Frasi su salvezza
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“Le lacrime innumerevoli alimentano il fiume della salvezza.”

Jean Cardonnel (1921–2009) religioso

Origine: Dio si compromette, p. 8

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“Quello a cui vuoi pensare è la tua salvezza. Quello che la gente dimentica è che un viaggio verso il nulla può anche cominciare con un passo.”

protagonista
Survivor
Variante: Quello che la gente dimentica è che un viaggio verso il nulla può anche cominciare con un passo.

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“Senza immaginazione non v'è salvezza.”

Giulio Carlo Argan (1909–1992) critico d'arte, politico e docente italiano

Origine: da Storia dell'arte italiana, Sansoni.

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“Albano per me era un'ancora di salvezza. Ora, se domandate donde vi scrivo, io vi risponderò dall'inferno perché l'aria che a Roma si respira è di fuoco!”

Francesco II delle Due Sicilie (1836–1894) Quarto ed ultimo sovrano del Regno delle Due Sicilie (1859-1861)

dal diario, agosto 1861

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“Poter vivere una vita sola esclude la salvezza delle correzioni e nel progresso torneranno ancora i nostri sbagli.”

Max Gazzé (1967) cantautore e bassista italiano

da Siamo come siamo
Tra l'aratro e la radio

“La vita del soldato non conta di fronte alla salvezza dell'esercito.”

Rosario Magrì (1924–2005) neurologo e scrittore italiano

Origine: Il medico delle isole, p. 128

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“Forza Ghana! Questi sorridenti ragazzoni del Ghana sono la nostra speranza, il nostro futuro, la nostra salvezza. Se vincono li ospiterò tutti a casa mia, a mie spese, farò una grande festa afrogenovese per celebrare la rinascita del nostro calcio e la sconfitta dei giggirrriva, dei lippizitti.”

Beppe Grillo (1948) comico, attore, attivista, politico e blogger italiano

Da Il Blog di Beppe Grillo
Origine: Da Forza Ghana!!! http://www.beppegrillo.it/2006/06/forza_ghana.html, BeppeGrillo.it, 11 giugno 2006.

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“Il possibile oggi è diventato il surrogato dell'eterno, così come la salute lo è diventata della salvezza.”

Adriano Pessina (1953) filosofo e scrittore italiano

Il «senso» del possibile

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“Calma è la sera | salvezza del mio blues'”

Zucchero (1955) composto chimico chiamato comunemente zucchero

p. 273

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“Il mondo non lo salviamo noi: è già salvo. Ma non lo sa. Quello che possiamo fare è vivere da salvati, comunicando un po' di salvezza con la nostra vita.”

Paolo Curtaz (1965) scrittore e teologo italiano

Origine: Gesù zero. Quello sotto la crosta. L'ultima occasione che hai per saperne di più, p. 130

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“Io non ci sto… Prima si è tentato con le bombe, ora con il più vergognoso e ignobile degli scandali. Occorre rimanere saldi e sereni. Penso sia giunto il momento di fare un esame chiaro dell'attuale realtà italiana per trarne conclusioni forti ed efficaci. […] Nessuno può stare a guardare di fronte a questo tentativo di lenta distruzione dello Stato, pensando di esserne fuori. O siamo capaci di reagire considerando reato il reato, ma difendendo a oltranza e gli innocenti e le nostre istituzioni repubblicane o condanniamo tutto il popolo e noi stessi ad assistere a questo attentato metodico, fatale alla vita e all'opera di ogni organo essenziale per la salvezza dello Stato democratico. A questo gioco al massacro io non ci sto. Io sento il dovere di non starci, e di dare l'allarme. Non ci sto non per difendere la mia persona, che può uscire di scena in ogni momento, ma per tutelare, con tutti gli organi dello Stato, l'istituto costituzionale della Presidenza della Repubblica. Il tempo che manca per le elezioni non può consumarsi nel cuocere a fuoco lento, con le persone che le rappresentano, le istituzioni dello Stato.”

Oscar Luigi Scalfaro (1918–2012) 9º Presidente della Repubblica Italiana

Dal messaggio televisivo straordinario alla Nazione andato in onda a reti unificate alle ore 22 e 30 circa del 3 novembre 1993
Origine: Visibile su Video.Repubblica.it http://video.repubblica.it/dossier/addio-oscar-luigi-scalfaro/e-morto-oscar-luigi-scalfaro-il-presidente-del-non-ci-sto/86838/85228

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“Risuscitando il mito di Faust Mann fa sì che Adriano, per salvarsi dall'aridità e dalla crisi dell'arte contemporanea, crisi che è nello stesso tempo crisi di una civiltà al tramonto, stringa un patto con il diavolo che gli darà la grandezza e la potenza creatrice in cambio della rinunzia all'amore e alla salvezza della sua anima. Per Mann la Germania, sfiduciata, inibita ed impotente, ha tentato di liberarsi dalle sue inibizioni con la morbosa e diabolica intossicazione nazista. Sembra che anche l'arte, nel mondo contemporaneo, non riesca a sopravvivere se non si allea con il morboso e con il diabolico, e se non ride di sè condannandosi nel momento stesso nel quale si crea, risolvendosi nella parodia di se stessa L'arte e in particolare la musica, è oggi, nel massimo disordine, nella massima ambiguità. Come uscirne? Come superare il caos? Come e dove trovare un principio, un ordine, un si stema di regole? Politicamente tale ordine è stato cercato nella negazione della libertà. Il compositore Adriano Leverkühn lo cerca nelle nuove regole della musica dodecafonica dopo essersi anche lui diabolicamente intossicato servendosi della malattia, della sifilide, come di una mostruosa droga, per stimolare la propria fecondità estetica, per poi sprofondare nella notte fonda della pazzia e della morte.”

Enzo Paci (1911–1976) filosofo italiano

Origine: Da Profili: Thomas Mann, L'Italia che scrive, a. XXXIX, n. 1, gennaio 1956, p. 2.

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“La "Commedia" non è un'opera, è un lungo monologo che mette il lettore di fronte a scelte radicali legate alla tragedia dello stare al mondo e alla speranza di salvezza.”

Vittorio Sermonti (1929–2016) scrittore italiano

Origine: Citato in Poeti e Poesia, Rivista internazionale, Anno 4 – n. 3 – Dicembre 2000, Pagine, Roma, p. 3.

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“Il Ciambellano fece una profonda quanto ironica riverenza all'onnisciente Imperatore. Protendendo il braccio offrì Kira al trono cominciando nel contempo un lungo e minuzioso sproloquio su come fosse riuscito a scovarla e a catturarla grazie alla sua abilità e scaltrezza. Avrebbe voluto continuare aggiungendo un'agghiacciante descrizione del destino degli Skeksis se lui non fosse riuscito nell'impresa, quando fu interrotto dal Maestro delle Cerimonie.
– Kelffinks Krakweekah! – strillò, indicando Kira, e si passò un artiglio di traverso alla gola per indicare quello che si proponeva di farle. Il Maestro delle Cerimonie aveva già fatto un passo avanti per afferrare la vittima destinata al sacrificio, quando il Generale dei Garthim lo fermò alzando lo scettro.
Il Maestro delle Cerimonie rimase dov'era, ma sfoderò egualmente il lungo e acuminato coltello sacrificale, che tenne pronto mentre fissava il Generale dei Garthim. Gesto e occhiata erano inequivocabili.
Intanto, il Ciambellano non era rimasto solo a guardare, e aveva cominciato a protestare: il Ghelfling era suo prigioniero e spettava a lui decidere cosa farne.
Il Generale dei Garthim chiamò a sé con un cenno lo Scienziato, e gli mormorò qualcosa a bassa voce. Lo Scienziato annuì più volte. Poi il Generale dei Garthim si rivolse all'assemblea e dichiarò: – Kelffinks na Rakkash!
Non tutti gli Skeksis approvarono la decisione. Qualcuno dubitava dell'abilità dello Scienziato. L'Artista, per esempio, aveva già pensato a come poteva servirsi della testa di Kira. Il Buongustaio pregustava già il sapore del resto del corpo, e tutti sapevano perfettamente quali erano le vere intenzioni del Generale dei Garthim. Forse, il vecchio Imperatore era morto per mancanza di vliya Ghelfling. Adesso, se lo Scienziato avesse trovato il modo di allevare i Ghelfling in cattività, con una produzione regolare di vliya, la salute del nuovo Imperatore non avrebbe più avuto nulla da temere, e lui sarebbe rimasto per sempre saldamente sul trono. Ma, come stava blaterando in quel momento il Maestro delle Cerimonie, lo Scienziato era capace solo di ottenere qualche risultato con i Podling, e basta. Inoltre, tutti lo consideravano un pazzo che si era automutilato. Non sarebbe stato meglio per tutti, chiese il Maestro delle Cerimonie, festeggiare la loro raggiunta salvezza col coltello sacrificale che lui impugnava?
Al Generale dei Garthim non piaceva come si stavano mettendo le cose. Lui stesso non nutriva un'eccessiva stima nei confronti dello Scienziato, però riteneva che gli altri lo stimassero. Quale di loro si sarebbe tagliato una mano o una gamba per puro amore della scienza?”

Dark Crystal

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“Non rammentare più le mie colpe, | dimmi piuttosto così, Tu che sei la Bontà: | Eccomi qua, sono la tua salvezza, | ti sono accanto, non piangere più.”

Bálint Balassi (1554–1594) poeta ungherese

Origine: Citato in Paolo Ruzicska, Storia della letteratura ungherese, Nuova Accademia Editrice, Milano, 1963, p. 354.

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“Imperatore Jagang: L'Ordine Imperiale entrerà comunque qui dentro e farà a pezzi questo posto e il tuo miserabile popolo. Non hanno bisogno di me per portare avanti la giusta causa per cui combattiamo. L'Ordine ripulirà l'umanità dal flagello della vostra gente egoista. La nostra causa non è solo morale, ma divina. Il Creatore è dalla nostra parte. La nostra fede lo dimostra.
Richard Rahl: La verità ha sostenitori che cercano la tolleranza. Le idee corrotte hanno miserabili piccoli fanatici che tentano di imporre le loro credenze attraverso l'intimidazione e la brutalità… attraverso la fede. La forza bruta è la servitrice obbediente della fede. La violenza su scala apocalittica può solo nascere dalla fede perché la ragione, per sua stessa natura, placa la crudeltà insensata. Solo la fede pensa di giustificarla.
Imperatore Jagang: Noi compiamo l'operato del Creatore! La sincera devozione verso il Creatore è l'unico modo vero e morale di vivere questa vita. La stretta aderenza ai nostri pii doveri ci porterà la salvezza e la vita eterna! È il sangue dei miscredenti come la tua gente che ci solleverà al fianco del Creatore stesso.
Richard Rahl: Questo non ha alcun senso.
Imperatore Jagang: Sei uno sciocco! La nostra fede da sola dimostra che abbiamo ragione! Solo noi saremo ricompensati nell'aldilà per il nostro profondo rispetto per Lui. Siamo i suoi veri figli e vivremo per sempre nella Sua luce.
Richard Rahl: Ho sempre trovato difficile credere che un uomo adulto potesse davvero credere a tali sciocchezze.”

Scontro finale, Dialoghi

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“Ma chi è che semina le guerre? Se tra uno o tra dieci anni una nuova guerra mondiale scoppierà, dove troveremo il responsabile? Nell'ultima guerra la identificazione parve facile: bastò il gesto di due folli che avevano in mano le leve dell'ordigno infernale, per decretare il sacrificio dei popoli innocenti. Ma oggi quelle dittature sono cadute: oggi le sorti della guerra e della pace sono rimesse al popolo. Questo vuol dire, infatti, democrazia: rendere ogni cittadino, anche il più umile, corresponsabile della guerra e della pace del mondo: toglier di mano queste fatali leve ai dittatori paranoici che mandano gli umili a morire, e lasciare agli umili, a coloro ai quali nelle guerre era riservato finora l'ufficio di morire, la scelta tra la morte e la vita.
Ma ecco, si vede con terrore che, anche cadute le dittature, nuove guerre si preparano, nuove armi si affilano, nuovi schieramenti si formano. Chi è il responsabile di questi preparativi? Si dice che gli uomini, che oggi sono al potere, sono stati scelti dal voto degli elettori: si deve dunque concludere che le anonime folle degli elettori sono anch'esse per le nuove carneficine?
Questa è oggi la terribile verità. La salvezza è solo nelle nostre mani; ma ognuno di noi, se la nuova guerra verrà, sarà colpevole per non averla impedita. […]
Se domani la guerra verrà, ciascuno di noi l'avrà preparata. Non potremo nascondere la nostra innocenza dietro l'ombra dei dittatori: quando c'è la libertà, tutti sono responsabili, nessuno è innocente.”

Piero Calamandrei (1889–1956) politico italiano

Citazioni tratte da articoli de Il Ponte, Dicembre 1946

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“Il crimine contiene l'enigma, così profondo come la salvezza medesima.”

Henry Miller (1891–1980) scrittore, pittore e saggista statunitense

Origine: Il colosso di Maroussi, p. 87

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“Si riprese a vivere senza sapere di vivere. Né il gioco né la guerra ci erano serviti a qualche cosa. Tutto era passato su di noi, da una primavera all'altra, senza lasciarci un segno di salvezza o di speranza.
Di tutti quei giocatori, di tutta quella gioventù, non ci fu nessuno, tranne i morti, a cui riuscisse il sogno di evadere dal paese, di andarne fuori in ogni senso eppure di non perderlo, come non si può perdere la memoria dei primi anni di vita. I più lontani, quelli annidati in fondo alle Americhe o nel cuore dell'Etiopia, al pari di quelli che sono vicini, a Milano o in altri luoghi conosciuti, sentono di non essersi liberati da una specie di peso o di intoppo che la vita del paese ha lasciato in loro.
Non si sa se questo sia un bene o un male. Si sa soltanto che è un velo oltre il quale potrebbe aprirsi la vera vita, se si potesse capire com'è la vera vita.
Un poeta o un pittore che nascesse qui inosservato e prima di legarsi all'ambiente volasse via, forse troverebbe la strada della liberazione.
Ci sarà qualcuno che l'ha trovata, come Bernardino che dipingendo in tanti luoghi diversi ha sempre ricomposto questo paesaggio, mescolandolo ad altre cose del mondo. Ci sarà certamente stato fra di noi, senza che ce ne accorgessimo, qualcuno a cui è riuscito di evadere in un modo che a nessun altro è mai stato possibile.
Lo aspettiamo di ritorno, un giorno o l'altro, perché ci racconti la sua storia.”

Il piatto piange, Explicit

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“La salvezza del mondo sta nella sofferenza dell'uomo.”

William Faulkner (1897–1962) scrittore, sceneggiatore e poeta statunitense

da Requiem per una monaca

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