Frasi su oratorio

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema oratore, oratorio, attico, traduzione.

Frasi su oratorio

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“Ballerina, palco, e ritmo dispersi, ed io, un fantasma, che a voi fantasmi, recita la storia! Un oratore di piuma a un pubblico di lanugine, – e applausi da pantomima. "Proprio come a teatro", in verità! (a Dr. e Mrs. J. G. Holland, verso il 6 novembre 1858, 195”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

Lettere
Variante: Ballerina, palco, e ritmo dispersi, ed io, un fantasma, che a voi fantasmi, recita la storia! Un oratore di piuma a un pubblico di lanugine, - e applausi da pantomima. "Proprio come a teatro", in verità! (a Dr. e Mrs. J. G. Holland, verso il 6 novembre 1858, 195

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“Tutti i grandi oratori sono stati fatti fuori | da signori, volenti e nerboruti.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Argenti vive, n. 12
Museica

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“O fortunata Roma, nata sotto il mio consolato!”

Marco Tullio Cicerone (-106–-43 a.C.) avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano

da De consulatu suo; citato in Quintiliano, Institutio Oratoria, come verso particolarmente cacofonico e sgradevole; e da Giovenale, Satire, X, 122

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“Gli oratori sono simili ai serpenti; infatti i serpenti sono tutti odiosi, ma, anche tra essi, alcuni, le vipere, sono nocivi agli uomini, mentre altri, le parie, divorano perfino le vipere.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

Contro Demade, fr. 80 Jensen, conservato da Arpocrazione in Lessico dei dieci oratori, voce παρεῖαι ὄφεις; traduzione in Oratori attici minori, p. 281
Orazioni, Frammenti, Di orazioni identificate

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“Quindi è che la fortuna si dice esser amica de' giovani, perché eleggono la lor sorta della vita sopra quelle arti o professioni che fioriscono nella loro gioventù; ma, il mondo di sua natura d'anni in anni cangiando gusti, si ritruovan poi, vecchi, valorosi di quel sapere che non più piace e 'n conseguenza non frutta più. Imperciocché ad un tratto si fa un gran rivolgimento di cose letterarie in Napoli, che, quando si credevano dovervisi per lunga età ristabilire tutte le lettere migliori del Cinquecento, con la dipartenza del duca viceré vi surse un altro ordine di cose da mandarle tutte in brievissimo tempo in rovina contro ogni aspettazione; che que' valenti letterati, i quali due o tre anni avanti dicevano che le metafisiche dovevano star chiuse ne' chiostri, presero essi a tutta voga a coltivarle, non già sopra i Platoni e i Plotini coi Marsili, onde nel Cinquecento fruttarono tanti gran letterati, ma sopra le Meditazioni di Renato Delle Carte, delle quali è séguito il suo libro Del metodo, in cui egli disappruova gli studi delle lingue, degli oratori, degli storici e de' poeti, e ponendo sù solamente la sua metafisica, fisica e mattematica, riduce la letteratura al sapere degli arabi, i quali in tutte e tre queste parti n'ebbero dottissimi, come gli Averroi in metafisica e tanti famosi astronomi e medici che ne hanno nell'una e nell'altra scienza lasciate anche le voci necessarie a spiegarvisi. Quindi ai quantunque dotti e grandi ingegni, perché si eran prima tutti e lungo tempo occupati in fisiche corpuscolari, in esperienze ed in macchine, dovettero le Meditazioni di Renato sembrar astrusissime, perché potessero ritrar da' sensi le menti per meditarvi; onde l'elogio di gran filosofo era: «Costui intende le Meditazioni di Renato.»”

Giambattista Vico (1668–1744) filosofo, storico e giurista italiano

p. 13

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“Ciò che manca agli oratori in profondità, ve lo dànno in lunghezza.”

Charles Louis Montesquieu (1689–1755) filosofo, giurista e storico francese

citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 549
Attribuite

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“Quando sarò grande voglio fare sette prediche al giorno.”

Giovanni Semeria (1867–1931) oratore e scrittore italiano

da I miei ricordi oratori

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“Chi guarda nel cannocchiale e vede cose diverse da quelle che vedo io è sempre uno che può insegnarmi molte cose, e lo leggerò con l'atteggiamento del discepolo che vuole capire ciò che ancora non gli è chiaro; se poi discuterò le sue conclusioni, lo farò col rispetto e con la riconoscenza che dobbiamo a quelli che hanno aperto la strada sulla quale ci prepariamo ad andare oltre, valutando il suo procedimento a posteriori sulla base degli argomenti, non a priori confrontando le sue conclusioni con le mie. È l'atteggiamento che il mio maestro Guido Calogero mi ha insegnato a chiamare «volontà di capire» o «spirito del dialogo». Ma al dialogo tra chi guarda nel cannocchiale e chi si rifiuta di guardarci non ho mai creduto: non è in nessun caso proficua una discussione tra uno storico che fonda su una serie di argomenti una nuova prospettiva e uno storico che, solo perché la nuova prospettiva non è ortodossa, si ritiene dispensato dalla fatica di saggiare ad uno ad uno gli argomenti e se la cava dicendo che il tutto «non è convincente»; né tra chi si pone come unico problema la verificabilità di una lettura storica e chi si preoccupa delle conseguenze che tale lettura porterà al quadro tradizionale della Geistesgeschichte; né tampoco tra chi ricostruisce un antico pensiero con la pazienza da formica del raccogliere instancabilmente nuovi elementi e chi deduce il pensiero di Parmenide dall'Eleatismo, l'Eleatismo dal Naturalismo Presocratico e il Naturalismo Presocratico dalla Spiritualità Greca; né, soprattutto, tra lo scrittore che lavora a inserire il «filosofo» in una prospettiva sincronica, che è poi sempre costituita dalla cultura e dalla società in cui quel «filosofo» visse e respirò, e il suo collega disposto a chiarirne i punti oscuri sempre e soltanto attraverso la rilettura di altri «filosofi», rifuggendo con disgusto dal contaminare il Puro Pensiero con l'utilizzazione dei poeti, degli oratori e degli storici.”

Antonio Capizzi (1926–2003) filosofo e storico italiano

Origine: La Repubblica cosmica, pp. 13-14

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“Signori! Non sono un oratore. Gli onori che mi tributate oggi li debbo ai miei predecessori, a mio padre e a Joseph Lanner. Essi mi indicarono la via attraverso la quale progredire. Essa era possibile solo con l'espansione della forma. Questo fu il mio contributo, il mio piccolo contributo…”

Johann Strauss (figlio) (1825–1899) compositore e direttore d'orchestra austriaco

discorso al banchetto organizzato dall'orchestra filarmonica di Vienna in occasione del 50° anniversario dal debutto di Strauss come musicista; citato in Gli Strauss, p. 217
Citazioni di Johann Strauss jr

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“In Hitler il popolo tedesco ha trovato riassunti, al di sopra di ogni schema tradizionale di divisioni classistiche, alcuni dei motivi essenziali da sempre ritornanti a definire il proprio carattere, la fisionomia del proprio ethos: il gusto della violenza, il misticismo «romantico», la fanatica dedizione a un ordine meccanico, disumano. Hitler sapeva trascinare il grande industriale con l'esca dell'interesse e col ricorso al mito prediletto della supremazia tedesca nel mondo; affascinava il piccolo borghese col suo estetismo pompier, con la sua oratoria accesa e volgare, pronta sempre ad offrire, di ogni problema, la soluzione più semplicistica; piaceva all'intellettuale decadente, permeato di femmineo postnicianesimo (l'intelligencija tedesca già nel 1914 era in stato fallimentare come nessun'altra in Europa), per la sua ostentata energia virile, per il suo dichiarato disprezzo di ogni indugio morale o sentimentale, per quel suo rozzo materialismo demagogico che, nonostante tutto, pretendeva considerazione «spirituale». Conquistava infine anche l'operaio, facendo leva non soltanto sul suo sciovinismo non perfettamente esorcizzato, ma porgendogli, anche, delle sue rivendicazioni sociali, un'attuazione più concretamente immediata, meno utopica e intellettualistica di quanto non gliela prospettasse il programma della rivoluzione proletaria: e fosse pure nei limiti di una umiliante, paternalistica nota di concessioni padronali. […] il nazismo non è certo la realizzazione di un genio. Hitler è effettivamente uno dei tanti […].
Parlare di tirannide perciò non persuade. Esiste una tecnica della tirannide, esposta in classiche trattazioni. Ma il nazionalsocialismo al potere non ne tiene conto per nulla, e in questo sì che è rivoluzionario. Assolutista, il nazismo raggiunge la popolarità proprio in ragione del suo prepotere. […] Il nazionalsocialismo, al contrario, non concede nessuna rivincita, sia pure formale, alle avanguardie dello Spirito. Il suo cinismo, la sua crudeltà, la sua perfidia, trovano dall'inizio tutta una orgogliosa cultura preparata a giustificarli, a farseli propri. La tirannide non presenta più il viso odioso e meschino del regime di polizia, non adopera più di soppiatto, tra impaurita e feroce, i vecchi mezzucci della sobillazione e della calunnia, ma si accampa, fanatica e violenta, con la sicurezza, l'intransigenza esclusiva di una religione messianica. […]
Sentirsi puri, non contaminati. Il popolo tedesco ha sempre reagito alle proprie crisi con un disperato, irrazionale desiderio di purezza: e la rivolta luterana – a un livello umano e ideale ben diverso, d'accordo – rappresenta forse il primo, imponente documento storico di questo impulso innato. Sorto dopo Versaglia, il nazionalsocialismo non si è tanto imposto con la violenza alle masse, quanto piuttosto le ha trovate già pronte ad accoglierlo e ad acclamarlo.”

Giorgio Bassani (1916–2000) scrittore e poeta italiano

La rivoluzione come gioco, p. 44

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“La giustizia, se è rispetto a Dio dicesi religione, se verso i parenti pietà, se nelle cose affidate dicesi fede.”

Marco Tullio Cicerone (-106–-43 a.C.) avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano

da De partitione oratoria, 22

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“Ozio con dignità.”

da Pro P. Sextio, cap. 45; De Oratore, 1; Epistolae ad familiares, I, 9, 21

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“Niuno farà acquisto d'uno stile maschio e oratorio, senza aver letto i poeti classici nella materna sua lingua.”

Alessandro di Hohenlohe-Waldenburg-Schillingsfürst (1794–1849) vescovo cattolico e abate tedesco

citato in Guglielmo Audisio, Lezioni di eloquenza sacra, Giacinto Marietti, Torino 1870, p. 54

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“Non la ricchezza è bella cosa, ma la ricchezza conseguita con mezzi onesti.”

Licurgo di Atene (-390–-324 a.C.) politico e oratore ateniese

orazione non identificata, frammento conservato da Giovanni Stobeo in Florilegio, IV, 31 D, 113 ed. Wachsmuth-Hense; traduzione in Oratori attici minori, p. 928
Orazioni, Frammenti

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“Cosa invidiabile è forse la ricchezza: pregevole certamente, e ammirevole la rettitudine.”

Licurgo di Atene (-390–-324 a.C.) politico e oratore ateniese

orazione non identificata, frammento conservato da Giovanni Stobeo in Florilegio, III, 9, 47 ed. Wachsmuth-Hense; traduzione in Oratori attici minori, p. 927
Orazioni, Frammenti

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“Nessun segno dell'animo gli uomini recano impresso sul volto.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

fr. 196 Jensen, conservato da Clemente Alessandrino in Miscellanea, VI, II, 18, 8 ed. Stählin; traduzione in Oratori attici minori, p. 311
Orazioni, Frammenti, Di orazioni non identificate

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“Nessuna maleducazione è più grave dell'ingiuriare.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

fr. 211 Jensen, conservato da Massimo il Confessore in Loci communes, col. 729 Migne; traduzione in Oratori attici minori, p. 313
Orazioni, Frammenti, Di orazioni non identificate

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“[Rivolgendosi ad Aristofonte] Quando tenti di ingannare l'opinione degli altri, tu illudi soltanto te stesso. Infatti non convinci nessuno quando in luogo di astuto di dici saggio, in luogo d'impudente energico, in luogo di avaro parsimonioso amministratore del tuo patrimonio, in luogo di malevolo severo. Non c'è vizio di cui tu possa vantarti lodandolo come virtù.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

Contro Aristofonte, fr. 44 Jensen, conservato da Rutilio Lupo in De figuris sententiarum et elocutionis, I, 4; traduzione in Oratori attici minori, p. 271
Orazioni, Frammenti, Di orazioni identificate

“[Cipriano Facchinetti] Uomo di morigerati costumi, valente giornalista, forbito oratore, fu anche, in un determinato momento, per molti di noi, candidato, sebbene non in forma ufficiale, alla più alta carica dello Stato.”

Rodolfo Giuliano Viola (1959) politico italiano

dal discorso http://legislature.camera.it/_dati/leg01/lavori/stenografici/sed0858/sed0858.pdf di commemorazione del senatore Cipriano Facchinetti alla Camera dei Deputati, 19 febbraio 1952

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“Cittadini di Atene, non considerate soltanto se sono amaro, ma se lo sono gratis.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

citato in Plutarco, Vita di Focione, X, 3; traduzione in Oratori attici minori, p. 12

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“Due sono i motivi per cui gli uomini si astengono dalle colpe: la paura e la vergogna.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

fr. 210 Jensen, conservato da Massimo il Confessore in Loci communes, col. 729 Migne; traduzione in Oratori attici minori, p. 313
Orazioni, Frammenti, Di orazioni non identificate

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“E le leggi che vietavano ciò non le leggevi? Non potevo, perché le armi dei Macedoni, standomi davanti, me ne nascondevano il testo.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

Contro Aristogitone, fr. 27 Jensen, conservato da Publio Rutilio Lupo in De figuris sententiarum et elocutionis, I, 19; traduzione in Oratori attici minori, p. 269
Orazioni, Frammenti, Di orazioni identificate

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“L'avaro e il dissipatore hanno un solo e medesimo difetto. Entrambi non sanno far uso del denaro e per entrambi esso è motivo di infamia. Perciò con ragione entrambi ricevono uguale castigo, perché ugualmente non sono degni di possedere.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

fr. 216 Jensen, conservato da Rutilio Lupo in De figuris sententiarum et elocutionis, II, 9; traduzione in Oratori attici minori, pp. 313 e 315
Orazioni, Frammenti, Di orazioni non identificate

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“Lo stile oratorio ha spesso gli inconvenienti di quelle opere la cui musica impedisce di sentire le parole: qui le parole impediscono di vedere i pensieri.”

Joseph Joubert (1754–1824) filosofo e aforista francese

Da Carnets; citato in Le petit philosophe de poche, Textes réunis par Gabriel Pomerand

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“Ché altro è il tempo adatto per discutere e persuadere; ma quando il nemico armato è in vista, bisogna resistergli con le armi e non con le parole.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

Contro Aristogitone, fr. 39a Jensen, conservato da Publio Rutilio Lupo in De figuris sententiarum et elocutionis, II, 12; traduzione in Oratori attici minori, p. 270
Orazioni, Frammenti, Di orazioni identificate

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“Oratoria (s. f.). Congiura fra pensiero e azione ai danni delle facoltà intellettive. Una forma di tirannide in parte temperata dalla stenografia.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 129
Dizionario del diavolo

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“L'oratore incarna le passioni della moltitudine. Per poter ispirare qualsiasi emozione, deve esserne lui stesso attraversato. Per suscitare indignazione, il suo cuore deve essere colmo di rabbia. Per muovere alle lacrime deve far fluire le proprie. Per convincere, deve credere. Le sue opinioni possono mutare man mano che le loro impressioni sbiadiscono, ma ogni oratore intende ciò che dice nell'istante in cui lo dice. Spesso potrà essere incoerente. Ma non sarà mai consapevolmente falso.”

Winston Churchill (1874–1965) politico, storico e giornalista britannico

Origine: Dal saggio Le strutture della retorica.
Origine: Citato in Aldo Grasso, The sinews of peace http://www.corriere.it/cultura/leparole/commenti/churchill_9f7cbfb6-b39f-11e1-a52e-4174479f1ca9.shtml, Corriere.it, 11 giugno 2012.
Origine: Citato in Churchill, prontuario di citazioni per far bella figura http://www.linkiesta.it/it/article/2014/11/30/churchill-prontuario-di-citazioni-per-far-bella-figura/23650/, Linkiesta, 30 novembre 2014.

“La poesia dei T'ang, come ogni altra poesia cinese, è essenzialmente impressionista. Il tono epico e il tono oratorio le sono estranei; si potrebbe dire che agisce direttamente sul sistema nervoso, e così risveglia risonanze sorde e potenti nei centri della sensibilità estetica.”

Paul Demiéville (1894–1979)

Origine: Da Letteratura Cinese, in Le civiltà dell'Oriente, Casini, Roma, 1957, vol. II, p. 927; citato in Poesie cinesi d'amore e di nostalgia, cura e traduzione di Girolamo Mancuso, Newton Compton, Grandi Tascabili Newton, Roma, 1995<sup>1</sup>, p. 26. ISBN 88-7983-873-3

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“È nei primi stadi che bisogna sbarrare la via ai delitti; una volta che il male abbia messo radici e sia divenuto vecchio come un'infermità congenita, è difficile estinguerlo.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

fr. 204 Jensen, conservato da Giovanni Stobeo in Florilegio, IV, 5, 63 ed. Wachsmuth-Hense; traduzione in Oratori attici minori, p. 311
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“Se il Poeta s'erige in Oratore, predicherà agli orecchi, e non al cuore.”

Cristoforo Poggiali (1721–1811) bibliotecario, erudito ed ecclesiastico italiano

Origine: Proverbj, motti e sentenze ad uso ed istruzione del popolo, p. 138

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“Grande manifestazione politica, spalti gremiti fino all'ultimo posto, un enorme tappeto di uomini e di facce sino alle file più alte, l'oratore nel pieno del suo slancio. Dice: «Di tutto ha colpa la massificazione». Uragano di applausi.”

Alexander Mitscherlich (1908–1982) psicologo tedesco

da Massenpsychologie ohne Ressentiment [Psicologia delle masse senza risentimenti], in «Die Neue Rundschau», a. LXIV, 1953, p. 56.
Origine: Citato in Istituto per la Ricerca sociale di Francoforte, Lezioni di Sociologia, a cura di Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, traduzione di Alessandro Mazzone, Einaudi, Piccola Biblioteca, Torino, 1966 <sup>7</sup>, p. 87.

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“A coloro che dei beni ricevuti da natura fanno cattivo uso, funesti sono i favori della fortuna: come se uno essendo valoroso preferisca far il predone anzi che il soldato, o, essendo forte, rubare anzi che [esercitare la lotta, o, essendo valente nel dire, fare il sicofante anzi che] l'oratore, o, essendo bello, fornicare piuttosto che prender moglie: costui è un traditore dei beni accordatigli da natura.”

Licurgo di Atene (-390–-324 a.C.) politico e oratore ateniese

orazione non identificata, frammento conservato da Giovanni Stobeo in Florilegio, III, 2, 30 ed. Wachsmuth-Hense; traduzione in Oratori attici minori, p. 927
Orazioni, Frammenti
Origine: Questa è un'integrazione proposta per una lacuna del testo di Giovanni Stobeo (Oratori attici minori, p. 927).

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“Dei tiranni nessuno mai, dopo morto, è ritornato in vita, mentre molte città, anche dopo essere state rase al suolo, hanno riacquistato vigore e potenza.”

7; traduzione in Oratori attici minori, p. 205
Orazioni, Contro Filippide
Origine: Come si apprende dalle righe precedenti, il riferimento è ai Macedoni, in particolare al loro re Filippo.

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“Pronunciate da un buon attore – ed ogni grande predicatore, ogni avvocato o politico di successo è, tra le altre cose, un attore consumato – le parole possono esercitare un potere quasi magico sugli ascoltatori. A causa dell'essenziale irrazionalità di questo potere, l'oratore pubblico anche meglio intenzionato, probabilmente fa piú male che bene. Quando un oratore, con la sola magia delle parole e di una voce d'oro, persuade il suo pubblico della giustizia di una causa falsa, ne rimaniamo terribilmente impressionati. Dovremmo provare la stessa costernazione ogni qual volta osserviamo gli stessi inopportuni artifici usati per persuadere la gente della giustizia di una buona causa. La convinzione inculcata può essere desiderabile, ma queste basi sono intrinsecamente false, e coloro che usano gli stratagemmi oratorii per istillare convinzioni anche giuste sono colpevoli di favorire gli elementi meno apprezzabili della natura umana. Esercitando il disastroso dono della parola, essi approfondiscono il trance quasi ipnotico in cui vivono la maggioranza degli esseri umani e da cui è scopo e fine di ogni vera filosofia, di ogni religione genuinamente spirituale, di liberarli. Non solo, ma non vi può essere effettiva oratoria senza supersemplificazione. E non si può supersemplificare senza deformare i fatti. Anche quando fa del suo meglio per dire la verità, l'oratore di successo è ipso facto un bugiardo. E la maggioranza degli oratori di successo, è appena necessario aggiungerlo, non cercano neppure di dire la verità; essi cercano di suscitare simpatia per i loro amici e antipatia per gli opponenti.”

I; pp. 23-24
I diavoli di Loudun