Frasi su ragazzi
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“Se i Clippers avessero un giornale del tipo "Hurrà Clippers" o "Forza Clippers" il titolo sarebbe "ohè, son tempi duri" e sottotitolo "quando mai non lo sono stati?"”

Federico Buffa (1959) giornalista italiano

da Spurs vs Clippers del 09 gennaio 2009
Citazioni tratte da telecronache

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“[…] Quello della Juventus è stato il primo grande mito fuori del campo politico, sociale, ecc. che il Nord abbia offerto, oltre che a sé stesso, anche al Mezzogiorno: un tipo di mito attinente ai giusti e al costume di una moderna società di massa, per cui il Mezzogiorno era solito guardare fino allora alle cronache e al cinema americano.”

Giuseppe Galasso (1929–2018) storico, giornalista e politico italiano

Origine: Da Perché la Juve è così popolare al Sud? http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0019/articleid,0124_01_1969_0032_0019_4927760/, La Stampa, 8 febbraio 1969.

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“Soltanto il tipo di certezza derivante dalla sinergia di matematica ed empiria ci permette di parlare di scientificità. Ciò che pretende di essere scienza deve confrontarsi con questo criterio. E così anche le scienze che riguardano le cose umane, come la storia, la psicologia, la sociologia e la filosofia, cercavano di avvicinarsi a questo canone della scientificità. Importante per le nostre riflessioni, comunque, è ancora il fatto che il metodo come tale esclude il problema Dio, facendolo apparire come problema ascientifico o pre-scientifico. Con questo, però, ci troviamo davanti ad una riduzione del raggio di scienza e ragione che è doveroso mettere in questione. […] Il soggetto decide, in base alle sue esperienze, che cosa gli appare religiosamente sostenibile, e la "coscienza" soggettiva diventa in definitiva l'unica istanza etica. In questo modo, però, l'ethos e la religione perdono la loro forza di creare una comunità e scadono nell'ambito della discrezionalità personale. È questa una condizione pericolosa per l'umanità: lo costatiamo nelle patologie minacciose della religione e della ragione – patologie che necessariamente devono scoppiare, quando la ragione viene ridotta a tal punto che le questioni della religione e dell'ethos non la riguardano più. Ciò che rimane dei tentativi di costruire un'etica partendo dalle regole dell'evoluzione o dalla psicologia e dalla sociologia, è semplicemente insufficiente.”

Papa Benedetto XVI (1927) 265° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Discorsi
Origine: Da Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/september/documents/hf_ben-xvi_spe_20060912_university-regensburg_it.html, Aula magna dell'Università di Ratisbona, 12 settembre 2006.

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“Questa [thumos] è la parola ipostatica di gran lunga più comune e importante dell'intero poema [l'Iliade]. Essa ha una frequenza tre volte maggiore rispetto a qualsiasi altra. In origine, nella fase oggettiva, doveva significare semplicemente un'attività percepita esteriormente, e non aveva nessuna connotazione interiore. Questo uso miceneo è documentato spesso nell' Iliade, specialmete nelle scene di battaglia, dove un guerriero che colpisce con la lancia nel posto giusto fa cessare il thumos o attività di un altro.
La seconda fase o fase interna, come abbiamo visto nell'ira di Achille, si presenta in una situazione di stress nuova, durante il periodo del crollo della mente bicamerale, quando la soglia di stress che si richiedeva per l'evocazione di voci allucinatorie era più elevata. Il thumos si riferisce allora a un insieme di sensazioni interne in risposta a crisi esterne. […] insieme di sensazioni interne che precedeva un'attività particolarmente violenta in una situazione critica. Presentandosi in modo ricorrente, il tipo di sensazione comincia ad appropriarsi del vocabolo che in precedenza designava l'attività stessa. Da questo momento in poi è il thumos a conferire forza a un gueriero in battaglia, ecc. Tutti i riferimenti al thumos come sensazione interna nell' Iliade sono in accordo con questa interpretazione.
Ora, l'importante transizione alla terza fase, quella soggettiva, è già iniziata nell' Iliade stessa, benché non ancora in modo molto appariscente. La percepiamo nella metafora inespressa del thumos come qualcosa di simile a un recipiente: in vari passi menos o vigore è «infuso» nel thumos di qualcuno (XVII, 451; XXII, 312). Il thumos viene anche paragonato implicitamente a una persona: non è Aiace che è ansioso di combattere ma il suo thumos (XIII, 73), né è Enea a rallegrarsi ma il suo thumos (XIII, 494; si veda anche XIV, 156). Se non è un dio, è il thumos a «spingere» più spesso un uomo a un'azione. E come se esso fosse un'altra persona, un uomo può parlare al suo thumos (XI, 403) e può udire ciò che questo ha da dirgli (VII, 68) o sentire la sua risposta come quella di un dio (IX, 702).
Tutte queste metafore sono estremamente importanti. Dire che le sensazioni interne di grandi mutamenti circolatori e muscolari sono una cosa in cui si può infondere forza, significa generare uno «spazio» immaginato, qui collocato sempre nel petto, che è l'antecedente dello spazio mentale della coscienza contemporanea. E confrontare la funzione di tale sensazione con quella di un'altra persona o anche con i meno frequenti interventi degli dèi significa iniziare quei processi metaforici che in seguito diventeranno l'analogo «io.»”

Origine: Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza, pp. 314-316

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“Non mi pare giusto che voi giornalisti parliate sempre di noi chiamandoci gli svedesi. Siamo tutti diversi, il nostro è un paese lungo come l'Italia. Non credo di avere molto in comune con un tipo come Mats Wilander: ho addirittura abbandonato il rovescio a due mani per non somigliargli.”

Stefan Edberg (1966) tennista svedese

Origine: Citato in Edberg-Wilander, "rivali" svedesi, quei due gentiluomini al Masters http://www.repubblica.it/2009/05/rubriche/racconti-di-sport/clerici-svedesi/clerici-svedesi.html, la Repubblica, 19 maggio 2009)

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“Quali obiettivi abbiamo avuto e abbiamo nella nostra azione verso l'Unione europea? Nella primissima fase abbiamo avuto l'obiettivo di mostrare, con le azioni che svolgevamo all'interno del Paese, di non aver bisogno della protezione un po' paralizzante altrui. E posso rivelare che in quella fase eravamo molto sottoposti a paterni, qualche volta materni, consigli: ma perché non fate domanda di appoggio o di finanziamento da parte del Fondo «salva Stati» o del Fondo monetario internazionale? Questa situazione l'ha vissuta per primo il mio predecessore, il Presidente Berlusconi, nelle giornate del G20 di Cannes, a fine ottobre, primi di novembre, ma poi anche noi nei primi due-tre mesi abbiamo avuto questo tipo di comunicazione. Abbiamo preferito che il Paese cercasse di fare da sé, non perché sia una cosa necessariamente disdicevole essere assistiti. Abbiamo visto che l'assistenza verso la Spagna è un'assistenza specifica, ossia verso le banche; un'assistenza across the board, generalizzata, invece, perché un Paese non si rimette in piedi da solo con la finanza pubblica, vuol dire la cosiddetta troika, termine russo, ma in salsa europea, ossia avere seduti, quasi come governatori collettivi di un Paese, il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea e la Commissione europea. Credo che questo Parlamento condivida il sentimento che è del Governo e che è nella tradizione italiana di auspicare sì parziali cessioni delle sovranità nazionali in un contesto europeo, come processo condiviso per esercitare più efficacemente le sovranità nazionali. Altro è dover cedere in modo asimmetrico parte della propria sovranità. Ritengo che gli sforzi che il popolo italiano ha fatto e sta facendo siano duri da accettare, ma ritengo che sarebbero stati più duri da accettare, e maggiore sarebbe stato il senso di alienazione, di frustrazione e di ripulsa verso la costruzione europea, se questi sforzi si fossero dovuti accettare, come ad esempio in Grecia, perché dettati dalla troika.”

Mario Monti (1943) politico, economista e accademico italiano

Origine: Citato in XVI Legislatura – Resoconto stenografico dell'Assemblea – Seduta della Camera dei Deputati n. 649 del 13 giugno 2012 http://documenti.camera.it/apps/commonServices/getDocumento.ashx?idLegislatura=16&sezione=assemblea&tipoDoc=pdf&idseduta=649 – Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sul vertice informale dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea svoltosi a Bruxelles il 23 maggio scorso. Camera dei Deputati, 13 giugno 2012.

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“Avevo lasciato questo pianeta, abbandonando i poveri terrestri alle loro occupazioni tanto molteplici quanto inutili; finalmente vivevo nello splendore scintillante delle stelle, che mi apparivano grandi come milioni di soli! In altre occasioni non ero riuscito ad ottenere quel tipo di illuminazione per le scene delle mie opere: nel grande teatro dell'Opéra i fondali troppo spesso rimangono in ombra. Ormai non dovevo più rispondere alle lettere, avevo detto addio alle prime rappresentazioni, alle discussioni letterarie e a tutto ciò che vi si mescolava.
Niente giornali, niente cene, niente notti agitate!
Ah! se avessi potuto consigliare ai miei amici di raggiungermi dove mi trovavo. Non avrei esitato a chiamarli a me. Ma l'avrebbero fatto?
Prima di ritirarmi in questo soggiorno lontano avevo scritto le mie ultime volontà (un marito infelice avrebbe approfittato di questa occasione testamentaria per scrivere con voluttà «Le Mie Prime Volontà»). Avevo soprattutto espresso il desiderio di essere inumato a Egreville, vicino alla dimora familiare nella quale avevo vissuto per tanto tempo. Oh! Il buon cimitero! In aperta campagna: in un silenzio che si conviene a coloro che vi abitano.
Avevo evitato che si evitasse di appendere alla mia porta quelle tende nere, fatte apposta per i clienti. Desideravo che una vettura anonima mi facesse lasciare Parigi. Il viaggio, secondo le mie volontà, aveva avuto luogo alle otto di mattina. Un paio di giornali della sera ritennero di dover informare i loro lettori della mia morte.
Alcuni amici – ne avevo ancora la sera prima – andarono ad informarsi dal mio portinaio se la notizia era vera, e lui rispose: «Ahimè! Monsieur è partito senza lasciare indirizzo.» E la sua risposta era vera, perché non sapeva dove mi portasse quella macchina.
All'ora di pranzo, alcuni conoscenti mi fecero l'onore di condolersi; nel pomeriggio si parlò dell'avvenimento addirittura nei teatri, qua e là:
«– Adesso che è morto non lo eseguiranno più così spesso, vero?
«– Sapete che ha lasciato un'opera inedita? Ma non smetterà mai di togliere il lavoro alla gente?
«– Io, parola mia, gli volevo bene! Nelle sue opere avevo sempre dei grossi successi!
Ed era una bella voce di donna a dire quest'ultima frase.
Dal mio editore, piangevano: mi volevano tanto bene!
A casa mia, Rue de Vaugirard, mia moglie e mia figlia, i miei nipoti i miei bisnipoti erano riuniti: e nei singhiozzi quasi provavano una consolazione.
La mia famiglia doveva arrivare a Egreville la sera stessa del mio seppellimento.
E la mia anima (l'anima sopravvive al corpo) sentiva venire tutti questi rumori dalla città che avevo abbandonata. Man mano che la macchina me ne allontanava, le parole, i rumori, si confondevano, e io sapevo, visto che mi ero fatto costruire da parecchio tempo la tomba, che la fatal pietra, una volta sigillata, sarebbe diventata nel giro di poche ore la porta dell'oblio.”

Jules Massenet (1842–1912) compositore francese

da Epilogo in cielo, l'Echo de Paris, 11 luglio 1912; citato nell'epilogo a Don Quichotte, prefazione di Piero Faggioni, Stagione Lirica 1985-86, E. A. Teatro San Carlo, Napoli 1985, p. 84

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“Io sono un tipo che lascia sempre le mutande sopra la lavatrice. Devo ancora imparare tutto.”

Roberto Mattioli (1963) conduttore televisivo e conduttore radiofonico italiano

Da Prima che sia Troppo Tardi del 1 febbraio 1996
Prima che sia troppo tardi – San Marino RTV –

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“In uno scenario simile battere l'austriaco è impresa impossibile e Muster si è aggiudicato per la terza volta il titolo. Ha vinto indiscutibilmente il più forte, il giocatore che sa adattarsi sul rosso a tutte le condizioni mantenendo un rendimento impressionante contro qualunque tipo di avversario.”

Roberto Lombardi (1950–2010) giornalista e tennista italiano

Origine: Da Muster, l' imbattibile della terra https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1996/maggio/20/Muster_imbattibile_della_terra_co_0_9605206432.shtml, Corriere della sera, 20 maggio 1996.

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“Se guardate la storia della magia, vedrete le sue origini nelle caverne. Vedrete le sue origini nello sciamanesimo, nell'animismo, nella credenza che ogni cosa che ci circonda, ogni albero, ogni roccia, ogni animale, sia abitato da una qualche forma di essenza, una qualche sorta di spirito con cui forse si potrebbe comunicare. Avreste avuto uno sciamano o un visionario che sarebbe stato responsabile di incanalare le idee utili alla sopravvivenza. Prima che raggiungiate le civiltà classiche potrete vedere che questo è stato formalizzato in un certo status. Lo sciamano agisce puramente come un intermediario tra gli spiriti e le persone. La sua posizione nel villaggio o nella comunità è simile a quella di un idraulico spirituale. Ogni persona nel gruppo ha il suo ruolo. La persona migliore nella caccia era un cacciatore, la persona migliore nel parlare con gli spiriti, forse perché lui o lei era un po' pazzo/a, un po' staccato dal nostro normale mondo materiale, allora sarebbe stato uno sciamano. E gli sciamani non padroneggiavano un'arte segreta, essi dispensavano semplicemente le loro informazioni alla comunità, perché si credeva che fosse utile alla comunità. Quando abbiamo l'emergere delle culture classiche, tutto questo è stato formalizzato tanto che si hanno dei interi pantheon di dèi. E ognuno di questi dèi avrà una casta di preti che agiranno fino a un certo punto come intermediari che ti insegneranno ad adorare quel dio. Così la relazione tra gli uomini e i loro dèi, che potrebbe essere vista come la relazione tra gli uomini e il loro Io più alto, era ancora di tipo diretto. Quando arrivò il cristianesimo, quando arrivò il monoteismo, tutt'a un tratto hai una casta di sacerdoti che si muoveva tra l'adoratore e l'oggetto di adorazione. Hai una casta sacerdotale che era diventata una specie di dirigenza d'intermediazione spirituale tra l'umanità e la divinità interiore di cui si andava alla ricerca. Non puoi avere un rapporto diretto con un dio. I sacerdoti non hanno davvero il bisogno di un rapporto con la divinità. Hanno solo un libro che ti dice di alcune persone vissute tanto tempo fa, che hanno avuto un rapporto diretto con la divinità. E va tutto bene. Non hai bisogno di avere visioni miracolose, non hai bisogno di avere degli dèi che ti parlino. In effetti, se ti capita niente del genere, probabilmente sei matto. Nel mondo moderno questa roba non succede. Le sole persone a cui è permesso parlare con gli dèi, e in un modo davvero a senso unico, sono i preti. Per me il monoteismo è una grande semplificazione. Voglio dire, la Cabala ha una grande molteplicità di dèi, ma alla sommità del diagramma cabalistico, l'albero della vita, ha quest'unica sfera, che è il dio assoluto. La Monade. Qualcosa che è indivisibile. E tutti gli altri dèi, e ogni altra cosa nell'universo è una specie di emanazione di quel dio. Ora, questo va bene. Ma quando suggerisci che ci sia solo quell'unico dio, a quell'irraggiungibile altezza al di sopra dell'umanità e che non c'è niente in mezzo, stai limitando e semplificando la questione. Penso che il paganesimo sia una specie di alfabeto, come un linguaggio. È come se tutti gli dèi sono le lettere di quel linguaggio, esprimono delle sfumature, ombre del significato, o certe sottigliezze delle idee. Mentre il monoteismo tende ad essere solo una vocale, ed è solo tipo: oooouh [Alan Moore stesso nel documentario per far comprendere il suono scimmiesco. ]. È questo suono scimmiesco. Puoi quasi immaginare gli dèi divenire frustrati, sprezzanti. Perché con tutta la ricchezza di concetti spirituali che sono disponibili, perché ridurre tutto a una sola, singola nota monocorde che chi pronuncia neanche comprende?”

Alan Moore (1953) fumettista e scrittore britannico

citato nel documentario di Dez Vylenz, The Mindscape Of Alan Moore, Shadowsnake films, visibile su Youtube http://www.youtube.com/watch?v=rZXoinYCReE, subititolato in italiano

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“Sono un tipo esigente, mi piace avere e dare il meglio, mi considero un uomo prima che un tennista, anzi un uomo che fa molte cose, che è curioso della vita. Mi interessa ogni aspetto di quello che accade, sia che si parli di tennis che di altre argomenti.”

Boris Becker (1967) tennista tedesco

Origine: Citato in Roberto Perrone, Pianeta Becker, il gusto pieno della vita https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1993/aprile/20/pianeta_Becker_gusto_pieno_della_co_0_9304201815.shtml, Corriere della Sera, 20 aprile 1993.

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“[Su Roger Federer] Ci ho giocato contro nel 2005 forse la prima volta in Australia, fu una buona partita ma lui semplicemente andò su un altro pianeta. Faceva tutto alla perfezione. Abbiamo sempre saputo che avesse quel tipo di gioco completo, ma il duro lavoro, la concentrazione e la voglia di vincere hanno reso possibile il suo dominio”

Tommy Haas (1978) tennista tedesco

tra il 2004 e il 2006
Origine: Dall'intervista al Masters 1000 di Miami; traduzione di Giulia Vai http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2013/03/30/866639-haas.shtml, Ubitennis.com, 30 marzo 2013.

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“Tale tipo di concezione, sostenendo che il maschio "attivo" è essenzialmente eterosessuale nel coito anale tra uomini, come minimo rivela l'identificazione "confusiva”

Mario Mieli (1952–1983) scrittore e attivista italiano

direbbe Fornari: ma in questo caso non lo direbbe...) tra altro sesso (rispetto a quello maschile, dal momento che la definizione di eterosessualità comporta necessariamente differenza tra i sessi) e buco: in altri termini, si è dell'altro sesso se si viene usati come buco. Così, applicando assurde categorie eterosessuali all'omosessualità, questa concezione denuncia il proprio carattere ottusamente maschilista e rivela come l'eterosessualità stessa si basi sulla negazione della donna (e come l'eterosessualità maschile venga fatta coincidere col ruolo di chi fotte).
L'altro sesso (la donna) è buco: poco importa se questo buco appartiene al corpo di una donna o a quello di un uomo [... ]. (IV, 1; p. 157)

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“La possibilità che esistano uomini capaci di “muovere” il mercato è largamente riconosciuta nel dibattito accademico. Tuttavia occorre un chiarimento: ammettere che possano esistere trame e accordi in grado di condizionare i movimenti dei mercati finanziari e gli stessi destini dell’euro non fornisce alcun supporto all’idea che vi sia una sorta di “piano segreto” all’origine della crisi. Questa precisazione è doverosa, considerato il successo di cui oggigiorno gode quella strana miscela di ipotesi fantasiose e di populismo ingenuo che va sotto il nome di “cospirazionismo”. L’errore fondamentale dei cospirazionisti verte sul fatto che essi concepiscono la Storia come una pianificata sequenza di complotti orditi da singoli o da gruppi, con tanto di nomi e cognomi, provenienze, affinità elettive e talvolta persino etnie e preferenze sessuali. Per questi pedestri interpreti del nostro tempo, il corso degli eventi seguirebbe un unico filo rosso che va dal Protocollo dei Savi di Sion alla Trilaterale, naturalmente passando per l’immancabile gruppo Bilderberg. Al di là delle invenzioni, delle imprecisioni e del razzismo strisciante che spesso caratterizza tali chiavi di lettura, il loro limite di fondo è che esse sono assolutamente banali. La meccanica del potere, infatti, è in ultima istanza sempre riconducibile a trame, accordi, coalizioni e a “movimenti di truppe”. Tuttavia, occorre comprendere che le azioni individuali o di gruppo che possono dirsi vincenti, che cioè realmente incidono sul processo storico, sono soltanto quelle che si muovono lungo il solco tracciato da forze gigantesche di tipo impersonale. La lezione di Althusser è in tal senso più che mai attuale: il movimento della storia dovrebbe in generale esser considerato “un processo senza soggetto”, che sceglie i suoi protagonisti solo tra coloro che riescono ad assecondarne il corso e magari ad intercettare i suoi snodi, le sue congiunture, le sue contraddizioni interne, prima e meglio di altri. La speculazione può fungere in tal senso da amplificatore dell’instabilità, da potente acceleratore della crisi, ma per avere successo deve sempre muoversi in simbiosi con le forze del processo storico. Attribuire dunque ai commensali di Manhattan il ruolo di “grandi orologiai” è al tempo stesso scontato e fuorviante, e non ci fa compiere un passo verso la comprensione delle determinanti della crisi europea. Piuttosto, occorre capire quali siano le soverchianti forze impersonali che possono rendere vincente la scommessa degli speculatori contro l’euro. A tale scopo, bisognerà comprendere perché, date le sue caratteristiche originarie, l’Unione monetaria europea è sempre stata esposta al rischio che forze centrifughe potentissime la facessero a un certo punto esplodere.”

Emiliano Brancaccio (1971) economista italiano

dal capitolo Banalità del cospirazionismo

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