Frasi su metamorfosi

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema metamorfosi, mondo, vita, essere.

Frasi su metamorfosi

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“L'arte vuol sempre irrealtà visibili.”

da Metamorfosi della tartaruga
Altre inquisizioni

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“E il meccanismo della sorpresa, inteso come improvviso manifestarsi di una realtà alternativa a quella presupposta, che in ogni tipo di narrativa è una semplice opzione nell'ambito della tecnica del racconto, nel romanzo apuleiano si rivela perciò – sia a livello della trama principale che dei racconti secondari – una vera e propria strategia compositiva e uno dei fili conduttori della storia, e di conseguenza un modello di percezione del mondo. Nel mondo delle Metamorfosi niente può considerarsi sicuro – e l'esempio perfetto di questo mondo delle apparenze, in cui ogni cosa appare precaria e ingannevole, è lo stesso protagonista imprigionato nella forma dell'asino e naturalmente ignorato per tutto il tempo dagli altri uomini. […] non ci sono certezze, tutto dev'essere verificato, toccato con mano. L'unica possibilità di sapere è l'esperienza, e la disposizione d'animo più giusta sembra appunto questa credulitas, quest'ansia di mirum che fin dall'inizio caratterizza il protagonista; non si tratta di ingenuità, ma di apertura mentale, un atteggiamento più volte lodato da Lucio stesso: mentre lo scetticismo dell'anonimo compagno di Aristomene – che è presumibilmente quello del lettore – si preclude molte possibilità, l'atteggiamento di chi «vuol sapere tutto, o almeno il più possibile» sembra il più consigliabile.”

Lara Nicolini, introduzione, 2005, p. 31
Le metamorfosi, Citazioni sull'opera

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“Ogni giorno è il giorno migliore.”

Raf (1959) cantautore italiano

da Metamorfosi
Metamorfosi

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“Imparare a convivere con i propri sogni fa parte oggi dell'arte di conoscere se stessi.”

Lalla Romano (1906–2001) poetessa, scrittrice e giornalista italiana

da Le metamorfosi, Einaudi, 1983

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“Vivere è una continua metamorfosi. Ogni cosa è cambiamento; ogni cosa è relativa.”

Ben Okri (1959) scrittore nigeriano

La tigre nella bocca del diamante

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“Esilio sull'Himalaya, di Marino Piazzolla ha anzitutto questo valore di espressione di un'avventura, di un viaggio dell'anima dall'ignoranza e dall'oblio alla più desta veglia; il dolore di essere uomo è ansia di metamorfosi ed anche invocazione di speranza.”

María Zambrano (1905–1991) filosofa e saggista spagnola

Origine: Da Il poeta italiano Marino Piazzolla, in Luoghi della poesia, traduzione di Armando Savignano, Bompiani, Milano, 2014, p. 580 https://books.google.it/books?id=2cw7BQAAQBAJ&pg=PT580. ISBN 8858761960

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“Autoprescriversi dei farmaci per incrementare la crescita della peluria sullo stomaco.”

Sergio Caputo (1954) cantautore e musicista italiano

Metamorfosi, n. 2
No smoking

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“I morti maturano, | il mio cuore con essi. | Pietà di sé | nell'ultimo umore hsa la terra.”

Metamorfosi nell'urna del Santo
Ed è subito sera, Òboe sommerso

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“[Su Luigi Pirandello] Comunque, per schematicamente abbreviare, i punti da cui partire per un più "attendibile " discorso su Pirandello, per una più libera e acuta lettura dell'opera sua, a me pare siano questi: 1) la Sicilia: non solo come "luogo delle metamorfosi" delle creature in personaggi, dei personaggi in creature, della vita nel teatro e del teatro nella vita – un luogo, insomma, in cui più evidente, concitato e violento si fa "el gran teatro del mundo"; ma il luogo, anche, di una cultura e di una tradizione da cui Pirandello decolla verso spazi vertiginosi (e qui bisogna tenere un certo conto della sua iniziale e poi alquanto persistente affinità al mondo realistico, fiabesco e anche "spiritistico" di Luigi Capuana); 2) la "religiosità": che, si capisce, non ha nulla a che fare con le religioni rivelate, con la chiesa e con le chiese, anche se molto ha a che fare con l'essenza evangelica del Cristianesimo, ma che soprattutto si riconosce in quella che tout court possiamo dire la sua religione dello scrivere, dello scrivere come vivere, dello scrivere invece di vivere ("la vita" diceva "o la si vive o la si scrive": e nella sua scelta di scriverla c'è evidentemente un religioso eroismo); 3) il suo rapporto con Montaigne, mai finora scrutato, e l'antagonistica attrattiva che certamente Pascal esercitò su di lui: e ci vorrebbe una ricerca da elaboratore elettronico – ma meglio se fatta da mente umana – per estrarre dall'opera di Pirandello i momenti diciamo pascaliani, di sentimento e sgomento cosmico particolarmente. E avendo fatto questi due nomi – Montaigne e Pascal, grandi pilastri nell'edificio della letteratura francese – ne discende in definitiva la necessità di esaminare e puntualizzare il rapporto di Pirandello con quella cultura: rapporto che finirà col rivelarsi molto più importante ed effettuale di quello, che è ormai luogo comune riconoscergli, con la cultura tedesca. Ed anche questo punto, cui ho voluto dare rilevanza a sé, in verità si appartiene al Pirandello "siciliano", poiché il rapporto con la Francia è un dato inalienabile della cultura siciliana, e di grande intensità particolarmente lo era negli anni formativi di Pirandello.”

Leonardo Sciascia (1921–1989) scrittore e saggista italiano

Origine: Dal discorso commemorativo pronunciato a Palermo nel 1986 per il cinquantenario della morte di Luigi Pirandello; riportato in Sciascia: Pirandello http://www.parodos.it/archivio/sciascia_pirandello.htm, Parodos.it.

“[Sulle proprie opere] Scatole buie diventano teatri di poesia o scenari in cui gli elementi di un gioco infantile subiscono una metamorfosi.”

Joseph Cornell (1903–1972) artista statunitense

Origine: Citato in The art book, traduzione di Valeria Castellani e Anna Luisa Zazo, Mondadori, 1998, p. 107. ISBN 88-04-45357-5

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“Non vi è peggior schiavitù di quella che s'ignora.”

Joel Fuhrman (1953) medico statunitense

premessa
La dieta nutritariana

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“Egregio signore, ultimamente Lei mi scrisse che Ottomar Starke avrebbe disegnato la copertina de La metamorfosi. Mi sono preso un piccolo, probabilmente inutile spavento. Inutile stando a ciò che conosco di quell'artista in Napoleone. Mi è venuto in mente, siccome Starke è un vero illustratore, che forse potrebbe voler disegnare l'insetto. Questo no, per favore, questo no! Non voglio limitare la sua libertà d'azione, voglio soltanto avanzare una preghiera derivante dalla mia conoscenza, ovviamente migliore, della storia. L'insetto non può essere disegnato. Ma non può neppure essere mostrato da lontano. Se questa intenzione non sussiste, se, dunque, la mia richiesta è ridicola, tanto meglio. A Lei sarei grato se volesse trasmettere il mio desiderio. Se potessi fare una proposta per una illustrazione, sceglierei scene come: i genitori e il procuratore dinanzi alla porta chiusa o, ancor meglio, i genitori e la sorella nella stanza illuminata, mentre la porta che dà nella stanza attigua, totalmente oscura, è aperta.”

Franz Kafka (1883–1924) scrittore e aforista boemo di lingua tedesca

Origine: Da una lettera all'editore Kurt Wolff, in merito alla copertina del racconto La metamorfosi, in corso di pubblicazione; citato in Abraham Yehoshua, Kafka e il suo doppio https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2007/luglio/06/Kafka_suo_doppio_co_9_070706092.shtml, Corriere della Sera, 6 luglio 2007.

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“La totalità del mondo, che accoglie in sé tutto quanto è umano e divino […] si genera, cioè si rivela nella parola, ma non – si badi bene – in una parola "cercata", costruita con i procedimenti astratti e scompositivi dell'intelletto, bensì in una parola che sigilla prodigiosamente in se stessa, in una sorta di estatica trasparenza, la compenetrazione di interno ed esterno, così da ricomporre l'identità antepredicativa del divino e dell'umano; è la parola impronunciata del divenire che cerca la metafora e si fa metafora così da poter ripetere, nel suo "discorrere", l'innocente ebbrezza della metamorfosi, l'intatta pienezza della vita vivente.”

Ferruccio Masini (1928–1988) germanista, critico letterario e traduttore italiano

da Parte terza, cap. secondo, I "campi di significato" del parlò Zarathustra, I, La scrittura metasemantica , p. 256
Lo scriba del caos
Origine: «Gotes sprechen ist sîn gebern» (il parlare di Dio è il suo generare); «got ist ein wort, ein ungesprochen wort [...] daz sich selber sprichtet» ([...] Dio [...] è parola non pronunciata che pronuncia se stessa). Meister Eckhart, Predigten, Traktate, a cura di F. Pfeiffer in Deutsche Mystiker des 14. Jahrhunderts, 2 voll., Leipzig, 1857, (rist. Aalen 1962) (note bibliografiche – con più dettagliati riferimenti nel testo – di Ferruccio Masini a p. 256), citato da Ferruccio Masini in Lo scriba del caos, p. 256.

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“Autunno Meteoropatico

Nel folto grigiore urbano
a sprazzi splendente,
l'astro ameno del giorno
si cela sfumato e corbellante
sui quei volti indifferenti
dei loro convulsi corpi
spediti verso le proprie mete,
mentre placida l'autunno intraprende le sue piroette
sul libeccio che aspira sfociare
in una intensa pioggia
di melanconia da scordare!
Cromie sfumate
si allontanano avvolte
nel silenzio dietro ogni angolo,
mentre foglie brune e gialle
sussurrano il loro stormire
sotto alle mie suola,
le vie come vesti di cenere
si tingono d'ombre
ed errate congetture
che come un veleno
il cuore inerte rende immobile!
Dal parabrezza ahimè
ignava or cerco
il riflesso rarefatto dell'etere,
la metamorfosi che la Terra
dona in tale momento,
ma l'umido asfalto
nel suo abbraccio inerte,
privano i miei occhi
da quel bagliore incantato!
È un'assenza costante,
un'obliterazione implacabile
che mi spacca il cuore,
respiro saviamente riposta
solo nella tua casa, nella tua vita!
Amor che or mi sei lontano…
E così, rimango prigioniera
del tempo irremovibile,
senza poter annusare
il profumo del risveglio
delle dolci caldarroste
dopo l'amplesso dei sensi
dalle più sensuali movenze.
Le strade or si ergono
come celle asfittiche,
in cui l'autunno canta
folate stonate dal crepitio
della malinconica pioggia
da cancellare sulla mia pelle!
Ma le mie pietrificate membra non avvertono la lirica,
mancano i sensi per catturarne l'essenza vibrante…
Eppure là fuori,
la sconfinata bellezza
delle bronzee foglie
che danzano
e danzano in cerchio,
come candide gocce di rugiada,
e l'arcobaleno
dalle tenue tonalità,
rendono magnifico
il mio sguardo di vita o di morte,
in un'arpa che la natura accorda!
Mi sfugge la speranza d'averti,
che come fronde caduche
or siamo amanti scostanti
nel fruscio che si leva
come cantilena
nelle piaghe che risvegliano
il presente nel traffico
dagli assordanti clacson,
ma tra le mura dell'urbanità
che mi imprigiona e avvita,
resto legata a un panorama monotono e opaco,
annusando fragranze
che la mia città frutta,
come un animale assetato
di antichi olezzi che non trovo!
Forse un giorno astratto fuggirò
da questo scuro labirinto,
dalle urla della metropoli
che opprime e confonde,
per vivere l'autunno
con lo sguardo estinto
dalla meteoropatia
sulle spalle di una natura
che implora respiro profondo!
Fuggirò per raggiungerti.
E fino a quel giorno,
mi dedicherò a ricordare
immersa nella caverna dell'urbanità infame
che esiste un mondo
di intervalli e cadenze,
non solo ricamati di nostalgie
e reminiscenze in amarezze,
ma anche di intagli
di sbuffi d'aliti di vita
da cogliere per vitalizzare
quei momenti da lavare
con fiducia nella fede
che in quel giorno che verrà
sarà magione per l'amore,
senza grigiore e senza orpello
a offrire un autunno
senza affanno e senza ombrello!

©Laura Lapietra”