Frasi su capitolo
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“Spesso l'invenzione è la madre della necessità, e non viceversa.”

XIII Capitolo
Armi, acciaio e malattie

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“Quali possono essere le cause del fascino discreto che l'austerity tuttora esercita tra le masse popolari, soprattutto tra gli eredi del movimento operaio? Una parziale risposta risiede probabilmente in alcuni tipici luoghi comuni diffusi tra le macerie di quella che un tempo veniva orgogliosamente definita la cultura di sinistra, e che oggi pare essersi ridotta a una zavorra ideologica, un intralcio alla comprensione della realtà. Tra di essi vi è ad esempio l’illusione che una politica di restrizioni finanziarie possa indurre i cambiamenti strutturali indispensabili per rendere collettivamente fruibili i benefici del progresso tecnico, e possa addirittura contribuire al trapasso verso una società maggiormente rispettosa dell’ambiente, magari persino fondata sulla “decrescita”. E vi è pure l’idea naive secondo cui l’arma dell’austerità potrebbe essere finalmente rivolta non sui lavoratori ma contro i dissipatori, i corrotti, i membri della “casta”. La realtà, tuttavia, è un’altra. I dati evidenziano che proprio nelle fasi in cui si impone la logica dei tagli emergono pure nuove tipologie di dualismi tecnologici, di aggressioni all’ambiente e al territorio, di dilapidazioni di risorse pubbliche, di privilegi e di malversazioni, che in proporzione risultano ancor più pervasive e letali di quelle che si verificavano in epoche di minore restrizione dei bilanci pubblici. Un esempio emblematico su tutti: i costi della famigerata “casta”, guarda caso, sono aumentati proprio nella lunga epoca dei sistematici avanzi primari, vale a dire del surplus di entrate fiscali sulla spesa pubblica calcolata al netto del pagamento degli interessi sul debito. Contro il senso comune, ancora una volta, l’austerity è correlata allo spreco e al privilegio dei pochi".”

Emiliano Brancaccio (1971) economista italiano

dal capitolo Il fascino discreto dell'austerity

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“Alle esuberanze del combattentismo rosso si univano in effetti le diffidenze verso quello che rimaneva pur sempre uno Stato borghese, internazionalmente collocato nel campo imperialista. Qualche dubbio sulla piena legalità del dopo liberazione aveva serpeggiato anche nel gruppo dirigente comunista. […] Diffidenze verso Roma, prive di spiccati segni ideologici, erano affiorate in campo azionista. […] L'occultamento delle armi, «sotterfugio» autorizzato «sotto voce» da alcuni capi partigiani comunisti del Nord, fu il modo più immediato in cui si concretizzò la mescolanza di diffidenze e di speranze.”

Capitolo ottavo, La politica e l'attesa del futuro, p. 587
Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza
Origine: Quazza, Resistenza e storia d'Italia cit., p. 339.
Origine: Quazza (ibid., p. 342), rinviando alle opere di Kogan e di Delzell, parla di una consegna delle armi avvenuta solo per il 60 per cento. La grande quantità di armi sequestrate dagli Alleati entro la fine di settembre – 215 000 fucili, 12 000 mitra, 5000 mitragliatrici, 760 bazooka, 12 autoblinde, 217 cannoni, ma solo 5000 pistole – è stata ritenuta un indice della forza raggiunta dalla Resistenza (Ginsborg, Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi cit., I, pp. 89-90, che rinvia ai dati forniti da C. R. S. Harris, Allied Military Administration of Italy I943-45, H. M. Stationery Office, London 1957, p. 358). Le vicende del proprio parabello sono raccontate da L. Meneghello come indicative del clima del dopoguerra (Bau-sète cit., pp . 49-50). In alcune delle testimonianze raccolte da Portelli in Biografia di una città cit., al prudente silenzio dei primi anni si è sostituita la spavalda rivendicazione. Mario Filipponi parla ad esempio di «tonnellate» di armi nascoste e racconta di un segretario di federazione che diceva «non sarà oggi, sarà fra un anno, fra cinque, le armi dobbiamo prenderle in mano» (p. 299). Le punte più spinte delle reazioni all'attentato a Togliatti del 14 luglio 1948 – Genova, Piombino – vanno lette anche in questa chiave.

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“Il francese rimane francese ed essere umano. […] [In Italia] l'identità nazionale è sempre sentita in termini di orgoglio rivendicativo e rabbioso. […] L'italiano, se si sente italiano, diventa subito fascista.”

Cesare Garboli (1928–2004) scrittore, saggista e critico letterario italiano

Origine: Ricordi tristi e civili, p. 70, capitolo: Italianità. Conversazione con Simonetta Fiori

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“Ricordati che i ragazzi che vogliono fare di loro capriccio e a modo loro, prima o poi se ne pentono.”

Carlo Collodi (1826–1890) scrittore italiano

Il grillo parlante nel Capitolo 13
Le avventure di Pinocchio

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“S'inaugura un capitolo che porta ad una visione estremamente dialettica tra il dentro ed il fuori, dove il dentro non è riferito al dentro di un'istituzione chiusa, ma al dentro di noi; e il fuori al fuori di noi.”

Franco Basaglia (1924–1980) psichiatra e neurologo italiano

da Introduzione generale ed esposizione riassuntiva dei vari gruppi di lavori, corso di aggiornamento per operatori psichiatrici, Trieste 1974

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“Ferrara, Ferrara, | la bella città: | Si mangia, si beve, | e allegri si sta!”

Riccardo Bacchelli (1891–1985) scrittore e drammaturgo italiano

Ninna nanna dal Capitolo III: La giornata delle traversie
Il Mulino del Po

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“Daria Galateria: A uno specialista della nostra civiltà chiediamo cosa pensa del mondo attuale.
Jean Starobinski: Le civiltà non europee hanno acquisito gli stessi bagagli tecnici dell'Occidente e questo crea un orizzonte nuovo. A inizio secolo era particolarmente conscio della fragilità dell'Occidente il poeta Paul Valéry. […]
Daria Galateria: Veniamo alla sua conferenza. Quando parla del "Campidoglio Baudelaire", in che termini?
Jean Starobinski: Il Campidoglio rappresenta nella poesia romantica francese il simbolo della potenza romana. Quando il poeta Lamartine cerca nell'ode Les Révolutions l'emblema dell'Italia sceglie «l'aquila sanguinante del Campidoglio», evoca cioè la Roma conquistatrice. Quando Baudelaire riprende il tema è per sfigurarlo o per intrattenervi un'ironia funebre. Il Campidoglio compare nella La mort des artistes, che è il sonetto che concludeva la prima edizione delle Fleures du Mal. […] Il protagonista della Morte degli artisti è un'artista che fallisce nella sua opera che pone l'unica speranza nella morte. Ora, per definire la morte Baudelaire usa la parola Capitole – il Campidoglio in cui si incoronavano i poeti. […] È facile capire conoscendo le passioni di Baudelaire che questa morte assomiglia al «sole nuovo» di Edgar Allan Poe.
Daria Galateria: In una nuova edizione italiana dei Fiori del male, nella traduzione di Giorgio Caproni, il curatore Luca Pietromarchi evoca anche l'inizio del poema in prosa Il confiteor dell'artista: «Lo studio del bello è come un duello in cui l'artista lancia un grido di paura prima di cadere sconfitto».
Jean Starobinski: Così Baudelaire si pone in assoluta contraddizione con un altro Campidoglio, quello di Madame de Staël e della sua eroina del 1807 Corinne. Nel romanzo la poetessa appare trionfante al Campidoglio, a ricevere lo stesso omaggio di Petrarca nel 1341. Ci si accorge che Baudelaire ha voltato le spalle alla figura eloquente di Corinne col suo richiamo alla vita superiore del paese. Opponendosi a Napoleone, Madame de Staël diventava la sacerdotessa ispirata di una libertà capace di superare le servitù del momento presente, anche in Italia.”

Jean Starobinski (1920–2019) critico letterario svizzero
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“Chi controlla l'Europa Orientale comanda l'Heartland: Chi controlla lHeartland comanda la World-Island: Chi controlla la World-Island comanda il mondo.”

Halford Mackinder (1861–1947) geografo, politico e diplomatico inglese

da Ideali democratici e realtà, 1919, capitolo sesto, La libertà delle nazioni

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“Come Giuda rinnego e ti mollo, | senza Giuda cosa porteresti al collo.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Lottavo, capitolo, Bonus track

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“Sapete quanto questo Paese, la Turchia, sia nel mio cuore e quanto io abbia negli anni seguito e incoraggiato la sua evoluzione. Questo Governo è espressione di libere elezioni, certamente, che hanno dato per tre volte successive una chiara maggioranza al partito del Primo Ministro, ma come ha detto autorevolmente il Presidente Gül, le elezioni da sole non sono sufficienti. Per comprendere le cause profonde è venuto il momento anche di un sincero esame di coscienza da parte dell'Europa. Nel recente passato è stato elogiato il modello Turco, anche oltre i suoi meriti, per i suoi successi economici e perché si sperava – e si spera ancora – fosse capace di coniugare – e sia capace di coniugare – islam e democrazia. Questo modello è stato sostenuto con l'apertura dei negoziati di adesione all'Unione europea, riconosciuto in occasione del referendum costituzionale del 2010 che ha ridotto il potere dell'esercito, ma devo dire poi che alcuni Paesi europei e l'Europa in generale lo ha poi abbandonato, con una netta chiusura sul fronte dei capitoli negoziali. Io credo sia stata una visione miope, un arretramento della prospettiva europea della Turchia, compiuto proprio nel momento in cui vi era più bisogno di sostenere il consolidamento degli standard democratici del Paese. Un comportamento del tutto incoerente se consideriamo che l'adozione di alcuni dei capitoli bloccati – quello per esempio sui diritti fondamentali e sulla libertà di espressione – avrebbe accolto la rivendicazione di tanti turchi scesi ora nelle piazze e nelle strade.”

Emma Bonino (1948) politica italiana
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“Madonna mi piace moltissimo: ha grinta, sa quel che vuole e sfrutta delle buone doti naturali.”

Loredana Berté (1950) cantante italiana

citato in La storia di Madonna, capitolo XIII, p. 342, Forte Editore

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“Ma la colpa almeno mi sia rivelata, | nulla colpa commettesti in loco, | ma ricordo che giorni orsono c'è stata. | Orsù e perché allora non fui punito? | Ovvia, non fare stupide quesizioni, | ti dirò che oggi la mia mano ha del prurito.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

cap. I, p. 138
Ma il cielo è sempre più blu. Pensieri, racconti e canzoni inedite, Canzoni inedite, Terzo quaderno

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“Ma le autorità, rimaste amareggiate | dalla vista spaventosa del pulcino | che non pigolava ma buttava gridate, | trovaron il rimedio bello e passegino: | lo spedirono con gran giubilio | unanime in un bel castello vicino.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

cap. VII, p. 149
Ma il cielo è sempre più blu. Pensieri, racconti e canzoni inedite, Canzoni inedite, Terzo quaderno

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“Insistiamo cioè sul fatto che l'autocostruzione possa essere una esperienza che fornisce elementi per una modifica dell'assetto della società. Essa si muove ovviamente nella linea dei non violenti, di Gandhi e Vinoba, di coloro che credono nella prospettiva di realizzazione di ogni singolo uomo.”

Giorgio Ceragioli (1930–2008) ingegnere e docente italiano

da Ulteriori indicazioni di quadro, G. Ceragioli, N. Maritano Comoglio; capitolo in: Problemi normativi e autocostruzione, G. Capetti, G. Ceragioli, N. Maritano Comoglio; CLUT, Torino, 1985
Autocostruzione

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“Piangete per Manetheren. Piangete per ciò che è perduto per sempre.”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

Moiraine Damodred: capitolo 9
La ruota del tempo. L'occhio del mondo

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“Dovrei ringraziarti. [Rivolto a Mat Cauthon] perché mi hai dimostrato quant'è vero l'antico detto…. Per quanto gli insegni, un maiale non suonerà mai il flauto.”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

Thom Merillin: capitolo 26
La ruota del tempo. L'occhio del mondo

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“S'era nell'agosto; ed in Iscaricabarilopoli, città moscosissima, nessuno rimembrava di aver mai visto negli agosti precedenti tanta copia di mosche, tal quantità di mosconi, tanti stuoli di moscerini, tali turbe di mosconcini, tal novero di mosconacci, tal moltitudine di mosconcelli, tanta folla di moschette, tanta adunanza di moscini, tanto popolo di moschettone, tanta frequenza di moscherelli, tanto spesseggiar di moscherini, tanto concorso di moschini, tanto esercito di mosciolini e tanta folta di moscioni. Scaricabarilopoli era tutta un moscaio. I signori salariavano persone apposta per moscare con gli scacciamosche, le ventole, le roste, i ventagli, i paramosche: per ogni stanza si tenevan tre o quattro piattelli con carta moschicida, cinque o sei acchiappamosche prussiani; ed il suolo era bruno per gl'innumerevoli cadaveri moscherecci. Ma non pareva, che quello sterminio le diminuisse: e le moscaiuole e i guardavivande non bastavano a riparare i cibi e le provviste. La povera gente pappava mosche in ogni pietanza. Anzi, il dottissimo Dummkopf, professore a Gottinga, nella Filosofia e Storia comparata della culinaria e della gastronomia, volume quarto, capitolo sessagesimoquinto, pagina seicentonovantotto della settima edizione, annotata dall'egregio Zeitverlust, racconta, che, abituandovisi, le trovarono finalmente gustose; e che gli Scaricabarilesi son tuttora moschivori ed educano ed ingrassano apposta in certi loro moschili sciami, o gregge di insetti. Cosa, della quale non può dubitarsi, vedendola affermata da due tali rappresentanti della scienza tedesca!”

Vittorio Imbriani (1840–1886) scrittore italiano

Origine: Da Mastr'Impicca.

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“Ciò che muore nella Macchia, muore per sempre”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

Lan Mandragoran, Capitolo 16
La ruota del tempo. Nuova primavera

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“E siccome la querela comune degli uomini si è che la podagra uccide di preferenza piuttosto i ricchi che i poveri, piuttosto i sapienti che i fatui.”

Giorgio Baglivi (1668–1707) anatomista e scienziato italiano

Della pratica medica, libro II, capitolo VI; p. 248

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“La Sapiente fissò Lan a lungo, in silenzio; poi riempì di tè una tazza e gliela portò. Lui allungò la mano e mormorò un ringraziamento, ma Nynaeve non lasciò subito la tazza. «Avrei dovuto capire che eri un re» disse pi-ano. Tenne lo sguardo sul viso del Custode, ma la voce tremò un poco.
Lan la guardò con uguale intensità. A Rand parve che il viso del Custode si addolcisse davvero. «Non sono un re, Nynaeve. Sono soltanto un uomo. Un uomo che possiede meno del campicello del più misero contadino.»
La voce di Nynaeve divenne più ferma. «A volte una donna non chiede terre né oro. Solo l'uomo.»
«E l'uomo che le chiedesse d'accettare così poco, non sarebbe degno di lei. Sei una donna notevole, bella come l'aurora, fiera come un guerriero. Sei una leonessa, Sapiente.»
«Le Sapienti raramente si sposano.» Nynaeve s'interruppe per inspirare a fondo, come per rafforzarsi. «Ma se andrò a Tar Valon, forse sarò diversa dalle Sapienti.»
«Le Aes Sedai si sposano altrettanto raramente. Pochi uomini possono vivere con una moglie in possesso di tanto potere. Si sentono sminuiti dal suo splendore, anche non volendolo.»
«Alcuni hanno la forza sufficiente. Io ne conosco uno.» Il suo sguardo rivelò con chiarezza a chi si riferiva, ammesso che ci fossero dubbi.
«Ho soltanto una spada e una guerra che non posso vincere ma che devo combattere.»
«Ti ho detto che il resto non m'interessa. Luce santa, mi hai già spinta a dire più di quanto non sia corretto. Mi umilierai al punto da costringermi a chiedere?»
«Non ti umilierò mai.» Il tono gentile, simile a una carezza, parve bizzarro, sulle labbra dal Custode, ma fece risplendere gli occhi di Nynaeve. «Odierò l'uomo da te scelto perché non sarò io e l'amerò se ti farà sorridere. Nessuna donna merita come dono di nozze la certezza del lutto di vedova; e tu, meno di tutte.»”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

Nynaeve al'Meara e Lan Madragoran, capitolo 48
La ruota del tempo. L'occhio del mondo

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“Per troppo tempo ti sei nascosto da me.»
Rand si girò di scatto, ansimando. L'attimo prima era da solo, ma ora, fermo davanti alla porta-finestra, c'era Ba'alzamon. Quando parlò, caverne di fiamma presero il posto degli occhi e della bocca.
«Per troppo tempo, ma ormai non più.»
«Nego che tu abbia potere su di me» disse Rand, rauco. «Nego la tua esistenza.»
Ba'alzamon si mise a ridere. «Credi che sia così facile? Ma a dire il vero l'hai sempre creduto. Ogni volta che ci siamo confrontati, hai creduto di potermi sfidare.»
«Cosa vuol dire, ogni volta? Ti nego!»
«Lo dici sempre. All'inizio. Questo scontro fra noi si è già verificato innumerevoli volte. Ogni volta hai un viso diverso e un altro nome, ma sei sempre tu.»
«Ti nego!» Fu un bisbiglio di disperazione.
«Ogni volta scagli contro di me la tua misera forza e ogni volta, alla fine, capisci chi è il padrone. Epoca dopo Epoca, t'inginocchi davanti a me, o muori col rimpianto di non avere ancora la forza d'inginocchiarti. Povero sciocco, non puoi mai vincere, contro di me.»
«Bugiardo! Padre delle Menzogne. Padre degli Sciocchi, se non sai fare di meglio. Gli uomini ti trovarono, nell'ultima Epoca, l'Epoca Leggendaria, e ti legarono nel luogo cui appartieni.»
Ba'alzamon rise di nuovo, di scherno; Rand avrebbe voluto tapparsi le orecchie per non udirlo, ma si costrinse a non muovere le mani. Però gli tremavano, quando infine la risata terminò.
«Verme, tu non sai niente. Ignorante come uno scarafaggio sotto una pietra, schiacciato con altrettanta facilità. Questa lotta prosegue dal momento della creazione. Gli uomini pensano sempre che sia una guerra nuova, ma è sempre la stessa, riscoperta. Solo ora il mutamento soffia nel vento del tempo. Stavolta non ci sarà ritorno. Quelle orgogliose Aes Sedai che pensano di potersi opporre a me… le vestirò di catene e le manderò a correre nude per ubbidire al mio volere, o riempirò delle loro anime il Pozzo del Destino, dove urleranno per l'eternità. Tutte, tranne coloro che già mi servono. Loro staranno solo un gradino al di sotto di me. Puoi scegliere di stare con loro, mentre il mondo striscia ai tuoi piedi. Per l'ultima volta, ti offro la possibilità. Sarai al di sopra di loro, al di sopra d'ogni potere e d'ogni dominazione, a parte me. Ci sono state delle volte in cui hai fatto questa scelta e sei vissuto abbastanza a lungo da conoscere il tuo potere.»
Negalo! Rand si afferrò a quel che poteva negare. «Non ci sono Aes Sedai al tuo servizio. Un'altra menzogna!»
«Così t'hanno detto? Duemila anni fa, con i miei Trolloc, girai il mondo e persino fra le Aes Sedai trovai anime che conoscevano la disperazione, che sapevano che il mondo non poteva opporsi a Shai'tan. Per duemila anni l'Ajah Nera è vissuta fra le altre, invisibile, nell'ombra. Forse comprende perfino coloro che sostengono d'aiutarti.”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

Rand al'Thor e Ba'alzamon, capitolo 43
La ruota del tempo. L'occhio del mondo

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“Il Signore delle Tenebre comanda la morte e può dare vita nella morte o morte nella vita, a suo piacimento.”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

Howel Gode: capitolo 32
La ruota del tempo. L'occhio del mondo

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“C'è una sola regola per dimostrarsi uomo: qualsiasi cosa si presenti, affrontala in piedi.”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

Lan Mandragoran: capitolo 7
La ruota del tempo. La grande caccia

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“Lucifero del secolo.”

Johann Georg Hamann (1730–1788) filosofo prussiano

Capitolo nono, Lo Sturm und Drang e Herder, p. 240
Citato in René Wellek, Storia della critica moderna, I. Dall'Illuminismo al Romanticismo.

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“Bush ha voluto la guerra per meritare un capitolo nella Storia. Se n'è infischiato dei danni provocati, massacri che hanno traumatizzato milioni di persone. Certo ha dato ai jihadisti argomenti utili a legittimare la guerra "santa."”

Yasmina Khadra (1955) scrittore algerino

Origine: Citato in Yasmina Khadra: «Per chi semina terrore il Corano è solo un pretesto» http://www.corriere.it/esteri/15_gennaio_12/io-musulmano-corteo-chi-semina-terrore-corano-solo-pretesto-69c2098e-9a20-11e4-806b-2b4cc98e1f17.shtml, Corriere.it, 12 gennaio 2015.

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“Il cavalcare è anche nemico a' podagrosi.”

Aulo Cornelio Celso (-25–50 a.C.) enciclopedista e medico romano

libro IV, capitolo XXXI, p. 214
De medicina libri octo

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“I lupi odiavano solo due cose; le altre, le sopportavano: ma odiavano il fuoco e i Trolloc. Sarebbero passati tra le fiamme, pur di uccidere i Trolloc.”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

capitolo 14
La ruota del tempo. La grande caccia

“[Monica Cirinnà] Questa qui mi sembra un po' la donna del capitolo diciassettesimo dell'Apocalisse, no? La Babilonia, insomma. Che adesso brinda. Brinda prosecco alla vittoria. Signora, arriverà anche il funerale, stia tranquilla. Glielo auguro il più lontano possibile, ma arriverà anche quello.”

Livio Fanzaga (1940) presbitero italiano

da Radio Maria, 3 febbraio 2016
Origine: Citato in Gisella Ruccia, Padre Livio Fanzaga: "Cirinnà? Arriverà anche lei ai funerali. È la Babilonia". Che simboleggia la meretrice http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/02/03/padre-livio-fanzaga-choc-cirinna-arrivera-anche-lei-ai-funerali-dietro-ddl-ce-anche-la-pascale/475412/, ilfattoquotidiano.it, 3 febbraio 2016.

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“Calma, signor mio, calma. Non dimenticare quel che nell'illuminato Settecento diceva il matematico e philosophe Jean-Baptiste d'Alembert. In un'isola selvaggia e disabitata diceva, un poeta (leggi scrittore) non sarebbe molto utile. Un geometra sì. Il fuoco non fu certo acceso da uno scrittore, la ruota non fu certo inventata da un romanziere. Quanto al mestiere più esaltante e più appagante del creato, aggiungerai, domandalo agli scrittori che scrivono ogni ora e ogni giorno per anni, che a un libro immolano la loro esistenza. Ti risponderanno colonnello, crede seriamente che per dare un tale giudizio basti scrivere qualche ora dopocena a Beirut? Crede seriamente che per scrivere un libro basti avere idee o costruire a grandi linee una storia? Crede seriamente che scrivere sia una gioia?!? Glielo spieghiamo noi che cos'è, colonnello. È la solitudine atroce d'una stanza che a poco a poco si trasforma in una prigione, una cella di tortura. È la paura del foglio bianco che ti scruta vuoto, beffardo. È il supplizio del vocabolo che non trovi e se lo trovi fa rima col vocabolo accanto, è il martirio della frase che zoppica, della metrica che non tiene, della struttura che non regge, della pagina che non funziona, del capitolo che devi smantellare e rifare rifare rifare finché le parole ti sembrano cibo che sfugge alla bocca affamata di Tantalo. È la rinuncia al sole, all'azzurro, al piacere di camminare, viaggiare, di usare tutto il tuo corpo: non solo la testa e le mani. È una disciplina da monaci, un sacrificio da eroi, e Colette sosteneva che è un masochismo: un crimine contro sé stessi, un delitto che dovrebb'esser punito per legge e alla pari degli altri delitti. Colonnello, c'è gente che è finita o finisce nelle cliniche psichiatriche o al cimitero per via dello scrivere. Alcoolizzata, drogata, impazzita, suicida. Scrivere ammala, signor mio, rovina. Uccide più delle bombe.”

l'immaginaria moglie del Professore: II, VI, IV; p. 418
Insciallah

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