Frasi su responsabilità
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“Ad ogni età va associata una responsabilità, piccola o grande che sia.”

Andrea Poltronieri (1965) comico, polistrumentista e cantante italiano

da Tutto cambia, 9 maggio 2007

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“Il cinema è un'industria culturale. Realizzare film significa anche assumersi una responsabilità sociale e morale. Pertanto non dobbiamo produrre quello che si può vendere, ma vendere quello che si vuol produrre.”

Franco Cristaldi (1924–1992) sceneggiatore e produttore cinematografico italiano

da Le botteghe dell'immaginario; citato in Corsi 2001, p. 166

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“Wikipedia fonda il suo sogno su un altro sogno: il senso di responsabilità di una comunità scientifica. E ai sogni, ogni tanto, bisogna crederci.”

Aldo Grasso (1948) giornalista, critico televisivo e docente italiano

Origine: Da Wikipedia, un sogno a cui bisogna credere http://www.corriere.it/spettacoli/10_aprile_25/wikipedia-un-sogno-a-cui-bisogna-credere-aldo-grasso_e211e69a-5040-11df-a78b-00144f02aabe.shtml, Corriere.it, 25 aprile 2010.

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“È chiaro per me che la mia vita è diventata completamente ingestibile perché sono dipendente da alcol e droghe.
Recentemente ho avuto una ricaduta e fatto cose di cui mi vergogno. Ho infranto la legge, e oggi, dichiarandomi colpevole, mi sono presa la responsabilità delle spese a mio carico.”

Lindsay Lohan (1986) attrice, cantante e modella statunitense

Origine: Tradotto da "Lindsay: "I Am Addicted to Alcohol and Drugs" http://www.tmz.com/2007/08/23/lindsay-lohan-i-am-addicted-to-alcohol-and-drugs/8, tmz.com, 23 agosto 2007.

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“L'imprudenza è una responsabilità davanti a Dio.”

Citato in La Croce bianca

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“Nei galatei per i bambini e le bambine, soprattutto del popolo, l'igiene personale è un compito che spetta a loro, in questo caso viene loro riconosciuta una grande autonomia e responsabilità. Sembra esplicito l'intento di formare attraverso i bambini dei cittadini nuovi, finalità non trascurata neppure dalla politica scolastica del secondo Ottocento. I bambini e le bambine devono preoccuparsi della pulizia della persona e degli abiti, indossati con grazia e sempre «convenienti», cioè adeguati alla propria condizione sociale. Nei galatei il corpo è lo specchio dell'anima, «la nettezza e l'ordine esteriore indicano mondezza e purezza dell'anima» si legge ne Il piccolo galateo del 1897. «Il corpo è l'abitazione dell'anima; questo voi già sapete da un pezzo. Ma perché l'anima possa esercitare il suo potere è necessario che il corpo sia sano. Per conservarlo sano bisogna averne cura. Si ha dunque il dovere di avere cura del corpo» si ricorda alle bambine della terza elementare ancora nel 1907. I bambini devono lavarsi con l'acqua fresca, «facendo anche uso del sapone», le mani, il viso, le orecchie, il collo, i denti e pettinarsi tutte le mattine; i piedi devono essere lavati con frequenza soprattutto d'estate, si ricorda ne Il piccolo galateo del 1897, tralasciando di parlare del bagno e delle altre parti del corpo, come avverrà solo a partire dagli inizi del Novecento.”

Origine: Le bambine nella storia dell'educazione, p. 267

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“Vi sono delle ore nella storia dei popoli in cui si sente che tutto, l'avvenire, la vita stessa, sono in gioco. Vi sono delle ore in cui è necessario saper guardare in faccia alla realtà, tralasciando ogni preoccupazione od interesse personale per adeguarsi alle responsabilità imposte dalla situazione, ed agire sapendo che i propri atti contribuiranno ad influire sulle sorti collettive. Per la prima volta dopo un ventennio di schiavitù e d'abbiezione gli italiani si trovano sul banco di prova della storia, non più come un gregge negoziato da un tiranno, ma come un popolo libero di scegliersi il proprio destino.”

Massenzio Masia (1902–1944) scrittore e partigiano italiano

"Presentazione", editoriale di Massenzio Masia sul primo numero di "Rinascita", periodico del Fronte per la pace e la libertà
Origine: Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945) di Nazario Sauro Onofri, Alessandro Albertazzi, Luigi Arbizzani, a cura del Comune di Bologna, ISREBO, 1995, Bologna http://www.iperbole.bologna.it/iperbole/isrebo/strumenti/M4.pdf

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“La riconoscenza è una responsabilità che alcuni non sanno reggere e che presto trasformeranno in rancore, talvolta in furore.”

Filippo Facci (1967) giornalista italiano

Origine: Dal libro Di Pietro-la storia vera, Mondadori.

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“Diventare famoso mi ha dato un senso di proprietà, mi ha portato pressione e responsabilità con cui ho dovuto guardare a me stesso per volermi sentire orgoglioso di me.”

Roy Dupuis (1963) attore cinematografico e attore televisivo canadese

dall'intervista a L'Actualité del febbraio 2002
2002

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“Questa Aula dovrà ascoltare la sofferenza sociale di una generazione che ha smarrito se stessa, prigioniera della precarietà, costretta spesso a portare i propri talenti lontano dall'Italia. Dovremo farci carico dell'umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore, ed è un impegno che fin dal primo giorno affidiamo alla responsabilità della politica e del Parlamento. Dovremo stare accanto a chi è caduto senza trovare la forza o l'aiuto per rialzarsi, ai tanti detenuti che oggi vivono in una condizione disumana e degradante, come ha autorevolmente denunziato la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. Dovremo dare strumenti a chi ha perso il lavoro o non lo ha mai trovato, a chi rischia di smarrire perfino l'ultimo sollievo della cassa integrazione, ai cosiddetti esodati, che nessuno di noi ha dimenticato, ai tanti imprenditori che costituiscono una risorsa essenziale per l'economia italiana e che oggi sono schiacciati dal peso della crisi, alle vittime del terremoto e a chi subisce ogni giorno gli effetti della scarsa cura del nostro territorio. Dovremo impegnarci per restituire fiducia a quei pensionati che hanno lavorato tutta la vita e che oggi non riescono ad andare avanti. Dovremo imparare a capire il mondo con lo sguardo aperto di chi arriva da lontano, con l'intensità e lo stupore di un bambino, con la ricchezza interiore e inesplorata di un disabile.”

Laura Boldrini (1961) giornalista e politica italiana
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“La politica ha un'enorme responsabilità nel garantire la tutela dei diritti delle persone, perché un Paese civile fonda, necessariamente, le sue basi sulla cultura della tolleranza, dell'integrazione e dell'aiuto ai più deboli, agli ultimi, a coloro che non hanno nulla.”

Silvia Chimienti (1985) politica italiana

Origine: Citato in Camera dei deputati della Repubblica Italiani – XVII Legislatura – Resoconto stenografico dell'Assemblea – Seduta n. 46 del 4 luglio 2013 http://documenti.camera.it/apps/commonServices/getDocumento.ashx?idLegislatura=17&sezione=assemblea&tipoDoc=pdf&idseduta=046 – Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 13,43).. Roma, 4 luglio 2013.

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“Non so quanto la tv australiana avesse investito sul mondiale 2006, né come abbia reagito a un'eliminazione all'ultimo secondo dell'ottavo di finale, per un calcio regalato da un arbitro spagnolo a un terzino italiano colto da svenimento. Ma scommetterei in maniera più elegante, e più sportiva, di quella che la Rai scelse di cavalcare nell'infausto 2002 coreano. […] Durò un paio di giorni, per la verità, anche lo scarico di responsabilità da parte della squadra, sotto forma di tiro al bersaglio dell'arbitro Moreno. Ma poi, salvo qualche eccezione, il comune senso del pudore, prima ancora del fair play, riprese il sopravvento e si cominciò a riconoscere che se gli arbitraggi rassicuranti, oltre che davvero imparziali, sono oggettivamente diversi, ancor più diverse sono le congiure. Quando una squadra deve perdere, secondo quanto cercarono di farci credere [I giornalisti RAI], non arriva a giocarsi due match-ball come quelli di Vieri e Gattuso a pochi minuti dalla fine. La fermano prima, alla maniera di Aston in Cile. La Rai invece, impavida, andò avanti per settimane. E più passavano i giorni, più grosse le sparava. Sino a quella, davvero memorabile, dell'azione per danni alla Fifa. Il presupposto era, ovviamente, che Byron Moreno fosse il braccio armato di Blatter, investito della missione di far andare avanti, a qualunque costo, la squadra di casa. In buona sostanza, tuonò con supremo sprezo del ridicolo un avvocato dell'ufficio legale della Rai, chiederemo a Zurigo il rimborso totale di quanto è stato pagato per i diritti, cioè settanta milioni di euro, il rimborso delle spese di produzione per la trasferta in Corea e Giappone, e i danni derivati dalla caduta negativa della pubblicità. Mancavano giusto un paio di divisioni da ammassare al confine di Chiasso. I programmi sportivi dedicati al mondiale, che ovviamente continuava, amplificarono i toni, e più di un quotidiano cadde in tentazione. Si arrivò a leggere che la causa avrebbe fatto giurisprudenza a livello mondiale, al pari della sentenza Bosman: quando l'unico rimando possibile era, con tutta evidenza, a capitan Fracassa. […] La sera del 9 gennaio 2003, Raidue portò nei propri studi in esclusiva mondiale nientemeno che il famigerato Byron Moreno. E a chi affidare la faccia? A Enzo Biagi no, perché era già in vigore l'editto di Sofia, a Minoli nemmeno, Tosatti forse aveva un impegno. Sicché prese in prestito da Sky, senza alcun diritto di riscatto, l'intramontabile José Altafini. Civile la conversazione. Ma inserita nell'ambito di uno show dal titolo Stupido Hotel, mai come in quel caso un nome una garanzia. Così l'arbitro ecuadoregno entrò in scena dalla porta girevole con una valigetta piena di soldi, rispose punto per punto alle domande non proprio asfissianti dell'intervistatore, concluse argomentando sottilmente che quella sera a Daejon era stata l'Italia, non lui, a sbagliare la partita, e fu congedato da un simpatico gavettone sulle note del coro del Nabucco: che per una rete in quota Lega rappresentava, con tutta evidenza, l'inno nazionale. Una serie di interpellanze parlamentari non riuscirono a chiarire né la ragione di quella straordinaria partecipazione, né l'entità del compenso ricevuto da Moreno, dall'ordine comunque di alcune decine di migliaia di dollari. Fatto sta che, grazie alla sportività della Rai, l'ex nemico pubblico numero uno ebbe l'opportunità di dimostrare che i buffoni, semmai, erano altrove. E il cerchio finalmente si chiuse.”

Gigi Garanzini (1948) giornalista, scrittore e conduttore radiofonico italiano

cap. La cultura della sconfitta

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“È meglio assumere un sottosegretario che una responsabilità.”

Leo Longanesi (1905–1957) giornalista, pittore e disegnatore italiano

Roma, 4 novembre 1944
Parliamo dell'elefante

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“Io sono una moderata, la mia formazione è moderata, vengo da una famiglia moderata, tutta la mia vita ne è testimonianza a differenza del candidato Pisapia che è stato dalla Corte di Assise riconosciuto responsabile del furto di un veicolo che doveva servire per il sequestro e il pestaggio di un giovane. Giudicato responsabile e amnistiato. L'amnistia non è assenza di responsabilità.”

Letizia Moratti (1949) politica e manager italiana

11 maggio 2011; citato in Gian Antonio Stella, Dai condoni all'aspirasmog Promesse e svarioni al voto http://www.corriere.it/politica/speciali/2011/elezioni-amministrative-ballottaggi/notizie/28-Dai-condoni-all-aspirasmog-Promesse-e-svarioni-al-voto_2bc11166-88f4-11e0-9363-be870bec5f6b.shtml, Corriere della sera, 28 maggio 2011

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“Io non voglio avere responsabilità | Al mio risveglio non ne voglio nemmeno metà.”

Nesli (1980) rapper, beatmaker e cantautore italiano

da Non fai per me, n. 12
Le verità nascoste

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“La responsabilità è ciò che attende fuori dell'Eden della creatività.”

Nadine Gordimer (1923–2014) scrittrice sudafricana

da Vivere nell'interregno
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“Il nostro scopo è quello di avere il più grande partito del Paese senza responsabilità di governo.”

Corrado Guzzanti (1965) comico, attore e sceneggiatore italiano

Imitazioni, Fausto Bertinotti

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“Capisco il tragico significato della bomba atomica…È una responsabilità tremenda…ringraziamo Dio che essa è stata inventata da noi e non dai nostri nemici e preghiamo di poterla usare secondo la Sua volontà e per i Suoi fini.”

Harry Truman (1884–1972) 33º presidente degli Stati Uniti d'America

Origine: Citato in AnneFrank.org http://www.annefrank.org/it/Subsites/Cronologia/Il-dopoguerra-1945--/Il-ritorno-di-Otto/.

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“[…] come concepire la pena, come ordinare il carcere? Pura retribuzione, o vendetta, della comunità lesa nel suo diritto di sicurezza e di tranquillità, oppure anche tentativo di promuovere e di favorire la liberazione del condannato dalla scelta delinquenziale? Se non ci si abbandona a un istinto sommario ma si vuole riflettere secondo razionalità, bisogna riconoscere che la seconda alternativa, per quanto complessa e difficile, difende meglio, più a fondo, l'interesse collettivo. Il pianeta carcere con i suoi abitanti non può essere considerato qualcosa di siderale, di «totalmente altro» da noi che ne stiamo fuori. È una parte della società che, a causa dei suoi comportamenti antisociali, dei reati commessi violando le leggi, sconta la pena inflitta al termine di un processo non solo legittimo ma doveroso, inderogabile. Dunque la società libera non può lavarsene le mani come se non la riguardasse, deve, al contrario, farsene carico. […] non ci si può limitare a chiedere che i rei siano posti in condizione di non nuocere più: ci si deve innanzitutto interrogare se del reato commesso non esista una responsabilità collettiva, sia pure indiretta, in quanto non abbiamo saputo intervenire in tempo per risolvere un disagio e prevenirne le conseguenze criminose (la prevenzione, di cui tanto si parla, non è delegabile interamente agli organi di polizia, è compito di tutti […]).”

Mario Gozzini (1920–1999) scrittore, politico e giornalista italiano

cap. 1, 2: p. 6
La giustizia in galera?

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