Frasi su fortuna
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“Rompi gl'indugi: poco dura il grande favore della fortuna.”

Silio Italico (26–101) avvocato, politico e poeta romano

IV, 732

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“Poco mi giova aver costanza o fede; | per me fortuna avara | parla muta, ode sorda e cieca vede.”

Salvator Rosa (1615–1673) pittore, incisore e poeta italiano

da Or son pur solo...
Origine: Citato in I capolavori della poesia italiana, a cura di Guido Davico Bonino, CDE, Milano, 1972.

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“La fortuna rassomiglia alla luna che allora si ecclissa quando è più piena.”

Salvator Rosa (1615–1673) pittore, incisore e poeta italiano

317; p. 39
Il teatro della politica

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“La fortuna aiuta gli audaci.”

X, 284
Audentes fortuna iuvat.
Eneide

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“Il risultato mostra che la fortuna aiuta gli audaci.”

VIII, 29; 2009
[E]ventus docuit fortes fortunam iuvare.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X
Origine: L'espressione «La fortuna aiuta gli audaci», utilizzata da Livio anche in un altro passo dell'opera (XXXIV, 37), si trova in molti autori latini, soprattutto in Terenzio Phorm. 1, 4, 25 (203); cfr. Cicerone Tusc. 2, 4, 11. Cfr. anche Publio Virgilio Marone.

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“La fortuna molto può in tutte le umane cose, ma specialmente in guerra.”

IX, 17; 2006
Fortuna per omnia humana maxime in res bellicas potens.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

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“Tutti sanno che, sotto un buon condottiero, non ha grande valore la fortuna, ma sono a prevalere l'intelligenza e la razionalità.”

XXII, 25; 1997
Sciant homines bono imperatore haud magni fortunam momenti esse, mentem rationemque dominari.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“È facile rinunciare al possesso di una grande fortuna nel momento in cui lo si desideri, difficile e impegnativo è invece prepararla e costruirla.”

Dionisio I di Siracusa: XXIV, 22; 1997
Facile esse momento quo quis velit cedere possessione magnae fortunae; facere et parare eam difficile atque arduum esse.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Per i barbari la fedeltà gira al girare della fortuna.”

XXVIII, 17; 1997
[B]arbaris, quibus ex fortuna pendet fides.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“È difficile che rifletta sulle incertezze del caso, colui che mai è stato abbandonato dalla fortuna.”

Annibale: XXX, 30; 1997
Non temere incerta casuum reputat quem fortuna nunquam decepit.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“In Catone tanto più forti erano l'animo e l'indole che appariva chiaro come, qualunque fosse stato il suo rango sociale, si sarebbe costruito da solo la sua fortuna.”

XXXIX, 40; 1997
In hoc viro tanta vis animi ingeniique fuit, ut quocumque loco natus esset, fortunam sibi ipse facturus fuisse videretur.
Ab urbe condita, Libro XXXI – Libro XL

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“Uomo sarà colui che non si lascerà né trasportare dal soffio della buona fortuna né schiantare da quello della avversa.”

Lucio Emilio Paolo Macedonico: XLV, 8; 1997
Is demum vir erit, cuius animum neque prosperae <res> flatu suo efferent nec adversae infringent.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Il senso è che: uomo sarà colui il quale saprà approfittare delle occasioni con moderazione e sarà allo stesso tempo accorto nelle situazioni improvvise.

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“Sulla tua Fortuna ha avuto la meglio la mia malasorte.”

Tito Lívio (-59–17 a.C.) storico romano

Cornelia: libro CXII; 1997

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“Elisa: Il cuor si serra | Nelle fortune, e sol lo schiude il tocco | Delle grandi sventure..”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto II, p. 252
Galeotto Manfredi

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“Quante pupille brune | Passano disprezzate | Senza palme e fortune, | Perché mute, insensate | Non san piegarsi in giro, | Né destare un sospiro?.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Origine: Il cespuglio delle quattro rose, Canzonetta, p. 277

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“Da dove vengono le nostre idee?
Forse le migliori, quelle vere, non sono un premio per il talento o per la fortuna, bensì per l'umiltà.”

David Mamet (1947) drammaturgo, sceneggiatore e regista statunitense

Origine: Bambi contro Godzilla, p. 120

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“Occorre cautela e fortuna, quando si vogliono ritrovare cose pensate e sognate per molto tempo.”

Alessandro Tamburini (1954) scrittore, insegnante e sceneggiatore italiano

da Distanze, in Ultima sera dell'anno, il lavoro editoriale

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“La vera Nobiltà non consiste nei beni della Fortuna, né meno in quelli della Natura; ma solo in quelli dell'animo, per li quali l'huomo si rende quasi simile agli Dei.”

Francesco Andreini (1548–1624) attore e drammaturgo italiano

in prefazione da Le bravure del capitano Spavento, Giacomo Antonio Somasco, 1609

“Sulla scrivania si è fatto incidere il motto che ha decretato la sua fortuna: cos'è che ho detto?”

Walter Fontana (1957) umorista, sceneggiatore e scrittore italiano

Senza fonte, Citazioni da Mai dire Gol

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“Alla fine, è stata tutta fortuna. Fummo estremamente vicini a una guerra nucleare e solo la fortuna l'ha impedita.”

Robert McNamara (1916–2009) politico e economista statunitense

Origine: Citato in Call of Duty 4: Modern Warfare.

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“La prima regola della scoperta è avere cervello e un po' di fortuna.”

George Polya (1887–1985) matematico ungherese

Origine: Come risolvere i problemi di matematica, p. 172

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“La fortuna avversa mostra se hai un amico o se lo è solo di nome!”
Amicum an nomen habeas, aperit calamitas.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Sententiae

“Quando la fortuna lusinga, lo fa per tradire.”
Fortuna cum blanditur, captatum venit.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

La fortuna quando ci vezzeggia viene per prenderci in trappola.
Quando la fortuna ci accarezza, forse vuol catturarci (ingannarci).
Sententiae

“È difficile rimettere insieme ciò che la fortuna ha spezzato.”
Fortuna unde aliquid fregit, cassum est.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Quando il destino ci colpisce è difficile rimediare.
Sententiae

“La fortuna rende stolto chi favorisce troppo.”
Fortuna nimium quem fovet, stultum facit.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

La fortuna rende stolti coloro che favorisce.
Sententiae

“La fortuna non si accontenta di venir meno una sola volta.”
Fortuna obesse nulli contenta est semel.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

La sorte non si accontenta mai di una sola disgrazia.
Sententiae

“La fortuna è come il vetro, così come può splendere, così può frangersi.”
Fortuna vitrea est; tum cum splendit, frangitur.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

La fortuna è di vetro: più splende più è fragile.
La fortuna è come un vetro: nel momento di massimo splendore si spezza.
La fortuna è come il vetro: quando più brilla tanto più è fragile.
Sententiae

“La fortuna fa un cammino che nessuno vede.”
Facit gradum fortuna, quem nemo videt.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

La fortuna fa dei passi che nessuno nota.
Sententiae

“La fortuna per gli uomini vale più dell'assennatezza.”
Fortuna hominibus plus quam consilium valet.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Serve più un po' di fortuna che la capacità.
Sententiae

“L'uomo e la sorte la pensano sempre in modo diverso.”
Homo semper aliud, Fortuna aliud cogitat.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

L'uomo ha sempre un progetto e la Fortuna un altro.
L'uomo propone e la sorte diversamente dispone.
Sententiae

“La fortuna è volubile, molto presto chiede ciò che ha dato!”
Levis est Fortuna: cito reposcit, quod dedit.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

La fortuna è volubile e presto si riprende ciò che ha dato.
Sententiae

“È un destino infelice quello che non trova nemici.”
Miserrima est fortuna, quae inimico caret.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

È veramente sfortunato chi non incontra nemmeno un nemico!
È una ben misero successo quello che non ha nemici.
Sententiae

“Strappa poco la Fortuna a chi poco ha donato!”
Minimum eripit fortuna, cui minimum dedit.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

La sorte non può togliere molto a chi poco essa ha dato.
Sententiae

“Nessun colpo di fortuna è tanto eccezionale che non si possa chiedere altro!”
Nulla tam bona est fortuna, de qua nil possis queri.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Non capita una fortuna tanto buona da non poterci trovare qualcosa da ridire.
Sententiae

“Né la vita né la fortuna sono offerte agli uomini per sempre!”
Nec vita nec fortuna hominibus perpes est.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Ne la vita né la fortuna sono date per sempre agli uomini.
Sententiae

“La fortuna aiuta moltissime persone, più di quante garantisca poi la sicurezza!”
Plures tegit fortuna, quam tutos facit.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Molti protegge la fortuna, pochi rende sicuri.
Sententiae

“Ciò che viene abbellito dalla fortuna, ben presto viene disprezzato.”
Quidquid Fortuna exornat, cito contemnitur.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Sententiae

“Nella povertà si confida nel favore della fortuna!”
Secunda in paupertate fortuna est fides.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Nella povertà il credito tien luogo di fortuna.
Sententiae

“La fortuna rende stolto quello che vuole dannare!”
Stultum facit Fortuna, quem vult perdere.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

La fortuna toglie il senno a chi vuol perdere.
Sententiae

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“Dicono ai gobbi che portano fortuna. Per consolarli.”

Marcello Marchesi (1912–1978) comico, sceneggiatore e regista italiano

Origine: Il malloppo, p. 19

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“Sono molto felice e orgoglioso di diventare un pilota della Ferrari. Guidare una monoposto del Cavallino Rampante rappresenta un sogno per tutti quelli che fanno questo mestiere e io oggi ho la fortuna di poterlo realizzare. Di questo voglio ringraziare innanzitutto il presidente della Ferrari Luca di Montezemolo.”

Fernando Alonso (1981) pilota automobilistico spagnolo

Origine: Citato in Alonso-Ferrari: contratto triennale http://www.gazzetta.it/Motori/Formula1/30-09-2009/alonso-ferrari-ufficiale-501456220511.shtml, Gazzetta.it, 30 settembre 2009.

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“Il destino comune a tutti i fondatori di sette o di scuole filosofiche non ha risparmiato il grande Tolstoj.
I suoi discepoli appartengono a tre categorie: gli uni si occupano del loro perfezionamento morale interiore e hanno l'aria di disprezzare ogni attività politica.
Sono questi gli adoratori della lettera della legge.
Gli altri abbandonano i sentieri battuti della vita, la loro posizione privilegiata, rinunciano alla loro fortuna, scendono in basso nella piramide sociale e guadagnano la vita col lavoro fisico. Sono i volontari del fronte del lavoro del genere umano.
Infine gli ultimi, senza abbandonare le loro conoscenze speciali, mettono proprio queste al servizio delle masse popolari. Sono essi i servitori del popolo.
Gli adepti della prima categoria "i puri masticatori della lettera", sono rari nell'ambiente del Maestro. Oltre al perfezionamento personale e interiore, quasi tutti si incaricano di copiare, pubblicare e far leggere gli scritti proibiti. È questa un'attività utile per gli altri.
La seconda categoria ha prodotto molte felici e potenti comunità agricole, coltivatori eccellenti e illuminati in Russia, in America e altrove.
La terza infine dà ai popoli dei servitori e degli amici capacissimi, di una completa devozione e di un assoluto disinteresse.
Tale era il dottor Duscian Makovitzkij, amava i poveri e li curava con devozione, senza posa e quasi sempre gratuitamente.”

Victor Lebrun (1882–1979) scrittore e attivista francese

Origine: Devoto a Tolstoj, pp. 56-57

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“Il miglior fabbro della nostra recente narrativa (cui si rimpiange abbia arriso in vita — sia detto in pieno spirito polemico — una fortuna altrettanto diffusa e plenaria che impressionistica, tecnicamente inadeguata, tutta di blanda natura recensiva quando non agiograficamente prefatoria) lascia pressoché intatto un territorio di ricerca nel quale campeggia, ormai ineludibile, un dilemma di portata capitale: se sia lecito, e soprattutto euristicamente remunerativo, confinare il più splendido modello d'italiano degli ultimi decennî (sempreché il predicato suoni ancora laudatorio in un'epoca soggiogata, come l'attuale, dal falso idolo della semplicità e dell'uniformità denotativa) nell'alveo angusto d'un virtuosismo formalistico di matrice rondesco-dannunziana e d'una ricercatezza basata sul recupero acritico di materiali aulici e preziosissimi; o non piuttosto riconoscere in esso lo statuto d'una scrittura duttile, densa, sorprendentemente viva e vitale, capace di contrastare la dilagante mediocrità espressiva e insieme di conciliare con assoluto rigore e straordinaria intelligenza le ragioni della letterarietà tradizionale (mai, beninteso, passivamente accolte, bensì filtrate, in un folto coimplicarsi d'echi intertestuali, attraverso una sensibilità originale, austeramente selettiva) con la tensione analitica e di scavo, la trasfigurazione lirica, la compromissione estrema di chi assegna alla letteratura una funzione taumaturgica, poco meno che salvifica, essenzialmente sacrale. E tanto basti a legittimare l'equazione, se inusitata plausibilissima, letterarietà-autenticità, o, a dir tutto, artificio-affabilità comunicativa.”

Gualberto Alvino (1953) filologo, critico letterario e scrittore italiano

da Artificio e pietà. Contributo allo studio di Gesualdo Bufalino, in Gualberto Alvino, Tra linguistica e letteratura. Scritti su D'Arrigo, Consolo, Bufalino, introduzione di Rosalba Galvagno, Roma, Fondazione Antonio Pizzuto, 1998

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“[Pensi di aver giocato il tuo miglior calcio in Italia? ] È lì che ho trascorso la maggior parte della mia carriera, essendo stato alla Juventus per dieci anni. Questa è stata la cosa migliore che mi è successo perché fu il luogo dove ho avuto modo di conoscere il calcio vero, in un club ambizioso con giocatori ambiziosi. Avendo sperimentato ciò, non mi sento fuori luogo per dare consigli o un parere su quello che il River potrebbe fare per giungere quello che ho fatto oltre quel decennio. Ho avuto la possibilità di giocare con tre Palloni d'oro come Zidane, Cannavaro e Nedvěd così come la fortuna di conoscere artisti del calibro di Emerson, Del Piero, Ibrahimović, Thuram e Vieira. Erano giocatori straordinari che, oltre ad essere talentuosi, avevano sempre un forte desiderio di vincere titoli. Tale livello di ambizione è fondamentale se vuoi raggiungere grandi obiettivi.”

David Trezeguet (1977) calciatore francese

citato in Trézéguet: I'm Argentinian at heart http://www.fifa.com/worldfootball/news/newsid=1789728.html, Fifa.com, 22 ottobre 2012
[Do you think you played your best football on Italian soil?] That's where I spent the biggest chunk of my career, having been at Juventus for ten years. That was the best thing that happened to me because it was where I got to know real football, at an ambitious club with ambitious players. Having experienced that, I don't feel out of place giving out advice or an opinion on what River could do to achieve what I did over that decade. I had the chance to play with three Ballon d'Or winners in [Zinédine] Zidane, [Fabio] Cannavaro and [Pavel] Nedvěd, as well as getting to know the likes of [Alessandro] Del Piero, [Zlatan] Ibrahimović, Emerson, [Lilian] Thuram and [Patrick] Vieira. They were extraordinary players who, as well as being talented, always had a fierce desire to win titles. That level of ambition is vital if you want to achieve your goals.

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