Frasi su forse
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“[Famosa gaffe] Il giocatore a terra non è Casiraghi, come avevo detto: forse è Eranio. Però, sai: Casiraghi, Eranio… siamo lì.”

Ezio Luzzi (1933) giornalista italiano

Origine: Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 33, ISBN 88-8598-826-2.

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“[A proposito del commento sulla vittoria di Barack Obama] Io credo che sarebbe ora di dire che è semplicemente uno sciocco. Ecco, più che puntare sul, come dire… sull'allarme istituzionale, la repubblica in crisi… Ecco cominciare a dire quello che poi appare abbastanza evidente: che è un uomo abbastanza sciocco e dice spesso cose molto sciocche, e forse è stato sopravvalutato anche dai suoi avversari. Dopo di che le polemiche, insomma, è persino inutile farle. Insomma.. si prende atto, si constata, si fa un sorisetto purtroppo di sufficienza. Ecco perché la cosa triste è che si è costretti a fare un sorrisetto di sufficienza su quanto dice e fa, insomma… il primo degli italiani, escluso il capo dello stato, cioè il capo del governo. Piuttosto penoso, ecco… Penoso e sconsolante. Fa il commento più sciocco, non voglio neanche dire che sia una gaffe: è il commento più frivolo, più superficiale, meno colto, meno politico, meno serio. È come… come quando fa le corna nelle fotografie di gruppo, è una persona che non è all'altezza di rappresentare un paese: ma non l'Italia, qualunque paese. E dispiace, insomma, che dire? Cioè, non è neanche una cosa da dire con veemenza, la si dice con… con malinconia profonda a questo punto; però, insomma, non è una novità, dovremmo esserci abituati. Ma ne dirà un'infinità ancora di cose del genere, perché purtroppo il livello è quello: è una persona di basso livello intellettuale. Questa è la mia opinione.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano
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“Egli non trova senza cercare, e non cerca ciò che sarebbe introvabile, forse introvabile per lui.”

Ferruccio Busoni (1866–1924) pianista, compositore e direttore d'orchestra italiano

Scritti e pensieri sulla musica

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“La virtuale eclissi della discussione sui contenuti dell'insegnamento, sostituita da un asfissiante fuoco d'artificio su metodologie, obiettivi, profili ed altra irrilevante cartaccia politico-sindacale, […] rimanda alla grande ipotesi filosofica di Martin Heidegger sulla progressiva dissoluzione e trasformazione della tradizione metafisica occidentale in tecnica planetaria. Il carattere anonimo, impersonale ed autoriproduttivo della tecnica planetaria è effettivamente indifferente ai contenuti culturali che lo accompagnano, contenuti culturali creati, elaborati e discussi in una precedente epoca storica di tipo "metafisico". In questo senso, l'attuale tendenza a trasformare lo stesso Internet da rete di comunicazione agile e veloce (cosa che indiscutibilmente è) in una sorta di orizzonte culturale nuovo ed epocale in sé, che caratterizzerebbe un'intera epoca storia avveniristica lasciandosi alle spalle il vecchio ciarpame librario, deve essere considerata come un segnale significativo. I pedagogisti pazzi, i politici superficiali ed i sindacalisti ciarloni che ritengono forse di essere i soggetti consapevoli e progettuali di queste riforme scolastiche non immagina neppure, anche (ma non solo) per carenza di educazione filosofica, di non essere che gli oggetti inanimati di una trasformazione epocale che non riescono neppure a capire. Sarebbe bene che Umberto Galimberti o Emanuele Severino gliela spiegassero, perché al di sotto di questi nomi "supernoti" essi non darebbero certo ascolto a nessuno.”

Costanzo Preve (1943–2013) filosofo e saggista italiano

Origine: L'educazione filosofica, p. 142

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“Notavo ieri sera, tra l'altro, una singolare contraddizione della RAI: la RAI, da quest'anno, meritoriamente ha abolito la moviola, tant'è vero che – io non mi ricordo chi era l'ultimo, era forse Tombolini – Tombolini è stato prepensionato, così come Carlo Longhi, credo, da 90° minuto. Non seguo ma immagino che per analogia sia così. Quindi la RAI ha fatto questa scelta, ritardata certamente, ma che io personalmente ho molto condivido. E va bene, e questo riguarda il Campionato. Ieri sera invece la RAI, dopo la partita, ma già durante la partita, già nell'intervallo, non ha fatto altro che moviolare questi tre presunti rigori: il primo è fallo di Mauri che passa da dietro su Mertesaker, comunque un difensore tedesco, e lo tocca. Certamente non è fallo del tedesco. Il secondo è Cassano che cade su una carica di spalla e invece, effettivamente, sul terzo episodio questo tedesco che si carica e si corica tocca la palla con la mano. Però, anche lì, tutto è stato ridotto a questo: e allora visto che la RAI ha fatto questa scelta coraggiosa fin dallo scorso settembre di abolire la moviola e ne seguì, come lei immagina, ampio dibattito, il fatto che a distanza di mesi, se appena c'è in campo la Nazionale – e quindi il massimo della demagogia possibile da questo punto di vista – debba tornare a galla la moviola è ridicolo.”

Gigi Garanzini (1948) giornalista, scrittore e conduttore radiofonico italiano

10 febbraio 2011

“Non so quanto la tv australiana avesse investito sul mondiale 2006, né come abbia reagito a un'eliminazione all'ultimo secondo dell'ottavo di finale, per un calcio regalato da un arbitro spagnolo a un terzino italiano colto da svenimento. Ma scommetterei in maniera più elegante, e più sportiva, di quella che la Rai scelse di cavalcare nell'infausto 2002 coreano. […] Durò un paio di giorni, per la verità, anche lo scarico di responsabilità da parte della squadra, sotto forma di tiro al bersaglio dell'arbitro Moreno. Ma poi, salvo qualche eccezione, il comune senso del pudore, prima ancora del fair play, riprese il sopravvento e si cominciò a riconoscere che se gli arbitraggi rassicuranti, oltre che davvero imparziali, sono oggettivamente diversi, ancor più diverse sono le congiure. Quando una squadra deve perdere, secondo quanto cercarono di farci credere [I giornalisti RAI], non arriva a giocarsi due match-ball come quelli di Vieri e Gattuso a pochi minuti dalla fine. La fermano prima, alla maniera di Aston in Cile. La Rai invece, impavida, andò avanti per settimane. E più passavano i giorni, più grosse le sparava. Sino a quella, davvero memorabile, dell'azione per danni alla Fifa. Il presupposto era, ovviamente, che Byron Moreno fosse il braccio armato di Blatter, investito della missione di far andare avanti, a qualunque costo, la squadra di casa. In buona sostanza, tuonò con supremo sprezo del ridicolo un avvocato dell'ufficio legale della Rai, chiederemo a Zurigo il rimborso totale di quanto è stato pagato per i diritti, cioè settanta milioni di euro, il rimborso delle spese di produzione per la trasferta in Corea e Giappone, e i danni derivati dalla caduta negativa della pubblicità. Mancavano giusto un paio di divisioni da ammassare al confine di Chiasso. I programmi sportivi dedicati al mondiale, che ovviamente continuava, amplificarono i toni, e più di un quotidiano cadde in tentazione. Si arrivò a leggere che la causa avrebbe fatto giurisprudenza a livello mondiale, al pari della sentenza Bosman: quando l'unico rimando possibile era, con tutta evidenza, a capitan Fracassa. […] La sera del 9 gennaio 2003, Raidue portò nei propri studi in esclusiva mondiale nientemeno che il famigerato Byron Moreno. E a chi affidare la faccia? A Enzo Biagi no, perché era già in vigore l'editto di Sofia, a Minoli nemmeno, Tosatti forse aveva un impegno. Sicché prese in prestito da Sky, senza alcun diritto di riscatto, l'intramontabile José Altafini. Civile la conversazione. Ma inserita nell'ambito di uno show dal titolo Stupido Hotel, mai come in quel caso un nome una garanzia. Così l'arbitro ecuadoregno entrò in scena dalla porta girevole con una valigetta piena di soldi, rispose punto per punto alle domande non proprio asfissianti dell'intervistatore, concluse argomentando sottilmente che quella sera a Daejon era stata l'Italia, non lui, a sbagliare la partita, e fu congedato da un simpatico gavettone sulle note del coro del Nabucco: che per una rete in quota Lega rappresentava, con tutta evidenza, l'inno nazionale. Una serie di interpellanze parlamentari non riuscirono a chiarire né la ragione di quella straordinaria partecipazione, né l'entità del compenso ricevuto da Moreno, dall'ordine comunque di alcune decine di migliaia di dollari. Fatto sta che, grazie alla sportività della Rai, l'ex nemico pubblico numero uno ebbe l'opportunità di dimostrare che i buffoni, semmai, erano altrove. E il cerchio finalmente si chiuse.”

Gigi Garanzini (1948) giornalista, scrittore e conduttore radiofonico italiano

cap. La cultura della sconfitta

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“Io non ci sarò forse fisicamente, ma tutte le volte che alzerete un pugno per gridare basta, sarò lì.”

Renato Zero (1950) cantautore e showman italiano

Origine: Dal discorso pronunciato alla fine della canzone Giorni, durante il concerto per i suoi quarant'anni del 30 settembre 1990.

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“[I Templari] E forse erano tutto questo, anime perse e anime sante, cavallanti e cavalieri, banchieri ed eroi…”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

cap. 13

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“La famosa frase di Kant è: «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me». Questa volta stellata, limpida, la si può forse pensare finalmente sgombra dal terrore di un dio tirannico e dalla facile consolazione di un dio paternalistico.”

Massimo Piattelli Palmarini (1942) professore di scienze cognitive, linguista, epistemologo italiano

Origine: Ritrattino di Kant a uso di mio figlio, Capitolo 1, Perché proprio Kant? Ovvero: il fascino discreto della ragione pura, p. 30

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“Il grande gioco della politica internazionale, dopo il crollo delle Torri gemelle, è stato forse più di prima costruito a tavolino. Senza grandi rapporti con la realtà. Anzi. Proprio una cattiva conoscenza della realtà ha reso più vulnerabili – nel momento della massima potenza – gli Stati Uniti. E con loro l'Occidente tutto. Buonsenso vorrebbe, dunque, che il grande Risiko riponesse nella scatola soldatini e carri armati e rimettesse in funzione i vecchi sistemi: la conoscenza approfondita e vera di quanto sta succedendo oltre la soglia di casa. Così ancora non avviene. Soprattutto non c'è ancora un rapporto alla pari con gli arabi, senza il quale non si possono risolvere la diffidenza e la sfiducia. Non dobbiamo esportare la nostra democrazia, né con i carri armati né con lo sguardo mellifluo di chi vuole imporre le proprie regole con altri mezzi, meno violenti ma non per questo meno discutibili. Dobbiamo (semplicemente?) leggere quale concetto di democrazia sta emergendo nelle élite arabe. Dobbiamo accettare che il loro modello di democrazia (che i sostenitori dell'islam politico cosiddetto "modernista" considerano islamizzabile) sia diverso, e che possa avere una sua dignità specifica. D'altro canto, per molti dei musulmani arabi la nostra – di democrazia – non rispetta i loro, di valori.”

Paola Caridi (1961) giornalista e scrittrice italiana

conclusioni, p. 164
Arabi invisibili

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“Forse il più bel testo di politica contemporanea.”

Adriano Olivetti (1901–1960) imprenditore, ingegnere e politico italiano

Furio Colombo

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“[alla domanda Continuerà a guardare la Superbike? ] Metterò la tv in spiaggia e con la gamba che penzolerà fuori dalla sedia. E forse piangerò.”

Troy Bayliss (1969) pilota motociclistico australiano

citato in La Gazzetta dello Sport http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/settembre/20/Bayliss_Vinco_Mondiale_piango_spiaggia_ga_10_080920050.shtml, 20 settembre 2008

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“I Canti orfici hanno offerta materia a numerose tesi di laurea, a documentazioni biografiche e a ricerche critiche, quali forse non vanta alcun altro nostro poeta contemporaneo.”

Enrico Falqui (1901–1974) scrittore e critico letterario italiano

Origine: Verrò a Firenze per rompervi la testa, p. 6

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“Quando il presidente Johnson afferma che ci stiamo difendendo contro una forza superiore, che noi dobbiamo rimanere nel Vietnam altrimenti essi «invaderanno gli Stati Uniti e prenderanno quello che abbiamo», disgraziatamente egli rappresenta un settore cospicuo, forse prevalente, dell'opinione americana. Per noi oggi può sembrare difficile capire come trent'anni fa si potesse credere sul serio che una cospirazione giudaico-bolscevica minacciasse la sopravvivenza della Germania, depositaria dei valori spirituali della civiltà occidentale. Per altri oggi può essere altrettanto difficile prendere sul serio l'immagine della nazione piú forte e piú ricca della terra in preda al terrore dietro ai suoi missili e testate nucleari, per paura che «quello che abbiamo» ci venga portato via se permettiamo a un piccolo paese, dall'altra parte del globo, di seguire il proprio corso liberandosi dal dominio americano. Ciononostante, questa descrizione non è caricaturale. Gli aderenti al cosiddetto «movimento della pace» hanno la tendenza a considerare Lyndon Johnson un usurpatore illegittimo che non rappresenta il grosso dell'opinione americana. Probabilmente s'ingannano. Affermazioni come quella sopra citata possono benissimo riflettere atteggiamenti predominanti tra gli americani, e chi voglia pensare in maniera realistica al ruolo imperialistico dell'America farà bene a tenerlo a mente.”

Noam Chomsky (1928) linguista, filosofo e teorico della comunicazione statunitense

La logica della ritirata, p. 255
I nuovi mandarini

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“Siamo sempre di corsa. Forse sto correndo anche adesso. Forse non è la mia ora.”

Cecelia Ahern (1981) scrittrice irlandese

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“Il pretesto è bello, la Patria, la Legge, la prima è una puttana, la seconda peggio ancora. E Patria e Legge hanno diritti e non doveri e vogliono il sangue dei figli della miseria. Ma vi è forse una legge eguale per tutti? Non dirmi ciò, non parlare di questo gigante mostruoso, poiché conosco che la legge leale non è mai esistita, né esisterà fin tanto che Iddio non ci sterminerà tutti.”

Carmine Crocco (1830–1905) brigante italiano

Come divenni brigante
Variante: La Patria, la Legge, la prima è una puttana, la seconda peggio ancora. E Patria e Legge hanno diritti e non doveri, vogliono il sangue dei figli della miseria. Ma vi è forse una legge eguale per tutti? Non dirmi ciò, non parlare di questo gigante mostruoso, poiché conosco che la legge leale non è mai esistita, nè esisterà fin tanto che Iddio non ci sterminerà tutti.

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“Forse, il vero amore | vuol restare grande.”

Enrico Ruggeri (1957) cantautore, scrittore e conduttore televisivo italiano

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Presente studio-live

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“[Su "Quarto Potere"] Il film appare subito come qualcosa di incommensurabile, tanta è la sua portata e la sua novità, summa della tecnica cinematografica, laboratorio di nuove sperimentazioni, tragedia shakespeariana avvolta in atmosfere dell'assurdo e nel vuoto esistenziale. Il significato del film è ancora più complesso. La personalità di Kane è misteriosa nella sua linearità: un idealista? un approfittatore? un megalomane? Perché ci teneva tanto che la moglie diventasse una star? Un egoista incapace di amare? Perché costruì la finzione del giornale? Perché costruì la finzione della moglie star? Perché la finzione di Xanadu? "Rosebud" rimane un mistero, e tale rimane la personalità di Kane, e anche la congettura che il primo spiegherebbe la seconda. Forse non esisteva nessun movente, e nessun significato. O forse quell'informazione da sola non sarebbe servita a nulla. Il vero senso del film sta nella "ricerca del significato", più che nel significato in sé, una potente metafora della condizione umana. La risposta a questa ricerca sta nel cartello NO-TRESPASSING. Ma Kane "non ha significato": è un uomo senza principi e senza personalità. Kane è soltanto l'insieme dei propri gesti e delle proprie parole, che non hanno altro significato che quello di essere i suoi gesti e le sue parole. Esattamente come il grande ammasso di oggetti nel castello di Xanadu, che non fornisce altra personalità al castello che quella di essere un ammasso disordinato di oggetti. Kane riduce tutto e tutti ad oggetti: perciò è incapace di comunicare emozioni. Kane è inutile; e non a caso il suo ruolo nel film è trascurabile, fa soltanto da tema di discussione per i protagonisti, che sono i narratori e il giornalista.”

Piero Scaruffi (1955) informatico, critico musicale e scrittore italiano

da Orson Welles http://www.scaruffi.com/director/welles.html

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“La verità è un bene raro e prezioso: forse per questo qualcuno preferisce risparmiarla.”

Giulio Cavalli (1977) attore, scrittore e regista italiano

dall'intervista sull'incidente di Linate dell'ottobre 2001, Corriere della sera, 18 dicembre 2006

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“Il giudizio universale
Io una volta sognavo sempre mio nonno materno, l'unico che conobbi.
Ogni tanto, in sogno, questo nonno mi dava certi numeri sicuri, ma io non li capivo mai bene, oppure appena mi svegliavo me li scordavo. Poi non si fece vedere più e io, non so perché, mi misi in testa che forse non voleva più usare un mezzo di comunicazione di massa così antico, qual è il sogno. E una notte, obbedendo a un richiamo, scesi dal letto, accesi la televisione e cominciai a cercare. Non mi ero sbagliato.
Infatti dopo un po' vidi la sua faccia di napoletano dell'800, i suoi baffi guappeschi. Stavolta non era come in sogno, l'immagine era chiara, l'audio era perfetto.
Insomma era l'occasione per avere tre numeri precisi, il nome di un cavallo, una schedina da un miliardo.
Ma feci un grosso errore. Anziché pensare subito a queste cose serie, volli prima avere qualche risposta alle antichissime e inquietanti domande che si è sempre posto l'uomo: il mistero della nascita dell'universo, il fondamento della teoria aristotelica sulla nascita di Dio. Dissi: prima del terno sicuro, voglio notizie di prima mano sull'immortalità dell'anima.
Dietro mia insistenza, il nonno mi stava per rivelare i misteri dell'aldilà, quando improvvisanente mi disse che lo chiamavano dalla regia. Alzò la cornetta del telefono e cominciò a fare di sì con la testa, proprio come fanno quelli del telegiornale. Quando riattaccò, disse che dalla regia avevano detto che su quelle cose non poteva dire niente, poteva dare solo i numeri e i cavalli.
Dissi: va bene, per adesso mi servono almeno cinquecento milioni, il mistero della vita e della morte lo posso scoprire dopo che mi sono comprato una bella macchina nuova e una villa a Capri. Ma dovette succedere qualcosa all'antenna. Il nonno sparì nell'effetto nebbia e non lo ritrovai più.”

Riccardo Pazzaglia (1926–2006) scrittore, giornalista e paroliere italiano

pagg. 41-42
Il brodo primordiale

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“La strada era buia, s'andò al S. Camillo | e lì non l'accettarono forse per l'orario, | si pregò tutti i santi ma s'andò al S. Giovanni | e lì non lo vollero per lo sciopero.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da Quando Renzo morì io ero al bar, 55<sup>a</sup> composizione, p. 80
Ma il cielo è sempre più blu. Pensieri, racconti e canzoni inedite, Canzoni inedite, Primo quaderno