Frasi su imperativo

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema imperativo, vita, morale, essere.

Frasi su imperativo

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“Imperativo categorico.”

Immanuel Kant (1724–1804) filosofo tedesco
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“Se il passato è stato imperfetto
Andare oltre è l'imperativo”

En?gma (1988) musicalmente

Vivere pt2

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“[Sulla strage di Bologna. ] Nonostante il passaggio inesorabile del tempo costituisce un nostro preciso imperativo morale mantenere vivo il ricordo di quel giorno, non solo per rendere omaggio a persone innocenti, che per mano di una violenza cieca e insensata, sono state strappate alla vita e agli affetti, ma, soprattutto, per alimentare la memoria della nostra storia contro la "cultura delle dimenticanza."”

Pietro Grasso (1945) magistrato e politico italiano

Origine: Citato in Due Agosto, la bomba 34 anni fa. Poletti: "Risarcimenti prima possibile". Napolitano: "Resti vivo anelito alla verità" http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/08/01/news/la_bomba_34_anni_fa_bologna_torna_in_piazza_senza_conoscere_i_mandanti-92927099/, Repubblica.it, 2 agosto 2014.

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“Si scrive Juventus si pronuncia scudetto. "Vincere sempre, e con classe" è l'imperativo categorico della Signora. Nata come "seleçao" della borghesia torinese, via via è assurta a modello: una riserva dov'è vietato illudersi, dove giocare fa rima con lavorare, dove la vocazione ha il sigillo della professione. È un carattere di ferro la "fidanzata d'Italia."”

Giovanni Arpino (1927–1987) scrittore italiano

Dentro lo stile, c'è lo stiletto.
Origine: Citato in Il fuorigioco di Arpino: "La vita è stile..." http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200712articoli/28304girata.asp , LaStampa.it, 9 dicembre 2007.

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“Tra i vari movimenti di pensiero che in questi ultimi decenni hanno proposto al mondo civile nuove concezioni morali e sociali, uno dei più incisivi è certamente quello che sostiene un rapporto diverso tra uomo e natura. L'obiettivo finale consiste nel convertire la tradizionale cultura antropocentrica, che vede la natura asservita incondizionatamente ai bisogni della specie umana, in una cultura che potrebbe essere definita ecocentrica o naturocentrica o solidaristica. L'uomo è collocato nel contesto naturale come una delle tante componenti e la natura è la grande madre da cui uomini, piante e animali sono stati generati. Pertanto l'amore per l'ambiente non dovrebbe essere solo quello, sottilmente egoistico, che mira a valorizzarlo e a migliorarlo per rendere la vita più piacevole e più sana, ma è un dovere, un imperativo morale di rispetto quasi sacrale per madre natura che crea e nutre tutte le specie, quella umana compresa.
In questo contesto si pone la corrente filosofica che estende molti principi etici consolidati per la specie umana (per esempio «non uccidere») anche al mondo animale. Si tratta di un'operazione molto ardita che ha già riscosso innumerevoli consensi e che ha condotto, tra l'altro, alla nuova definizione di «specismo» per descrivere quegli atteggiamenti di sopraffazione che caratterizzano il tradizionale comportamento dell'uomo nei confronti degli animali, un atteggiamento non dissimile da quello tipico del razzismo nei riguardi delle altre razze umane. Basti pensare che nella morale schiavistica vigente centocinquant'anni fa era un fatto complessivamente accettabile l'uccisione senza motivo di un nero da parte di un bianco.
Allo stesso modo, oggi, uccidere o far soffrire senza motivo un animale non scandalizza più di tanto. Qualche anno fa, in Italia, non sarebbe nemmeno stato oggetto di attenzione, e solo dal 2003 una legge punisce le sevizie agli animali e il loro abbandono. Così come la sopraffazione della razza bianca sulla nera è diventata, sia pur lentamente, un atteggiamento moralmente condannabile dalla coscienza civile, anche per gli animali, secondo questa nuova corrente di pensiero, non è lontano il giorno in cui la sopraffazione della specie umana sulle altre specie apparirà come un'inaccettabile forma di ingiustizia.”

Umberto Veronesi (1925–2016) medico, oncologo e politico italiano

pp. 187-188

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“La necessità di dare un senso alla nostra vita, ancor più se non credenti, diventa un imperativo sempre più urgente nel complesso tempo in cui viviamo.”

Eugenio Finardi (1952) cantautore italiano

Origine: Citato in Finardi a Sanremo con brano su Dio http://lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=488110, La Gazzetta del Mezzogiorno.it, 24 gennaio 2012.

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“L'uomo si sente intimamente assoggettato a un «imperativo categorico.»”

Massimo Piattelli Palmarini (1942) professore di scienze cognitive, linguista, epistemologo italiano

Variante: L’uomo si sente intimamente assoggettato a un «imperativo categorico».
Origine: Ritrattino di Kant a uso di mio figlio, Capitolo 1, Perché proprio Kant? Ovvero: il fascino discreto della ragione pura, p. 25

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“Per lo schiavo, la rivoluzione è un imperativo, è un atto cosciente di disperazione, dettato dall'amore.”

George Jackson (1941–1971) rivoluzionario statunitense

Origine: Col sangue agli occhi, p. 27

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“Il ruolo dell'Etiopia nella vita mondiale, potenziato e in rapida evoluzione, la crescita e l'espansione dei suoi impegni nazionali rendono imperativo che voi studenti vi prepariate alle vostre responsabilità obbedendo ai vostri insegnanti e dimostrandovi ricettivi all'autorità.”

Haile Selassie (1892–1975) negus neghesti etiope

Citazioni tratte dai discorsi
Origine: Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I in occasione del natale, 8 gennaio 1959; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.

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“In difesa dell'individuo e del nesso fra verità e felicità (la verità, tradendo la felicità, tradisce sé stessa), Adorno è il filosofo della "vita offesa". La sua specifica tradizione di pensiero non poteva essere che quella esistenzialistica e moralistica. Molto più di Heidegger, ossessionato in astratto dal problema dell'essere e dell'ente, molto più di Gadamer, che teorizza l'ermeneutica come metodo senza praticarla come ha fatto Adorno nei suoi saggi critici, più ancora di Popper, che fa della democrazia e della società aperta un feticcio teorico, Adorno è stato un pensatore dell'esistenza, un critico della cultura e dell'arte moderna, un difensore dei prerequisiti della democrazia, uno straordinario ermeneuta nei suoi scritti su Kafka, Beckett, la poesia e la musica moderna da Wagner a Schonberg, la vita quotidiana e il linguaggio. Un filosofo, ahimè, che oggi i filosofi neoaccademici trascurano o ignorano: si occupano di problemi che non li toccano come individui e come specialisti, parlano di essere e divenire, di alfa e omega, di inizio e di cosa ultima, di Dio e degli dei, saccheggiando scolasticamente l'intera tradizione della filosofia per riproporla "in vacuum". […] Questo Adorno non lo voleva. Anche perché sapeva che il filosofo che si occupa di pensieri e problemi filosofici professionalmente pre-selezionati e filtrati tradisce il primo imperativo del pensare: affrontare e pensare il non ancora pensato, pensare quello che gli è avvenuto ieri e oggi, poiché non esistono oggetti e temi di pensiero che siano più filosofici di altri.”

Alfonso Berardinelli (1943) critico letterario e saggista italiano
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“Se si vuole sradicare il terrorismo, è imperativo eliminare le ragioni che lo generano.”

Michail Gorbačëv (1931) politico sovietico

Origine: Perestrojka, p. 230

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