Frasi su conta
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“Il cervello è come lo stomaco: quello che conta non è quanto ci metti dentro, ma quanto riesce a digerire.”

Albert Jay Nock (1870–1945) saggista statunitense

Origine: Citato in Selezione dal Reader's Digest, giugno 1963.

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“Quel che conta non si vede, lo puoi solo immaginare. Certi sogni sanno sanguinare un po'…”

Luciano Ligabue (1960) cantautore italiano

da Fine febbraio, cantata con Mauro Pagani
Non incluse negli album

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“Non si chiede mai a un pittore quali pennelli usa o a uno scrittore che macchina per scrivere usa […]. Quel che conta è l'idea non la macchina fotografica.”

Man Ray (1890–1976) pittore, fotografo e regista statunitense

citato in Claudio Marra, Fotografia e pittura nel Novecento, Mondadori, 1999

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“Non conta il quanto, ma il come.”

Fabio Volo (1972) attore, scrittore e conduttore radiofonico italiano
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“Conta solo il libro che si pianta come un coltello nel cuore del lettore.”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

Quaderni 1957-1972

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“Il più importante di tutti è il popolo, poi viene lo Stato: l'imperatore è quello che conta meno.”

Mencio (-372–-289 a.C.) filosofo cinese

Origine: Citato in Albino Luciani, Illustrissimi, APE Mursia, 1979, p. 35.

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“Un segreto conta quanto coloro da cui dobbiamo proteggerlo.”

The Shadow of the Wind
L'ombra del vento
Variante: Un segreto conta quanto coloro da cui dobbiamo proteggerlo

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“Se ne vanno, vogliono andarsene. Un'altra tragedia, un'altra assurdità, un'altra assenza, un altro mistero. Non voglio sapere perché Whitney Houston è morta. Non ho voglia di legare, un'altra volta, un grande talento musicale a storie di droga. L'equazione "maledetta" che associa successo a fragilità, arte a depressione, applausi a farmaci continua a perseguitare un mondo che, solamente in apparenza, contiene solo privilegi. Non fatemelo sapere, per favore, se fosse veramente così. Me la voglio tenere nella memoria come la vedo io: lunga, bellissima, brava oltre ogni misura. So poco della sua vita. E tutto della sua musica. Un angelo che canta in quel modo avrebbe meritato quello che ormai sembrerebbe un "premio" irraggiungibile: una esistenza consapevole, una vita felice. Lei ha veramente inventato un modo di cantare, per niente facile, che tutti hanno tentato di imitare. È diventata il termine di paragone. La cartina di tornasole. Il modello. L'inarrivabilità. E, come mi capita in casi come questo, non posso fare a meno di pensare a dove va a finire il talento di una persona quando questa persona smette di essere nella forma che conosciamo. Ma non è questo che conta. Se ne è andata. Non so, aveva figli? Speriamo di no. Dieci anni fa circa si era sparsa la voce della sua morte. Non era vero. Whitney Houston aveva ancora da vivere per sé e per noi. Se questa volta non ci saranno smentite, avrà smesso la sua vita e la sua sofferenza, e noi ci terremo caro ciò che ci ha lasciato.”

Mina (1940) pagina di disambiguazione di un progetto Wikimedia

da Vanity Fair del 27 dicembre 2003
Citazioni di Mina

“La fede senza amore non conta nulla.”

Magdeleine Hutin (1898–1989) fondatrice delle Piccole sirelle di Gesù
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“Sei solo tu | nei giorni miei | sempre più dentro me | Sei solo tu | e dimmi che | tutto il resto non conta | ora non conta | tutto il resto sei solo tu.”

Nek (1972) cantautore e musicista italiano

da Sei solo tu, n. 2
Le cose da difendere

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“Il singolo può sì vivere senza preoccupazioni materiali, ma non conta più nulla.”

Max Horkheimer (1895–1973) filosofo tedesco

Origine: Da La società di transizione, traduzione di Giorgio Backhaus, Einaudi.

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“La vita del soldato non conta di fronte alla salvezza dell'esercito.”

Rosario Magrì (1924–2005) neurologo e scrittore italiano

Origine: Il medico delle isole, p. 128

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“Non importa quante volte cadi. Quello che conta è la velocità con cui ti rimetti in piedi.”

Joe Biden (1942) politico statunitense

Origine: Citato in Mario Calabresi, La fortuna non esiste: storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi, Mondadori, Milano, 2009, epigrafe http://books.google.it/books?id=HPDTKDpkDEUC&pg=PT6. ISBN 978-88-04-58897-9

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“Il comico Beppe Grillo ha dato vita al consueto paradosso di chi dice di voler fare "antipolitica". In realtà il suo è stato un riuscito rito liberatorio, versione civilizzata di quelli celebrati presso certe tribù primitive dove lo stregone che aveva sbagliato o abusato veniva linciato dai suoi ex fedeli e, in qualche caso, mangiato. Grillo ha colto l'ondata di risentimento che c'è nel paese mettendo a bollire in un unico calderone richieste sacrosante e altre di chiaro sapore qualunquistico. È vero che grida vendetta vedere in parlamento dei condannati a pene definitive. Ma prendersela in blocco con le case degli onorevoli è invece demagogia; nel mucchio ci sono autentiche situazioni di privilegio accanto ad altre legittime che risalgono a decenni fa. Attaccare in blocco i partiti è una sciocchezza. I partiti sono stati i tiranti, i tendini di un paese molto diviso, spesso hanno garantito loro, in mancanza d'altro, una riconoscibilità nazionale. Non i partiti in sé ma la loro degenerazione, la loro trasformazione in macchine elettorali o di sottogoverno, è la malattia politica da curare; così come la presa soffocante d'una politica degenerate sulla vita di singoli cittadini e delle loro imprese. Il guaio per Grillo, e per tutti noi, è che quando s'è consumato il rito liberatorio, dopo aver ucciso lo stregone o avergli gridato in piazza un vituperio, l'antipolitica non conta più niente e non porta a niente. L'antipolitica raccoglie un sintomo, lo interpreta, lo potenzia ma non ha nessuna terapia da proporre. Fino a quando non diventa essa stessa politica. È questo il paradosso.”

Corrado Augias (1935) giornalista italiano

da la Repubblica dell'11 settembre 2007

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“Negli ultimi decenni in Italia è divenuta corrente l'abitudine a discutere se il termine nicciano di Übermensch debba essere tradotto come Superuomo o come Oltreuomo. A questo rispettabile quesito filologico si unisce spesso anche un'inutile e fuorviante diatriba politica, sul fatto cioè che il termine Superuomo è di "destra", mentre il termine Oltreuomo è di "sinistra". Questa diatriba è ideologica, non filosofica. Si tratta di una diatriba interminabile, che rischia di non cogliere mai il centro storico del problema. Infatti Nietzsche, che, come persona, ai suoi tempi era ideologicamente piuttosto di "destra", come filosofo (che è la sola cosa che conta) non è né di destra né di sinistra, in quanto ha di mira soprattutto una critica radicale dell'intera cultura borghese, cui Hegel, aveva a suo tempo conferito un profilo "ideale" non coincidente con il capitalismo e con la sua dimensione economica. In una fase storica in cui il capitalismo si globalizza e si universalizza nel mondo intero, ed è perciò del tutto post-borghese (e post-proletario), la filosofia di Nietzsche non cambia di natura, ma muta di funzione. Quando si trattava di bastonare i proletari rivoluzionari, lo Übermensch era un Superuomo. Una volta bastonati e resi innocui i proletari, quando si tratta di sciogliere e distruggere gli ultimi resti dell'eticità borghese hegeliana, lo Übermensch può diventare un innocuo ed educato Oltreuomo. È questa la chiave storica per affrontare il segreto di Nietzsche.”

Costanzo Preve (1943–2013) filosofo e saggista italiano

Origine: I Secoli Difficili, p. 96

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“Penso sia il compito di ognuno di noi portare la cultura non dove c'è già, ma dove manca, in provincia, in periferia, ai più poveri, dove ci sono meno informazioni. La cultura di un paese si misura dalla cultura dall'ultimo uomo di quel paese, è la media che conta. Compito e dovere di ogni persona è di fare pubblicità alla cultura.”

AG Fronzoni (1923–2002) artista e designer italiano

da Ester Manitto, A lezione con AG Fronzoni. Dalla didattica della progettazione alla didattica di uno stile di vita / A lesson with AG Fronzoni. From teaching design to designing lifestyle, plug_in, 2012, p. 47. ISBN 9788895459103

“Da noi, per una serie di ragioni che fanno capo a uno staterello piazzato proprio nel centro della capitale, è invece prassi ormai consolidata santificare anche calcisticamente la ricorrenza pasquale, anticipando il campionato al sabato. Che da un lato è una bazzecola rispetto, come dire, ad altri oneri condominiali: dall'altro una buona idea dal punto di vista familiare. È qui, a questo punto della storia che si inserisce la straordinaria abilità manageriale del governo del pallone. Come? Ma è semplice. Piazzando esattamente a metà della settimana di Pasqua una bella serata infrasettimanale, tre giorni dopo il turno precedente e a meno di altri tre (mercoledì si gioca alle 20,30, sabato alle 15 con l'eccezione serale di Inter-Juventus) da quello successivo. È vero che le società di serie A vivono, o sopravvivono, di diritti televisivi e gli incassi al botteghino rappresentano salvo rare eccezioni poco più dell'argent de poche. Ma è anche vero che una serata di campionato come quella di domani sembra studiata apposta per tornare a far scendere la già non esaltante media di spettatori. Che è sì risalita a circa 22 mila unità a partita, dalla fossa delle Marianne della scorsa stagione. Ma resta sideralmente lontana dal resto dell'Europa calcistica che conta dove pure, come si è visto, la presenza della pay tv non è meno ingombrante e condizionante. […] Al di là del versante demenzial-logistico, ci sarebbe anche un aspetto tecnico da considerare. Più gli impegni sono ravvicinati e meno bene si gioca, più le squadre sono in debito di recupero psicofisico e più sale l'agonismo, più si picchiano e meno spettacolo si vede. Piaccia o meno a chi vende il prodotto, la quantità è nemica della qualità anche nel calcio. Ma il motto di chi ce lo somministra è: purché respiri. Il calciatore, il tifoso, il telespettatore.”

Gigi Garanzini (1948) giornalista, scrittore e conduttore radiofonico italiano

18 marzo 2008

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“Il musulmano ha con il suo Dio un rapporto basato sulla paura. Per il musulmano il concetto di divinità è assoluto. Il nostro Dio pretende una sottomissione completa. Ti premia se rispetti le Sue regole fino nei minimi dettagli. Se le infrangi invece ti punisce duramente sia in terra, con malattie e catastrofi naturali, sia nell'aldilà, con il fuoco dell'inferno.
La morale dell'islam deriva da un'unica fonte: il profeta Maometto. Maometto è infallibile. Si potrebbe quasi dire che sia egli stesso un dio, ma nel Corano c'è scritto specificatamente che Maometto è un uomo, l'uomo migliore, l'uomo più perfetto, pari a un dio. Noi dobbiamo vivere secondo il suo esempio. Ciò che è scritto nel Corano, è quello che Maometto ha raccontato che Dio ha detto. Le migliaia di hadíth – le testimonianze di ciò che Maometto ha detto e fatto e dei consigli che ha dato, che ci sono state tramandate in grossi volumi – indicano esattamente come doveva vivere un musulmano nel VII secolo. In questi testi i fedeli musulmani cercano quotidianamente indicazioni su come devono vivere nel XXI secolo.
L'islam subisce pesantemente il dominio di una morale sessuale derivata da valori tribali arabi che risalgono all'epoca in cui Allah rivelò il Suo messaggio al Profeta: una cultura nella quale le donne erano proprietà di padri, fratelli, zii, nonni e tutori. Della donna in sostanza conta allora soltanto la verginità, e il suo velo ricorda in permanenza al mondo esterno la morale soffocante che rende i maschi musulmani proprietari delle donne e li costringe a impedire i contatti sessuali delle loro madri, sorelle, zie, cognate, nipoti e mogli. Questo non riguarda soltanto la convivenza: alle donne è vietato anche solo guardare un uomo, sfiorargli un braccio o stringergli la mano. Il rispetto e l'onore di cui un uomo gode sono direttamente proporzionali alla castità e all'obbedienza delle donne della sua famiglia.”

Ayaan Hirsi Ali (1969) politica e scrittrice somala
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“Il vero artista è umile davanti alla propria opera; quel conta è ciò che essa cerca di rivelare.”

Régine Pernoud (1909–1998) storica francese

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“[La scherma] è una disciplina fantastica, in cui la testa lavora tanto quanto il resto del corpo, e deve essere veloce, veloce… Devi odiare, certo; ma non con rabbia, perché la lucidità è quel che conta, la freddezza con cui – in un attimo – scegli il colpo vincente. Solo nel pugilato si richiede all'atleta lo stesso impegno fisico e mentale.”

Dorina Vaccaroni (1963) schermitrice e ciclista su strada italiana

Origine: Dall'intervista di Alessandro Tommasi, I duelli infiniti di Dorina http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/02/01/duelli-infiniti-di-dorina.html, la Repubblica.it, 1º febbraio 1998.

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