Frasi su attaccamento

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema attaccamento, vita, amore, proprio.

Frasi su attaccamento

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“Definire la libertà come indipendenza nasconde un pericoloso equivoco. Non esiste per l'uomo indipendenza assoluta (un essere finito che non dipenda da nulla, sarebbe un essere separato da tutto, eliminato cioè dall'esistenza). Ma esiste una dipendenza morta che lo opprime e una dipendenza viva che lo fa sbocciare. La prima di queste dipendenze è schiavitù, la seconda è libertà. Un forzato dipende dalle sue catene, un agricoltore dipende dalla terra e dalle stagioni: queste due espressioni designano realtà ben diverse. Torniamo ai paragoni biologici che sono sempre i più illuminanti. In che consiste il "respirare liberamente"? Forse nel fatto di polmoni assolutamente "indipendenti"? Nient'affatto: i polmoni respirano tanto più liberamente quanto più solidamente, più intimamente sono legati agli altri organi del corpo. Se questo legame si allenta, la respirazione diventa sempre meno libera e, al limite, si arresta. La libertà è funzione della solidarietà vitale. Ma nel mondo delle anime questa solidarietà vitale porta un altro nome: si chiama amore. A seconda del nostro atteggiamento affettivo nei loro confronti, i medesimi legami possono essere accettati come vincoli vitali, o respinti come catene, gli stessi muri possono avere la durezza oppressiva della prigione o l'intima dolcezza del rifugio. Il fanciullo studioso corre liberamente alla scuola, il vero soldato si adatta amorosamente alla disciplina, gli sposi che si amano fioriscono nei "legami" del matrimonio. Ma la scuola, la caserma e la famiglia sono orribili prigioni per lo scolaro, il soldato o gli sposi senza vocazione. L'uomo non è libero nella misura in cui non dipende da nulla o da nessuno: è libero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che ama, ed è prigioniero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che non può amare. Così il problema della libertà non si pon in termini di indipendenza, ma in termini di amore. La potenza del nostro attaccamento determina la nostra capacità di libertà. Per terribile che sia il suo destino, colui che può amare tutto è sempre perfettamente libero, ed è in questo senso che si è parlato della libertà dei santi. All'estremo opposto, coloro che non amano nulla, hanno un bello spezzare catene e fare rivoluzioni: rimangono sempre prigionieri. Tutt'al più arrivano a cambiare schiavitù, come un malato incurabile che si rigira nel suo letto.”

Gustave Thibon (1903–2001) filosofo e scrittore francese

Origine: Ritorno al reale, p. 109-110

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“La disperazione è follia. La follia, la percezione della impossibilità di vivere: esserci, ma come non esserci. La disperazione come esperienza di follia è incompatibile con la vita. Vede morte, progetta morte e ammazza sé e l'altro. La disperazione è una follia possibile all'uomo, a tutti gli uomini; è anzi una prospettiva dell'uomo, si lega al suo bisogno di stare con l'altro, al fatto che da solo non può vivere, perché la vita umana non è solitudine ma condivisione, appartenenza, attaccamento. L'uccidere è un attimo di disperazione infinito e insanabile, e allora il mondo appare inutile e dannoso e un individuo si percepisce come irriducibile al mondo, come un alieno, come un alienato. Un sentimento umano, possibile, compatibile alla normalità. L'ammazzare si lega alla follia della normalità, a quella capacità dell'uomo che, se entrato in crisi, invece che aiutarlo a vivere lo trasformano in morte e lo spingono ad uccidere e rovinarsi, uccidersi. Diversa è la follia dal punto di vista clinico, ma anche da quello giuridico (l'incapacità di intendere e di volere: un'infermità che è sopravvenuta impedendo alla macchina umana di funzionare). Io vedo la follia come un meccanismo che ricalca quello della disperazione, della sensazione di fine: l'incomprensibilità del mondo, il tirarsene fuori. Stare ancora sul pianeta senza saperlo. Vicino agli altri senza aver bisogno dell'altro. Perdendo persino il ricordo delle parole e del loro significato, rinunciando a comunicare. La schizofrenia ne è un esempio straordinario: essere nel mondo come il mondo finisse e come se l'essere non avesse alcun senso, poiché ogni significato si pone in una relazione. Lo schizofrenico è un'isola, una monade chiusa in una cella dell'esistere, in una prigione del mondo. In isolamento perché così può ancora respirare. La vita che più si avvicina alla morte. Insomma, la follia ha già a che fare con la morte, anche se non nella sua rappresentazione corporea, bensì in quella psicologica, la personalità, e in quella sociale, le relazioni. Vi sono tre morti: quella del corpo, la più emblematica e assoluta, quella psicologica, che permette al corpo di essere ancora attivo e di rivestirsi persino di eleganza, e poi la morte sociale: privati di ogni dimensione, come se fossimo diventati trasparenti e, pur dentro una moltitudine, nessuno ci vedesse. Il folle è un morto che cammina e che respira. Se uccide lo fa senza disperazione, forse per stizza, è un cadavere che uccide. La follia ha già superato la disperazione e per questo vive senza vivere, vive da morta e, se uccide, uccide già morta.”

Vittorino Andreoli (1940) psichiatra e scrittore italiano

da Il lato oscuro, Rizzoli, 2002

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“L'attaccamento alla famiglia ha reso l'uomo carnivoro.”

Francis Picabia (1879–1953) pittore e scrittore francese

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“L'Italia intera è grata ai Carabinieri per il loro spirito di abnegazione e attaccamento al dovere, garanzia di tutela per il cittadino. L'Italia è grata anche per la meritoria azione svolta in campo internazionale sempre contraddistinta da umanità e fermezza nel rispetto delle civiltà e delle tradizioni.”

Carlo Azeglio Ciampi (1920–2016) 10º Presidente della Repubblica Italiana

Origine: Dal messaggio di augurio e di ringraziamento all'operato dei Carabinieri del Presidente della Repubblica per il 191° anniversario dell'Arma dei Carabinieri. Citato in 191mo anniversario dell'Arma: più arresti e maggiore prevenzione http://www.irpinianews.it/191mo-anniversario-dellarma-piu-arresti-e-maggiore-prevenzione/, IrpiniaNews.it, 8 giugno 2005.

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“Non lasciare che la mente sia turbata da oggetti esterni né che si perda dietro le proprie idee. Sii libero da ogni attaccamento e da ogni timore. Questa è la via per superare la miseria del nascere e del morire.”

Gautama Buddha (-563–-483 a.C.) monaco buddhista, filosofo, mistico e asceta indiano, fondatore del Buddhismo

Origine: Da Majjhima-nikāya, 138; citato Suzuki, p. 142.

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“L’amore totale si fonda non sull’attaccamento, ma sull’altruismo, che costituisce la risposta più efficace alla sofferenza.”

Dalai Lama (1935) 14º Dalai Lama e Premio Nobel per la Pace 1989

libro Conosci te stesso

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“Il distacco cristiano, in realtà, è un attaccamento infinito a tutte le realtà infinite.”

Maurice Zundel (1897–1975) poeta, filosofo, mistico, teologo

Una presenza interiore

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“Il soverchio attaccamento ai nostri giudizi è il primo impedimento alla perfezione.”

Giuseppe Marello (1844–1895) vescovo cattolico italiano

Scritti

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“Noi non siamo che un'associazione nascente, fondata da dodici anni, composta soprattutto da laici e da giovani che vogliono provvedere alla loro salvezza. Noi non avremmo alcuna qualifica per trattare con voi se il Sommo Pontefice Gregorio XVI non si fosse degnato, con un Breve del 10 gennaio 1845, di approvare paternamente la nostra istituzione, e di attribuirle delle ricche indulgenze di cui egli estende il beneficio a tutti coloro che noi avremo aggregato alla nostra Società. Il nostro primo scopo è stato quello di consolidare la fede e di rianimare la carità nella gioventù cattolica, di rafforzare i ranghi con amicizie edificanti e solide, e di formare così una nuova generazione, capace di riparare, se è possibile, il male che I'empietà ha fatto nel nostro paese. II primo modo di realizzare questo disegno fu di radunarsi tutte le settimane, di imparare così a conoscerci e ad amarci; e al fine di dare un interesse alle nostre riunioni, intraprendemmo la visita dei poveri a domicilio: gli portammo del pane, dei soccorsi temporali di vario genere, e sopratutto dei buoni libri e buoni consigli. Questa Società, fondata dodici anni fa da otto giovani, del tutto oscuri, conta oggi circa 10.000 membri, in 133 città; si è insediata in Inghilterra, in Scozia, in Irlanda, in Belgio, in Italia. Si sono sempre persegui questi due principali risultati: la santificazione della gioventù cristiana e la visita dei poveri a domicilio. Noi abbiamo in ciascuna città delle opere pei gli ammalati, per I'istruzione dei bambini, per il collocamento di operai, che sono affidate a dei comitati poco numerosi e soccorsi dal denaro della Società tutta intera. Possa I'unione della nostra umile Società diventare il simbolo dell' unione di tutti i popoli al di là e al di qua dei mari, nella pratica della legge di Dio, nella fedeltà alla fede, nell'attaccamento alla SS. Chiesa Romana e nell'amore di Nostro Signore Gesù Cristo.

Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!”

Frédéric Ozanam (1813–1853) storico e giornalista francese

Al Presidente della Società di San Vincenzo de Paoli del Messico, Parigi, 19 settembre 1845, p. 232
Lettere

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“[Rispondendo alle dichiarazioni di Antonio Cassano del 15 novembre 2012] Leggo con stupore le dichiarazioni rilasciate oggi dal signor Cassano, a seguito delle quali mi trovo costretto a fare alcune precisazioni: in primo luogo, non ho mai proferito il termine «moralità», della quale, tra l'altro, sono molto dotato, nonostante la squalifica per omessa denuncia sulla quale ho già espresso le mie opinioni in passato. Alla domanda su come vengano effettuate le scelte dei giocatori della Juventus ho fatto riferimento all'uomo, inteso come interprete del ruolo di calciatore in maniera professionalmente ineccepibile. Vale a dire: l'impegno, il rispetto delle regole, il rispetto dei ruoli, l'attaccamento al bene comune della squadra. Mi sembra che il signor Cassano nella propria carriera abbia più volte dimostrato sul campo e fuori dal campo, vedi imitazioni di Capello al Real Madrid, o le corna mostrate all'arbitro Rosetti ed altri episodi, di non avere i requisiti richiesti dal sottoscritto. Inoltre altri aneddoti in tal senso ce li ha raccontati lui stesso nella sua biografia. Ritengo pertanto di non dover aggiungere altro, fermo restando che quando uso determinati termini, ne valuto appieno il significato letterale.”

Antonio Conte (1969) calciatore e allenatore italiano

Origine: Citato in Conte risponde a Cassano: «Mai parlato di moralità» http://www.tuttosport.com/calcio/serie_a/juventus/2012/11/15-226224/Conte+risponde+a+Cassano%3A+%C2%ABMai+parlato+di+moralit%C3%A0%C2%BB, Tuttosport, 15 novembre 2012.

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“Ciò che ferma il movimento della vita è l'attaccamento a sé.”

Jean Cardonnel (1921–2009) religioso

Origine: Dio si compromette, p. 50

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“[Nel 2006 sul calcio moderno] Come negli altri sport, non c'è più l'attaccamento alla maglia. I ragazzi a 22 anni sono miliardari. Alle prime difficoltà nel club se ne vanno. Esistono ancora eccezioni, che diventano eroi. In Italia, Paolo Maldini è un esempio straordinario.”

Yannick Noah (1960) tennista e cantante francese

Origine: Citato in Alessandro Grandesso, Noah ecco il mio doppio http://archiviostorico.gazzetta.it/2006/gennaio/21/Noah_ecco_mio_doppio_sw_0_060121221.shtml, Gazzetta dello Sport, 21 gennaio 2006.

“In quella che abbiamo ribattezzato l'interpretazione comunitarista del danno, la contaminazione è stata considerata come una «disgrazia» venuta dall'esterno, che ha rischiato di disperdere la comunità. È questo pericolo che i sevesini hanno cercato di contrastare, difendendo il proprio attaccamento al territorio. In questo affermare la comunità come bene da difendere, i sevesini hanno trovato il modo di rivendicare pubblicamente ciò che stava loro a cuore, e che vedevano altrimenti inascoltato: l'importanza del loro legame con il territorio e la volontà, per quanto fosse possibile, di preservarlo, nonostante il danno ambientale.
Il prevalere dell'interpretazione comunitarista del danno da diossina, che spiega la singolare trasformazione della vicenda dell'Icmesa da disastro industriale a conflitto culturale, chiama allora in causa quella che fu una sconfitta chiara e senza sfumature. la sconfitta delle istituzioni, quelle della scienza come quelle della politica, che fallirono nel loro compito di far esistere un mondo "in comune" tra gli attori, all'interno del quale poter agire insieme per perseguire interessi collettivi condivisi. […]
Le conseguenze furono gravi, perché la perdita di legittimità che ne conseguì portava con sé la fragilizzazione del legame sociale, già scosso dall'incidente, che alimentò l'emergere di comportamenti opportunistici e un diffuso ripiegamento nel privatismo, confermando tra cittadini e istituzioni un rapporto di alterità e distanza che aveva una lunga consuetudine. E in questa abitudine alla distanza delle – e dalle – istituzioni che mette radici la chiusura comunitaristica, in cui si perde il riferimento alla corresponsabilità verso la cosa pubblica per riconoscere nella propria comunità l'unico bene da difendere.”

Laura Centemeri sociologa economica e saggista italiana

dalle Conclusioni, p. 186
Ritorno a Seveso

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“Quando la rivoluzione scoppiò in Germania, come amante della libertà, mi aspettavo che le università la difendessero, dato che avevano sempre vantato il loro attaccamento alla causa della verità. Ma no, le università vennero subito ridotte al silenzio. Poi rivolsi le mie attese ai grandi direttori dei giornali, che in passato avevano proclamato nei loro ardenti editoriali l'amore per la libertà. Ma anch'essi, come le università, nel giro di poche settimane furono ridotti al silenzio. Infine guardai agli scrittori che, come guide intellettuali della Germania, spesso avevano scritto del ruolo della libertà nella vita moderna e constatai che essi pure tacevano.Soltanto la Chiesa si oppose decisamente alla campagna di Hitler per sopprimere la verità. Non mi ero mai interessato alla Chiesa prima di allora, ma adesso provo ammirazione e stima per la Chiesa, poiché sola ebbe il coraggio e la perseveranza di difendere la verità intellettuale e la libertà morale. Sono costretto ad ammettere che quel che una volta disprezzavo ora ammiro incondizionatamente.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Being a lover of freedom, when the revolution came in Germany, I looked to the universities to defend it, knowing that they had always boasted of their devotion to the cause of truth; but, no, the universities immediately were silenced. Then I looked to the great editors of the newspapers whose flaming editorials in days gone by had proclaimed their love of freedom; but they, like the universities, were silenced in a few short weeks. [...] Only the Church stood squarely across the path of Hitler's campaign for suppressing truth. I never had any special interest in the Church before, but now I feel a great affection and admiration because the Church alone has had the courage and persistence to stand for intellectual truth and moral freedom. I am forced thus to confess that what I once despised I now praise unreservedly.
Questa dichiarazione venne riportata nell'articolo Religion: German Martyrs, pubblicato sul Time Magazine del 23 dicembre 1940. La citazione ebbe una grande diffusione e più scrittori la interpretarono in modo diverso. In una lettera dello scienziato del 1943 indirizzata a un ministro presbiteriano, che aveva chiesto una conferma in merito alle parole riportate da Time Magazine, Einstein confermò di aver dichiarato approssimativamente qualcosa del genere, ma precisò che le dichiarazioni risalivano ai primi anni del regime nazista (ben prima del 1940) e erano state più «moderate» rispetto a quelle riportate successivamente dal Time Magazine («It is true that I made a statement which corresponds approximately with the text you quoted. I made this statement during the first years of the Nazi-Regime — much earlier than 1940 — and my expressions were a little more moderate.»).<ref group="fonte">
Errate
Origine: Il lato umano, pp. 87-88.
Origine: L'articolo originale del Time Magazine è riportato in parte su DrJudithReisman http://www.drjudithreisman.com/archives/2010/11/religion_german.html.

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“Poter lavorare in una Società dalla storia gloriosa e prestigiosa come il Toro è per me motivo di grandissimo orgoglio. Questa è una piazza unica, il pubblico granata è conosciuto in tutta Italia per la sua passione, per il suo grande attaccamento alla squadra, per quel suo forte senso di appartenenza alla maglia: sono valori importanti, in cui mi riconosco […].”

Siniša Mihajlović (1969) allenatore di calcio e ex calciatore serbo

Origine: Citato in Torino, Mihajlovic è il nuovo tecnico: "Mi riconosco nei valori granata" http://www.gazzetta.it/Calciomercato/25-05-2016/torino-mihajlovic-nuovo-tecnico-mi-riconosco-valori-granata-150826149163.shtml, Gazzetta.it, 25 maggio 2016.

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“Ho molti difetti, ma l'attaccamento alla poltrona non è tra questi.”

Marco Follini (1954) politico e giornalista italiano

Citazioni tratte da interviste

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“[Su Giacinto Facchetti] Resta di esempio per le nuove generazioni l'attaccamento ai valori di lealtà e di agonismo che hanno fatto di lui un grande campione e manager. Simbolo dello sport italiano, ha saputo dimostrare nel corso della sua lunga carriera non soltanto le doti tecniche di calciatore ma anche la correttezza, la compostezza e la professionalità come dirigente.”

Giorgio Napolitano (1925) 11º Presidente della Repubblica Italiana

Origine: Citato in Mazzola: "Compagno meraviglioso sempre pronto a lottare" http://www.repubblica.it/2006/09/sezioni/sport/calcio/morto-facchetti-reazioni/morto-facchetti-reazioni/morto-facchetti-reazioni.html, la Repubblica, 4 settembre 2006.

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“Mia madre era pazza. Non ho mai sentito per lei l'attaccamento che si prova per una madre. Se ne stava sempre seduta, sola, nella casa di suo padre a Shiba, i capelli raccolti da un pettine, a fumare da un lungo bocchino. Era minuta. Quando lessi il Seisōki e vi trovai la definizione «odore di terra, sapore di fango» pensai subito al volto di mia madre, al suo profilo emaciato. Non ebbi mai l'affetto di mia madre.”

Ryūnosuke Akutagawa (1892–1927) scrittore e poeta giapponese

Il registro dei morti, p. 169
Rashōmon e altri racconti
Origine: Nel testo è riportata questa nota: "Ricordi del Palazzo Occidentale. Famosa opera del teatro dell'epoca Yuan. Si ispira a una storia d'amore dell'epoca Tang."

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“Ogni dharma è libero e privo di attaccamento, e non dimora in alcun luogo.”

Gautama Buddha (-563–-483 a.C.) monaco buddhista, filosofo, mistico e asceta indiano, fondatore del Buddhismo

Origine: Ente.
Origine: Citato in Shōbōgenzō, a cura di Kōsen Nishiyama, traduzione dall'inglese di Sergio Oriani, Editrice Pisani, 2003, p. 282. ISBN 88-87122-37-7

Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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