Frasi su rivoluzione
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“Scolari, sono coatti tali | che il Pierino di Vitali | è una figura aristocratica.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da La rivoluzione del Sessintutto, n.° 1

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“La piaga dell'uomo moderno | è passare le notti con gli occhi sullo schermo | per diventare adulto con un click su Confermo.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da La rivoluzione del Sessintutto, n.° 1

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“La rivoluzione non è il potere, è la trasformazione del potere.”

Fausto Bertinotti (1940) politico italiano

Citazioni tratte da interviste

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“[Noi italiani] Siamo stati i primi ad usare il termine teorema come sinonimo di "fandonia calunniosa dedotta con sofismi."”

Lucio Russo (1944) fisico, filologo e storico della scienza italiano

da La rivoluzione dimenticata, Feltrinelli, 2003

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“Un'idea che non trova posto a sedere è capace di fare la rivoluzione.”

Leo Longanesi (1905–1957) giornalista, pittore e disegnatore italiano

La sua signora

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“Tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola.”

Leo Longanesi (1905–1957) giornalista, pittore e disegnatore italiano

27 maggio 1940
Parliamo dell'elefante

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“La più grande rivoluzione politica fatta in Italia nell'ultimo secolo, la marcia su Roma, è stata fatta con il suo capo e organizzatore nella cuccetta di un treno.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Origine: Dalla trasmissione televisiva Che tempo che fa, Rai 3, 5 febbraio 2006.

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“[…]; nel suo nome non sono mai state fatte sommosse, guerre, rivoluzioni. Sulla vita di Kant nessuno ha mai pensato di fare un film.”

Massimo Piattelli Palmarini (1942) professore di scienze cognitive, linguista, epistemologo italiano

Origine: Ritrattino di Kant a uso di mio figlio, Capitolo 1, Perché proprio Kant? Ovvero: il fascino discreto della ragione pura, p. 31

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“Kant con la sua sintesi a priori, cioè con l'idea di una forma innata (tempo, spazio, numero, causa, scopo e poche altre cose fondamentali) e di contenuti a posteriori, riuscì a liberarci sia dal dogma che dallo scetticismo. L'invenzione, o piuttosto la scoperta, della sintesi a priori segnò una rivoluzione in filosofia.”

Massimo Piattelli Palmarini (1942) professore di scienze cognitive, linguista, epistemologo italiano

Variante: Kant con la sua sintesi a priori, cioè con l’idea di una forma innata (tempo, spazio, numero, causa, scopo e poche altre cose fondamentali) e di contenuti a posteriori, riuscì a liberarci sia dal dogma che dallo scetticismo. L’invenzione, o piuttosto la scoperta, della sintesi a priori segnò una rivoluzione in filosofia.
Origine: Ritrattino di Kant a uso di mio figlio, Capitolo 3, Come si può conoscere il mondo, p. 63

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“Ai nostri allenatori Mourinho non ha da insegnare niente. In Italia il calcio tatticamente è una cosa molto, molto seria. Sotto l'aspetto calcistico siamo i più avanzati e ormai tutti conoscono tutto. Mourinho adesso ha in mano una macchina straordinaria e non credo farà rivoluzioni, gli sarà sufficiente portare quell'un per cento di novità.”

Fabio Capello (1946) allenatore di calcio ed ex calciatore italiano

Origine: Dall'intervista di Corrado Zunino, Mourinho in Italia non cambierà il calcio e tra due anni smetto http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/07/24/mourinho-in-italia-non-cambiera-il-calcio.html, Repubblica.it, 24 luglio 2008.

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“Non si creano né i partiti né le rivoluzioni. Si dirigono i partiti e le rivoluzioni, nella unificazione delle utili esperienze rivoluzionarie internazionali.”

Amadeo Bordiga (1889–1970) politico italiano

da Partito e azione di classe, in Rassegna Comunista, anno 1, n. 4, 31 maggio 1921

“A Castelvolturno, come in altre aree di Terra di lavoro, serve una rivoluzione culturale, non servono posti di blocco ogni cinquanta metri.”

Giorgio Poletti (1942) missionario italiano

da Mandate docenti, non soldati, ne la Repubblica-Napoli del 24 settembre 2008

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“Il marchese La Fayette ritorna dall'America | importando la rivoluzione e un cappello nuovo.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da Sfiorivano le viole, n. 2
Mio fratello è figlio unico

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“Cerco in tutte le canzoni | e in un passero sul ramo | uno spunto per la rivoluzione.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da Cerco, lato B, n. 4
Nuntereggae più

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“Serve una nuova rivoluzione energetica, che tolga potere alle grandi multinazionali che controllano la grande produzione. Le energie rinnovabili portano il concetto di indipendenza energetica ed è forse questo l'aspetto che fa più paura.”

Vito Crimi (1972) politico italiano

Origine: Senato della Repubblica Italiana – Legislatura XVII – Aula – Seduta n. 24 del 21 maggio 2013 http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/700314.pdf – Resoconto stenografico – Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sul Consiglio europeo del 22 maggio 2013 e conseguente discussione. Roma, 21 maggio 2013.

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“Per quanto il tempo possa | io continuo a veder gente | con l'anima rossa.”

Tiziano Sclavi (1953) scrittore e fumettista italiano

da Rivoluzione

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“Mi sono convertito dopo aver conosciuto Giovanni Cantoni, una delle dieci persone che hanno cambiato la mia vita.”

Ettore Gotti Tedeschi (1945) economista e banchiere italiano

Origine: Citato in un'intervista di Valerio Pece a Giovanni Cantoni, Tempi, anno XVI, numero 2, 20 gennaio 2010, pp. 42-44; riportata in Intervista a Giovanni Cantoni: la Chiesa, la storia, la Contro-Rivoluzione http://www.cescor.org/testi_06.html, Cescor.org.

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“Ai suoi inizi, il liberalismo esprime l'autocoscienza di una classe di proprietari di schiavi o di servi, che si va formando mentre il sistema capitalistico comincia a emergere e ad affermarsi grazie anche a quelle pratiche spietate di espropriazione e oppressione messe in atto nella metropoli e soprattutto nelle colonie e da Marx descritte quale «accumulazione capitalistica originaria». Contro il dispotismo monarchico e il potere centrale questa classe rivendica l'autogoverno e il godimento tranquillo della sua proprietà (compresa quella in schiavi e servi), il tutto all'insegna del governo della legge, del rule of law. Possiamo allora dire che quella liberale è la tradizione di pensiero che con più rigore ha circoscritto un ristretto spazio sacro nell'ambito del quale vigono le regole della limitazione del potere; è una tradizione di pensiero caratterizzata, più che dalla celebrazione della libertà o dell'individuo, dalla celebrazione di quella comunità degli individui liberi che definisce lo spazio sacro.
Non a caso, i paesi classici della tradizione liberale sono quelli in cui, attraverso il puritanesimo, più profondamente ha agito l'Antico Testamento. Ciò vale già per la rivoluzione olandese o, perlomeno, per i boeri di origine olandese, che si identificano col «popolo eletto». E vale a maggior ragione per l'Inghilterra: a partire soprattutto dalla Riforma, gli inglesi si considerano la nuova Israele, «il popolo investito dall'Onnipotente d'una missione al tempo stesso particolare e universale». Questa ideologia e questa coscienza missionaria si diffondono, ulteriormente enfatizzate, al di là dell'Atlantico. Basti pensare a Jefferson, il quale propone che lo stemma degli Stati Uniti rappresenti i figli di Israele guidati da un fascio di luce. E di nuovo si fa sentire in tutta la sua radicalità la distinzione tra spazio sacro e spazio profano.”

cap. IX, 4, p. 305
Controstoria del liberalismo

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“Epperò, proprio da questa ricostruzione storica, lontana da ogni tono apologetico ed edificante, emergono i reali meriti e i reali punti di forza del liberalismo. Dando prova di una straordinaria duttilità, esso ha cercato costantemente di rispondere e adattarsi alle sfide del tempo. È vero, ben lungi dall'essere spontanea e indolore, tale trasformazione è stata in larga parte imposta dall'esterno, ad opera di movimenti politici e sociali coi quali il liberalismo si è ripetutamente e duramente scontrato. Ma per l'appunto in ciò risiede la duttilità. Il liberalismo ha saputo apprendere dal suo antagonista (la tradizione di pensiero che, prendendo le mosse dal «radicalismo» e passando attraverso Marx, sfocia nelle rivoluzioni che in modi diversi a lui si sono richiamate) ben più di quanto il suo antagonista abbia saputo apprendere dal liberalismo. Soprattutto, l'antagonista non ha saputo apprendere quello che costituisce il secondo grande punto di forza del liberalismo. Certo, il processo di apprendimento dal liberalismo è tutt'altro che agevole, almeno per coloro che vogliono superare le clausole d'esclusione che attraversano in profondità questa tradizione di pensiero. Nessun'altra più di essa si è impegnata a pensare il problema decisivo della limitazione del potere. Epperò, storicamente, questa limitazione del potere è andata di pari passo con la delimitazione di un ristretto spazio sacro: maturando un'autocoscienza orgogliosa ed esclusivistica, la comunità dei liberi che lo abita è spinta a considerare legittima la schiavizzazione ovvero l'assoggettamento più o meno esplicito, imposti alla grande massa dispersa per lo spazio profano. Talvolta si è giunti perfino alla decimazione e all'annientamento. È dileguata del tutto questa dialettica in base alla quale il liberalismo si trasforma in un'ideologia del dominio e finanche in un'ideologia della guerra?”

cap. X, 6, p. 339
Controstoria del liberalismo

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“Quando la rivoluzione scoppiò in Germania, come amante della libertà, mi aspettavo che le università la difendessero, dato che avevano sempre vantato il loro attaccamento alla causa della verità. Ma no, le università vennero subito ridotte al silenzio. Poi rivolsi le mie attese ai grandi direttori dei giornali, che in passato avevano proclamato nei loro ardenti editoriali l'amore per la libertà. Ma anch'essi, come le università, nel giro di poche settimane furono ridotti al silenzio. Infine guardai agli scrittori che, come guide intellettuali della Germania, spesso avevano scritto del ruolo della libertà nella vita moderna e constatai che essi pure tacevano.Soltanto la Chiesa si oppose decisamente alla campagna di Hitler per sopprimere la verità. Non mi ero mai interessato alla Chiesa prima di allora, ma adesso provo ammirazione e stima per la Chiesa, poiché sola ebbe il coraggio e la perseveranza di difendere la verità intellettuale e la libertà morale. Sono costretto ad ammettere che quel che una volta disprezzavo ora ammiro incondizionatamente.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Being a lover of freedom, when the revolution came in Germany, I looked to the universities to defend it, knowing that they had always boasted of their devotion to the cause of truth; but, no, the universities immediately were silenced. Then I looked to the great editors of the newspapers whose flaming editorials in days gone by had proclaimed their love of freedom; but they, like the universities, were silenced in a few short weeks. [...] Only the Church stood squarely across the path of Hitler's campaign for suppressing truth. I never had any special interest in the Church before, but now I feel a great affection and admiration because the Church alone has had the courage and persistence to stand for intellectual truth and moral freedom. I am forced thus to confess that what I once despised I now praise unreservedly.
Questa dichiarazione venne riportata nell'articolo Religion: German Martyrs, pubblicato sul Time Magazine del 23 dicembre 1940. La citazione ebbe una grande diffusione e più scrittori la interpretarono in modo diverso. In una lettera dello scienziato del 1943 indirizzata a un ministro presbiteriano, che aveva chiesto una conferma in merito alle parole riportate da Time Magazine, Einstein confermò di aver dichiarato approssimativamente qualcosa del genere, ma precisò che le dichiarazioni risalivano ai primi anni del regime nazista (ben prima del 1940) e erano state più «moderate» rispetto a quelle riportate successivamente dal Time Magazine («It is true that I made a statement which corresponds approximately with the text you quoted. I made this statement during the first years of the Nazi-Regime — much earlier than 1940 — and my expressions were a little more moderate.»).<ref group="fonte">
Errate
Origine: Il lato umano, pp. 87-88.
Origine: L'articolo originale del Time Magazine è riportato in parte su DrJudithReisman http://www.drjudithreisman.com/archives/2010/11/religion_german.html.

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“Mi chiedo quante rivoluzioni ci vorranno prima che gli adulti imparino a non dire ai figli: «Ho avuto le stesse idee quando avevo la tua età.»”

Max Eastman (1883–1969) saggista, scrittore e critico letterario statunitense

Origine: Il giovane Trotsky, p. 55

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“Le biblioteche pubbliche, le scuole, i musei e tutte quelle cose che ci piacciono tanto e che oggi associamo alla rivoluzione industriale, sono nate in un momento preciso: quando le persone si sono riprese dalla sbronza collettiva e hanno capito che il fatto di essere in tanti non rappresentava un problema, ma un vantaggio. Hanno cominciato a vederlo come un enorme surplus civico, qualcosa che potevano pianificare.”

Clay Shirky (1964) scrittore statunitense

Origine: Da Milioni di cervelli all'opera http://www.internazionale.it/milioni-di-cervelli-all’opera/ ( Gin, Television, and Social Surplus http://www.shirky.com/herecomeseverybody/2008/04/looking-for-the-mouse.html), Internazionale, 3 luglio 2008.

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“Quando voi fa' la rivoluzione, l'urtima 'osa che devi fa' è mettetti contro l'esercito.”

Marco Malvaldi (1974) scrittore italiano

Origine: Carnevale in giallo, p. 215

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“[…] fare la rivoluzione morale prima della materiale […].”

Felice Orsini (1819–1858) patriota e scrittore italiano

Origine: Memorie politiche, p. 136

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“Mentre il Cilento è stato sempre l'antesignano delle nostre rivoluzioni patriottiche ed unitarie, pure gli omicidi avvengon quasi sempre a tradimento che è l'arma delle anime vili e ingenerose. Oggi però, le condizioni della pubblica sicurezza vanno migliorando, e la civiltà penetrando nelle borgate, raddolcisce gli istinti selvaggi nelle classi meno elevate, che son le sole che rappresentino queste tragedie.
Ma poi v'è un bel rovescio della medaglia nelle classi superiori, e torna ad onore del Cilentano. Accanto alla sveltezza dell'intelligenza, voi trovate una tempra veramente granitica di carattere, un patriottismo che va fino al martirio, un'amicizia sincera ed onesta, e soprattutto un'ospitalità franca, cordiale, e senza orpello. È questa la pagina più bella che renderà simpatica a tutti gli Italiani questa regione, come ha lasciato in me dei ricordi carissimi!
Eraclide scriveva che Lucani sunt hospitales et iusti, e parlò ancota della zelotypia Lucanorum. Si potrebbe dire che i moderni cilentani sono il perfetto ritratto dei loro vecchi progenitori. Basta rammentarsi di queste due qualità caratteristiche dei cilentani – ospitalità e gelosia – per percorrere il Cilento senza neppure un temperino addosso, siccome feci io. Bisogna ricordarsi che qui le offese di onore non restano impunite. Il cilentano sente anche oggi scorrere nelle sue vene il sangue degli antichi lucani!”

da Da Salerno al Cilento, Firenze, 1882; Viaggio nel Cilento, Casalvelino Scalo, 1995.
Origine: Citato in in Monumenti e Miti della Campania Felix, Paestum e il Cilento, Pierro, 1996, pp. 98-99.

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