Frasi su produzione
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“Cornacchie magre volavano in circolo sopra le sterpaglie in cerca di cibo. Qualcuna si avventurava anche al centro della carreggiata deserta se c'era da piluccarela carcassa di qualche animaletto sfortunato appena maciullato da un'auto. Rocco odiava quegli uccelli. anche a Roma avevano preso il sopravvento sugli altri volatili. Sbranavano le uova di passeri, pettirossi, cinciallegre ed erano sempre più numerosi. Stavano diventando i padroni dei cieli italiani, a Roma ormai gli unici a tenergli testa erano i gabbiani e i pappagalli verdi che avevano colonizzato i grandi parchi cittadini. Quelli erano rapaci veri, venivano dal Brasile e in quanto a fame non avevano certo da imparare da una cornacchia italiana. Ogni volta che a Villa Borghese o a Villa Ada li vedeva volare in formazione come degli stuka, verdi e rossi coi loro richiami sgraziati, pensava al primo scemo che aveva aperto la gabbia e s'era fatto scappare il Pappagallo Alfa, il pioniere di quella che ora era un'enorme colonia aggressiva e micidiale che stava finendo di massacrare i passeri e gli altri uccellini romani. Comunque, in quanto a bellezza, i pappagalli erano assolutamente superiori a quelle cornacchie spelacchiate e sgraziate. Rocco aspettava trepidante il momento in cui a Roma il cretino di turno si sarebbe lasciato scappare un anaconda. L'Anaconda Alfa. Lì sì che le cose si sarebbero fatte interessanti. Se non altro sarebbe diminuita in maniera esponenziale la popolazione dei ratti romani, ormai grossi come alani e davanti ai quali qualsiasi gatto scappava a zampe levate. Ecco, gli sarebbe piaciuto vederli di fronte ad un anaconda del delta delle Amazzoni, lungo una decina di metri, che ingoia in pochi minuti una bufala campana. Anche questo sarebbe stato un effetto collaterale della globalizzazione, un effetto benefico secondo Rocco Schiavone. Certo poi sarebbe stato un po' complesso affrontare serpenti abbarbicati sui rami dei platani del lungotevere ma almeno il nemico era visibile, meno subdolo, elegante e bello da guardare. In più non era portatore di malattie infettive come i sorci. Magari avrebbe anche incrementato la produzione di borse e scarpe. Chissà.”

La costola di Adamo

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“La produzione dell'energia atomica non ha creato un problema nuovo. Ha semplicemente reso più urgente la necessità di risolverne uno già esistente.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Variante: La scoperta dell'energia atomica non ha creato un nuovo problema, ha solo reso più urgente la necessità di risolverne uno già esistente
Origine: Citato anche in Pensieri di un uomo curioso, pp. 92-93.
Origine: Einstein venne intervistato due volte da Raymond Swing in merito all'eventualità di una guerra atomica: la prima intervista venne realizzata nel 1945 e la seconda nel 1947 ed entrambe vennero pubblicate sul the Atlantic Monthly. Successivamente le due interviste sono state pubblicate più volte insieme, sotto forma di un unico articolo intitolato Atomic War or Peace, nonostante le importanti differenze tra i due, dovute perlopiù al cambiamento delle relazioni internazionali tra Stati Uniti e Unione Sovietica nel corso del biennio 1945-47. Albert Einstein, Einstein on Politics: His Private Thoughts and Public Stands on Nationalism, Zionism, War, Peace, and the Bomb, a cura di David E. Rowe e Robert Schulmann, Princeton University Press, 2013, p. 372 https://books.google.it/books?id=_X1dAAAAQBAJ&pg=PA372. ISBN 1400848288
Origine: Out of My Later Years, p. 159

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“La verità è che non ho nessun tipo di legame con Rei. Nel bel mezzo della produzione di Eva, mi resi improvvisamente conto di essermi completamente dimenticato di lei, di essermi dimenticato della sua stessa esistenza. Per esempio, nel settimo episodio, me ne sono ricordato e ho aggiunto una scena con Rei. […] Penso che fosse giusto, perché nell'episodio 8 lei non appare, vero? Nemmeno in una singola scena. […] Alla fine [dell'episodio 6] Rei dice: "Non so come dovrei sentirmi", Shinji risponde: "Penso che dovresti sorridere" e Rei sorride… In seguito, quando ci ho ripensato, ho imprecato. In breve, se lei e Shinji stavano completamente comunicando [i propri sentimenti] in quel momento, allora per lei non era finita? […] Quando sorrise, come personaggio era già finito.”

Hideaki Anno (1960) regista e animatore giapponese

Origine: «「実は僕、レイって、全然思い入れないんですよ」 「『エヴァ』を作ってる最中でも、ハッと気がついたら、僕、忘れてましたからね。 彼女の存在すら。七話なんて、思い出してレイのシーンを1カット足したぐらいです。全然思い入れがなかったですね。 そこが良かったんだと思います。 八話なんか、出て来ないですかね。一カットも出て来ない」 「最後でレイの「どうしたらいいかわからないの」っていう台詞に、シンジが「笑えばいいと思うよ」って言った時に、 レイが笑顔を見せると。(略)後になって考えたら「しまった!」と。 つまり、そこでシンジとコミュニケーション取っちゃったら、終わりじゃないかと。 その瞬間に僕の中で、レイって終わっちゃったんですよ、一度」 「笑ったところで、もうおしまいじゃん、このキャラクターって」». Citato in Takekuma Kentaro (a cura di), Anno Hideaki Parano Evangerion (庵野秀明パラノ・エヴァンゲリオン), Ōta Shuppan, marzo 1997, pp. 95-96. ISBN 4872333160

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“Il Ciambellano fece una profonda quanto ironica riverenza all'onnisciente Imperatore. Protendendo il braccio offrì Kira al trono cominciando nel contempo un lungo e minuzioso sproloquio su come fosse riuscito a scovarla e a catturarla grazie alla sua abilità e scaltrezza. Avrebbe voluto continuare aggiungendo un'agghiacciante descrizione del destino degli Skeksis se lui non fosse riuscito nell'impresa, quando fu interrotto dal Maestro delle Cerimonie.
– Kelffinks Krakweekah! – strillò, indicando Kira, e si passò un artiglio di traverso alla gola per indicare quello che si proponeva di farle. Il Maestro delle Cerimonie aveva già fatto un passo avanti per afferrare la vittima destinata al sacrificio, quando il Generale dei Garthim lo fermò alzando lo scettro.
Il Maestro delle Cerimonie rimase dov'era, ma sfoderò egualmente il lungo e acuminato coltello sacrificale, che tenne pronto mentre fissava il Generale dei Garthim. Gesto e occhiata erano inequivocabili.
Intanto, il Ciambellano non era rimasto solo a guardare, e aveva cominciato a protestare: il Ghelfling era suo prigioniero e spettava a lui decidere cosa farne.
Il Generale dei Garthim chiamò a sé con un cenno lo Scienziato, e gli mormorò qualcosa a bassa voce. Lo Scienziato annuì più volte. Poi il Generale dei Garthim si rivolse all'assemblea e dichiarò: – Kelffinks na Rakkash!
Non tutti gli Skeksis approvarono la decisione. Qualcuno dubitava dell'abilità dello Scienziato. L'Artista, per esempio, aveva già pensato a come poteva servirsi della testa di Kira. Il Buongustaio pregustava già il sapore del resto del corpo, e tutti sapevano perfettamente quali erano le vere intenzioni del Generale dei Garthim. Forse, il vecchio Imperatore era morto per mancanza di vliya Ghelfling. Adesso, se lo Scienziato avesse trovato il modo di allevare i Ghelfling in cattività, con una produzione regolare di vliya, la salute del nuovo Imperatore non avrebbe più avuto nulla da temere, e lui sarebbe rimasto per sempre saldamente sul trono. Ma, come stava blaterando in quel momento il Maestro delle Cerimonie, lo Scienziato era capace solo di ottenere qualche risultato con i Podling, e basta. Inoltre, tutti lo consideravano un pazzo che si era automutilato. Non sarebbe stato meglio per tutti, chiese il Maestro delle Cerimonie, festeggiare la loro raggiunta salvezza col coltello sacrificale che lui impugnava?
Al Generale dei Garthim non piaceva come si stavano mettendo le cose. Lui stesso non nutriva un'eccessiva stima nei confronti dello Scienziato, però riteneva che gli altri lo stimassero. Quale di loro si sarebbe tagliato una mano o una gamba per puro amore della scienza?”

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“Non vi è peggior schiavitù di quella che s'ignora.”

Deborah Mayo filosofa statunitense

Origine: Contro una giustificazione scientifica della sperimentazione su animali, p. 321

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“Attualmente gli allevamenti di pesce sulle coste della Cina affrontano molte delle stesse sfide di quelli delle zone interne. Le acque sono pesantemente inquinate da petrolio, piombo, mercurio, rame e altre sostanze. Le medicine veterinarie scaricate nelle acque costiere possono facilmente arrivare in quelle degli allevamenti e infettare le specie fuori dalle gabbie, e sebbene l'acqua sia meno inquinata di quella che si usa sulla terraferma, le acquacolture stesse, con i loro intensi cicli di produzione, possono a loro volta diventare agenti inquinanti.”

David Barboza giornalista statunitense

Origine: Da In China, Farming Fish in Toxic Waters http://www.nytimes.com/2007/12/15/world/asia/15fish.html, The New York Times, 15 dicembre 2007; citato in Jeffrey Moussaieff Masson, Chi c'è nel tuo piatto? Tutta la verità su quello che mangi, traduzione di Nello Giugliano, Cairo editore, Milano, 2009, pp. 124-125. ISBN 978-88-6052-218-4

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“[Canaletto] Il gusto contemporaneo predilige nuovamente le minuziose e vivaci telette dei pittori di vedute veneziane, tra i quali non v'è dubbio che Canaletto emerga, come già dominava ai suoi tempi. È una visione lieta e solare, quella della Venezia canalettiana, espressa da un linguaggio che piega il gioco delle luci reali all'espressione di una vitalità fantastica sempre ripetuta e sempre nuova. A quel segreto si riferisce anche tutta la produzione grafica dell'artista, dalle incisioni ai numerosissimi disegni. Di questi conosciamo tutti i tipi possibili: dai rapidi cenni a matita agli schizzi prospettici, dagli studi di macchiette ai disegni "finiti", da vendere a carissimo prezzo. L'immagine grafica, per Canaletto, non è più solamente un mezzo per giungere alla espressione poetica, ma è spesso addirittura l'espressione poetica stessa […]. Crediamo che non vi siano molti altri disegni (tolti forse quelli contemporanei del Tiepolo) che sappiano suggerire analoghi profondissimi squarci di luminosità, di biancore solare.”

Terisio Pignatti (1920–2004) critico e storico dell'arte italiano

da Il quaderno di disegni di Canaletto alle Gallerie di Venezia, 1958
Origine: Citato in Canaletto, I Classici dell'arte, a cura di Cinzia Manco, pagg. 181 - 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. IT\ICCU\CAG\0608462 http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?db=solr_iccu&rpnquery=%2540attrset%2Bbib-1%2B%2540and%2B%2540and%2B%2B%2540attr%2B1%253D13%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522759.5%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4005%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522classici%2Bdell%2527arte%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4018%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522rizzoli%252Fskira%2522&totalResult=13&select_db=solr_iccu&nentries=1&rpnlabel=+Codice+Classificazione+Dewey+%3D+759.5+&format=xml&resultForward=opac%2Ficcu%2Ffull.jsp&searchForm=opac%2Ficcu%2Ferror.jsp&do_cmd=search_show_cmd&refine=4005%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7CCollezione%404018%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7CEditore&saveparams=false&&fname=none&from=11

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“La natura non è altro che il piano di un Artista, e di un Artista divino, iscritto all'interno delle cose, grazie al quale si muovono verso un fine determinato, come se il costruttore di una nave potesse fornire ai pezzi di legno la capacità di muoversi da sé per la produzione della forma della nave.”

Tommaso d'Aquino (1225–1274) frate domenicano

Origine: Da In octo libros Physicorum Aristotelis expositio, Marietti, Torino-Roma, II, c. 8, l. 14, p. 268. Citato in Rafael Martínez, Juan José Sanguineti, Dio e la natura, Armando Editore, Roma, 2002, pp. 75-76 http://books.google.it/books?id=1964Tff6Wq4C&pg=PA75. ISBN 88-8358-373-6

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“Nelle prime fasi della rivoluzione industriale, gli animali venivano usati come macchine. E altrettanto si faceva con i bambini. Più tardi, nelle cosiddette società post-industriali, gli animali vengono trattati come materia prima. I capi di bestiame destinati all'alimentazione vengono lavorati alla stregua di prodotti industriali. […] Questa riduzione dell'animale […] fa parte dello stesso processo che ha ridotto gli uomini a isolate unità di produzione e consumo. In effetti, durante questo periodo l'atteggiamento nei confronti degli animali spesso prefigurava quello nei confronti dell'uomo. La visione meccanica della capacità lavorativa animale fu in seguito applicata a quella degli uomini. F. W. Taylor, che sviluppò il "taylorismo" studiando il rapporto tempo-moto e la gestione "scientifica" del lavoro industriale, sosteneva che il lavoro dovesse essere «così stupido» e così flemmatico da rendere [il lavoratore] «più simile, per struttura mentale, al bue che a qualsiasi altra specie». Pressoché tutte le moderne tecniche di condizionamento sociale si basano su esperimenti condotti sugli animali. E lo stesso vale per i cosiddetti test attitudinali. Oggi comportamentisti come Skinner rinchiudono il concetto stesso di uomo entro il perimetro di ciò che ricavano dai loro esperimenti di laboratorio sugli animali.”

John Berger (1926–2017) critico d'arte, scrittore e pittore inglese

Perché guardare gli animali?, pp. 12-13
Sul guardare

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“I miei ruoli sono sempre di natura diversa e vengono scelti per motivi diversi. Quando guardo ai miei film più importanti, non sempre sono contenta del risultato, allora mi dedico per un po' al teatro o a produzioni più piccole, indipendenti, spesso con amici. I ruoli più importanti sono arrivati spesso per caso.”

Marisa Tomei (1964) attrice statunitense

Origine: Citato in Antonio Cuomo, Marisa Tomei al Napoli FilmFestival http://www.movieplayer.it/film/articoli/marisa-tomei-al-napoli-filmfestival_1294/, movieplayer.it, 7 giugno 2005.

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“Non è importante "quanta" sia la produzione, è importante che questa sia al livello che consenta a tutti di lavorare, e quindi essere soddisfatti, avere del tempo da dedicare agli affetti, al tempo libero e alla cultura.”

Hyman Minsky (1919–1996) economista statunitense

Origine: Citato in Minsky: "L'obiettivo è la piena occupazione, non la crescita" http://memmt.info/site/minsky-lobiettivo-e-la-piena-occupazione-non-la-crescita/, Memmt.info, 11 aprile 2014.

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“Di qui l'allarme, finalmente, preso sul serio. Ma di qui anche la necessità di capire che il rientro nell'ambito della respirazione regolare comporta non solo un rallentamento quantitativo, ma una "mutazione" vera e propria, qualitativa, della crescita: una trasformazione dalla formula "di tutto di più" alla formula "meno ma meglio" alla quale tutta la struttura tecnica e, soprattutto, socio e psicologica è totalmente impreparata. Ciò comporta la realizzazione di quello stato stazionario (che non è affatto uno stato statico, come un lago aperto non è uno stagno chiuso) che era considerato dagli economisti classici come l'inevitabile esito di una impossibile crescita continua, che procede oggi al ritmo catastrofico dell'interesse composto. Il senso positivo dell'allarme climatico è questo. L'emergenza di una scarsità assoluta che si credeva confinata in un futuro indistinguibile è lì, di fronte a noi. Il problema ambientale diventa non aspirazione poetica, ma, dapprima, problema energetico, quello del passaggio dalle energie non rinnovabili sprofondate nel sottosuolo a quelle rinnovabili che inondano con la luce solare la superficie della Terra; e conseguentemente problema economico, di scala sostenibile della produzione; e infine problema culturale e morale di dislocazione dei bisogni e dei desideri dal consumo distruttivo alla creatività attivistica, dal privatismo aggressivo all'individualismo sociale.”

Giorgio Ruffolo (1926) politico, giornalista e saggista italiano

da Uomini e farfalle, L'espresso, n. 28, anno LIII, 19 luglio 2007, p. 107

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“Trovai [in riferimento alla magia] una spiegazione illuminante nel sesto libro dei Naturalia di Avicenna, in cui si dice che è insita nell'anima umana una certa proprietà (Virtus) di cambiare le cose, e che le altre cose le sono soggette; precisamente quando essa è trascinata a un grande eccesso di amore o di odio o qualcosa di analogo. Se quindi l'anima di un uomo cade in preda a un grande eccesso di una qualche passione, si può stabilire sperimentalmente che l'eccesso costringe [magicamente] le cose e le cambia nella direzione verso cui tende l'eccesso e non l'ho creduto per lungo tempo, ma dopo la lettura di libri negromantici e che hanno per tema immagini magiche e magia, ho trovato che (realmente) l'emotività (affectio) dell'anima umana è la radice principale di tutte le cose, sia che essa, a causa della sua grande emozione, modifichi il suo corpo e altre cose alle quali tende, sia che ad essa anima siano soggette, data la sua dignità, le altre cose inferiori, o che con tale affetto spinto al di là di ogni limite corra parallelamente l'ora adatta o la situazione astrologica o un'altra forza, e noi crediamo [di conseguenza] che [ciò] che produce questa forza sia causato dall'anima. (…) Chi vuole quindi conoscere il segreto di questo fatto per provocarlo e scatenarlo, deve sapere che chiunque può influenzare magicamente ogni cosa, se cade preda di un grande eccesso (…) e allora lo deve fare precisamente in quell'ora in cui l'eccesso lo aggredisce e agire con le cose che l'anima gli prescrive. Infatti l'anima è allora così bramosa della cosa che vuole causare, che afferra anche da sé l'ora più importante e migliore, che comanda anche alle cose che più convengono a quell'effetto. Così è l'anima che brama più intensamente l'oggetto che rende le cose più efficaci e più simili [a ciò] che risulta (…) In maniera simile funziona infatti la produzione in tutto ciò che l'anima brama con intenso desiderio.”

Alberto Magno (1206–1280) vescovo cattolico, religioso e santo tedesco

Da De mirabilibus mundi
Origine: Citato da Marie-Louise von Franz, Psiche e materia, Bollati Boringheri <nowiki>ISBN 978-88-339-0712-3</nowiki> p. 145

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“Far degenerare le ansie dell'acquisto e della produzione in qualcosa che è la loro purezza e la loro mancanza di funzione, è la parte del poeta.”

Pier Paolo Pasolini (1922–1975) poeta, giornalista, regista, sceneggiatore, attore, paroliere e scrittore italiano

Origine: La Divina Mimesis, p. 35

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“Io ho smesso di mangiare animali nel 1987, ma sono diventato vegano solo il primo gennaio 2011, eppure non ho cambiato le mie motivazioni: quando decisi di passare al vegetarismo, lo feci perché non volevo contribuire all'uccisione di animali. […] fingevo di non sapere che la produzione di latte e uova è parte della stessa catena di sfruttamento e morte che produce la carne. Non andavo fino in fondo nei miei pensieri e nelle mie scelte […]. Quando diventi vegetariano, i familiari e gli amici si preoccupano per la tua salute e tu cominci a sentirti diverso; sai che ogni invito a pranzo comporterà la necessità di spiegare i motivi per cui non mangi carne e così via. Alla fine i più si fermano lì e non osano andare oltre: dire no a tutto ciò che comporta sfruttamento e morte per gli animali, quindi latte, uova, lana eccetera. Sembra impossibile, una cosa da estremisti e asociali. Ma bisogna ricordare che estremisti e asociali erano definiti i vegetariani fino a poco tempo fa; ora che il vegetarismo è più diffuso e accettato, quest'etichetta è passata a stigmatizzare i vegani. […] In realtà credo che l'unico modo per essere davvero vegetariani, cioè rispettosi degli animali, sia la scelta vegan e spero che presto il termine vegetariano torni ad indicare un'alimentazione a base vegetale e non lacto-ovo-vegetariana come avviene ora.”

Lorenzo Guadagnucci (1963) giornalista italiano

Origine: Dall'intervista di Lorenzo Strisciullo, Intervista a Lorenzo Guadagnucci http://www.mangialibri.com/interviste/intervista-lorenzo-guadagnucci, mangialibri.com, 2013.

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“La mia tesi di fondo è che Borghesia e Proletariato non sono classi strutturali e permanenti dell'intero corso storico del modo di produzione capitalistico, ma solo classi genetiche, iniziali e provvisorie di esso. Nell'attuale età del capitalismo esse sono nell'essenziale già tramontate, e senza comprendere la dinamica del loro tramonto non è possibile neppure impostare il problema della natura di una crisi culturale. A mio parere siamo infatti oggi in un'età post-borghese e post-proletaria. Ritengo invece di dover usare la dicotomia di Dominanti e Dominati. Mi si potrebbe obbiettare che si tratta di una dicotomia tautologica e generica, che peggiora anziché migliorare la dicotomia precedente. Non lo credo. Non si tratta di fare il giochetto verbale di continuare a chiamare "borghesia" i dominanti capitalisti e "proletariato" i dominati salariati. Si tratta di comprendere che, in mancanza di una credibile terminologia scientifica ammessa da tutti, è meglio fare un passo indietro e limitarci a chiamare Dominanti e Dominati gli agenti storici attivi e passivi della riproduzione sociale complessiva del modo di produzione capitalistico. Almeno ci sottrarremo agli inganni del linguaggio consueto, quelli che Bacone chiamava idola fori.”

Costanzo Preve (1943–2013) filosofo e saggista italiano

Origine: Da La crisi culturale della terza età del capitalismo. Dominanti e dominati nel tempo della crisi del senso e della prospettiva storica http://www.petiteplaisance.it/ebooks/1031-1060/1038/el_1038.pdf, Petite Plaisance, 2010.

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“Zbigniew Brzezinski, il giovane e celebre professore di scienze politiche alla Columbia University, giunge a conclusioni analoghe [a quelle di John Kenneth Galbraith] allorché osserva che l'America è oggi in uno stato di transizione fra dell'industria convenzionale e un'età che egli definisce tecnetronica: «In una società industriale, il modo di produzione passa dall'agricoltura all'industria sostituendo l'azione dell'uomo presso la macchina all'uso della forza umana e animale. Nella società tecnetronica, l'azione dell'uomo alle macchine è sostituita dall'automazione e dalla cibernetica… Nella società industriale, la guida passa dallélite rurale-aristocratica a quella urbana ‹plutocratica›… Nella società tecnetronica post-industriale, la preminenza del potere finanziario o della plutocrazia, è insidiata a causa d'una leadership politica sempre più influenzata da uomini che posseggono perizia e talento intellettuale di tipo nuovo. La conoscenza diviene uno strumento di potere.» (XIII. Il grattacielo di Babele”

Alberto Ronchey (1926–2010) giornalista italiano

L'America «post-industriale»), pp. 208-209
Atlante ideologico
Variante: Zbigniew Brzezinski, il giovane e celebre professore di scienze politiche alla Columbia University, giunge a conclusioni analoghe dell'industria convenzionale e un'età che egli definisce tecnetronica: «In una società industriale, il modo di produzione passa dall'agricoltura all'industria sostituendo l'azione dell'uomo presso la macchina all'uso della forza umana e animale. Nella società tecnetronica, l'azione dell'uomo alle macchine è sostituita dall'automazione e dalla cibernetica... Nella società industriale, la guida passa dall'élite rurale-aristocratica a quella urbana ‹plutocratica›... Nella società tecnetronica post-industriale, la preminenza del potere finanziario o della plutocrazia, è insidiata a causa d'una leadership politica sempre più influenzata da uomini che posseggono perizia e talento intellettuale di tipo nuovo. La conoscenza diviene uno strumento di potere.» (XIII. Il grattacielo di Babele (L'America «post-industriale», pp. 208-209)
Origine: Z. Brzezinski, America in the technetronic age, «Encounter», gennaio 1968. [N.d.A., p. 209]

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“Liberare 98% o 99% della popolazione, soprattutto quella proletaria, significa liberare una vasta forza produttiva. Il materialismo storico ci dimostra che l'uomo è il fattore detterminante nella produzione. Così, il nostro popolo, da molto tempo una forza sprecata soffrendo umiliazioni innominabili e lo sfruttamento brutale, negato ogni iniziativa e qualsiasi possibilità di migliorare la sua situazione, che non poteva sviluppare il paese e farlo prosperare - oggi, il nostro popolo è libero. Ha schiacciato il vecchio sistema di produzione basato sullo sfruttamento.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

Citazioni tratte dai discorsi
Variante: Liberare 98% o 99% della popolazione, soprattutto i lavoratori, significa liberare una vasta forza produttiva. Il materialismo storico ha chiaramente dimostrato che l'uomo è il fattore determinante nella produzione. Così, il nostro popolo – che era in passato una forza sprecata che soffriva indicibili umiliazioni e lo sfruttamento brutale, privato di ogni iniziativa e qualsiasi possibilità di migliorare la sua situazione, che non poteva sviluppare il paese e farlo prosperare – il nostro popolo, oggi, è libero. Ha distrutto il vecchio sistema di produzione basato sullo sfruttamento.

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“Ci sono tante ragioni che ci condussero a evacuare la popolazione da Phnom Penh e altre città.La prima ragione era quella economica, cioè, di assicurare i viveri ai tanti milioni di abitanti nelle città. Dopo aver preso in considerazione il problema, siamo arrivati alla conclusione che non potevamo risolvere questo dilemma finché una popolazione così numerosa rimanesse nelle città. Ma se avessimo evacuato questa popolazione nella compagna, nelle cooperative, quest'ultime avrebbero potuto nutrirla, siccome dispongono di risaie, strumenti di produzione, e tutto ciò di cui avesse bisogno. […] La popolazione non avrebbe avuto alcuna fede nella rivoluzione se fosse lasciata a crepare di fame nelle città. Questa era la ragione economica.Insieme al problema economico c'era quello della difesa e la sicurezza del paese. Prima della liberazione, sapevamo già il piano d'emergenza degli imperialist statunitensi e dei loro alleati. Secondo questo piano, dopo la vittoria e la nostra marcia in Phnom Penh, ci avrebbero causato difficoltà negli ambiti politici, militari, economici e così via per distruggere la nostra rivoluzione. Quindi, dopo aver riflettuto sulla situazione, abbiamo evacuato la popolazione delle città nella campagna, nelle cooperative, per risolvere sia il problema dei viveri che schiacciare in anticipo il complotto degli imperialisti americani, così non avrebbero potuto attaccarci a Phnom Penh.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

Citazioni tratte dalle interviste
Variante: Ci sono tante ragioni che ci condussero a evacuare la popolazione da Phnom Penh e altre città.La prima ragione era quella economica, cioè, di assicurare i viveri ai tanti milioni di abitanti nelle città. Dopo aver lungamente preso in considerazione il problema, siamo arrivati alla conclusione che non potevamo risolvere questo problema finché una popolazione così numerosa rimaneva nelle città. Ma se avessimo evacuato questa popolazione nella compagna, nelle cooperative, quest'ultime avrebbero potuto nutrirla, poiché dispongono di risaie, strumenti di produzione, e tutto ciò di cui avesse bisogno. [... ] La popolazione non avrebbe avuto alcuna fede nella rivoluzione se fosse lasciata a crepare di fame nelle città. Questa era la ragione economica.Connesso a questo problema economico c'era quello della difesa e della sicurezza del paese. Prima della liberazione, conoscevamo già il piano d'emergenza degli imperialist statunitensi e dei loro lacchè. Secondo questo piano, dopo la nostra vittoria e la nostra entrata in Phnom Penh, ci avrebbero creato difficoltà nell'ambito politico, militare, economico e così via per distruggere la nostra rivoluzione. Quindi, dopo aver riflettuto sulla situazione, abbiamo evacuato la popolazione delle città nella campagna, nelle cooperative, per risolvere sia il problema dei viveri e, allo stesso tempo, schiacciare in anticipo il complotto degli imperialisti americani, così che non avrebbero potuto attaccarci quando saremmo entrati a Phnom Penh.

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“Aveva incontrato Freud anni prima a Vienna, quando entrambi assistettero a una produzione di Edipo, da cui Freud dovette essere portato fuori in preda a sudori freddi.”

Woody Allen (1935) regista, sceneggiatore, attore, compositore, scrittore e commediografo statunitense

2004
Rivincite (Getting Even), Le liste di Metterling

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“Le forze produttive, specialmente i lavoratori che rappresentano il 90% della popolazione, sono completamente emancipate. Stanno subendo una trasformazione e ora si stanno sviluppando in un movimento tremendamente forte di produzione, pieno d'entusiasmo, di vitalità, d'iniziativa e di spirito creativo. Questa forza immensa, addormentata per secoli a causa dell'oppressione per mano delle varie classi sfruttatrici, si è risvegliata e con coraggio e vigore sta entrando in azione.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

The forces of production, especially the laboring people representing 90% of the population, are completely liberated. They are undergoing a transformation and are now developing into a tremendous strong movement of production, full of enthusiasm, vitality, intitiative and creative spirit. This immense force, which was sleeping for centuries because of its oppression at the hands of the various exploiting classes, has awakened and is bravely and vigorously moving into action.

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“Le forze produttivi, specialmente il proletariato che rappresenta il 90% della popolazione, sono state totalmente liberate. Stanno subendo una trasformazione e ora si stanno sviluppando in un movimento tremendamente forte di produzione, pieno d'entusiasmo, di vitalità, d'iniziativa e di spirito creativo. Questa forza immensa, addormentata per secoli a causa dell'oppressione da parte delle varie classi sfruttatrici, si è svegliata e si sta recando con coraggio e vigore verso l'azione.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

Citazioni tratte dai discorsi
Variante: Le forze produttive, specialmente i lavoratori che rappresentano il 90% della popolazione, sono totalmente liberate. Stanno subendo una trasformazione e ora si stanno sviluppando in un movimento tremendamente forte di produzione, pieno d'entusiasmo, di vitalità, d'iniziativa e di spirito creativo. Questa forza immensa, addormentata per secoli a causa dell'oppressione da parte delle varie classi sfruttatrici, si è svegliata e si sta recando con coraggio e vigore verso l'azione.

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“Abbiamo lasciato campo libero alle macchine e nel frattempo vogliamo che le tecnologie di produzione, di soggettività e di governo collettivi rimangano immutabili.”

Paul B. Preciado (1970) filosofa spagnola

Origine: Da articolo https://www.internazionale.it/opinione/paul-preciado/2017/03/03/il-didietro-della-storia, Libération, riportato su Internazionale, 3 marzo 2017.

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“Lo scià era stato un despota a tratti illuminato e innovatore, a tratti incline alla repressione e ignaro della rivolta che covava tra i sudditi. Aveva regnato trentasette anni e anche lui aveva fatto la sua Rivoluzione bianca. In particolare una riforma agraria che non aveva colpito troppo i latifondisti. A restituirgli il trono travolto da un'insurrezione popolare, nel 1953, era stata la Cia. Non gli erano poi mancati gli ossequi di mezzo mondo. Ossequi di un'intensità proporzionata alla produzione petrolifera della Persia. Persia era il nome che lo scià preferiva per il suo paese. Lo voleva storicamente collegato all'epoca preislamica. La protezione della superpotenza americana gli era garantita. Migliaia di esperti militari venuti dagli Stati Uniti erano la prova concreta che per questi ultimi la Persia di Pahlevi era il migliore alleato nella regione, insieme a Israele. L'idea di poter essere scalzato dai religiosi non l' aveva forse mai sfiorato. Lui aveva seguito le orme del padre, umiliandoli in più occasioni. Reza scià, il genitore, aveva destituito la vecchia dinasta Qajar e si era proclamato imperatore nel 1925, quando era un semplice ufficiale venuto dalla gavetta. Imitando il turco Ataturk, suo grande ispiratore, entrava a cavallo nelle moschee per dimostrare in quale conto tenesse la religione e i religiosi. Cosi aveva fondato una nuova dinastia, quella dei Pahlevi, giudicati dei parvenus da chi poteva vantare un antico sangue reale.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano