Frasi su esistenza
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“Se è vero che ogni minuto, negli Usa, muore una persona per carenza di organi per trapianto e che il Paese deve cercare una risposta a tale pressante richiesta, è anche doveroso salvaguardare i diritti e la volontà di individui che, quando ancora in possesso delle proprie capacità intellettive/cognitive, si sono posti il delicato problema di come essere assistiti (o non assistiti) nelle fasi di fine vita e di come disporre del proprio corpo. Le nuove misure trovano l'entusiastico sostegno di buona parte della comunità americana dei trapianti, nonostante il rischio segnalato dagli esperti di bioetica che si tratti di una legge che trasforma in donatori di organi anche individui che non lo avrebbero voluto, che obbliga certi familiari ad accettare decisioni non condivise e addirittura che spinge i medici a non somministrare certi farmaci a pazienti ormai terminali per timore di danneggiare la qualità di organi altrimenti disponibili per il prelievo e il trapianto. Si tratta di timori forse ingigantiti ma del tutto legittimi. Da decenni ci si adopera per risolvere il divario fra richiesta e offerta di organi, ma ciò non toglie che si debba procedere con estrema cautela. Sembra banale sottolineare un principio basilare ma è necessario tenere sempre presente che non è ammissibile assegnare più valore a un'esistenza rispetto a un'altra, in questo caso a quella di un uomo o una donna in lista d'attesa per un trapianto rispetto a quella di una persona che versa in fin di vita, in un reparto di rianimazione. Occorre agire con prudenza, dimostrando che l'interesse ultimo resta sempre e soltanto il rispetto e la salute dei cittadini, in qualsiasi fase della vita siano, a qualsiasi età e in qualsiasi situazione.”

Ignazio Marino (1955) medico e politico italiano

Origine: Da Le scelte dei donatori le norme per i trapianti http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/06/01/le-scelte-dei-donatori-le-norme-per.html, la Repubblica, 1 giugno 2007, p. 1.

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“Così come l'intero universo procede lungo il proprio percorso, anche tutta la nostra esistenza segue il suo corso e descrive un ciclo che corrisponde a quelli divini e cosmici.”

Raimon Panikkar (1918–2010) filosofo, teologo e sacerdote spagnolo

da Gli Inni Cosmici dei Veda, a cura di Milena Carrara Pavan, BUR, Milano 2004, p. 1

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“L'esistenza appare come un ex-sistere dal niente.”

Nicola Abbagnano (1901–1990) filosofo italiano

da La struttura dell'esistenza

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“La situazione finale dello sforzo verso l'essere realizza la propria essenziale unità con la situazione iniziale.”

Nicola Abbagnano (1901–1990) filosofo italiano

da La struttura dell'esistenza, Paravia, 1939

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“[In seguito alla prova dell'esistenza della particella] Proprio le nuove anomalie intraviste nel bosone di Higgs, potrebbero costituire l'anello di congiunzione con la realtà che ancora ignoriamo. Per questo abbiamo raggiunto una tappa fondamentale nella conoscenza della natura.”

Rolf-Dieter Heuer (1948) fisico tedesco

Origine: Citato in Giovanni Caprara, «Provata l'esistenza del bosone di Higgs». È la particella all'origine dell'Universo http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/12_luglio_04/scoperto-bosone-annuncio-ufficiale_6539013a-c5af-11e1-9f5e-4e0a5c042ce0.shtml, Corriere.it, 4 luglio 2012.

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“La maratona rappresenta l'esistenza: ha punti bassissimi, che devi superare, e momenti d'estasi, che ti sforzi di prolungare. È un'esperienza spirituale attraverso la quale entri più profondamente in contatto con te stessa, trovando le risposte che cercavi.”

Paula Radcliffe (1973) atleta britannica

Origine: Citato in Gaia Piccardi, «La maratona è la mia vita. Corro tra dolore ed estasi» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2006/dicembre/07/maratona_mia_vita_Corro_tra_co_9_061207047.shtml, Corriere della Sera, 7 dicembre 2006.

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“È una grigia maniera di riproporre la propria esistenza.”

Gianluca Nicoletti (1954) giornalista, scrittore e conduttore radiofonico italiano
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“Quel versetto si riferisce al patto di A lastu. L'alleanza originaria. Quella che stabilisce l'idea di un "Noi" umano. Dio ci ha radunati – tutti noi: tu, io, i tuoi antenati, la tua progenie, l'umanità passata, presente, futura – e ci ha fatto una domanda molto semplice, e noi – insieme, all'unisono, in quanto razza umana – abbiamo fatto un'affermazione. Lui ci ha chiesto "Sono Io?", noi abbiamo risposto "Sì, sei tu". Abbiamo affermato Dio. Abbiamo dato il nostro consenso, stabilito che dio era Dio. Quell'affermazione ha stabilito anche che noi eravamo Noi. È stato necessario che diventassimo tutti Uno per poter affermare Dio. Ek nuqte vich gul muqdi e, "Tutto è contenuto in Uno". Noi siamo colui che è Dio. È questo che diceva Bulleh Shah. È per questo che ho pieanto quella notte che hai tradotto la sua poesia, perché non avevo mai sentito l'idea espressa così perfettamente. Nella letteratura mistica, l'affermazione del patto di A lastu è chiamata la Prima Testimonianza. È primordiale. È originaria. C'è anche una Seconda Testimonianza, ma viene molto più tardi. È quando ognuno di noi, nella sua esistenza individuale, afferma le sue varie religioni o ideologie o filosofie. Tu, amico mio, metti la Seconda Testimonianza prima e al di sopra della Prima. È sbagliato. È sbagliato perché il vero patto che guida la tua esistenza, quello da cui dovresti essere ossessionato, è al servizio dell'umanità. È per il "Noi". È per Dio. Invece tu te ne vai in giro con il tuo patto – il falso patto – che è al servizio dei soli musulmani, credendoti impegnato nell'opera di Dio. Hai fatto di Dio un socio. L'Islam è il tuo idolo.”

Ali Eteraz scrittore e giornalista pakistano

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Il bambino che leggeva il Corano

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“Un'anima vecchia non può sottrarsi al dubbio.”

da Tesi sull'esistenza dell'amore

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“L'esistenza dell'anima sta a rappresentare l'intuizione profondissima che lo spazio proprio della legge morale è più ampio dell'esistenza del singolo.”

Massimo Piattelli Palmarini (1942) professore di scienze cognitive, linguista, epistemologo italiano

Variante: L’esistenza dell’anima sta a rappresentare l’intuizione profondissima che lo spazio proprio della legge morale è più ampio dell’esistenza del singolo.
Origine: Ritrattino di Kant a uso di mio figlio, Capitolo 5, Un appuntino su cosa significa «la religione nei limiti della sola ragione», p. 82

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“L'esistenza di dio è per Kant […], una sorta di meta che serve a "regolare dall'interno" il buon funzionamento della morale umana.”

Massimo Piattelli Palmarini (1942) professore di scienze cognitive, linguista, epistemologo italiano

Variante: L’esistenza di dio è per Kant […], una sorta di meta che serve a "regolare dall’interno" il buon funzionamento della morale umana.
Origine: Ritrattino di Kant a uso di mio figlio, Capitolo 5, Un appuntino su cosa significa «la religione nei limiti della sola ragione», p. 82

“Per dare una idea sintetica di quella lunga esistenza di dolori, il riportare qui alcuni brani di una lettera l'egregio sig. Speranza Mazzoni, già dal 63 scriveva al Popolo d'Italia, giornale repubblicano di Napoli, onde rammentare al paese i diritti del Morelli al risarcimento de' danni patiti, allorché il governo italiano, cui eransi lasciati i beni particolari e 24 milioni di risparmi dei Borboni, per indennizzare i prigionieri politici vittima del loro governo, offrivagli la ridicola somma di lire 34 al mese! Dopo aver riportato vari certificati di persone che attestano aver sofferto col Morelli e ricevuto da lui aiuti e protezione nel tempo della loro comune prigionia, il sig. Mazzoni dice: «Oltracciò son testimoni le carceri di Lecce — di Campi — di Manduria — di Taranto — di Mottola — di Gioia — di Casamassima — il castello di Bari — le carceri di Molfetta — di Barletta — di Canosa — di Cerignola — il centrale di Foggia— le carceri di Bovino — di Ariano — di Grotta Minarda — i criminali di Castel Capuano a Napoli — ì criminali di Avellino — le carceri di Baiano — di Marigliano — la Questura di Napoli — il bagno, le caserme e le carceri giudiziarie di Ponza — l'ergastolo del castello d'Ischia — i criminali di Aversa — il centrale di Santa Maria — la torre di Ventotene — luoghi infernali dove il Morelli passò immacolato dodici anni della sua giovinezza in olocausto alla libertà, all'unità, ed all'indipendenza italiana.”

Virgilio Estival (1835–1870) patriota e scrittore francese

Origine: Cenno critico e biografico, p. XIX-XX

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“Dal luogo in cui era stato rinchiuso in attesa della condanna, Socrate è invitato dai discepoli a fuggire. Ma la sua risposta è perentoria: "Vi ho insegnato per tutta la vita a ubbidire alle leggi e voi mi invitate a trasgredirle al termine della mia esistenza. Quello che avevo da insegnarvi ve l'ho comunicato. Il mio ciclo si è concluso". Non c'è traccia d'angoscia, senso di disperazione, malinconia per una vita giunta alla fine, c'è solo coerenza tra un insegnamento e una vita. Anche la drammaticità del momento viene asservita alle esigenze dell'insegnamento per renderlo più persuasivo, più efficace. E se il momento è vigilia di morte, lo si affronti in tutta dignità. "Ma infine, Socrate, dicci in quale modo dobbiamo seppellirti?", incalzano i discepoli. "Come volete", rispose. E, ridendo tranquillamente, proseguì: "O amici, io non riesco a convincere Critone che il vero Socrate è quello che ora qui discute con voi e non quello che, da qui a poco, egli vedrà morto”

Umberto Galimberti (1942) filosofo e psicoanalista italiano

Fedone 115 e). I discepoli lo pregano di attendere, come altri avevano fatto, il tramonto del sole. Ma Socrate vuole evitare di rendersi ridicolo aggrappandosi alla vita quando ormai non ce n'è più. Beve d'un fiato il veleno "senza temere, senza alterare il colore né l'espressione del viso, ma, guardando com'era solito i discepoli con i suoi occhi da toro, disse: 'Che ne pensi? Con questa bevanda è lecito fare libagione a qualcuno o no?'" (Fedone 117 b). Indi riprese a passeggiare finché non sentì le gambe pesanti, allora si sdraiò, e quando le parti del corpo cominciarono a farsi fredde disse: "'Critone, dobbiamo un gallo ad Esculapio; dateglielo e non dimenticatevené. 'Sarà fatto', rispose Critone, 'ma vedi se hai qualcos'altro da dire'. A questa domanda Socrate non rispose più nulla" (Fedone 118 a).

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“Non vi è cosa più divina della bellezza, la quale, non appartenendo al corpo e non avendo principio o esistenza se non nello spirito e nella ragione, può essere svelata e appresa da questa parte più divina di noi, quando essa contempla se stessa, unico oggetto degno di lei.”

Anthony Ashley Cooper, III conte di Shaftesbury (1671–1713) politico, filosofo e scrittore inglese

citato in Eugenio Spedicato, La strana creatura del caos: idee e figure del male nel pensiero della modernità, Donzelli Editore, Roma 1997. ISBN 88-7989-348-3
Citazioni di Shaftesbury

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“Teresa, che amava tanto fissare le date, ha avuto coscienza che con il tempo una storia santa si sarebbe rivelata nella sua esistenza.”

Guy Gaucher (1930–2014)

Origine: Citato in Teresa di Gesù Bambino, Opere complete, Lev – Ocd, Roma 1997

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“Non ci fu dunque un tempo, durante il quale avresti fatto nulla, poiché il tempo stesso l'hai fatto tu; e non vi è un tempo eterno con te, poiché tu sei stabile, mentre un tempo che fosse stabile non sarebbe tempo. Cos'è il tempo? Chi saprebbe spiegarlo in forma piana e breve? Chi saprebbe formarsene anche solo il concetto nella mente, per poi esprimerlo a parole? Eppure, quale parola più familiare e nota del tempo ritorna nelle nostre conversazioni? Quando siamo noi a parlarne, certo intendiamo, e intendiamo anche quando ne udiamo parlare altri. Cos'è dunque il tempo? Se nessuno m'interroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi m'interroga, non lo so. Questo però posso dire con fiducia di sapere: senza nulla che passi, non esisterebbe un tempo passato; senza nulla che venga, non esisterebbe un tempo futuro; senza nulla che esista, non esisterebbe un tempo presente. Due, dunque, di questi tempi, il passato e il futuro, come esistono, dal momento che il primo non è più, il secondo non è ancora? E quanto al presente, se fosse sempre presente, senza tradursi in passato, non sarebbe più tempo, ma eternità. Se dunque il presente, per essere tempo, deve tradursi in passato, come possiamo dire anche di esso che esiste, se la ragione per cui esiste è che non esisterà? Quindi non possiamo parlare con verità di esistenza del tempo, se non in quanto tende a non esistere.”

14, 17
Confessioni, Libro XI (Meditazioni sul primo versetto della Genesi)

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“A Sottsass importano le domande, gli importa ritualizzare l'esistenza intorno a quelle domande, gli importa restituire il senso del sacro all'esistenza.”

Ettore Sottsass (1917–2007) architetto e designer italiano

L'architetto che volle disegnare l'utopia di Demetrio Paparoni
Scritti 1946-2001

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“[Michelangelo Merisi da Caravaggio] Dalle esperienze luministiche dei suoi precursori, fra cui erano anche quel Lotto che il Lomazzo […] chiama "maestro del dare il lume" e quel Savoldo in cui il Pino esalta "le ingegnose descrittioni dell'oscurità", il Caravaggio scopre "la forma delle ombre": uno stile dove il lume, non più asservito, finalmente, alla definizione plastica dei corpi su cui incide, è anzi arbitro coll'ombra seguace della loro esistenza stessa. Il principio era per la prima volta immateriale; non di corpo ma di sostanza; esterno ed ambiente all'uomo, non schiavo dell'uomo […] Che cosa importasse questo nuovo stile nei confronti col Rinascimento ch'era invece partito dall'uomo, e vi aveva sopra edificato una superba mole antropocentrica, cui anche la luce era anodina servente, è facile intendere. All'artificio, al simbolo drammatico dello stile attendeva ora il lume medesimo, non l'idea che l'uomo poteva aver formato di se stesso. Ma quando in un battito del lume una cosa assommasse, e poiché non era più luogo a preordinarla nella forma, nel disegno, nel costume, e neppure nella rarità del colore, essa non poteva sortire che terribilmente naturale. Il dirompersi delle tenebre rilevava l'accaduto e nient'altro che l'accaduto; donde la sua inesorabile naturalezza e la sua inevitabile varietà, la sua incapacità di "scelta". Uomini, oggetti, paesi, ogni cosa sullo stesso piano di costume, non in una scala gerarchica di degnità…”

Roberto Longhi (1890–1970) storico dell'arte italiano

da Quesiti caravaggeschi, "Pinacotheca", 1928-1929; citato in Caravaggio, pp. 186-187

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