Frasi su insegnamento
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“Ho letto sul buddismo, il suo insegnamento. Straordinario. L'insegnamento che è inutile far domande sull'eternità è bellissimo.”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo

12 settembre 1884, p. 291

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“[A proposito di Inchiesta su Gesù] Strana ci sembra anche l'affermazione che Gesú non sia cristiano e che egli non abbia fondato né abbia voluto fondare una nuova religione, il cristianesimo. In realtà, egli ha rivolto la sua predicazione «alle pecore perdute della casa d'Israele» (Mt 10,6): a tale scopo ha chiamato a seguirlo dodici discepoli, perché «stessero con lui e anche per mandarli a predicare» (Mc 3,14-15). Ma il suo messaggio non è accolto dal popolo d'Israele e dai suoi capi. Ecco che allora egli si consacra all'istruzione dei suoi discepoli e delle persone – uomini e donne – che credono in lui: insegna loro a pregare, a vedere in Dio il Padre che li ama, che ha cura di loro; insegna loro il retto uso delle ricchezze, il perdono delle offese; nella sua ultima cena, alla vigilia della morte, istituisce un nuovo rito pasquale e chiede ai Dodici di ripeterlo in sua memoria. Dopo la sua morte e la sua risurrezione, i suoi discepoli, pur restando all'interno dell'ebraismo, formano un gruppo a parte, che ha i suoi capi (i Dodici), un suo rito particolare – la ripetizione dei gesti compiuti da Gesú nella sua Ultima Cena –, gli insegnamenti di Gesú. Proprio questo piccolo gruppo di seguaci di Gesú forma la «sua» Chiesa che, ingrandendosi con l'adesione di nuove persone, sia ebree sia pagane che credono in Cristo, forma il primo cristianesimo. Non c'è dunque nessuna frattura tra Gesú «ebreo» e il cristianesimo, che vivedegli insegnamenti di Gesú e lo professa suo Dio e Signore.”

Giuseppe De Rosa (1921–2011)

da Civiltà Cattolica, 2 dicembre 2006

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“Riflettendo su questi testi biblici [il Vangelo proposto dalla liturgia in quella domenica, Mt 21, 28-32], ho pensato subito a Papa Giovanni Paolo I, di cui proprio oggi ricorre il trentesimo anniversario della morte. Egli scelse come motto episcopale lo stesso di san Carlo Borromeo: Humilitas. Una sola parola che sintetizza l'essenziale della vita cristiana e indica l'indispensabile virtù di chi, nella Chiesa, è chiamato al servizio dell'autorità. In una delle quattro Udienze generali tenute durante il suo brevissimo pontificato disse tra l'altro, con quel tono familiare che lo contraddistingueva: "Mi limito a raccomandare una virtù, tanto cara al Signore: ha detto: imparate da me che sono mite e umile di cuore… Anche se avete fatto delle grandi cose, dite: siamo servi inutili". E osservò: "Invece la tendenza, in noi tutti, è piuttosto al contrario: mettersi in mostra" (Insegnamenti di Giovanni Paolo I, p. 51-52). L'umiltà può essere considerata il suo testamento spirituale.
Grazie proprio a questa sua virtù, bastarono 33 giorni perché Papa Luciani entrasse nel cuore della gente. Nei discorsi usava esempi tratti da fatti di vita concreta, dai suoi ricordi di famiglia e dalla saggezza popolare. La sua semplicità era veicolo di un insegnamento solido e ricco, che, grazie al dono di una memoria eccezionale e di una vasta cultura, egli impreziosiva con numerose citazioni di scrittori ecclesiastici e profani. È stato così un impareggiabile catechista, sulle orme di san Pio X, suo conterraneo e predecessore prima sulla cattedra di san Marco e poi su quella di san Pietro. "Dobbiamo sentirci piccoli davanti a Dio", disse in quella medesima Udienza. E aggiunse: "Non mi vergogno di sentirmi come un bambino davanti alla mamma: si crede alla mamma, io credo al Signore, a quello che Egli mi ha rivelato" (ivi, p. 49). Queste parole mostrano tutto lo spessore della sua fede. Mentre ringraziamo Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo, facciamo tesoro del suo esempio, impegnandoci a coltivare la sua stessa umiltà, che lo rese capace di parlare a tutti, specialmente ai piccoli e ai cosiddetti lontani. Invochiamo per questo Maria Santissima, umile Serva del Signore.”

Papa Benedetto XVI (1927) 265° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

28 settembre 2008 http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2008/documents/hf_ben-xvi_ang_20080928_it.html
Angelus, Regina Coeli

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“[Parlando di Francesco di Sales] Vissuto a cavallo tra due secoli, il Cinquecento e il Seicento, raccolse in sé il meglio degli insegnamenti e delle conquiste culturali del secolo che finiva, riconciliando l'eredità dell'umanesimo con la spinta verso l'assoluto propria delle correnti mistiche.”

Papa Benedetto XVI (1927) 265° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

dall'udienza del 2 marzo 2011 http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2011/documents/hf_ben-xvi_aud_20110302_it.html

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“[Alessandro Marchesini] Opera con gran decoro e valore, spezialmente nelle figure minori del naturale, e dà a vedere gl'ottimi insegnamenti, che ebbe dalla scola del famoso Carlo Cignani, la quale seguì con onore in tempo della sua gioventù.”

Anton Maria Zanetti (1706–1778) disegnatore italiano, erudito e precursore della scienza del catalogo (1706 – 1778)

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Descrizione di tutte le pubbliche pitture della Città di Venezia e isole circonvicine

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“Credo che sia vero che questo personaggio (Galadriel) debba molto all'insegnamento cristiano e cattolico su Maria.”

John Ronald Reuel Tolkien (1892–1973) scrittore, filologo, glottoteta e linguista britannico

citato in Franco Cardini http://www.identitaeuropea.org/archivio/articoli/cardini_caso.html, Il caso Tolkien

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“Il Vaticano, del resto, ha tutto il diritto di rendere interessante e accattivante l'insegnamento religioso; certamente, se il Cantico dei cantici fosse stato studiato da tanti onorevoli, «cicciolini» porcellini che sono fra noi, essi sarebbero diventati più buoni, più onesti.”

Ilona Staller (1951) attrice pornografica, cantante e politica ungherese naturalizzata italiana

Origine: Dall intervento alla Camera dei Deputati http://legislature.camera.it/_dati/leg10/lavori/stenografici/sed0029/sed0029.pdf, 9 ottobre 1987.

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“Ora la mia disposizione è questa: benché io ammiri molto il Cristianesimo, nondimeno non riesco a formare nel mio animo la persuasione del Cristianesimo ortodosso. Devo dirvi con tutta umiltà che l'induismo, come lo conosco, soddisfa interamente l'anima mia, riempie tutto il mio essere, ed io trovo nella Bhagavad Gita e nelle Upanishadi una consolazione che non riesco a sentire nemmeno nel Sermone del Monte. Non perché io non apprezzi l'ideale e gli insegnamenti di quel Sermone, ma perché, quando io mi sento nel dubbio e nella delusione e non vedo nessun raggio di luce all'orizzonte, io mi volgo alla Bhagavad Gita, e vi trovo un versetto che mi conforta, e subito comincio a sorridere in mezzo all'opprimente tristezza. La mia vita è stata piena di tragedie esteriori, e se esse non hanno lasciato nessun effetto visibile ed indelebile in me, lo devo agli insegnamenti della Bhagavad Gita.”

Mahátma Gándhí (1869–1948) politico e filosofo indiano

da una conferenza del 28 luglio 1925, pubblicata in Young India, 6 agosto 1925
Origine: Citato in La religiosità di Gandhi, Civiltà Cattolica, Quaderno n. 1960, anno 1932, vol. I, pp. 335-350 http://www.traditio.it/SANPIETRO/2011/agosto/22/Gandhi%20%20il%20suo%20anticattolicesimo%20e%20indifferentismo%20religioso.%20La%20Civilt_.pdf. Nel testo originale http://www.hinduwisdom.info/quotes1_20.htm "induismo" è scritto con l'iniziale maisucola.

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“Una delle sue ambizioni fondamentali fu sempre quella di ottenere un insegnamento, di avere una cattedra.”

Michele Ciliberto (1945) docente italiano

Origine: Introduzione a Bruno, p. 24

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“L'insegnamento della saggezza celeste, può scaturire da qualunque lingua.”

Francisco Jiménez de Cisneros (1436–1517) cardinale, arcivescovo cattolico e politico spagnolo

Origine: Citato in Dizionario mondiale di Storia, Rizzoli Larousse, Milano, 2003, p. 1356. ISBN 88-525-0077-4

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“Adesso ho capito che mai e poi mai bisogna cambiare totalmente la propria vita dopo aver letto un libro. A mio parere, bisogna apprendere dei piccoli insegnamenti e non lasciare che un libro influisca al 100%.”

Janko Tipsarević (1984) tennista serbo

Origine: Citato in Riccardo Bisti, Il tennista che leggeva troppo http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2010/12/02/423586-tennista_leggeva_troppo.shtml, Ubitennis.com, 2 dicembre 2010.

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“Veramente il concetto di fratellanza universale è una delle basi fondamentali non solo della religione di Cristo, ma anche di quella di Budda e dello scisma avvenuto nel Bhramanismo (Indianismo), ossia del Bramoismo, il quale pretende essere la sintesi di tutti i culti compreso il pagano classico. Certo è che quel concetto forma una delle basi morali fondamentali di religioni i cui seguaci sono oltre i due terzi della popolazione del globo, mentre è influenzato dall'indole speciale di ciascuna di esse, cioè da un idealismo sovrumano nel Cristianesimo, da un nichilismo antiumano nel Buddismo, e da un pandeismo eclettico nell'incipiente ma progrediente Bramoismo indiano; e a queste credenze che ammettono il principio ideale della fratellanza universale, conviene aggiungere il naturalismo estetico scientifico greco-romano e moderno che inspira, in modo sostanziale, tutto l'insegnamento pubblico Europeo, e contro il quale protestarono sempre e molto logicamente gli ortodossi cristiani, da Paolo II papa a Giuseppe di Maistre. Taccio del Babismo, scisma ancor nebuloso del Maomettismo, avvenuto come il Bramoismo per l'influenza scientifico-cristiana dell'Europa, e che ha punti morali di contatto con l'anarchismo europeo-americano.”

Gustavo Uzielli (1839–1911) scienziato, storico, docente, patriota italiano

da Ricerche intorno a Leonardo da Vinci, nota, p. XXXIV-XXXV
Origine: Uzielli G., P. Toscanelli in Racc. Colomb., Parte V, vol. 1 (1894).

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“Ma la mia religione sono io: ogni essere umano è diverso dall'altro, perché dobbiamo avere la stessa religione? Io non ho bisogno di credere in un Dio. Fin da piccino, ho imparato a credere in me. È l'insegnamento dei genitori: al limite, Dio è mio padre.”

Jo-Wilfried Tsonga (1985) tennista francese

Origine: Citato in Vincenzo Martucci, «Il mio tennis è pura emozione» http://archiviostorico.gazzetta.it/2010/aprile/13/mio_tennis_pura_emozione__ga_10_100413058.shtml, Gazzetta dello Sport, 13 aprile 2010.

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“Con fantascienza ["scientifiction"] intendo il genere di storie scritto da Jules Verne, H. G. Wells ed Edgar Allan Poe: un'affascinante romance intimamente mescolato a dati scientifici e visioni profetiche. […]
Edgar Allan Poe può giustamente essere chiamato il padre della "fantascienza". Fu lui che a dare veramente inizio al romance, a intessere brillantemente nella e attorno alla storia un filo scientifico. Jules Verne, con i suoi romance strabilianti, anch'essi intessuti di un filo di scienza, venne per secondo. Poco più tardi giunse H. G. Wells, le cui storie di fantascienza, al pari di quelle dei suoi precursori, sono diventate famose e immortali.
Bisogna ricordare che viviamo in un mondo completamente nuovo. Duecento anni fa, le storie di questo tipo non erano possibili. La scienza, nelle sue varie branche di meccanica, elettricità, astronomia ecc., entra oggi così intimamente nelle nostre vite, e noi siamo così immersi in questa scienza, da essere ormai abituati a dare per scontate nuove invenzioni e scoperte. L'intero nostro modo di vivere è cambiato con l'attuale progresso e non c'è da stupirsi, perciò, se molte situazioni fantastiche – impossibili cent'anni fa – sono oggi reali. È in queste situazioni che i nuovi autori di romance trovano la loro grande ispirazione.
Non solo queste storie sbalorditive sono una lettura tremendamente interessante: esse inoltre sono sempre istruttive. Forniscono conoscenze che non potremmo ottenere in altro modo, e le forniscono in modo assai gradito al palato. Perché i migliori di quei moderni scrittori di fantascienza hanno la dote di impartire conoscenza, e anche ispirazione, senza mai farci capire che ci impartiscono un insegnamento.
E non solo! Poe, Verne, Wells, Bellamy e molti altri si sono dimostrati veri poeti. Le profezie fatte in molte delle loro storie più strabilianti sono in corso di realizzazione, o sono già state realizzate. Prendete per esempio il fantastico sottomarino della più famosa storia di Jules Verne, "Ventimila leghe sotto i mari."”

Hugo Gernsback (1884–1967) inventore, editore e scrittore lussemburghese

Ha previsto l'odierno sottomarino fin quasi all'ultimo bullone! Le nuove invenzioni ritratte per noi nell'odierna fantascienza non sono affatto impossibili da realizzarsi domani.
Origine: Estratto dall'editoriale del primo numero della rivista Amazing Stories, 5 aprile 1926; citato in Riccardo Valla, Storia della fantascienza - Hugo l'inventore http://www.fantascienza.com/delos/delos52/storia.html, Delos Science Fiction n. 52, dicembre 1999-gennaio 2000

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“La virtuale eclissi della discussione sui contenuti dell'insegnamento, sostituita da un asfissiante fuoco d'artificio su metodologie, obiettivi, profili ed altra irrilevante cartaccia politico-sindacale, […] rimanda alla grande ipotesi filosofica di Martin Heidegger sulla progressiva dissoluzione e trasformazione della tradizione metafisica occidentale in tecnica planetaria. Il carattere anonimo, impersonale ed autoriproduttivo della tecnica planetaria è effettivamente indifferente ai contenuti culturali che lo accompagnano, contenuti culturali creati, elaborati e discussi in una precedente epoca storica di tipo "metafisico". In questo senso, l'attuale tendenza a trasformare lo stesso Internet da rete di comunicazione agile e veloce (cosa che indiscutibilmente è) in una sorta di orizzonte culturale nuovo ed epocale in sé, che caratterizzerebbe un'intera epoca storia avveniristica lasciandosi alle spalle il vecchio ciarpame librario, deve essere considerata come un segnale significativo. I pedagogisti pazzi, i politici superficiali ed i sindacalisti ciarloni che ritengono forse di essere i soggetti consapevoli e progettuali di queste riforme scolastiche non immagina neppure, anche (ma non solo) per carenza di educazione filosofica, di non essere che gli oggetti inanimati di una trasformazione epocale che non riescono neppure a capire. Sarebbe bene che Umberto Galimberti o Emanuele Severino gliela spiegassero, perché al di sotto di questi nomi "supernoti" essi non darebbero certo ascolto a nessuno.”

Costanzo Preve (1943–2013) filosofo e saggista italiano

Origine: L'educazione filosofica, p. 142

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“Dal luogo in cui era stato rinchiuso in attesa della condanna, Socrate è invitato dai discepoli a fuggire. Ma la sua risposta è perentoria: "Vi ho insegnato per tutta la vita a ubbidire alle leggi e voi mi invitate a trasgredirle al termine della mia esistenza. Quello che avevo da insegnarvi ve l'ho comunicato. Il mio ciclo si è concluso". Non c'è traccia d'angoscia, senso di disperazione, malinconia per una vita giunta alla fine, c'è solo coerenza tra un insegnamento e una vita. Anche la drammaticità del momento viene asservita alle esigenze dell'insegnamento per renderlo più persuasivo, più efficace. E se il momento è vigilia di morte, lo si affronti in tutta dignità. "Ma infine, Socrate, dicci in quale modo dobbiamo seppellirti?", incalzano i discepoli. "Come volete", rispose. E, ridendo tranquillamente, proseguì: "O amici, io non riesco a convincere Critone che il vero Socrate è quello che ora qui discute con voi e non quello che, da qui a poco, egli vedrà morto”

Umberto Galimberti (1942) filosofo e psicoanalista italiano

Fedone 115 e). I discepoli lo pregano di attendere, come altri avevano fatto, il tramonto del sole. Ma Socrate vuole evitare di rendersi ridicolo aggrappandosi alla vita quando ormai non ce n'è più. Beve d'un fiato il veleno "senza temere, senza alterare il colore né l'espressione del viso, ma, guardando com'era solito i discepoli con i suoi occhi da toro, disse: 'Che ne pensi? Con questa bevanda è lecito fare libagione a qualcuno o no?'" (Fedone 117 b). Indi riprese a passeggiare finché non sentì le gambe pesanti, allora si sdraiò, e quando le parti del corpo cominciarono a farsi fredde disse: "'Critone, dobbiamo un gallo ad Esculapio; dateglielo e non dimenticatevené. 'Sarà fatto', rispose Critone, 'ma vedi se hai qualcos'altro da dire'. A questa domanda Socrate non rispose più nulla" (Fedone 118 a).

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“[Albert Einstein] Dopo aver ricordato che fin da bambino «la vanità delle speranze e degli sforzi che travolgono incessantemente la maggior parte degli uomini in una corsa affannosa attraverso la vita» l'aveva colpito profondamente, egli ricorda che dapprima divenne religiosissimo, ma cessò improvvisamente di esserlo all'età di dodici anni, perché leggendo libri di divulgazione scientifica si era «ben presto convinto che le storie che raccontava la Bibbia non potevano essere vere». Questa esperienza gli fece capire come «i giovani fossero coscientemente ingannati dallo Stato con insegnamenti bugiardi, e fu un'impressione sconvolgente», da cui il precoce pensatore trasse un atteggiamento di sospetto verso ogni genere di autorità, e di scetticismo verso le convenzioni sociali, che non l'avrebbe più abbandonato. Da allora egli trovò la liberazione nel «possesso intellettuale del mondo che esiste indipendentemente da noi, esseri umani, e che ci sta di fronte come un grande, eterno enigma, accessibile solo parzialmente alla nostra osservazione e al nostro pensiero». Naturalmente, conclude Einstein, «la strada verso questo paradiso non era così comoda e allettante come quella del paradiso religioso, ma si è dimostrata una strada sicura, e non ho mai più rimpianto di averla scelta.»”

Piergiorgio Odifreddi (1950) matematico, logico e saggista italiano

dalla relazione al Festival della Mente, Sarzana, Dio secondo Einstein, la Repubblica, 31 agosto 2007
Origine: In Albert Einstein, Autobiografia scientifica, 1949.

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