Frasi su visto
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“[Riferendosi a Lionel Messi] È un dio, e come persona è ancora meglio che da calciatore. Spero possa vincere la Coppa del Mondo con l'Argentina. L'ho conosciuto quando era ragazzino e l'ho visto crescere, si merita il meglio.”

Samuel Eto'o (1981) calciatore camerunese

Origine: Citato in Eto'o: "Messi per me è un dio" http://www.sportmediaset.mediaset.it/calcio/calcioestero/articoli/94665/etoo-messi-per-me-e-un-dio.shtml, Sportmediaset.it, 11 dicembre 2012.

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“[Sulla scelta per il ruolo in Batman Begins] Quello che ho visto in Christian è l'espressione massima di Bruce Wayne. Egli infatti possiede l'esatto equilibrio delle tenebre e della luce che stavamo cercando.”

Christopher Nolan (1970) regista, sceneggiatore e produttore cinematografico britannico

da Official: Christian Bale is Batman http://www.superherohype.com/features/articles/83215-official-christian-bale-is-batman, Superherohype.com

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“Questa è probabilmente la più incredibile serie di tiri che abbia visto in vita mia.”

Phil Jackson (1945) cestista e allenatore di pallacanestro statunitense

Origine: Riferimento ai 9 tiri da tre messi a segno di fila da Kobe Bryant contro i Seattle SuperSonics.

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“La psicanalisi è una confessione senza assoluzione.”

Gilbert Keith Chesterton (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista inglese

Origine: Da Quello che ho visto in America, cap. 10.

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“Bisogna, quaggiù, che i fiori muoiano ed il loro profumo svanisca perché diventino frutto e nutrimento. Lassù, respireremo un fiore eterno. Ed il suo profumo ci nutrirà. Solo ciò che muore si riproduce. La fecondità è un perpetuo compromesso tra l'essere ed il nulla. L'eternità è sterile: dove i fiori non appassiscono, i semi sono inutili. L'inflessione unica della tua voce, la luce fuggitiva del tuo sguardo, la freschezza delle tue mani sulla mia fronte, l'ora eletta in cui la preghiera aveva il sapore del pane terreno spezzato dopo la rude fatica d'un giorno d'estate: questo, questo solo, ritroverò in Dio. Ma senza limiti, ed al di là del filtro avaro del momento e del luogo. Qui, ho vissuto solo di queste briciole, ho camminato solo alla luce rapida di questi lampi. Ma queste briciole saranno lassù un pane inesauribile, questi lampi un'alba senza tramonto. L'abitudine sarà scomparsa: tutto sarà stupefacente sorpresa. L'uniformità, la separazione — il triste destino dei granelli di sabbia tutti eguali e tutti solitari — non getteranno più la loro ombra: niente sarà simile a niente, e tutto sarà immerso nell'unità. La resurrezione sarà più vergine di una nascita; la certezza e l'imprevisto fioriranno insieme. «Amate quel che non potrà mai essere visto due volte». Tutto ciò che merita di essere contemplato non si lascia guardare impunemente due volte. Bisogna desiderare vederlo eternamente. L'inferno è ripetizione; il cielo, rinnovamento.”

Gustave Thibon (1903–2001) filosofo e scrittore francese

Origine: L'uomo maschera di Dio, p. 80

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“Orbene, è proprio quello che Galileo non fa. E non può fare, perché egli – per esprimerci in termini moderni – confonde la gravità con la massa. Ed è per questo che la gravità, per lui, non è una «forza» che agisce sul corpo, ma è qualcosa di cui il corpo è «dotato», qualcosa che appartiene al corpo stesso. In tal modo essa non subisce nessuna variazione né nel tempo, né nello spazio. Galileo può ben – seguendo Archimede – astrarre, o far astrazione, della realtà e trascurare la direzione reale che prende la gravità sulla terra (cosa che, d'altra parte, gli rimprovereranno, unanimemente, Simplicio e Sagredo); può, per giustificare questo procedimento presentarci il suo mondo archimedei come una prima approssimazione (nella qual cosa ha ragione, e anche doppiamente ragione: la legge archimedea della caduta è un'approssimazione della legge reale, più complessa; e il mondo archimedeo è, partendo dal mondo geometrico, una prima approssimazione del mondo fisico), ma non può spingere l'«astrazione» oltre, e ciò perché la gravità, come abbiamo visto tante e tante volte, è una proprietà costitutiva del corpo fisico.
La fisica di Galileo spiega ciò che è con ciò che non è. Descartes e Newton vanno piú lontano: le loro teorie fisiche spiegano ciò che è con ciò che non può essere; spiegano il. reale con l'impossibile. Galileo, abbiamo visto, non lo fa. Non gliene facciamo tuttavia una colpa. In realtà, questo impossibile, vale a dire il moto inerziale in linea retta, è in qualche modo meno impossibile per Newton o Descartes di quanto non lo sia per Galileo. O, se si preferisce, l'impossibilità di questo movimento non è la stessa. Non ha la stessa struttura.”

Alexandre Koyré (1892–1964) storico della scienza e filosofo francese

ibidem, p. 282 sg.
Studi galileiani

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“Le cose restarono a lungo indefinite, e solo nell'agosto del 1945 si cercò di dare un crisma ufficiale a nomi e cifre. Con decreto governativo fu istituita una commissione, presieduta da Antonino Tarsia in Curia, con il compito di attribuire legalmente «la qualifica di partigiano combattente». La commissione accertò, con elenchi nominativi, che alle «giornate» avevano partecipato 1589 partigiani, che vi erano stati inoltre 155 morti, 85 feriti, 53 invalidi e 21 mutilati, e che altri 126 caduti si erano avuti fra la popolazione. Il totale dei combattenti si avvicina quindi alle 2000 unità. Ma 2000 unità non sono una metropoli che già sfiorava allora il milione di abitanti, e questo basterebbe a dimostrare che la città non si mosse, che il popolo napoletano restò indifferente, e che — lo abbiamo già visto esaminando minutamente i fatti del 28 settembre — nemmeno la polveriera umana di fuggiaschi e rifugiati, stivata con tanta indifferenza da Scholl e alimentata dai suoi bandi, riversò la sua carica esplosiva nel movimento. Ma anche queste cifre, a un più attento esame, sembrano piuttosto lontane dal vero. Già nel saggio di De Antonellis gli elenchi vengono definiti non attendibili, perché «gonfiati di combattenti dell'ultima giornata, e largamente deficitari dei combattenti più impegnati». Tarsia stesso, parlando degli uomini del suo gruppo, dopo aver spiegato che negli scontri del giorno 28 non ne ebbe intorno più di 30, precisa che «i patrioti che effettivamente combatterono al Vomero non superarono i 170-180», che essi «complessivamente si misero in possesso di 140-150 moschetti», alcuni dei quali però «non furono mai adoperati poiché fecero soltanto bella mostra sulle spalle di individui — furbi ma non coraggiosi — che in quei giorni pensarono a fare esclusivamente dell 'esibizionismo.»”

Origine: Napoli 1943, p. 167

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“Sulle cose a tre vorrei dire che, secondo quanto ho visto, in realtà non regna la democrazia secondo me che uno sogna, poiché c'è spesso qualcuno che gode di più attenzioni di un altro. Quindi è un po' come a scopa, c'è l'asso piglia tutto e c'è qualcuno invece che rimane con l'amaro in bocca.”

Immanuel Casto (1983) musicista e cantante italiano

Origine: Dal programma televisivo Loveline, MTV, stagione 9, puntata 5, 24 novembre 2010; disponibile su Mtv.it http://ondemand.mtv.it/serie-tv/loveline/s09/loveline-s09e05.

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“[Parlando dell'arte contemporanea e del Maxxi] Non vorrei fare Sgarbi, ma il quadro – purtroppo io sono un italiano che lo capisce meglio – è un quadro di ladri, di incapaci, di ignoranti, di architetti da galera, i cui nomi non voglio neanche dirli perché li ho già detti; pensa soltanto che a Milano abbiamo il Monumento "all'Ago e al Filo" del grande artista americano Oldenburg in piazza Cadorna con un orrore di Gae Aulenti che deforma una piazza che era una piazza civile. Non so se hai visto il Museo di Messina: il Museo di Messina è un luogo bellissimo, quello che c'è, un edificio storico; quel cesso che hanno fatto, una scatola di merda, non è neanche un magazzino, miliardi agli architetti! Fuksas, che è un distruttore e un fascista, prende 22 miliardi di parcella, neanche Bramante, Palladio, Michelangelo hanno preso tanto. In galera! Altro che Bertolaso per la casa da 1.500 euro al mese. Architetti ladri! Distruttori! Detto questo, però, non voglio fare Sgarbi, ma siccome conosco tutto, tu non hai idea di come è bello un museo povero. E posso dirti che io che ho fatto il più bel museo d'Italia e l'ho aperto in tre mesi, prendendoli a calci nel culo, solo con i ragazzi che lavoravano con me, ho speso, per il Museo della Mafia, 60.000 euro. Stella, che non è mai stato mio amico ma, insomma, è sempre stato il severo censore, è rimasto sedotto dal fatto che un museo bellissimo con un artista formidabile, che si chiama Inzirillo, con tante cose che verrete a vedere, spero, […] è costato 60.000 euro […] Sai quanto è costato il cesso di Zaha Hadid? 160 milioni di euro! Per un monumento a una troia irachena! […] Tu non vieni da noi, a distruggere l'Italia, per farti un monumento! Che non serve a niente! E a spendere 50 milioni di euro di opere di merda! Di opere di merda! Perché se non hai i soldi per il Colosseo, è perché hai comprato Andy Warhol, Gilbert & George, dei cacatori di merda! […] Fuksas, guarda, è bene che non venga, perché calci nel culo, in galera deve andare! In galera! In galera! Ci sono i soldi, vengono buttati! […] Ai tempi di Andreotti c'erano 40 miliardi per il Colosseo, 20 milioni di euro; oggi ne occorrono 17. Perché hanno speso… Roma ha bisogno di un museo d'arte contemporanea, 160 milioni di euro, e non ha bisogno del Colosseo? Il problema della spesa pubblica è capire che cosa è importante fare e non buttare i soldi. Lì, tra gli acquisti e il museo, hanno speso 220 milioni di euro per la merda d'artista.”

Vittorio Sgarbi (1952) critico d'arte, politico e opinionista italiano

da L'ultima parola, 5 giugno 2010
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“Avevo visto il terribile effetto di un falso ideale. Milioni di tedeschi erano rimasti incantati dalla cialtroneria di Hitler, avevano cercato di imitarlo, diventando loro stessi dei piccoli Hitler.”

Louis de Wohl (1903–1961) scrittore e astrologo ungherese

citato in Walter Romig, The Book of Catholic Authors, Grosse Pointe, Michigan

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“Purtroppo non ho potuto conoscere Scirea come persona, ma solo come tifoso. L'ho visto sollevare la Coppa del Mondo e anche per questo era un mio mito. In questi anni ho cercato spesso di imitarlo e sono onorato che qualcuno mi paragoni a lui.”

Alessandro Del Piero (1974) calciatore italiano

Origine: Citato in Torino ha finalmente la sua "Via Gaetano Scirea" http://www.juventus.com/site/ita/NEWS_newsseriea_DB8E6126420B4853899BE522CCC3D4B7.asp, Juventus.com, 14 maggio 2008.

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“David è uno degli attaccanti più forti che abbia mai visto, ha una capacità di coordinarsi straordinaria, sa colpire in qualunque modo pur di far gol.”

Alessandro Del Piero (1974) calciatore italiano

Origine: Citato in Calciomercato Juventus, Del Piero: "Trezeguet mi ha chiamato? No, ma..." http://www.sportevai.it/calcio/calciomercato-juventus-del-piero-trezeguet-mi-ha-chiamato-noma/, Sportevai.it, 3 giugno 2012.

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“Il tempo è la cosa che più abbonda in Italia, visto lo spreco che se ne fa.”

Codice della vita italiana, Capitolo XI – Dell'Italia e degli Italiani

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“Della montagna o di me non posso dire che cosa fosse stregato, ma un simile miracolo ottico, in quel periplo attraverso la montagna, l'ho visto presentarsi almeno una volta al giorno.”

Antonin Artaud (1896–1948) commediografo, attore teatrale e scrittore francese

Viaggio al paese dei Tarahumara, Viaggio al paese dei Tarahumara

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“Dico quel che ho visto e credo; e a chi dirà che non ho visto quel che ho visto, adesso squarcerò la testa.”

Antonin Artaud (1896–1948) commediografo, attore teatrale e scrittore francese

Viaggio al paese dei Tarahumara, Le nuove rivelazioni dell'essere

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“Aveva raggiunto quello stadio in cui si vedono al tempo stesso l'orrore e la piccolezza dell'universo – quel crepuscolo della doppia visione in cui sono avvolte tante persone anziane. Se questo mondo non è di nostro gusto, ebbene, in ogni caso c'è il Cielo, l'Inferno, il Nulla – l'una o l'altra di queste grandi cose, quell'immenso fondale di stelle, fuochi, atmosfera azzurra o nera. Ogni sforzo eroico, e tutto ciò che è conosciuto come arte, suppone che ci sia quel fondale, proprio come ogni sforzo pratico, quando il mondo è di nostro gusto, suppone che il mondo sia Ritto. Ma nel crepuscolo della doppia visione si deposita una mota spirituale per cui non si possono trovare parole altisonanti; non possiamo né agire né astenerci dall'azione, non possiamo né ignorare né rispettare l'Infinito. La signora Moore era sempre stata incline alla rassegnazione. Non appena sbarcata in India tutto le era parso bello, e quando aveva visto l'acqua viva nella vasca lustrale della moschea, o il Gange, o la luna, presa nello scialle della notte con tutte le stelle, le era parso di aver raggiunto una meta bella e anche facile. Essere tutt'uno con l'universo! Cosí dignitoso e semplice. Ma prima bisognava sempre compiere qualche piccolo dovere, sempre i irar fuori dal mazzo che si assottigliava una nuova carta da mettere al suo posto, e mentre lei si affannava tanto, il Marabar aveva battuto il suo gong.”

cap. XXIII, p. 229
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“Visto in modo rigoroso, il destino del giudaismo è un poscritto alle penali del contratto con Dio (anche qui, i passi in corpo piccolo).”

George Steiner (1929–2020) scrittore e saggista francese

da La nostra terra, il testo: p. 228
Nessuna passione spenta

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“[Riferendosi alla Roma, il 4 luglio 2006] In quest'aula manca una società che ha patteggiato per il caso passaporti. Nel nostro mondo abbiamo visto di tutto, dai Rolex ad altro. Questo è un mondo pieno di faziosità.”

Antonio Giraudo (1946) dirigente sportivo italiano

Origine: Citato in Rolex e passaporti, la Sensi si difende http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/05/rolex-passaporti-la-sensi-si-difende.html, la Repubblica, 5 luglio 2006.