Frasi su morale
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“La pace esige una sua psicologia, un suo spirito morale, che, prima di rivolgersi agli altri, si riflette sopra colui che vuole esercitare la pace.”

Papa Paolo VI (1897–1978) 262° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Origine: Rinnovamento e riconciliazione, p. 72

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“Non vi è un fondamento naturale della morale; vi è una finalità che gioca un ruolo di fondamento, ed è l'amicizia.”

Marie-Dominique Philippe (1912–2006) teologo e filosofo francese

Fuoco sulla terra. Colloqui sulle beatitudini

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“[Su Sergio Leone] Era un grande uomo, in senso fisico e morale. Era dotato di una finezza e di una vivacità di spirito di cui il suo fisico imponente avrebbe potuto far dubitare.”

Gilles Jacob (1930) critico cinematografico, regista e produttore cinematografico francese

Origine: Cinema è sogno, p. 220

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“Bradlaugh era un accanito sostenitore della pulizia morale, e aveva anche qualcosa dell'asceta. Durante una accesa discussione sulla dubbia moralità del consumo di carne, dichiarò pubblicamente di essere vegetariano.”

Arthur Nethercot (1895–1981) critico letterario, scrittore e poeta statunitense

Origine: Da The First Five Lives of Annie Besant, University of Chicago Press, Chicago, 1960; citato in Rynn Berry, Da Buddha ai Beatles. La vita e le ricette inedite dei grandi vegetariani della storia, traduzione di Annamaria Pietrobono, Gruppo Futura, Bresso, 1996, p. 121. ISBN 88-256-1108-0

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“Nei loro giorni, Carlo Marx, Ljenin e Stalin rappresentarono le aspirazioni e le rivendicazioni delle masse lavoratrici e la causa del socialismo è inseparabilmente connessa al loro nome.”

Kim Jong-il (1941–2011) dittatore nordcoreano

da Rispettare i precursori della rivoluzione è una nobile obbligazione morale dei rivoluzionarii http://books.google.com/books?id=CXf8HAAACAAJ, 1996

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“Castelli, il ministro della Giustizia con la faccia di un tassista abusivo. Ma senza averne l'integrità morale. Un padano puro. Il suo albero genealogico non si biforca.”

Daniele Luttazzi (1961) attore, comico e scrittore italiano

da Benvenuti in Italia http://www.feltrinelli.it/FattiLibriInterna?id_fatto=123

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“Molte cose che ho fatto in quel periodo non le rifarei più. Non ho imbarazzo a dire che ho vissuto una crisi morale, culminata quando ho visto come si stava strutturando l'entourage più ristretto del Cavaliere.”

Carlo Taormina (1940) avvocato e politico italiano

citato in L'Espresso http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/01/29/la-verita-su-b-raccontata-dal-suo-ex-avvocato/, "La verità su B. raccontata dal suo ex avvocato", Gilioli Blog, 29 gennaio 2010

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“Le nostre istituzioni morali sono adattate alla forma di vita del piccolo gruppo, vengono insegnate al bambino con la sua socializzazione e dominano, quindi, anche oggi la nostra emotività.”

Gerard Radnitzky (1921–2006) filosofo e teorico tedesco

Il futuro è aperto: il colloquio di Altenberg insieme con i testi del simposio viennese su Popper

“Un sistema morale si basa su una determinata immagine dell'uomo e un determinato ideale di uomo.”

Gerard Radnitzky (1921–2006) filosofo e teorico tedesco

Il futuro è aperto: il colloquio di Altenberg insieme con i testi del simposio viennese su Popper

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“La vera eleganza morale consiste nell'arte di travestire le proprie vittorie da sconfitte.”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

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“[L'anticomunismo è] un valore morale [e] un dovere morale della memoria.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2000
Origine: Dal Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione; citato in Paola Di Caro, «Rivoluzione liberale contro i comunisti» http://web.archive.org/web/20110208165444/http://archiviostorico.corriere.it/2000/agosto/25/Rivoluzione_liberale_contro_comunisti__co_0_0008255367.shtml, Corriere della Sera, 25 agosto 2000, p. 7.

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“Il cinema è un'industria culturale. Realizzare film significa anche assumersi una responsabilità sociale e morale. Pertanto non dobbiamo produrre quello che si può vendere, ma vendere quello che si vuol produrre.”

Franco Cristaldi (1924–1992) sceneggiatore e produttore cinematografico italiano

da Le botteghe dell'immaginario; citato in Corsi 2001, p. 166

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“In Hitler il popolo tedesco ha trovato riassunti, al di sopra di ogni schema tradizionale di divisioni classistiche, alcuni dei motivi essenziali da sempre ritornanti a definire il proprio carattere, la fisionomia del proprio ethos: il gusto della violenza, il misticismo «romantico», la fanatica dedizione a un ordine meccanico, disumano. Hitler sapeva trascinare il grande industriale con l'esca dell'interesse e col ricorso al mito prediletto della supremazia tedesca nel mondo; affascinava il piccolo borghese col suo estetismo pompier, con la sua oratoria accesa e volgare, pronta sempre ad offrire, di ogni problema, la soluzione più semplicistica; piaceva all'intellettuale decadente, permeato di femmineo postnicianesimo (l'intelligencija tedesca già nel 1914 era in stato fallimentare come nessun'altra in Europa), per la sua ostentata energia virile, per il suo dichiarato disprezzo di ogni indugio morale o sentimentale, per quel suo rozzo materialismo demagogico che, nonostante tutto, pretendeva considerazione «spirituale». Conquistava infine anche l'operaio, facendo leva non soltanto sul suo sciovinismo non perfettamente esorcizzato, ma porgendogli, anche, delle sue rivendicazioni sociali, un'attuazione più concretamente immediata, meno utopica e intellettualistica di quanto non gliela prospettasse il programma della rivoluzione proletaria: e fosse pure nei limiti di una umiliante, paternalistica nota di concessioni padronali. […] il nazismo non è certo la realizzazione di un genio. Hitler è effettivamente uno dei tanti […].
Parlare di tirannide perciò non persuade. Esiste una tecnica della tirannide, esposta in classiche trattazioni. Ma il nazionalsocialismo al potere non ne tiene conto per nulla, e in questo sì che è rivoluzionario. Assolutista, il nazismo raggiunge la popolarità proprio in ragione del suo prepotere. […] Il nazionalsocialismo, al contrario, non concede nessuna rivincita, sia pure formale, alle avanguardie dello Spirito. Il suo cinismo, la sua crudeltà, la sua perfidia, trovano dall'inizio tutta una orgogliosa cultura preparata a giustificarli, a farseli propri. La tirannide non presenta più il viso odioso e meschino del regime di polizia, non adopera più di soppiatto, tra impaurita e feroce, i vecchi mezzucci della sobillazione e della calunnia, ma si accampa, fanatica e violenta, con la sicurezza, l'intransigenza esclusiva di una religione messianica. […]
Sentirsi puri, non contaminati. Il popolo tedesco ha sempre reagito alle proprie crisi con un disperato, irrazionale desiderio di purezza: e la rivolta luterana – a un livello umano e ideale ben diverso, d'accordo – rappresenta forse il primo, imponente documento storico di questo impulso innato. Sorto dopo Versaglia, il nazionalsocialismo non si è tanto imposto con la violenza alle masse, quanto piuttosto le ha trovate già pronte ad accoglierlo e ad acclamarlo.”

Giorgio Bassani (1916–2000) scrittore e poeta italiano

La rivoluzione come gioco, p. 44

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“L'America non pensa di doversi svegliare perché è e si sente sveglissima e, anche se deve sacrificare qualcosa della propria immagine sull'altare dell'impopolarità, non cambierà l'indirizzo dei propri interessi legati alla produzione e al mercato delle armi. Gli indignati che il popolo americano annovera sono pochi, poco ascoltati e poco compresi. Gli eventi, ormai non più così rari, di stragi sparpagliate in scuole o cinema non vengono collegati alla facilità di possedere armi quanto alla "stranezza" della psicologia degli assassini. L'alibi è sempre potente e rasserenante. Nessun americano, credo, considera neppure l'ipotesi della cosiddetta corresponsabilità politica. I pianti pubblici dei loro governanti sono sufficienti ad alimentare lo stupore comune e la condivisione dell'orrore. Una legislazione sul possesso di armi che, per non andare tanto lontano, basterebbe somigliasse a quella italiana sarebbe sufficiente a calmierare il fiorire di arsenali domestici. Ma, purtroppo, credo che non legifereranno in questo senso. I cowboy si toglievano il cinturone soltanto entrando nel saloon. L'America intera non può degradarsi a saloon perché vive nella convinzione della propria superiorità morale e civile. Una strage di bambini non può intaccare o intralciare una tale colpevole superbia. Vergogna!”

Mina (1940) pagina di disambiguazione di un progetto Wikimedia

da Vanity Fair, n. 1, 9 gennaio 2013
Citazioni di Mina

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“Il vegetarianesimo è in stretto rapporto con i problemi morali e religiosi, ed anzitutto con il problema dei fini e dei mezzi.”

Aldo Capitini (1899–1968) filosofo, politico e antifascista italiano

Origine: Da Aspetti dell'educazione alla nonviolenza, 1959.

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“Tutte le volte che un uomo rifiuta, in nome del suo senso morale (coscienza), di divenire complice di una situazione che ritiene ingiusta, o di eseguire certi comandi o certe azioni, si fa obbiezione di coscienza.”

Aldo Capitini (1899–1968) filosofo, politico e antifascista italiano

Origine: Citato in Mario Martini, Introduzione, in Le ragioni della nonviolenza, p. 31.

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“In Pif c'è un po' dello spirito buonista, dell'atteggiamento ex equo solidale di Mtv, ma la sua indagine sulle malattie mentali è curiosa, piacevole, intelligente. Pif ribadisce un concetto fondamentale: nel racconto l'importante è il punto di vista e ogni punto di vista rappresenta anche una scelta morale.”

Aldo Grasso (1948) giornalista, critico televisivo e docente italiano

Origine: Da Pif, con intelligenza tra i malati mentali https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2008/dicembre/05/Pif_con_intelligenza_tra_malati_co_9_081205114.shtml, Corriere della Sera, 5 dicembre 2008, p. 61.

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“[Il materialismo] Dottrina, che pel suo idealismo poco circospetto, non solo la fede, ma la stessa ragione offende (il sistema di KANT): farebbe mestieri far aperto gli errori pericolosi, cosi alla Religione, come alla Morale, di quel psicologo franzese, il quale ha sedotte le menti, (COUSIN), con far osservare come la di lui filosofia intraprendente ed audace sforza le barriere della sacra Teologia, ponendo innanzi ad ogn'altra autorità la propria: profana i misteri, dichiarandoli in parte vacui di senso, ed in parte riducendoli a volgari allusioni, ed a prette metafore; costringe, come faceva osservare un dotto Critico, la rivelazione a cambiare il suo posto con quello del pensiero istintivo e dell'affermazione senza riflessione, e colloca la ragione fuori della persona dell'uomo dichiarandolo un frammento di Dio, una spezie di pandeismo spirituale introducendo, assurdo per noi, ed al Supremo Ente ingiurioso, il quale reca onda grave alla libertà del medesimo, ec, ec.”

Luigi Ferrarese (1795–1855) psichiatra e politico italiano

da Memorie risguardanti la dottrina frenologica, 2, pp. 15-16
Variante: Dottrina, che pel suo idealismo poco circospetto , non solo la fede, ma la stessa ragione offende (il sistema di KANT) : farebbe mestieri far aperto gli errori pericolosi, cosi alla Religione, come alla Morale, di quel psicologo franzese , il quale ha sedotte le menti (COUSIN), con far osservare come la di lui filosofia intraprendente ed audace sforza le barriere della sacra Teologia, ponendo innanzi ad ogn' altra autorità la propria : profana i misteri , dichiarandoli in parte vacui di senso, ed in parte riducendoli a volgari allusioni, ed a prette metafore ; costringe , come faceva osservare un dotto Critico, la rivelazione a cambiare il suo posto con quello del pensiero istintivo e dell' affermazione senza riflessione e colloca la ragione fuori della persona dell'uomo dichiarandolo un frammento di Dio, una spezie di pandeismo spirituale introducendo, assurdo per noi, ed al Supremo Ente ingiurioso, il quale reca onda grave alla libertà del medesimo, ec, ec.

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