Frasi su teoria
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“È meglio che un uomo sia tiranno con il suo conto in banca che con i suoi concittadini.”

Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta
Origine: Da Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, Il Sole 24 Ore, cap. VI, p. 512.

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“Le teorie generali e il nulla sono, presso a poco, la stessa cosa.”

Ferdinando Galiani (1728–1787) economista

da Sentenze e motti di spirito, a cura di Marco Catucci, Salerno, 1991

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“[…] la teoria diviene una forza materiale non appena si impadronisce delle masse.”

Karl Marx (1818–1883) filosofo, economista, storico, sociologo e giornalista tedesco

Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione

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“Nell'eros come nella ghiottoneria, il piacere è fatto di precisione.”

Italo Calvino (1923–1985) scrittore italiano

Origine: Dall'introduzione a Charles Fourier, Teoria dei quattro movimenti, Einaudi, 1971.

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“[I fisici] hanno cioè capito che il punto essenziale non è se una teoria piaccia o non piaccia, ma se fornisca previsioni in accordo con gli esperimenti. […] Dal punto di vista del buon senso l'elettrodinamica quantistica descrive una Natura assurda. Tuttavia è in perfetto accordo con i dati sperimentali. Mi auguro quindi che riusciate ad accettare la Natura per quello che è: assurda.”

Richard Feynman (1918–1988) fisico statunitense

This conference was worse than a Rorschach test: There's a meaningless inkblot, and the others ask you what you think you see, but when you tell them, they start arguing with you!
Origine: Da QED. La strana teoria della luce e della materia, traduzione di F. Nicodemi, Adelphi, 1989.

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“La teoria del governo rivoluzionario è nuova come la rivoluzione che le ha dato vita.”

Maximilien Robespierre (1758–1794) politico, avvocato e rivoluzionario francese

Origine: 25 dicembre 1793; citato in Rudé.

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“[…] si può dire ancora che vi siano delle 'donne'? Certo la teoria dell'eterno femminino conta numerosi adepti […]; altri sospirano: 'La donna si perde, la donna è perduta.'. Non è più chiaro se vi siano ancora donne, se ve ne saranno sempre, se bisogna augurarselo o no, che posto occupano nel mondo, che posto dovrebbero occuparvi. 'Dove sono le donne?' […]. Ma innanzi tutto: cos'è una donna? 'Tota mulier in utero: è una matrice', dice qualcuno. Tuttavia parlando di certe donne, gli esperti decretano 'non sono donne', benché abbiano un utero come le altre. Tutti sono d'accordo nel riconoscere che nella specie umana sono comprese le femmine, le quali costituiscono oggi come in passato circa mezza umanità del genere umano; e tuttavia ci dicono 'la femminilità è in pericolo'; ci esortano: 'siate donne, restate donne, divenite donne'. Dunque non è detto che ogni essere umano di genere femminile sia una donna; bisogna che partecipi di quell'essenza velata dal mistero e dal dubbio che è la femminilità. La femminilità è una secrezione delle ovaie o sta congelata sullo sfondo di un cielo platonico? Basta una sottana per farla scendere in terra? Benché certe donne si sforzino con zelo di incarnarla, ci fa difetto un esemplare sicuro, un marchio depositato. Perciò essa viene descritta volentieri in termini vaghi e abbaglianti, che sembrano presi in prestito dal vocabolario delle veggenti. […] le scienze biologiche e sociali non credono nell'esistenza di entità fisse e immutabili che definiscano dati caratteri, come quelli della donna, dell'Ebreo o del Negro; esse considerano il carattere una reazione secondaria a una situazione. Se oggi la femminilità è scomparsa è perché non è mai esistita. […] il fatto è che ogni essere umano concreto ha sempre la sua particolare situazione. Respingere le nozioni di eterno femminino, di anima negra, di carattere giudaico non significa negare che vi siano, oggi Ebrei, Negri e donne: questa negazione non ha per gli interessati un significato di libertà ma una fuga dall'autenticità.”

dall'introduzione; Il saggiatore, 1949, p. 13
Il secondo sesso

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“[Attribuitagli da H. B Lübsen] La teoria attrae la pratica come il magnete attrae il ferro.”

Carl Friedrich Gauss (1777–1855) matematico, astronomo e fisico tedesco

Attribuite

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“È strano, ma l'esempio che mi viene in mente è quello di un libro intitolato L'uomo che fu Giovedì. Era una sciocchezzuola un po' melodrammatica, pure conteneva una sua particolare teoria: un gruppo degli ultimi sostenitori di un ordine civile, lottano contro quello che, apparentemente, appare come un mondo in preda all'anarchia e scoprono, infine, che il misterioso capo degli anarchici è anche a capo dell'ordine costituito, la stessa creatura fiabesca che gli era apparsa piuttosto come l'orco di una pantomima. Soluzione logica (o folle) che ha indotto molti ad arguire che, in questo essere dalla natura ambigua, dovesse leggersi la descrizione della divinità, e il mio libro godette anche di un temporaneo rispetto tra coloro che amano questo tipo di intepretazione. L'errore era dovuto semplicemente al fatto che avevano letto il libro, ma non il titolo. Nel mio caso, veramente, si trattava di un sottotitolo. Il libro si chiamava L'uomo che fu Giovedì. Storia di un incubo. Non era inteso come la descrizione del mondo qual era o come io pensavo che fosse, anche quando i miei pensieri erano molto più incerti di quanto non siano ora. Era la descrizione del mondo di dubbi, di disordine e di disperazione del quale parlavano i pessimisti a quell'epoca, ma con un barlume di speranza posto proprio nell'alternativa insita in quel dubbio che anche i pessimisti, a tratti, avvertivano.”

Gilbert Keith Chesterton (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista inglese

dall' Illustrated London News del 13 giugno 1936; citato alla p. 173 de L'uomo che fu Giovedì, Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Luciana Crepax

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“I più eminenti sofisti hanno creato un tipo di filosofia individualistica; secondo le loro teorie, l'uomo individuo sensibile, è la misura di tutte le cose.”

William Boyd (1952) scrittore e sceneggiatore britannico

Origine: Storia dell'educazione occidentale, p. 43

“Il pensiero, o se si preferisce, l'atteggiamento mentale di Galileo sensibilmente diverso da quello di Descartes. Quello di Galileo non è puramente matematico: è fisico-matematico. Galileo non formula delle ipotesi sui modi possibili del moto accelerato: ciò che egli cerca, è il modo reale, il modo di cui si serve la natura. Galileo non parte, come Descartes, da un meccanismo causale, per tradurlo in seguito in un rapporto puramente geometrico, o anche, per sostituirvi un tale rapporto. Egli muove dall'idea – indubbiamente precostituita, ma che fornisce la base alla sua filosofia della natura – che le leggi della natura sono delle leggi matematiche. Il reale incarna il matematico. In tal modo non è presente, in Galileo, uno scarto tra l'esperienza e la teoria; la teoria, la formula, non si applica ai fenomeni dall'esterno, non «salva» questi fenomeni, ma ne esprime l'essenza. La natura non risponde che alle domande poste in linguaggio matematico, giacché la natura è il regno della misura e dell'ordine. E se l'esperienza guida così «come per la mano» il ragionamento, ciò avviene perché, nell'esperienza ben diretta, vale a dire a una domanda ben posta, la natura rivela la sua essenza profonda che solo l'intelletto, d'altronde, è capace di comprendere.”

Alexandre Koyré (1892–1964) storico della scienza e filosofo francese

cap. II, Conclusione, pp. 156 sg.
Studi galileiani

“Orbene, è proprio quello che Galileo non fa. E non può fare, perché egli – per esprimerci in termini moderni – confonde la gravità con la massa. Ed è per questo che la gravità, per lui, non è una «forza» che agisce sul corpo, ma è qualcosa di cui il corpo è «dotato», qualcosa che appartiene al corpo stesso. In tal modo essa non subisce nessuna variazione né nel tempo, né nello spazio. Galileo può ben – seguendo Archimede – astrarre, o far astrazione, della realtà e trascurare la direzione reale che prende la gravità sulla terra (cosa che, d'altra parte, gli rimprovereranno, unanimemente, Simplicio e Sagredo); può, per giustificare questo procedimento presentarci il suo mondo archimedei come una prima approssimazione (nella qual cosa ha ragione, e anche doppiamente ragione: la legge archimedea della caduta è un'approssimazione della legge reale, più complessa; e il mondo archimedeo è, partendo dal mondo geometrico, una prima approssimazione del mondo fisico), ma non può spingere l'«astrazione» oltre, e ciò perché la gravità, come abbiamo visto tante e tante volte, è una proprietà costitutiva del corpo fisico.
La fisica di Galileo spiega ciò che è con ciò che non è. Descartes e Newton vanno piú lontano: le loro teorie fisiche spiegano ciò che è con ciò che non può essere; spiegano il. reale con l'impossibile. Galileo, abbiamo visto, non lo fa. Non gliene facciamo tuttavia una colpa. In realtà, questo impossibile, vale a dire il moto inerziale in linea retta, è in qualche modo meno impossibile per Newton o Descartes di quanto non lo sia per Galileo. O, se si preferisce, l'impossibilità di questo movimento non è la stessa. Non ha la stessa struttura.”

Alexandre Koyré (1892–1964) storico della scienza e filosofo francese

ibidem, p. 282 sg.
Studi galileiani

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“Le leggi generali della natura dovrebbero conservare invariata la loro forma anche nei sistemi non galileiani. Questa possibilità è offerta dal cosiddetto principio di equivalenza. Nella teoria newtoniana, un sistema situato in un campo gravitazionale uniforme è perfettamente equivalente, dal punto di vista meccanico, a un sistema di riferimento uniformemente accelerato. La richiesta che anche tutti gli altri processi fisici debbano svolgersi nei due sistemi secondo le stesse leggi, costituisce il principio di equivalenza di Einstein, che è uno dei pilastri fondamentali della teoria della relatività generale, da lui sviluppata più tardi. Poiché il decorso di un processo in un sistema accelerato può venire calcolato, risulta possibile valutare l'influenza di un campo gravitazionale uniforme su un processo qualunque. In questo consiste tutto il valore euristico del principio di equivalenza. Einstein è pervenuto in questo modo al risultato secondo cui orologi situati in punti di basso potenziale gravitazionale procedono più lentamente di orologi situati in punti di più alto potenziale, e ha previsto lo spostamento verso il rosso delle righe spettrali emesse dal sole rispetto a quelle emesse da sorgenti terrestri. Risultò inoltre che la velocità della luce in un campo gravitazionale è variabile, e di conseguenza i raggi luminosi vengono incurvati, come se ad ogni energia corrispondesse non solo una massa inerziale, ma anche una massa gravitazionale in E=m/c2. In un lavoro successivo Einstein mostrò che la curvatura dei raggi luminosi ha per conseguenza uno spostamento delle stelle fisse visibili in prossimità del bordo del sole, suscettibile di verifica sperimentale. L'effetto calcolato allora risultò uguale a 0,83 secondi d'arco.”

Wolfgang Pauli (1900–1958) fisico austriaco

Origine: Teoria della relatività, pp. 212-213

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“[Anacarsi a Solone] Che le leggi siano come le tele di aragno, in dove restano i soli deboli inviluppati, nell'atto che i potenti le spezzano e se ne liberano.”

Anacarsi filosofo (uno dei Sette Sapienti greci)

citato in Francesco Mario Pagano, Principj del codice penale ; e, Logica de' probabili per servire di teoria ..., p. 4, Da' Torchi di Raffaello Di Napoli, Napoli 1828

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“Un altro aspetto curioso della teoria dell'evoluzione è che tutti pensano di capirla!”

Jacques Monod (1910–1976) biologo e filosofo francese

dalla conferenza in memoria di Herbert Spencer: citato in Richard Dawkins, Il gene egoista, traduzione di Giorgio Corte e Adriana Serra, Oscar Mondadori 1995, cap. 2, p. 21

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“Pravettoni: impresa e teoria, pensiero e azione, polenta e mestolo.”

Walter Fontana (1957) umorista, sceneggiatore e scrittore italiano

Senza fonte, Citazioni da Mai dire Gol

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“In nessuna teoria democratica si mette in dubbio il fatto che una delle caratteristiche di una dittatura sia il monopolio dell'informazione.”

Giovanni Sartori (1924–2017) politologo italiano

dalla trasmissione WideAngle http://www.youtube.com/watch?v=x98YSAGN0Uc

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“Conseguentemente, delle [cose] che si formano tramite separazione, non si conosce la quantità né in teoria né in pratica.”

Anassagora (-500–-428 a.C.) filosofo greco antico

frammento 7
Frammenti di Sulla natura (titolo convenzionale)

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