Frasi su fortuna
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“Sono molto preoccupato da un'eventuale vittoria di Donald Trump perché il peso degli Stati Uniti nel mondo è tale che i disastri combinati da un presidente americano si possono ripercuotere su tutti noi. Però penso anche che il presidente negli Stati Uniti, per fortuna e per disgrazia, ha in fondo poteri abbastanza limitati.”

José Mujica (1935) politico uruguaiano

Origine: Dall'intervista di Omero Ciai, Mujica e "l'apologia della sobrietà": "Chi accumula denaro è un malato. La ricchezza complica la vita" http://www.repubblica.it/esteri/2016/11/06/news/pepe_mujica_uruguay-151459188/?ref=HREC1-10, Repubblica.it, 6 novembre 2016.

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“Comportatevi con la fortuna come con le cattive paghe, non disdegnate i più piccoli acconti.”

Citato in Le petit philosophe de poche, Textes réunis par Gabriel Pomerand

“La vita è un percorso, in parte dipende da noi e in parte ci vuole un pizzico di fortuna.”

Massimo Bisotti (1979) scrittore italiano

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“[Sul Neorealismo] […] quella di Sciuscià e di Paisà fu un'epoca sciagurata. Grazie a Dio quei film sono spariti. Per fortuna sono rimasti in pochi a commuoversi per i lustrascarpe.”

Riccardo Freda (1909–1999) regista e sceneggiatore italiano

Origine: Citato in Leonardo Autera, Tavernier: a 84 anni Freda farà rinascere D'Artagnan https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/10/Tavernier_anni_Freda_fara_rinascere_co_0_9307104323.shtml?refresh_ce-cp, Corriere della Sera, 10 luglio 1993, p. 27.

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“[A proposito del nazismo] Non riuscirei a vivere, se non avessi il mio lavoro […]. Per fortuna, sono già vecchio e non credo mi aspetti un lungo futuro.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

10 ottobre 1938
Lettere a Michele Besso
Origine: Archivio Einstein 7-376. Citato in Pensieri di un uomo curioso, p. 33.

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“Io mi diverto ad avere trent’anni, io me li bevo come un liquore i trent’anni: non li appassisco in una precoce vecchiaia ciclostilata su carta carbone. Ascoltami, Cernam, White, Bean, Armstrong, Gordon, Chaffee: sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. Siamo un campo di grano maturo, a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po’ ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna: e allora com’è che in voi non è così? Com’è che sembrate i miei padri schiacciati di paure, di tedio, di calvizie? Ma cosa v’hanno fatto, cosa vi siete fatti? A quale prezzo pagate la Luna? La Luna costa cara, lo so. Costa cara a ciascuno di noi: ma nessun prezzo vale quel campo di grano, nessun prezzo vale quella cima di monte. Se lo valesse, sarebbe inutile andar sulla Luna: tanto varrebbe restarcene qui. Svegliatevi dunque, smettetela d’essere così razionali, ubbidienti, rugosi! Smettetela di perder capelli, di intristire nella vostra uguaglianza! Stracciatela la carta carbone. Ridete, piangete, sbagliate. Prendetelo a pugni quel Burocrate che guarda il cronometro. Ve lo dico con umilità, con affetto, perché vi stimo, perché vi vedo migliori di me e vorrei che foste molto migliori di me. Molto: non così poco. O è ormai troppo tardi? O il Sistema vi ha già piegato, inghiottito? Sì, dev’esser così.”

Oriana Fallaci (1929–2006) scrittrice italiana
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“Dovessimo restare zitte e non parlare, il nostro abbigliamento e la condizione dei nostri corpi saprebbero tradire la vita che abbiamo condotta dopo il tuo esilio. Pensa un poco teco quanto più sfortunate di ogni donna vivente siamo noi qua venute, poiché la tua vista che dovrebbe far fluire di gioia i nostri occhi, far danzare i nostri cuori di consolazione, costringe quelli a piangere e questi a tremare di paura e di dolore, ponendo la madre, la sposa e il figlio a vedere il figlio, il marito e il padre che dilacera via le viscere della sua patria. E a noi poverine la tua inimicizia è quanto mai fatale: c’interdici le preghiere ai nostri Dei, ed è questo un conforto che tutti godono eccettuate noi; infatti, come possiamo noi, ahimè, come possiamo noi pregare per la nostra patria, a cui siamo vincolate. Insieme con la vittoria tua, a cui siamo ligie? Povere noi! O noi dobbiamo perdere la patria, nostra cara nutrice, o altrimenti perdere la tua persona, conforto nostro in patria. Subire noi dobbiamo una calamità evidente, anche se fosse soddisfatto il nostro augurio che da una parte abbia da vincere; perché o tu dovrai, come straniero rinnegato, essere condotto ammanettato per le nostre vie, oppure dovrai marciare trionfalmente sulle rovine della tua patria e meritar la palma per aver prodemente versato il sangue di tua moglie e dei tuoi figli. In quanto a me, o figlio, non intendo farmi ancella alla fortuna sinché non siano finite queste guerre: se non mi sia dato persuaderti di mostrare nobile amistà alle due parti anziché volere la morte di una, tu non marcerai ad assalire la tua patria senza prima calpestare – sta sicuro che non lo farai – il ventre di tua madre che ti ha messo a questo mondo. (Atto V, scena III)”

Coriolanus

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“Finché l’uomo vive nel suo ambiente e in condizioni normali, gli elementi del curriculum vitae rappresentano per lui periodi importanti e svolte significative della sua vita. Ma appena il caso o il lavoro o le malattie lo separano dagli altri e lo isolano, questi elementi di colpo cominciano a scolorirsi, si inaridiscono e si decompongono con incredibile rapidità, come una maschera di cartone o di lacca senza vita, usata una volta sola. Sotto questa maschera comincia a intravedersi un’altra vita, conosciuta solo a noi, ossia la “vera” storia del nostro spirito e del nostro corpo, che non è scritta da nessuna parte, di cui nessuno suppone l’esistenza, una storia che ha molto poco a che fare con i nostri successi in società, ma che è, per noi, per la nostra felicità o infelicità, l’unica valida e la sola davvero importante.
Sperduto in quel luogo selvaggio, durante le lunghe notti, quando tutti i rumori erano cessati, Daville pensava alla sua vita passata come a una lunga serie di progetti audaci e di scoraggiamenti noti a lui solo, di lotte, di atti eroici, di fortune, di successi e di crolli, di disgrazie, di contraddizioni, di sacrifici inutili e di vani compromessi. Nelle tenebre e nel silenzio di quella città che ancora non aveva visto ma in cui lo attendevano, senza dubbio, preoccupazioni o difficoltà, sembrava che nulla al mondo si potesse risolvere né conciliare. In certi momenti gli pareva che per vivere fossero necessari sforzi enormi e per ogni sforzo una sproporzionata dose di coraggio. E, visto nel buio di quelle notti, ogni sforzo gli sembrava infinito. Per non fermarsi e rinunciare, l’uomo inganna se stesso, sostituendo gli obiettivi che non è riuscito a raggiungere con altri, che ugualmente non raggiungerà; ma le nuove imprese e i nuovi tentativi lo obbligheranno a cercare dentro di sé altre energie e maggiore coraggio. Così l’uomo si autoinganna e col passare del tempo diviene sempre più e senza speranza debitore verso se stesso e verso tutto quello che lo circonda.”

Ivo Andrič (1892–1975) scrittore e diplomatico jugoslavo

Travnicka Kronika: Hrvatske Knjige

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“[Sul conciliare famiglia e attività lavorativa] È stato molto difficile. Tanto è vero che quando mi sono sposata, dopo sono andata a vivere a Milano e ci ho vissuto undici anni, proprio perché io personalmente non riuscivo a conciliare il mio lavoro con i bambini piccoli, per lo meno fino a quando sono piccoli è molto difficile, e fare il teatro non ne parliamo, ti porta via per tournée, e infatti io ho rinunciato tante cose quando i miei figli erano piccoli. E poi ho anche rifiutato il doppiaggio, perché quello mi occupava troppo. Poi sono tornata a Roma, dopo dodici anni, e dopo un divorzio, e ho ripreso a lavorare anche bene, però senz'altro conciliare la vita famigliare con un lavoro così pieno, com'è stato il mio, sempre occupata dalla mattina alla sera, io sono riuscita a fare i salti mortali per essere più vicina a loro. Ho avuto la fortuna di trovare delle babysitter bravissime, che li seguivano anche nello studio. Ma avevo anche bisogno di lavorare, non potevo dire di no. Ma è andata bene anche così, perché ho due figli meravigliosi, e sono contentissima.”

Maria Pia Di Meo (1939) attrice, doppiatrice e direttrice del doppiaggio italiana

Variante: È stato molto difficile. Tanto è vero che quando mi sono sposata, dopo sono andata a vivere a Milano e ci ho vissuto undici anni, proprio perché io personalmente non riuscivo a conciliare il mio lavoro con i bambini piccoli, per lo meno fino a quando sono piccoli è molto difficile, e fare il teatro non ne parliamo, ti porta via per tournée, e infatti io ho rinunciato tante cose quando i miei figli erano piccoli. E poi ho anche rifiutato il doppiaggio, perché quello mi occupava troppo. Poi sono tornata a Roma, dopo dodici anni, e dopo un divorzio, e ho ripreso a lavorare anche bene, però senz'altro conciliare la vita famigliare con un lavoro così pieno, com'è stato il mio, sempre occupata dalla mattina alla sera, io sono riuscita a fare i salti mortali per essere più vicina a loro. Ho avuto la fortuna di trovare delle babysitter bravissime, che li seguivano anche nello studio. Ma avevo anche bisogno di lavorare, non potevo dire di no. Ma è andata bene anche così, perché ho due figli meravigliosi, e sono contentissima.

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“Il talento significa anche lavoro, passione, fortuna. A volte fa sembrare le cose più semplici di quanto non siano.”

Lara Gut (1991) sciatrice alpina svizzera

Origine: Da un'intervista a NZZ am Sonntag; citato in Lara Gut: "c'è stato un momento in cui...." http://www.fantaski.it/news/2016/11/21/lara-gut-c-e-stato-un-momento-in-cui-.asp, Fantaski.it, 21 novembre 2016.

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“Ho la fortuna di giocare [alla Juventus] con grandi campioni e tutti mi danno una mano: chi in maniera più tranquilla come Chiellini, chi da leader come Bonucci, chi in modo più silenzioso, come Barzagli…”

Daniele Rugani (1994) calciatore italiano

Origine: Citato in Rugani: «Imparo dai campioni» http://www.juventus.com/it/news/news/2016/rugani-imparo-dai-campioni.php, Juventus.com, 7 dicembre 2016.

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“Io so, che l'uom della fortuna è un gioco, | e a far che mai gloria mortal mi domini, | mi figuro il sepolcro in ogni loco.”

Salvator Rosa (1615–1673) pittore, incisore e poeta italiano

Tirreno: p. 274
Satire, Satira V, La Babilonia

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“Ho avuto la fortuna di essere allenato da tre grandi del calcio internazionale come Lippi, Ancelotti e Capello. Tre maestri di tattica e gestione del gruppo. Ho cercato di rubare, se così si può dire, le cose migliori a ognuno di loro.”

Igor Tudor (1978) allenatore di calcio ed ex calciatore croato

Origine: Da un'intervista a Tuttosport; citato in Consigli per gli acquisti, Tudor esalta Conte e sponsorizza il croato Milic: "Ha tutto per diventare un campione" http://www.goal.com/it/news/7/calciomercato/2013/05/15/3979946/consigli-per-gli-acquisti-tudor-esalta-conte-e-sponsorizza, Goal.com, 15 maggio 2013.

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“La Fortuna, che dei pazzi ha cura.”

Orlando Furioso (1532)

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“Savio e chi d'or in or, non d'anno in anno,
Scudi, remedi, antidoti raguna
Contra i colpi di morte e di fortuna.”

Francesco Berni (1497–1535) scrittore e poeta italiano

Rifacimento of Orlando Innamorato

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“Non si conosce la virtu perfetta,
Se non quando fortuna ne saetta.”

Francesco Berni (1497–1535) scrittore e poeta italiano

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“Ho iniziato a giocare a sei anni nella squadra maschile […]. Non c'erano squadre femminili, quindi non avevo alternative. E sei vista un po' in modo strano, sei la ragazze che gioca con i maschietti. Le ragazze giocavano a pallavolo, facevano danza, e i maschietti giocavano a calcio. Io però mi facevo rispettare e penso sia stata una fortuna giocare coi maschi. Ti fa crescere caratterialmente.”

Lisa Boattin (1997) calciatrice italiana

Origine: Citato in Edoardo Siddi, Boattin si racconta: "Nedved il mio idolo, Chiellini un esempio. La Juve un sogno raggiunto grazie ai miei genitori" https://www.tuttojuve.com/primo-piano/esclusiva-tj-boattin-si-racconta-nedved-il-mio-idolo-chiellini-un-esempio-la-juve-un-sogno-raggiunto-grazie-ai-miei-genitori-450623, Tuttojuve.com, 14 dicembre 2018.

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“Non che quest'ultimo ispirasse eccessiva fiducia, ma come dittatore classico era senz'altro preferibile a una rivoluzione islamica che avrebbe potuto sconvolgere ampie e decisive regioni del pianeta. Tanto preferibile che nel settembre '80 la tentata invasione irachena dell'Iran, da cui scaturì la guerra del Golfo, non suscitò uno scandalo adeguato alla gravità dell'aggressione. Quella complice indulgenza, allora comprensibile se non proprio inevitabile, ha partorito un monster, secondo la brutale espressione di un senatore americano, o un nuovo voleur de Bagdad, secondo quella più poetica di un quotidiano francese. Un mostro o un ladro di Bagdad che dispone della forza militare più importante del Golfo e del mondo arabo, tra l'altro dotata di gas nervini come ben sanno le popolazioni civili curde, e in possesso di un arsenale atomico per fortuna ancora incompleto, ma non tanto lontano dall'esserlo. Una potenza costruita grazie agli aiuti paralleli se non congiunti o concertati di Mosca e di Washington, di Parigi e di Londra, e di tante altre capitali ansiose di vendere armi, tra le quali Roma, Varsavia, Praga, Il Cairo… Nella lista non manca il Kuwait che, per proteggersi da Khomeini, finanziò lautamente Saddam Hussein, sapendo benissimo che sotto le spoglie del protettore si nascondeva un lupo ansioso di fare dell'emirato un solo boccone. Ma tra lui e Khomeini non c'erano scelte.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Non che quest'ultimo ispirasse eccessiva fiducia, ma come dittatore classico era senz'altro preferibile a una rivoluzione islamica che avrebbe potuto sconvolgere ampie e decisive regioni del pianeta. Tanto preferibile che nel settembre '80 la tentata invasione irachena dell'Iran, da cui scaturì la guerra del Golfo, non suscitò uno scandalo adeguato alla gravità dell' aggressione. Quella complice indulgenza, allora comprensibile se non proprio inevitabile, ha partorito un monster, secondo la brutale espressione di un senatore americano, o un nuovo voleur de Bagdad, secondo quella più poetica di un quotidiano francese. Un mostro o un ladro di Bagdad che dispone della forza militare più importante del Golfo e del mondo arabo, tra l' altro dotata di gas nervini come ben sanno le popolazioni civili curde, e in possesso di un arsenale atomico per fortuna ancora incompleto, ma non tanto lontano dall'esserlo. Una potenza costruita grazie agli aiuti paralleli se non congiunti o concertati di Mosca e di Washington, di Parigi e di Londra, e di tante altre capitali ansiose di vendere armi, tra le quali Roma, Varsavia, Praga, Il Cairo... Nella lista non manca il Kuwait che, per proteggersi da Khomeini, finanziò lautamente Saddam Hussein, sapendo benissimo che sotto le spoglie del protettore si nascondeva un lupo ansioso di fare dell'emirato un solo boccone. Ma tra lui e Khomeini non c'erano scelte.
Origine: Da Il ladro di Bagdad http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/08/03/il-ladro-di-bagdad.html?ref=search, la Repubblica, 3 agosto 1990.