Frasi su ambito

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema ambito, essere, proprio, vita.

Frasi su ambito

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“Mai nell'ambito dei conflitti umani, così tanto fu dovuto da tanti a tanto pochi.”

a proposito della battaglia d'Inghilterra dell'estate 1940
da un discorso alla Camera dei Comuni
La seconda guerra mondiale
Origine: Winston Churchill, The Second World War, Volume 4 The Commonwelth alone, 1° capitolo The battle of Britain, ed. Cassel & Co.

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“Parto da un principio semplice e indipendente da ogni analisi economica. A mio parere, la legge generale della vita richiede che in condizioni nuove un organismo produca una somma di energia maggiore di quella di cui ha bisogno per sussistere. Ne deriva che il sovrappiù di energia disponibile può essere impiegato o per la crescita o per la produzione, altrimenti viene sprecato. Nell'ambito dell'attività umana il dilemma assume questa forma: o la maggior parte delle risorse disponibili (vale a dire lavoro) vengono impiegate per fabbricare nuovi mezzi di produzione – e abbiamo l'economia capitalistica (l'accumulazione, la crescita delle ricchezze) – oppure l'eccedente viene sprecato senza cercare di aumentare il potenziale di produzione – e abbiamo l'economia di festa. Nel primo caso, il valore umano è funzione della produttività; nel secondo, si lega agli esiti più belli dell'arte, alla poesia, al pieno rigoglio della vita umana. Nel primo caso, ci si cura solo del tempo a venire, subordinando ad esso il tempo presente; nel secondo, è solo l'istante presente che conta, e la vita, almeno di quando in quando e quanto più è possibile, viene liberata da considerazioni servili che dominano un mondo consacrato alla crescita della produzione. I due sistemi di produzione non possono esistere allo stato puro; c'è sempre un minimo di compromesso. Tuttavia, l'umanità in cui viviamo si è formata sotto il primato dell'accumulazione, della consacrazione delle ricchezze all'aumento del potenziale di produzione. Le nostre concezioni morali e politiche sono ancora dominate da un principio: l'eccellenza dello sviluppo delle forze produttive. Ma se è vero che un tale principio ha incontrato negli uomini poche obiezioni, non è così nel gioco stesso dell'economia: messo alla prova, il principio dello sviluppo infinito ha mostrato che poteva portare a conseguenze imprevista […] E se l'umanità, nel suo complesso, continua a volerlo e a regolare i suoi giudizi di valore su questo desiderio, in molti si è installato il dubbio circa la validità infinita dell'operazione. Possiamo andare oltre, e porre in modo più preciso la domanda: le concezioni morali e politiche che continuano a dominare la nostra attività – vale a dire l'economia – non sono in ritardo sui fatti? Nei nostri giudizi complessivi non rifacciamo l'errore di quegli stati maggiori che si mostrano ogni volta in ritardo su una guerra? Insomma, il pensiero umano non dovrebbe seguire il rapido movimento dell'economia? Certo, non si tratterebbe di rinunciare bruscamente ai beni crescenti del globo, ma potrebbe essere arrivato il momento di riformare le nostre concezioni sull'uso delle ricchezze […] per contribuirvi, mi propongo di mostrare una serie di lavori e di saggi […] da una parte le profonde deformazioni dell'equilibrio generale che lo sviluppo attuale dell'industria ha comportato, dall'altra le prospettive di un'economia non centrate sulla crescita. Per la prima parte non ci sarà da far altro che proseguire l'analisi già avviata dalla scienza economica moderna, mentre per l'altra si tratterà di introdurre considerazioni teoriche nuove e fondare la rappresentazione generale del gioco economico sulla descrizione dei sistemi antecedenti all'accumulazione capitalistica. Questi studi dovranno allora includere un campo considerato generalmente estrinseco all'economia: quello delle religioni, primitive o non, cui è concesso il campo della storia delle arti. In effetti, a mio parere, l'uso delle ricchezze, o più precisamente il loro fine, è essenzialmente lo spreco: il loro ritiro dal circuito della produzione. Ora, questa verità non solo ha fondato fin dall'inizio i profondi valori umani (quelli del disinteresse) e tutti i tesori umani che i secoli ci hanno trasmesso; ma in più, è la sola verità su cui potremmo fondarci ora per risolvere i problemi posti dallo sviluppo industriale. Soltanto il dono senza speranza di profitto, così come lo richiede un principio di eccedenza finale delle risorse, può far uscire il mondo attuale dall'impasse. L'economia attuale ha fin da ora determinato in profondità un rovesciamento radicale delle idee; questo rovesciamento deve però ancora essere realizzato per rispondere alle esigenze dell'economia.”

Georges Bataille (1897–1962) scrittore, antropologo e filosofo francese

Origine: Da Choix de lettres 1917-1962, pp. 377-79.

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“L'Inter prima del 2006 arrivava a 15 punti dalla Juventus. Finito l'alone di Calciopoli è ritornata nell'ambito che le è più proprio, cioè a 23 punti dalla Juventus e al sesto posto. Questa è la dimostrazione migliore che il calcio era pulito e che c'era chi non sapeva operare.”

Luciano Moggi (1937) dirigente sportivo italiano

Origine: Da RTL 102.5; citato in Moggi: «La Juve ha ragione a chiedere 30 scudetti» http://www.tuttosport.com/calcio/serie_a/juventus/2012/05/07-186471/Moggi%3A+%C2%ABLa+Juve+ha+ragione+a+chiedere+30+scudetti%C2%BB, Tuttosport, 7 maggio 2012

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“E il meccanismo della sorpresa, inteso come improvviso manifestarsi di una realtà alternativa a quella presupposta, che in ogni tipo di narrativa è una semplice opzione nell'ambito della tecnica del racconto, nel romanzo apuleiano si rivela perciò – sia a livello della trama principale che dei racconti secondari – una vera e propria strategia compositiva e uno dei fili conduttori della storia, e di conseguenza un modello di percezione del mondo. Nel mondo delle Metamorfosi niente può considerarsi sicuro – e l'esempio perfetto di questo mondo delle apparenze, in cui ogni cosa appare precaria e ingannevole, è lo stesso protagonista imprigionato nella forma dell'asino e naturalmente ignorato per tutto il tempo dagli altri uomini. […] non ci sono certezze, tutto dev'essere verificato, toccato con mano. L'unica possibilità di sapere è l'esperienza, e la disposizione d'animo più giusta sembra appunto questa credulitas, quest'ansia di mirum che fin dall'inizio caratterizza il protagonista; non si tratta di ingenuità, ma di apertura mentale, un atteggiamento più volte lodato da Lucio stesso: mentre lo scetticismo dell'anonimo compagno di Aristomene – che è presumibilmente quello del lettore – si preclude molte possibilità, l'atteggiamento di chi «vuol sapere tutto, o almeno il più possibile» sembra il più consigliabile.”

Lara Nicolini, introduzione, 2005, p. 31
Le metamorfosi, Citazioni sull'opera

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“L'opera dell'ebreo convertito Otto Weininger, Geschlecht und Charakter (Sesso e carattere) che, pubblicata nel 1904, conobbe vasta popolarità, faceva della dicotomia maschio-femmina addirittura un principio cosmico. La teoria dell'Eros, maschiocentrica, destinava la donna a una posizione ancillare rispetto all'uomo. Nelle donne, affermava Weininger, mancava l'Eros proprio degli uomini: gli interessi delle donne erano il matrimonio, la riproduzione, la soddisfazione dei bisogni dei figli, ragion per cui era da escludere che fossero responsabilmente depositarie dell'Eros culturale. Nel tentativo di conferire obbiettività alla propria tesi, Weininger esaltava il «femminino-materno» come una forza fondamentale, facendo però il panegirico del «mascolino-creativo» inteso come la forza superiore racchiudente le qualità spirituali dell'uomo. E, non contento ancora, si spinse più in là, col risultato di sconfinare vieppiù nell'assurdo e nell'irrazionale: non solo attribuì alla donna un ruolo inferiore, ma introdusse una componente razziale. Come la femmina era opposta al maschio, così l'ebreo si contrapponeva all'ariano. Le caratteristiche dell'ebreo erano equiparate a quelle della donna: l'uno e l'altra aspiravano a beni materiali a scapito degli interessi spirituali, l'uno e l'altra trasformavano l'amore in lussuria. Laddove tuttavia la femmina nell'ambito di una razza aveva semplicemente un ruolo secondario rispetto al maschio l'ebreo, di sesso maschile o femminile che fosse, era inferiore all'intera razza ariana. Le donne erano semplicemente suddite; gli ebrei nemici dell'anima e della vita spirituale.”

George Mosse (1918–1999) storico tedesco

Origine: Le origini culturali del Terzo Reich, p. 317-318

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“Vanto un' esperienza pluriennale in ambito professionale con un master in "Lunario da sbarcare."”

Frankie HI-NRG MC (1969) rapper e cantautore italiano

da Precariato, n. 5
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“L'attenzione verso il corpo si è trasformata in una preoccupazione assoluta e nel più ambito passatempo della nostra epoca.”

Zygmunt Bauman (1925–2017) sociologo e filosofo polacco

da La società dell'incertezza

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“[Dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati per abuso d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta sugli "incarichi d'oro" assegnati dal Comune di Milano a consulenti esterni] Lo ribadisco, sono assolutamente tranquilla. Lasciamo che l'indagine finisca il suo corso, io sono certa che tutti gli atti sono stati fatti nella piena legalità.”

Letizia Moratti (1949) politica e manager italiana

da una dichiarazione dopo il "Convegno sulle Pari Opportunità", s.d.; citato in Giannattasio Maurizio, Soglio Elisabetta, Letizia: rifarei tutto sono orgogliosa della riorganizzazione https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2007/novembre/30/Letizia_rifarei_tutto_sono_orgogliosa_co_9_071130122.shtml, Corriere della sera, 30 novembre 2007

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“L'arte non prescinde dal tempo per esprimere semplicemente lo spirito della Storia universale, bensì è connessa al ruolo delle mode e a tutti gli ambiti del gusto.”

Gillo Dorfles (1910–2018) critico d'arte, pittore e filosofo italiano

citato in Corriere della sera, 16 gennaio 2009

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“L'anniversario della morte di Alcide De Gasperi è stato accompagnato, com'era naturale, dalle celebrazioni organizzate dal suo partito. Le ripercussioni di queste celebrazioni nell'opinione pubblica non sono state grandi, e scarso ne è stato, del resto, il valore. Si sono mantenute, infatti, nell'ambito della consueta propaganda ufficiale e delle consuete polemiche del partito democristiano, il che era anche comprensibile, dato lo scopo non tanto di porre problemi politici o storici, quanto di servire alla corrente mobilitazione dei militanti. È mancata quindi, anche da parte di coloro che di De Gasperi furono i più stretti collaboratori e oggi intendono continuarne l'opera, una ricerca un po' più attenta e profonda dei motivi di questa, della estensione, dei limiti e quindi del significato che essa ha avuto nella storia del nostro paese. E abbiam parlato anche di limiti, perché ci sembra che anche gli ammiratori e gli amici dovessero avere interesse, davanti all'opinione pubblica, a non mostrarsi del tutto privi di capacità critica. Non l'hanno fatto, però, e in queste condizioni era difficile si aprisse un dibattito. Tentò di farlo, e per vero in modo assai superficiale, un settimanale non democristiano, ma la reazione che ne seguì, anche più superficiale e persino grossolana, fu tale da rendere evidente che il tema è di quelli che i dirigenti democristiani attuali non sono ancora in grado, non solo di affrontare con obiettività e con calma, ma nemmeno di vedere affrontati da altri, senza essere presi da quel nervosismo di parte che rende impossibile qualsiasi discussione seria.”

Palmiro Togliatti (1893–1964) politico e antifascista italiano

Incipit di De Gasperi il restauratore

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“[Su Mario Trevi] È stata la mia unica esperienza al suo fianco. Interpretavo il ruolo della moglie, quindi ero la protagonista con lui, cui ammazzavano il figlio piccolissimo. Una di quelle storie di camorra e dolore che in quegli anni funzionava. Una rarità, purtroppo. Eppure, credo di essere adatta a ruoli seri, ma non me ne hanno mai affidati. Quello lo ricordo con piacere. Negli Anni Settanta, Mario Trevi aveva raccolto i frutti del suo lavoro, era considerato già un grande interprete della canzone napoletana. Era un cantante famoso, un personaggio doc. Poi, aveva lanciato Indifferentemente, una delle più belle canzoni del nostro repertorio, quindi per me era emozionante lavorare con lui e quel ruolo mi sembrò ancora più importante, anche se i film tratti dalle sceneggiate restavano un po' relegati in ambiti ristretti. Lui, inoltre, fu molto carino con me, che ero giovane e avevo ancora tanto da imparare. Era un'epoca meravigliosa, ricca di vitalità. Per un artista che avesse veramente voglia di fare questo mestiere era davvero stimolante. Mi ero appena trasferita a Roma. Nella capitale c'era tutto: il cinema, la musica, l'arte. S'incontravano i pittori, i poeti. Napoli era pervasa dalla stessa creatività, dalla stessa voglia di fare che si respirava dovunque. La nota dominante di quegli anni era la passione, ricordo anche il produttore del film La pagella, era un tipo particolare. Avevano coraggio, allora, rischiavano in proprio per produrre spettacoli di qualità. Tutti noi venivamo da quell'epoca, che volevamo fare gli attori, i cantanti, i musicisti, avevamo grandi maestri da imitare, ai quali ispirarci e ci avvicinavamo a loro con umiltà e serietà. Volevamo crescere, conoscere, sapere tutto quel che si poteva perché ci tenevamo a realizzare spettacoli di buon livello. Ragioniamo ancora così. Oggi, invece, tranne che per rare eccezioni (penso a Fabio Fazio, a Fiorello, per esempio), il successo immediato, i guadagni, la facile popolarità sembrano diventati gli unici obiettivi.”

Marisa Laurito (1951) attrice, showgirl e cantante italiana

Origine: Citato in Angela Matassa, Laurito: «Io, attrice drammatica in un film con Mario», Il Mattino, 17 aprile 2005.

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“Racchiudendosi nell'ambito esclusivo del pianoforte, Chopin diede prova di una delle qualità più preziose in un grande scrittore e senza dubbio delle più rare in uno scrittore comune: la giusta valutazione della forma nella quale gli è dato di eccellere.”

Franz Liszt (1811–1886) compositore, pianista e direttore d'orchestra ungherese

citazione necessaria, Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.

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“In nessun ambito la profanazione della parola, lo svuotamento dell'agire, la vanificazione del segno è così terribile quanto nella vita religiosa.”

Romano Guardini (1885–1968) presbitero, teologo e scrittore italiano

da Lo spirito della liturgia – I santi segni

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“Chi parla così, parla sotto l'influsso di un pregiudizio determinato dalle passioni, oppure teme a tal punto di essere confutato dai filosofi e di essere quindi esposto alla pubblica derisione, da cercar rifugio nell'ambito del sacro.”

Baruch Spinoza (1632–1677) filosofo olandese

Origine: Citato in Breviario di Spinoza http://www.fogliospinoziano.it/breviario.htm, fogliospinoziano.it, a cura di Giovanni Croce

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“Soltanto il tipo di certezza derivante dalla sinergia di matematica ed empiria ci permette di parlare di scientificità. Ciò che pretende di essere scienza deve confrontarsi con questo criterio. E così anche le scienze che riguardano le cose umane, come la storia, la psicologia, la sociologia e la filosofia, cercavano di avvicinarsi a questo canone della scientificità. Importante per le nostre riflessioni, comunque, è ancora il fatto che il metodo come tale esclude il problema Dio, facendolo apparire come problema ascientifico o pre-scientifico. Con questo, però, ci troviamo davanti ad una riduzione del raggio di scienza e ragione che è doveroso mettere in questione. […] Il soggetto decide, in base alle sue esperienze, che cosa gli appare religiosamente sostenibile, e la "coscienza" soggettiva diventa in definitiva l'unica istanza etica. In questo modo, però, l'ethos e la religione perdono la loro forza di creare una comunità e scadono nell'ambito della discrezionalità personale. È questa una condizione pericolosa per l'umanità: lo costatiamo nelle patologie minacciose della religione e della ragione – patologie che necessariamente devono scoppiare, quando la ragione viene ridotta a tal punto che le questioni della religione e dell'ethos non la riguardano più. Ciò che rimane dei tentativi di costruire un'etica partendo dalle regole dell'evoluzione o dalla psicologia e dalla sociologia, è semplicemente insufficiente.”

Papa Benedetto XVI (1927) 265° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Discorsi
Origine: Da Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/september/documents/hf_ben-xvi_spe_20060912_university-regensburg_it.html, Aula magna dell'Università di Ratisbona, 12 settembre 2006.

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“Con lo sguardo dell'artista, Michelangelo vedeva già nella pietra che gli stava davanti l'immagine-guida che nascostamente attendeva di venir liberata e messa in luce. Il compito dell'artista – secondo lui – era solo quello di toglier via ciò che ancora ricopriva l'immagine. Michelangelo concepiva l'autentica azione artistica come un riportare alla luce, un rimettere in libertà, non come un fare. La stessa idea applicata però all'ambito antropologico, si trovava già in san Bonaventura, il quale spiega il cammino attraverso cui l'uomo diviene autenticamente se stesso, prendendo lo spunto dal paragone con l'intagliatore di immagini, cioè con lo scultore. Lo scultore non fa qualcosa, dice il grande teologo francescano. La sua opera è invece una ablatio: essa consiste nell'eliminare, nel togliere via ciò che è inautentico. In questa maniera, attraverso la ablatio, emerge la nobilis forma, cioè la figura preziosa. Così anche l'uomo, affinché risplenda in lui l'immagine di Dio, deve soprattutto e prima di tutto accogliere quella purificazione, attraverso la quale lo scultore, cioè Dio, lo libera da tutte quelle scorie che oscurano l'aspetto autentico del suo essere, facendolo apparire solo come un blocco di pietra grossolano, mentre invece inabita in lui la forma divina.”

Papa Benedetto XVI (1927) 265° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

citata in Paolo Gulisano, Tolkien. Il mito e la grazia, Ancora, Milano 2007, p. 134

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