Frasi su Cristo
pagina 11

Sébastien Castellion photo
Gilbert Keith Chesterton photo
Pietro Barcellona photo
Pier Paolo Pasolini photo
Ignazio Silone photo
Mark Twain photo
Dacia Maraini photo

“Non c'è niente di peggio del fanatismo religioso. Le guerre più feroci, i delitti più crudeli, i massacri più spietati sono stati fatti nella storia in nome di un Dio tirannico e affamato di potere. Ignari della parola di Cristo o di Budda o di Maometto che non hanno parlato di scannare, sgozzare, bruciare vive le persone.”

Dacia Maraini (1936) scrittrice italiana

Origine: Dall'intervista di Gabriele Lippi, Dacia Maraini: "L'Isis? Il buon senso prevarrà" http://www.lettera43.it/esclusive/dacia-maraini-l-isis-il-buon-sensoprevarra_43675164905.htm,Lettera43.it, 11 maggio 2015.

Rocco Scotellaro photo

“Solo la notte sapevi che eri un vinto e Cristo era il vincitore. Ma t'addormentavi così presto!”

Rocco Scotellaro (1923–1953) scrittore, poeta e politico italiano

Uno si distrae al bivio

Camillo Prampolini photo
Mauro Leonardi photo
Sébastien Castellion photo
Bertrand Russell photo
Giustino martire photo

“Le questioni principali che affrontiamo in Inchiesta su Gesù sono quattro. Quattro domande in particolare. Primo. Gesù era un cristiano o invece era un ebreo che è rimasto sempre tale e non mai voluto fondare una nuova religione? E se il cristianesimo è nato dopo la sua morte, quando e perché si è formato e in che misura gli è fedele? Se Gesù era un ebreo la nostra civiltà occidentale ha alla sua base anche l'ebraismo o solo il cristianesimo? Secondo. Gesù era convinto che l'avvento del Regno di Dio fosse imminente? Pensava davvero che avrebbe posto fine alle ingiustizie, portato la salute ai malati e la liberazione ai poveri e agli schiavi? Oppure attendeva solo la risurrezione ed era portatore di un messaggio di salvezza ultraterrena? Terzo. La responsabilità della morte di Gesù fu dei Romani che lo giustiziarono con la pena romana della crocifissione oppure fu prevalentemente degli ebrei? E infine, quarto. I Vangeli canonici (Marco, Luca, Matteo e Giovanni) datano all'incirca tra il 70 e il 100 dopo Cristo? Oppure a scriverli furono dei testimoni oculari? Le loro informazioni sempre sono esatte? Oppure a volte si contraddicono? Per sapere chi fu realmente Gesù è necessario utilizzare anche fonti non canoniche come la Didachè, l'Ascensione di Isaia, il Vangelo di Pietro, ecc.? Oppure devono bastare i quattro Vangeli canonici e le lettere di Paolo? E ancora. Gesù era un celibe come vuole la tradizione o invece era sposato o addirittura gay come vorrebbe tutto un filone di film e romanzi torbidi?”

Mauro Pesce (1941) docente, biblista e storico italiano

da Inchiesta su Gesù http://www.magazine.unibo.it/Magazine/Attualita/2006/12/14/gesu.htm, in magazine.unibo.it, 14 dicembre 2006

Karl Barth photo

“La suprema libertà di Dio è in Gesù Cristo la sua libertà di amare.”

Karl Barth (1886–1968) teologo svizzero

Origine: Da L'umanità di Dio, p. 99.

Tommaso da Celano photo
Ignazio Silone photo
Ignazio Silone photo
Hans Urs Von Balthasar photo
Pietro Canisio photo

“Altri possono prendere a pretesto il proprio lavoro, possono mirare alle cariche più alte, che rendono alla Chiesa massimi servigi. (...) Possono anche giustificarsi affermando che non vogliono diventare essi stessi bambini fra i bambini. Cristo, la Sapienza di Dio stesso, non si è tirato indietro e ha trattato i fanciulli con confidenza.”

Pietro Canisio (1521–1597) gesuita e teologo olandese

Pietro Canisio, Epistulae, VII, 333 dalla lettera http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/letters/1997/documents/hf_jp-ii_let_19970925_canisio.html di Giovanni Paolo II ai vescovi tedeschi in occasione del IV centenario della morte di s.Pietro Canisio

Elio Vittorini photo

“Come cultura, Gesù Cristo è non meno importante di ciò che è come fede o vita dei fedeli. Nulla di quanto gli uomini hanno detto di nuovo o concreto o anche solo di utile, dopo di lui, è stato detto in contrasto con lui.”

Elio Vittorini (1908–1966) scrittore italiano

Origine: Da Il Politecnico, 1946; citato in Vittorio Messori, Ipotesi su Gesù, collana Sestante, Società Editrice Internazionale, 2001, p. 92. ISBN 88-05-05867-X

Ignazio Silone photo
Menno ter Braak photo
Papa Francesco photo

“La Chiesa non è un negozio, non è un'agenzia umanitaria, la Chiesa non è una ONG, la Chiesa è mandata a portare a tutti Cristo e il suo Vangelo.”

Papa Francesco (1936) 266° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Udienze, Udienza Generale 23 ottobre 2013, Piazza San Pietro http://www.vatican.va/holy_father/francesco/audiences/2013/documents/papa-francesco_20131023_udienza-generale_it.html

Vittorio Sgarbi photo

“Cristo non dice di uccidere. Il Dio del fondamentalista, invece, dice: il cristiano non deve esistere, l'ebreo non deve esistere…”

Vittorio Sgarbi (1952) critico d'arte, politico e opinionista italiano

da un post https://www.facebook.com/SgarbiVittorio/posts/1027537977302609 del 17 novembre 2015
Da Facebook.com

Ignazio Silone photo

“L'intera opera di Adrienne von Speyr si configura come un «mondo» talmente costituito che isolare all'interno di esso qualche aspetto parziale, può risultare pericoloso in quanto se ne perde la prospettiva globale.”

Paolo Martinelli (1958) vescovo cattolico e teologo italiano

da La morte di Cristo come rivelazione dell'amore trinitario: nella teologia di Hans Urs von Balthasar, Jaca Book, Milano, 1996, p. 54 http://books.google.it/books?id=RMFU4U_TrE8C&pg=PA54. ISBN 88-16-30301-8

Mauro Leonardi photo

“Cercare il raccoglimento all'inizio dell'orazione, significa allora imparare a evitare la «solitudine dei pensieri»: quei pensieri che ronzano incessantemente nella nostra testa e ci impediscono di ascoltare Dio. È necessario imparare a raccoglierli uno per uno e ad abbandonarli nelle sue mani, fossero anche pensieri per le nostre offese a Dio. Guardare a Cristo, piuttosto che rimanere soli nel fastidioso brontolio di quegli sciami che ronzano nella nostra testa, significa aver individuato la differenza tra Pietro e Giuda. Entrambi tradiscono Cristo. Anzi forse Pietro, che tradisce il Maestro per paura di una donnetta e non al cospetto di Caifa, lo fa in maniera più umiliante. Eppure Pietro diventa santo e invece Giuda si suicida. La differenza è molto semplice: Pietro quando si accorge del proprio peccato, non guarda sé stesso ma Cristo («E Pietro si ricordò della parola di Gesù che aveva detto "Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte"» Mt 26, 75). Invece Giuda ha occhi solo per sé stesso, per il progetto della propria vita ormai andato perso, irrecuperabile («Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente», Mt 27, 4). Pietro si conosce nello sguardo di Cristo, Giuda si vede con i propri occhi. Il primo vede la propria grandezza: Cristo mi ama non perché io "lo meriti", ma perché sì; e proprio quest'amore mi renderà amabile ai suoi occhi. Il secondo crede ormai di doversi arrangiare da solo. Di essere diventato grande. Adulto. Cioè orfano.”

Mauro Leonardi (1959) giornalista italiano

Origine: Mezz'ora di orazione, p. 23

Carmen Consoli photo

“Cristo in croce sembrava più infastidito dalle infamie che dai chiodi”

Carmen Consoli (1974) cantautrice italiana

da Maria Catena, n.2
Eva contro Eva

Alda Merini photo
Sébastien Castellion photo
Ignazio Silone photo
Papa Francesco photo
Vittorio Messori photo
Ignazio Silone photo
John Patrick Foley photo
Philip Roth photo
Søren Kierkegaard photo
Giancarlo De Cataldo photo
Giorgio La Pira photo
Franz Werfel photo

“Su questa terra non vi è alcun problema all'infuori di Cristo.”

Franz Werfel (1890–1945) scrittore e drammaturgo austriaco

Origine: Citato in Aa.Vv., Incontri e scontri col Cristo, Ferro, Milano, 1971, vol. I, p. XXII.

Anthony de Mello photo
Tommaso Campanella photo
Olindo Guerrini photo

“Bevendo in fresco, e bestemmiando Cristo.”

Olindo Guerrini (1845–1916) poeta e scrittore italiano

Origine: Postuma: canzoniere di Lorenzo Stecchetti, XVII

Béchara Boutros Raï photo
Curzio Malaparte photo
Jean-Louis Bruguès photo

“Cristo non beatifica affatto alcune categorie sociali in quanto tali.”

Jean-Louis Bruguès (1943) arcivescovo cattolico francese

La felicità orizzonte della morale

Lars Gustafsson photo
John Wesley photo

“Io credo nel mio cuore che la fede in Gesù Cristo può e vuole condurci al di là di un interesse esclusivo per il benessere degli altri esseri umani, verso una preoccupazione più generale per il benessere degli uccelli nei nostri cortili, dei pesci nei nostri fiumi, e di ogni creatura che vive sulla faccia della Terra.”

John Wesley (1703–1791) teologo inglese

Origine: I believe in my heart that faith in Jesus Christ can and will lead us beyond an exclusive concern for the well-being of other human beings to a broader concern for the well-being of the birds in our backyards, the fish in our rivers, and every living creature on the face of the earth. (citato in J. R. Hyland, God's Covenant with Animals, Lantern Books, 2004, p. XII http://books.google.it/books?id=nRMxniy-eKoC&pg=PR12. ISBN 1-930051-15-8)

Papa Giovanni Paolo II photo
Domenico Scilipoti photo
Rayden photo
Antipapa Giovanni XXIII photo
Lucio Dalla photo
Ignazio Silone photo
Scipio Slataper photo
Ignazio Silone photo
Giovanni Cena photo
Eugen Drewermann photo
Giovanni Pascoli photo
Roberto Longhi photo

“[Michelangelo Merisi da Caravaggio] La sua ostinata deferenza al vero poté anzi confermarlo nella ingenua credenza che fosse "l'occhio della camera" a guardar lui e a suggerirgli tutto. Molte volte dovette incantarsi di fronte a quella "magia naturale"; e ciò che più lo sorprese fu di accorgersi che allo specchio non è punto necessaria la figura umana, se, uscita questa dal suo campo, esso seguita a specchiare il pavimento inclinato, l'ombra sul muro, il nastro caduto a terra. Che altro potesse conseguire a questa risoluzione di procedere dipingendo per specchiatura diretta della realtà, non è troppo difficile intendere. Ne conseguiva la tabula rasa del costume pittorico del tempo che, preparandosi gli argomenti in carta e matita per via di erudizione storica e di astrazione stilizzante, aveva elaborato una complessa classificazione del rappresentabile, dove, per meglio servire alla società di allora, non poteva che preferirsi l'aspetto della classe dominante. Ma il Caravaggio pensa invece alla vita comune, ai sentimenti semplici, all'aspetto feriale delle cose che valgono, nello specchio, come gli uomini. […] Anche il Caravaggio avvertiva il pericolo di ricadere nell'apologetica del corpo umano, sublimata da Raffaello o Michelangelo, o magari nel chiaroscuro melodrammatico del Tintoretto. Ma ciò che gli andava confusamente balenando era ormai non tanto il rilievo dei corpi quanto la forma delle tenebre che li interrompono. Lì era il dramma della realtà più portante ch'egli intravedeva dopo le calme specchiature dell'adolescenza. E la storia della religione, di cui ora si impadroniva, gli tornava come un seguito di drammi brevi e risolutivi la cui punta non può indugiarsi nella durata sentimentale delle trasparenze, anzi inevitabilmente s'investe del lampo abrupto della luce rivelante, fra gli strappi inconoscibili dell'ombra. Uomini e santi si sarebbero impigliati in quel tragico scherzo. Giacché, per restar fedeli alla natura del mondo, occorreva far sì che il calcolo dell'ombra apparisse come casuale, e non causato dai corpi; ove volesse esimersi dal riattribuire all'uomo la sua funzione umanistica dirimente, di eterno protagonista e signore del creato. Perciò il Caravaggio seguitò, e fu fatica di anni, ad osservare la natura della luce e dell'ombra incidentali. […] Chi non sa che il Tintoretto studiava al lume di lucerna, non già il vero, ma i modellini della Cappella Medicea? E che i modellini del Greco erano cere dove si stiravano in una poetica follia le ultime spire laocoontiche del disegno 'serpentinato'? Ma ora è la realtà stessa a venir sopraggiunta dal lume per 'incidenza': il caso, l'incidente luminoso, diventano causa efficiente della nuova pittura (o poesia). Non v'è Vocazione di Matteo senza che il raggio, assieme col Cristo, entri dalla porta socchiusa e ferisca quel turpe spettacolo dei giocatori d'azzardo. In effetto Caravaggio stagliò questa sua "descrizione di luce", questo poetico "fotogramma", quando l'attimo di cronaca gli parve emergere, non dico con un rilievo, ma con uno spicco, con un'evidenza così memorabile, invariabile, monumentale, come dopo Masaccio non s'era più visto.”

Roberto Longhi (1890–1970) storico dell'arte italiano

citato in Caravaggio, pp. 187-188
Il Caravaggio

Roberto Bellarmino photo

“Dare una casacca a Dio, infilare a Gesù il Cristo la maglia della Nazionale occidentale, è blasfemia.”

Paolo Giuntella (1946–2008) giornalista e scrittore italiano

Il fiore rosso

Giuseppe Mazzini photo
Nerses Shnorhali photo

“Eletta, prudente, di grazie piena, | di schiatta di re possenti, | dono a noi tu sei della casa Latina, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Viandante al cielo | nelle leggi del cielo profonda, | rinnegasti te stessa, e il grado avito, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Sapiente, santa, veneranda vergine, | al fuoco gettato dal Verbo in terra | accendesti la lampada della fede, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Allo sposo, Cristo incarnato, | con intatta verginità sposata, | nel talamo inaccessibile riposasti, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || D'amor nutrita, pavone gentile, con fila d'oro lucenti e fine, | del crisma, e di triplice corona invidiabile, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Dritto-volante colomba aerea, | l'arca del novello Noè è tuo riposo: | spegnitrice di serpi, cicogna giusta, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Savia martire combattente | per la potenza del Verbo del Padre, | che forte pigiasti lo strettojo colmo, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Oh colorita di colore purpureo, fronzuta, vermiglia qual mela, | inclita sposa, di sangue velata, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima!”

Nerses Shnorhali (1102–1173) scrittore e santo armeno

Inno a Santa Ripsima
Origine: In Orfeo, il tesoro della lirica universale, a cura di Vincenzo Errante e Emilio Mariano, sesta edizione rinnovata e accresciuta da Emilio Mariano, Sansoni, Firenze, traduzione di Anonimo Padre Mechitarista, pp. 277-278.

Curzio Malaparte photo

“Sottili fili di acciaio, avvolti intorno a quella stessa sorta di viti di legno che negli strumenti musicali servono a tender le corde, tenevano aperte le labbra di quelle orrende ferite: si vedeva il cuore nudo pulsare, i polmoni dalle venature dei bronchi simili a rami d'albero, gonfiarsi proprio come fa la chioma di un albero nel respiro del vento, il rosso, lucido fegato contrarsi adagio adagio, lievi fremiti correre sulla polpa bianca e rosea del cervello come in uno specchio appannato, il groviglio degli intestini districarsi pigro come un nodo di serpi all'uscir dal letargo. E non un gemito usciva dalle bocche socchiuse dei cani crocifissi. […] A un tratto, vidi Febo. Era disteso sul dorso, il ventre aperto, una sonda immersa nel fegato. Mi guardava fisso, e gli occhi aveva pieno di lacrime. Aveva nello sguardo una meravigliosa dolcezza. Non mandava un gemito, respirava lievemente, con la bocca socchiusa, scosso da un tremito orribile. Mi guardava fisso, e un dolore atroce mi scavava il petto. "Febo" dissi a voce bassa. E Febo mi guardava con una meravigliosa dolcezza negli occhi. Io vidi Cristo in lui, vidi Cristo in lui crocifisso, vidi Cristo che mi guardava con gli occhi pieni di una dolcezza meravigliosa. "Febo" dissi a voce bassa, curvandomi su di lui, accarezzandogli la fronte. Febo mi baciò la mano, e non emise un gemito. Il medico mi si avvicinò, mi toccò il braccio: "Non potrei interrompere l'esperienza", disse, "è proibito. Ma per voi… Gli farò una puntura. Non soffrirà". […] Anche gli altri cani, distesi sul dorso nelle loro culle, mi guardavano fisso, tutti avevano negli occhi una dolcezza meravigliosa, e non il più lieve gemito usciva delle loro bocche. A un tratto un grido di spavento mi ruppe il petto: "Perché questo silenzio?", gridai, "che è questo silenzio?"”

Era un silenzio orribile. Un silenzio immenso, gelido, morto, un silenzio di neve. Il medico mi si avvicinò con una siringa in mano: "Prima di operarli", disse, "gli tagliamo le corde vocali".
La pelle, Il vento nero

Scipio Slataper photo
Camillo Prampolini photo
Charles De Coster photo
Béchara Boutros Raï photo
Iginio Ugo Tarchetti photo
Mario Soldati photo

“Noi siamo molto differenti dalle nostre azioni: peggiori delle azioni buone, migliori delle cattive.”

Louis Evely (1910–1985) religioso (sacerdote), scrittore (scrittore spirituale cristiano)

da Sei tu, quest'uomo. Incontri con Cristo, Marietti, traduzione di M. E. Schepesi, 1962

Cristina Campo photo

“Frequentare Chiese orientali mi ha confermato (se ce ne fosse stato bisogno) che la liturgia è l'archetipo supremo del destino e non solo del destino dei destini, quello di Cristo, ma del destino, semplicemente. È, per così dire, la suprema fiaba, quella a cui non si può resistere…”

Cristina Campo (1923–1977) scrittrice, poetessa e traduttrice italiana

Origine: Da Lettera a Rodolfo Quadrelli, Vigilia di Pentecoste, 1967, in Appassionate Distanze. Letture di Cristina Campo con una scelta di testi inediti, a cura di Monica Farnetti Filippo Secchieri Roberto Taioli, Tre Lune Edizioni, Mantova, 2006, p. 81. ISBN 8887355851

Papa Francesco photo
Alda Merini photo