vuole, ma non quando altri vuole si finiscono.”

Niccolo Machiavelli (1469–1527) politico, scrittore, storico italiano

da La mente di un uomo di stato
Variante: Comincionsi le guerre quando altri vuole, ma non quando altri vuole si finiscono.

Baruch Spinoza photo
Baruch Spinoza photo
Baruch Spinoza photo
Baruch Spinoza photo

“Se ciascuno avesse la libertà di interpretare a proprio arbitrio il diritto pubblico, nessuno Stato potrebbe sussistere.”

VII, traduzione di Franco Fergnani e Salvatore Rizzo, UTET, 1980
Trattato teologico-politico

Baruch Spinoza photo
Baruch Spinoza photo
Baruch Spinoza photo
Baruch Spinoza photo

“Il mondo è un effetto necessario della natura divina, e non è stato fatto per caso.”

Baruch Spinoza (1632–1677) filosofo olandese

Lettere sugli spiriti, Citazioni con testo originale

José Ortega Y Gasset photo
Johann Gottlieb Fichte photo
Georg Wilhelm Friedrich Hegel photo