Frasi su imperatore

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema imperatore, stato, essere, re.

Frasi su imperatore

Carl Sagan photo

“Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. Siamo noi. Su di esso, tutti quelli che amate, tutti quelli di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L'insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di presuntuose religioni, ideologie e dottrine economiche, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e suddito, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "comandante supremo", ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì su un granello di polvere sospeso dentro ad un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica. Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria ed il trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un punto. Pensate alle crudeltà senza fine impartite dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti i loro malintesi, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto ferventi i loro odii. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l'illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell'Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c'è nessuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.
La Terra è l'unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c'è nessun altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Abitare, non ancora.
Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l'astronomia è un'esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c'è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l'uno dell'altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l'unica casa che abbiamo mai conosciuto."”

Carl Sagan (1934–1996) astronomo e scrittore statunitense

da Pale Blue Dot

Augusto photo

“All'età di diciannove anni per mia sola deliberazione ed a mie spese formai un esercito con il quale restituii la libertà alla repubblica dominata e oppressa da una fazione. Per questo il senato con decreti mi accolse nell'ordine suo attribuendomi il diritto di esprimere fra i consolari la mia sentenza e mi conferì il comando militare; e ordinò che io provvedessi, in qualità di pretore, insieme con i consoli, affinché lo stato non patisse danno. Il popolo in quell'anno medesimo mi fece console, essendo in guerra entrambi i consoli caduti, e triumviro con l'incarico di riordinare la repubblica.
Quelli che il mio padre trucidarono mandai in esilio punendo il loro delitto con procedimenti legali; e movendo poi essi guerra alla repubblica li vinsi due volte in battaglia. Guerre per terra e per mare civili ed esterne in tutto il mondo combattei spesso; e vincitore lasciai in vita tutti quei cittadini che implorarono grazia. Quasi cinquecentomila cittadini romani in armi sotto le mie insegne; dei quali più di trecentomila inviai in colonie o rimandai nei loro municipi, compiuto il servizio militare; e a essi tutti assegnai terre o donai denaro in premio del servizio.
Due volte ricevette l'onore trionfale dell'ovazione e tre curili trionfi celebrai; e fui ventuno volte acclamato imperator, pur decretando altri numerosi trionfi a me il senato, ai quali tutti io rinunziai. […] Triumviro per riordinare lo stato fui per dieci anni continui. Princeps senatus fui fino al giorno in cui scrissi queste memorie per anni quaranta. E fui pontefice massimo, augure, quidecemviro alle sacre cerimonie, settemviro degli epuloni, fratello arvale, sodale Tizio, feziale. […] Nel mio sesto e settimo consolato, dopo di aver estinto l'avvampare delle guerre civili, avendo io per consenso universale assunto il potere supremo, trasferii dalla mia persona al senato e al popolo romano il governo della repubblica. Per questo mio atto, in segno di riconoscenza, mi fu dato il titolo di Augusto per deliberazione del senato. Dopo di allora tutti sovrastai per autorità, ma potere non ebbi più ampio di quelli che in ogni magistratura mi furono colleghi.”

Augusto (-63–14 a.C.) primo imperatore romano antico

da Res gestae divi Augusti

Charles Baudelaire photo
Winston Churchill photo
Léon Bloy photo
Marguerite Yourcenar photo

“Ho amato quella lingua per la sua flessibilità di corpo allenato, la ricchezza del vocabolario nel quale a ogni parola si afferma il contatto diretto e vario delle realtà, l'ho amata perché quasi tutto quel che gli uomini han detto di meglio è stato detto in greco.”

L'imperatore Adriano
Memorie di Adriano
Variante: Ho amato quella lingua per la sua flessibilità di corpo allenato, la ricchezza del vocabolario nel quale a ogni parola si afferma il contatto diretto e vario della realtà, l’ho amata perché quasi tutto quel che gli uomini han detto di meglio è stato detto in greco.

Lev Nikolajevič Tolstoj photo

“Perché non vi siano né l'oppressione del popolo né le inutili guerre, e perché nessuno s'indigni più contro coloro che sembrano essere i colpevoli di tutto ciò, occorrerebbe in realtà ben poco, e precisamente e unicamente che gli uomini capiscano come stanno veramente le cose, e le chiamino con il loro nome; e sappiano che un esercito è uno strumento d'omicidio e che il costruire e comandare un esercito – ovverosia ciò di cui si occupano con tanta disinvoltura i re, gli imperatori, i presidenti – è soltanto una preparazione all'omicidio.
Basterebbe che ogni re, imperatore, o presidente comprendesse che i suoi doveri di comandante in capo delle forze armate non sono affatto un incarico onorevole e importante, come gli fan credere i suoi adulatori, bensì un malvagio e vergognoso prepararsi all'omicidio; e che ogni privato cittadino comprendesse che il pagamento delle tasse, con le quali si arruolano e si armano i soldati, e a maggior ragione il prestar servizio militare, non sono affatto azioni senza importanza, bensì azioni malvagie e vergognose, e costituiscono non soltanto una connivenza ma una vera e propria complicità ad un omicidio – e subito si vanificherebbe da sé tutto quel potere degli imperatori, dei presidenti e dei re che tanto ci indigna, e per il quale adesso si continua ad assassinarli.
Per cui non occorre assassinare gli Alessandri, i Carnot, gli Umberti e gli altri, ma occorre spiegar loro che sono essi stessi degli assassini, e occorre soprattutto non permettere loro di assassinare altra gente, rifiutare di assassinare su loro comando.”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo
Antonio Abate photo
Andrzej Sapkowski photo

“Dio e l'imperatore hanno liberato un Sepolcro che dà speranza a tutti i cristiani. Avendo egli dato il suo meglio, dovrebbe essere sciolto dalla scomunica.”

Freidank poeta vagante in medio alto tedesco del XIII secolo, originario della Germania meridionale, di probabile origine sveva,…

citato in Hubert Houben, Federico II. Imperatore, uomo, mito, il Mulino, 2009. ISBN 8815133380
Origine: È la Basilica del Santo Sepolcro, sita in Gerusalemme.

Guglielmo Oberdan photo

“[Prima dell'attentato contro l'imperatore Francesco Giuseppe] Non fosse altro, getterò il mio cadavere fra l'imperatore e l'Italia, e la gioventù italiana avrà almeno un esempio.”

Guglielmo Oberdan (1858–1882) patriota italiano

Origine: Citato in Giorgio Bassani, La Trieste di Giovanni Guglielmo Sartorio, Di là dal cuore, p. 139.

Jean Pierre Louis Laurent Hoüel photo

“Non vi è paese che più sia stato provato da rivolgimenti politici. I Fenici furono i primi stranieri che dominarono in Sicilia, vi fondarono delle colonie; i Greci vi si stabilirono poco tempo dopo l'assedio di Troia, i Cartaginesi ne contesero il dominio ai Greci per molti secoli; i Romani cacciarono i Cartaginesi e riunirono tutti i diversi governi dell'isola sotto il loro potere unico e assoluto. Durante il periodo della decadenza dell'Impero, i Vandali la saccheggiarono e l'asservirono; Bellisario la fece tornare per breve tempo sotto la dominazione degli Imperatori di Costantinopoli. Presto essa divenne preda dei Saraceni; i Normanni la tolsero a questi e vi fondarono un regno che acquisì forza e qualche splendore. Ma gli Svevi dovevano a loro volta regnarvi per lasciare il posto ai Francesi; questi vi perirono nel famoso massacro conosciuto con il nome di «Vespri Siciliani». Gli Aragonesi vi furono accolti come signori, e da quest'ultima rivolta, la Sicilia è sotto il dominio del ramo di Spagna che regna a Napoli. E fra tutti questi mutamenti mai si ravvisa un'epoca in cui il popolo siciliano abbia avuto soltanto l'idea di governarsi da solo; sembra che tutti i popoli abbiano il diritto di governarsi da soli; e invece pare che tutti i popoli abbiano il diritto di governare questo bel paese tranne quello che lo abita. E tuttavia questo popolo, degradato dalla costante schiavitù, ha un carattere tutto proprio, che lo ha spesso reso temibile ai suoi dominatori, che lo ha spinto a grandi eccessi e che lo ha talvolta reso degno della genialità delle arti che altri gli avevano fatto conoscere.”

Jean Pierre Louis Laurent Hoüel (1735–1813) incisore, pittore e architetto francese

Origine: Il viaggio in Sicilia, p. 20

Piero Martinetti photo
Friedrich Nietzsche photo
Giovanni Papini photo
Tito Flavio Vespasiano photo
Angelo di Costanzo photo
Daniele Luttazzi photo
Napoleone Bonaparte photo

“Sarebbe difficile avere più spirito di quanto ne ha l'imperatore Alessandro; ma trovo che nel suo carattere manca un pezzo e mi è impossibile scoprire di che pezzo si tratti.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

Attribuite
Origine: Citato in Giuseppe Berti, Alessandro I, C.E.I., Giano. I tascabili doppi, Roma / Milano, 1966, pp. 18-19. Nel testo: Un giorno Napoleone dirà a Metternich: Sarebbe difficile avere più spirito di quanto ne ha l'imperatore Alessandro; ma trovo che nel suo carattere manca un pezzo e mi è impossibile scoprire di che pezzo si tratti. Alessandro I, pp. 18-19.

Carlo Emilio Gadda photo
Giuseppe Pollicelli photo

“Fisicamente forte, dotato di tecnica sopraffina, formidabile finalizzatore […], capace di colpi balistici memorabili […] e, soprattutto, giocatore fornito di un'intelligenza tattica e una visione di gioco tali da renderlo anche un eccellente rifinitore, Totti aggiunge a tutto questo una longevità atletica fuori dal comune, di cui sta dando dimostrazione anche in questi giorni. Ciò non toglie che il Pupone, com'è normale, abbia pure lui qualche difetto. Stranamente mediocre nel tirare le punizioni, ha sempre evidenziato dei limiti caratteriali la cui conseguenza principale (al di là delle troppo numerose intemperanze in campo o delle frequenti manifestazioni di vittimismo davanti a microfoni e telecamere) è stata la scelta di non mettersi mai alla prova con società più blasonate della Roma, uscendo in tal modo da un contesto nel quale, dal 1992 a oggi, viene considerato un semidio a prescindere dai risultati effettivamente raggiunti dalla sua squadra […]. Sia chiaro: è legittimo che Totti – peraltro profumatamente pagato dalla Roma anche in anni nei quali nessun altro gli avrebbe più garantito certe astronomiche cifre – abbia preferito, anziché sgomitare per affermarsi come leader altrove, rimanere un indiscusso e adorato imperatore in casa propria, rinunciando all'idea di assaporare più spesso il gusto della vittoria sportiva e conducendo una vita quasi interamente inscritta nella direttrice Trigoria-Eur (rispettivamente i quartieri di Roma Sud dove si trovano il centro sportivo della Roma e l'abitazione privata di Francesco). Una scelta che, fra l'altro, gli permetterà di diventare (anzi, glielo ha già permesso) sia una delle figure di maggior rilievo nell'intera storia della Città Eterna sia una delle "bandiere" più importanti del calcio mondiale.”

Giuseppe Pollicelli (1974) giornalista, poeta e regista cinematografico italiano

Origine: Da Controcanto su Totti e i tottiani http://www.lintraprendente.it/2016/04/controcanto-su-totti-e-i-tottiani/, L'Intraprendente.it, 22 aprile 2016.

Klemens von Metternich photo
Alessandro Manzoni photo
Günter Grass photo
Giuseppe Mazzini photo
Haile Selassie photo
Haile Selassie photo
Wolfgang Amadeus Mozart photo

“Troppo per quel che faccio, troppo poco per quel che potrei fare.”

Wolfgang Amadeus Mozart (1756–1791) compositore, pianista, organista e violinista austriaco

Origine: In un biglietto inviato all'imperatore Giuseppe II.

Khalil Gibran photo
Adolphe Thiers photo
Jean Cocteau photo
Blaise Pascal photo
Frank Herbert photo
Frank Herbert photo
Frank Herbert photo

“Il dramma ricomincia.”

L'Imperatore Muad'Dib, il giorno della sua ascesa al Trono del Leone: Ed. Nord, p. 79
Messia di Dune

Frank Herbert photo
Frank Herbert photo
Frank Herbert photo
Frank Herbert photo
Frank Herbert photo
Frank Herbert photo
Jorge Luis Borges photo
Giosue Carducci photo

“[Su Francesco Giuseppe I d'Austria] Riprendemmo Roma al papa, riprenderemo Trieste all'imperatore. A questo imperatore degl'impiccati.”

Giosue Carducci (1835–1907) poeta e scrittore italiano

Origine: Confessioni e battaglie, Serie seconda, p. 209

Herman Melville photo
Jonathan Swift photo
Heinrich Mann photo
Vincenzo Gioberti photo
Napoleone Bonaparte photo

“Il nome d'imperatore è una parola come ogni altra; quegli che lo porta deve avere altri titoli per presentarsi ai posteri.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

L'arte di comandare, Aforismi politici

Robert Anson Heinlein photo
Elias Canetti photo

“Non c'è bisogno che vi ricordi [discorso di Kien ai libri della sua biblioteca] in modo particolareggiato la storia antichissima e superba delle vostre sofferenze. Scelgo soltanto un esempio per mostrarvi in maniera persuasiva quanto vicini siano odio e amore. La storia d'un paese che tutti noi in egual misura veneriamo, di un paese in cui voi avete goduto delle più grandi attenzioni e dell'affetto più grande, di un paese in cui vi si è tributato persino quel culto divino che ben meritate, narra un orribile evento, un crimine di proporzioni mitiche, perpetrato contro di voi da un sovrano diabolico per suggerimento di un consigliere ancor più diabolico. Nell'anno 213 avanti Cristo, per ordine dell'imperatore cinese Shi Hoang-ti − un brutale usurpatore che ebbe l'ardire di attribuire a se stesso il titolo di "Primo, Augusto, Divino" − vennero bruciati tutti i libri esistenti in Cina. Quel delinquente brutale e superstizioso era per parte sua troppo ignorante per valutare esattamente il significato dei libri sulla base dei quali veniva combattuto il suo tirannico dominio. Ma il suo primo ministro Li-Si, un uomo che doveva tutto ai propri libri, e dunque uno spregevole rinnegato, seppe indurlo, con un abile memoriale, a prendere questo inaudito provvedimento. Era considerato delitto capitale persino parlare dei classici della poesia e della storia cinese. La tradizione orale doveva venire estirpata a un tempo con quella scritta. Venne esclusa dalla confisca solo una piccola minoranza di libri; quali, potete facilmente immaginare: le opere di medicina, farmacopea, arte divinatoria, agricoltura e arboticoltura − cioè tutta una marmaglia di libri di puro interesse pratico. «Confesso che il puzzo di bruciato dei roghi di quei giorni giunge ancor oggi alle mie narici. A che giovò il fatto che tre anni più tardi a quel barbaro imperatore toccasse il destino che s'era meritato? Morì, è vero, ma ai libri morti prima di lui ciò non arrecò alcun giovamento. Erano bruciati e tali rimasero. Ma non voglio tacere quale fu, poco dopo la morte dell'imperatore, la fine del rinnegato Li-Si. Il successore al trono, che aveva ben capito la sua natura diabolica, lo destituì dalla carica di primo ministro dell'impero che egli aveva rivestito per più di trent'anni. Fu incatenato, gettato in prigione e condannato a ricevere mille bastonate. Non un colpo gli venne risparmiato. Fu costretto a confessare mediante la tortura i suoi delitti. Oltre all'assassinio di centinaia di migliaia di libri aveva infatti sulla coscienza anche altre atrocità. Il suo tentativo di ritrattare più tardi la propria confessione fallì. Venne segato in due sulla piazza del mercato della città di Hien-Yang, lentamente e nel senso della lunghezza, perché in questo modo il supplizio dura più a lungo; l'ultimo pensiero di questa belva assetata di sangue fu per la caccia. Oltre a ciò non si vergognò di scoppiare in lacrime. Tutta la sua stirpe, dai figli a un pronipote di appena sette giorni, sia donne che uomini, venne sterminata: tuttavia, invece di essere condannati al rogo, come sarebbe stato giusto, ottennero la grazia di venir passati a fil di spada. In Cina, il paese in cui la famiglia, il culto degli antenati, il ricordo delle singole persone sono tenuti così in gran conto, nessuna famiglia a mantenuto viva la memoria del massacratore Li-Si; solo la storia l'ha fatto, proprio quella storia che l'indegna canaglia, più tardi finita come ho detto, aveva voluto distruggere.”

1981, pp. 98-99
Auto da fé

Francesco Guccini photo
Nikolaj Vasiljevič Gogol photo

“Cosí diranno molti lettori, e rimprovereranno l'autore d'inverosimiglianza, o daranno dell'imbecille ai poveri funzionari, giacché l'uomo è generoso di questa parola imbecille, e pronto a somministrarla venti volte al giorno al suo prossimo. È sufficiente, di dieci lati, averne uno un po' sciocco, per esser spacciato imbecille a onta dei nove buoni. Ai lettori riesce facile trinciar giudizi guardando dal loro angolo tranquillo, da una sommità da cui è tutta aperta la visuale su tutto quanto avviene in basso, dove l'uomo scorge soltanto gli oggetti vicini. Anche negli annali universali dell'umanità vi sono addirittura molti secoli, che, si direbbe, andrebbero cancellati e annullati, come superflui. Molti errori si sono compiuti a questo mondo, tali che, si direbbe, ora non li farebbe neppure un bambino. Che strade tortuose, cieche, anguste, impraticabili, lontane dal giusto orientamento, ha scelto l'umanità nel suo conato di pervenire alla verità eterna, mentre pure aveva innanzi tutta aperta la retta via, simile a quella che conduce alle splendide stanze, destinate all'imperatore in una reggia! Piú larga di tutte l'altre vie, piú fastosa era questa, rischiarata dal sole e illuminata tutta notte dai fuochi: ma fuori di essa, nella fitta oscurità, ha proceduto il flusso degli uomini. E quante volte, già guidati da un pensiero che scendeva dai cieli, essi hanno ancora saputo deviare e smarrirsi, hanno saputo nel pieno fulgore del giorno cacciarsi un'altra volta nei fondi impraticabili, hanno saputo un'altra volta spandersi l'un l'altro negli occhi una cieca nebbia, e vagando dietro ai fuochi fatui, hanno pur saputo spingersi fin sull'orlo dell'abisso, per poi, inorridendo, domandarsi l'un l'altro: – Dov'è l'uscita? dov'è la via? – Ora tutto appare chiaro alla generazione che passa, e si meraviglia degli errori, ride della semplicità dei suoi antenati, e non vede che un fuoco celeste irradia tutti questi annali, che grida da essi ogni lettera, e che di là, penetrante, un dito s'appunta proprio su essa, su essa, la generazione che passa. Ma ride la generazione che passa, e sicura di sé, orgogliosa, dà inizio a una nuova serie di errori, sui quali a loro volta rideranno i posteri.”

Nikolaj Vasiljevič Gogol (1809–1852) scrittore e drammaturgo ucraino

I, 10; 1977, p. 210

Lev Nikolajevič Tolstoj photo
Hermann Broch photo
Gilbert Keith Chesterton photo
Pierre Boulle photo
Papa Niccolò I photo
Alberto Savinio photo

“Chiarire un mistero è indelicato verso il mistero stesso.”

Alberto Savinio (1891–1952) scrittore, pittore e compositore italiano

Figlia d'imperatore
Casa «La Vita»

Alain Daniélou photo

“In non molta distanza della sponda meridionale dell'Arno, rimpetto quasi а Terranuova, si incontra Montevarchi, una delle più ragguardevoli Terre del Valdarno superiore, e che merita l'attenzione dei curiosi.
Nei più remoti tempi un [sic] altra Terra, postata quasi a cavaliere dell'attuale sull'alto del Colle, godeva del medesimo nome, ed era riguardata come luogo di non lieve importanza. Varie sono l'opinioni che gli eruditi hanno esternato sulla prima costituzione di essa, e vi fu chi fino pensó che questa presistesse all'epoca del prolungamento della via Cassia rinnovato dall'Imperatore Adriano.
Certo che la predetta magnifica strada attraversava una parte del Valdarno di sopra, non già per la moderna pianura, ma sempre su per le cime delle Colline, e particolarmente dove esse confinano con le pendici delle montagne […]
Molto soffrì la Terra, anzi a tal fu ridotta che può dirsi con sicurezza come essa non poté più emergere pienamente da quello stato di languidezza in che la posero le guerre fino a tantoché, soggettato finalmente Arezzo al Fiorentino dominio, e cessati in Toscana i furori delle Fazioni, i popoli di questa bella parte d'Italia si fecero più mansueti, ed abbandonate l'armi con più utile loro e di tutto l'universale, si dettero all'esercizio delle pacifiche Arti, e del Commercio.
Alla sicurezza e vantaggio del traffico molto, come ognun sa, contribuisce il locale, dove possa questo esercitarsi: e basta dare un [sic] occhiata a Montevarchi, ed a' suoi vaghi contorni per sincerarsi che questa Terra, assai ben popolata, è quanto altra mai di Toscana opportunissima al medesimo.
Situata essa sulla strada che da Arezzo conduce a Firenze, mezzo miglio in circa lontana dall'Arno, circondata da una deliziosa campagna, fertile, ed ubertosa quanto desiderare si possa, non manca di alcuno di quei generi che sono necessarj alla vita, anzi ne abbonda sì fattamente da poterne ad altri concedere senza pericolo di disperderne a scapito proprio. […] Contuttociò qualora si osservi attentamente la Terra, ognuno manifestamente ben vede che vi regna l'opulenza, e mercé di questa la prosperità, ed il lusso.
La forma del suo recinto tende quasi all'Ovale. II Rendi in alcune memorie, ch'ei lasciò manoscritte de' pregi della sua patria, con bizzarria sì, ma non senza una certa verità disse che potea questa rassomigliarsi nella sua figura a una nave, la cui prua fra scirocco e mezzogiorno guarda Arezzo, e con la poppa fra maestro e tramontana riguarda Firenze.
Le mura che la circondano sembrano essere le stesse dalle quali fu cinta dapprima sul terminare del Secolo XIII venuta appena che fu in pieno potere della Fiorentina Repubblica. Si veggono queste condotte a merli, interstiziate da alcune torrette o baluardi, e due più alte Torri le servirono un tempo per ispecial sua difesa.
Quella di esse che sussiste tuttora, e che dicesi comunemente "la Rocca", potrebbe anche nell'età nostra essere opportuna a difendere per alcun tempo la Terra; l'altra però fu demolita in gran parte, ed incorporata nell'edifizio ove più modernamente ebbe sede un Monastero di Religiose. La predetta Rocca forse è l'unica fabbrica la quale, oltre le mura, ci dia indizio dell'epoca della prima edificazione della Terra, la quale sembra però fabbricata di recente, perché modernamente restaurata, ed abbellita pressoché nel totale de' suoi edifizj.
Se in molti di essi si fosse più avuto riguardo al solido, che a quel falso brillante il quale colpisce ma non soddisfa, Montevarchi porterebbe il vanto sopra molti altri luoghi del Valdarno superiore ancora per l'eleganza del suo materiale.
La maggior piazza farebbe assai più vaga comparsa se il loggiato che in parte la cinge fosse stato condotto con maggior proprietà di disegno, d'esattezza, e di simetrìa [sic].
Fra le fabbriche Sacre è degna d'essere riguardata con attenzione la Prepositura che è bella, sebben moderna anzichenò, e che risente alquanto di un certo caricato ne' suoi ornati, il quale non può per altro gran fatto dispiacere agli intendenti.
Bella pure è la fabbrica del Convento, come della Chiesa di S. Francesco, dove all'Altar maggiore si ammira la celebre Tavola lavorata con arte ed ingegno da Alessandro Filippi, comunemente detto Sandro Botticello, che fu rammentata con lode pur dal Vasari.”

Francesco Fontani (1748–1818) religioso, erudito, filologo, archeologo, numismatico, storico delle arti, bibliotecario e antiquario itali…

da Viaggio pittorico della Toscana, vol. VI, p. 195
Origine: Terranuova Bracciolini.
Origine: L'attuale Strada Statale 69 di Val d'Arno.
Origine: Monastero di Santa Maria del Latte.
Origine: Collegiata di San Lorenzo.
Origine: Chiostro di Cennano.
Origine: Convento e Chiesa di San Ludovico.

Camille Paglia photo
Peter O'Toole photo
Hans Werner Henze photo
Cesare Cantù photo
Fernando Vallejo photo

“Di fronte a questo imbarbarimento, il Santo Bambino resta l'unica via, l'unica verità, l'unica vita dell'universo. Gli sforzi per costruire un mondo giusto e pacifico, al di fuori di Cristo, non sono che schiuma in un mare in tempesta. per raggiungere la pce e la tranquillità, il mondo non ha bisogno di incontri al vertice, di convegni internazionali, di discussioni tra esperti, ma solo di quella semplicità di cuore che penetra fin nel fondo delle cose, svelandone gli aspetti più reconditi. Oggi la pace è lontana dal mondo, quanto lo è la ricerca della gloria di Dio. Le radici cristiane sono estirpate e la notte è tornata a calare nel mondo, con il brivido di paura che l'accompagna. La Chiesa e la società vivono ore non di pace e di tranquillità, ma di dramma. Gli occhi si volgono verso il cielo e non vi scorgono che l'oscurità della notte più fonda. Ma il cristiano sa che il mistero del Natale, come quello della Resurrezione, è il simbolo, e la luminosa realtà, della luce che squarcia le tenebre più profonde. Così avvenne a Betlemme, così accadde spesso nella storia. "Natale" fu il grido di entusiasmo con cui nella notte del 25 dicembre dell'anno 496, i Franchi salutarono il battesimo del loro Re Clodoveo. La stessa acclamazione riecheggiò sotto le volte di San Pietro nella notte di Natale dell'anno 800, quando Carlo Magno fu incoronato Imperatore dal Papa san Leone III. I cuori orgogliosi rifiutano con sufficienza l'idea di una grande rinascita cristiana nel secolo XXI. I cuori semplici, pregando ai piedi del presepio, vedono nel Natale una luce di speranza nella tragedia del nostro tempo. Nel mondo, oggi, tutto è frastuono e disordine; nel Presepio tutto è ordine, raccoglimento, spirito soprannturale. Il Presepio è lo specchio di una società capace di rendere gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà.”

Roberto de Mattei (1948) storico italiano

N. 20, p. 3
Editoriali in Radici Cristiane

Carlo Lizzani photo
Sergio Quinzio photo

“Questo lo diceva il Tao: "L'imperatore non fa mai leggi, perché se emanasse una norma vorrebbe dire che qualcosa non va". Ogni legge in qualche modo è la spia di una condizione imperfetta: l'ideale sarebbe non averne bisogno.”

Sergio Quinzio (1927–1996) teologo e aforista italiano

da Sergio Quinzio, Gustavo Zagrebelsky, Democrazia e Apocalisse, a cura di Maurizio assalto, La Stampa, 28 maggio 1995, p. 21

Pietro Giannone photo
Federico II di Prussia photo

“Bisogna che un regno sia forte, perché la forza è il solo argomento che si può impiegare con questi cani di re e imperatori.”

Federico II di Prussia (1712–1786) re di Prussia

citato in Alessandro Barbero, Federico il Grande, Sellerio, Palermo 2011

Antonio Fogazzaro photo
Franco Battiato photo

“Gesuiti Euclidei, | vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori, | della dinastia dei Ming.”

Franco Battiato (1945) musicista, cantautore e regista italiano

da Centro di gravità permanente, n. 6
La voce del padrone

Papa Gregorio IX photo

“Federico II, il cosiddetto imperatore […] re della pestilenza […] eretico e precursore del'Anticristo.”

Papa Gregorio IX 178° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

dall'enciclica del 1239; citato in Hubert Houben, Federico II. Imperatore, uomo, mito, Il Mulino, 2009, p. 57. ISBN 978-88-15-13338-0

Papa Gregorio II photo
Lenin photo
Emil Cioran photo
Emil Cioran photo
Mencio photo

“Il più importante di tutti è il popolo, poi viene lo Stato: l'imperatore è quello che conta meno.”

Mencio (-372–-289 a.C.) filosofo cinese

Origine: Citato in Albino Luciani, Illustrissimi, APE Mursia, 1979, p. 35.

Edoardo Bennato photo

“Chi ha visto il piano regolatore ha detto: bravo | ma ride di me.”

Edoardo Bennato (1946) cantautore, chitarrista e armonicista italiano

da Io che non sono l'imperatore
Io che non sono l'imperatore

Luciano Pellicani photo
Guglielmo II di Germania photo
Leopold von Sacher-Masoch photo
Publio Cornelio Tacito photo