Frasi su soluzione
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“Inutile negare che la mafia in Sicilia e la Camorra in Campania sono saldamente radicate nel territorio, quindi una soluzione potrebbe essere che Monti la venda a uno stato estero o a qualche miliardario visto che non si riesce ad estirpare il malaffare troppo radicato. Nonostante i numerosissimi siciliani e campani onesti non c'è speranza.”

Mario Borghezio (1947) politico italiano

Origine: Intervistato da Klaus Davi a KlausCondicio e ripreso da Borghezio risolve il debito nazionale: "Fossi in Monti venderei la Sardegna" http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo.aspx?id=267597&paging=4, L'Unione Sarda, 18 aprile 2012

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“Sono i dittatori che propongono soluzioni esaltanti e semplici per risolvere i mali del mondo.”

Willy Pasini (1938) psichiatra, sessuologo e saggista italiano

pag. 58
La vita è semplice

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“Diversità e molteplicità rappresentano una ricchezza e non un costo, un più e non un meno, la soluzione e non il problema.”

Claudio Baglioni (1951) cantautore italiano

da Confesso che avevo esagerato, Il Venerdì, supplemento de la Repubblica, 16 maggio 2003

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“La soluzione del caso in esame, quando sia riferita alla specificità del caso concreto, ha un percorso obbligato: deve puntare su un uomo del pool antimafia, deve puntare sulla struttura che a questo pool fa capo. Il pool di magistrati dell'ufficio istruzione di Palermo ha saputo attrezzarsi (prima di tutto culturalmente) realizzando così una struttura nuova affiatata, che ha diffuso professionalità. Non bisogna infatti dimenticare che si è trattato di una struttura aperta, nel senso che ha formato professionalmente magistrati che, prima di entrare a far parte del pool, di questi problemi non si erano mai occupati e che viceversa, grazie al pool, hanno conseguito livelli di capacità decisamente di grande rilievo. Alla fine, operando in questo modo, il pool di giudici istruttori del tribunale di Palermo ha ottenuto risultati di grande rilievo, basati sulla individuazione dei caratteri della nuova mafia. I primi risultati, dopo anni, decenni e decenni di sostanziale impunità.
In alcuni interventi si è parlato di premio, in particolare di premio al protagonismo, come di un criterio da non seguire, e la storia del protagonismo e un po' come la storia di quando le donne portavano il velo. A quel tempo le donne erano tutte belle, ma quando il velo cadde si cominciarono a constatare delle differenze. Un po' la stessa cosa è successa per la magistratura. Quando i giudici non davano «fastidio», quando non erano scomodi, erano tutti bravi e belli. Ma quando hanno cominciato ad assumere un ruolo preciso, a dare segni di vitalità, a pretendere di esercitare il controllo di legalità anche verso obiettivi prima impensati, ecco che è cominciata l'accusa di protagonismo.
Mentre quei giudici che si tirano indietro (ed è successo sia a Torino in occasione del processo d'Assise ai capi storici delle BR, sia a Palermo, in occasione dei processo d'Assise alla mafia da poco concluso) non rischiano proprio nulla e nessuno si leva a protestare o levar critiche nei loro confronti. In altri interventi si è parlato di premio nel senso di carriera che correrebbe lungo corsie «privilegiate» per quei giudici che abbiano fatto determinate esperienze professionali.
Ma è inconcepibile, perfino un po' scandaloso, che si parli di privilegio con riferimento ai giudici di Palermo che vivono nelle condizioni a tutti note; che semmai rappresentano una pesante penalizzazione.
Nel caso della lotta alla mafia, questi interessi sono gli interessi della democrazia, ciò che rende questa seconda visione (non settoriale) del tutto giustificata. Per questi motivi esprimo avviso contrario alla proposta della commissione.”

Gian Carlo Caselli (1939) magistrato italiano

Origine: Trascrizione del discorso tenuto al plenum del CSM il 19 gennaio 1988 in cui espresse voto contrario ad Antonino Meli come consigliere istruttore che poco dopo sciolse il pool di Palermo, da www.cuntrastamu.org http://www.cuntrastamu.org/mafia/speciali/falcone/csm1_2.htm

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“Se la morte non fosse una forma di soluzione, i viventi avrebbero trovato un modo qualsiasi di aggirarla.”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

Squartamento

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“[Canaletto] Insieme alle prospettive per impianti diagonali o a cannocchiale, queste tutte [composizioni che sono impostate e condotte secondo grandi e semplici compassi con vertice laterale, e prospettive proiettate verso l'avanti o verso il fondo] sono però soluzioni più o meno personalizzate di un fondo storico, sia italiano e veneto (vedutismo), che olandese. Né deve meravigliare in alcun modo la presenza di una problematica formale così rigorosa e ricca di flessioni e d'invenzioni, perché lo sviluppo delle tematiche prospettiche di fondazione ed elaborazione rinascimentale si avvera con grande estensione teorica e artistica nella pittura olandese secentesca di paesaggio, di edifici e d'interni, con modalità assai differenti dal paesaggio eroico e storico di eredità compositiva cinquecentesca e veneta, qual è elaborato specialmente da Annibale Carracci e dal Poussin. Senza considerare questa linea di cultura sulla quale si pone Canaletto, si intende meno bene o si rischia di non intendere un valore essenziale della sua arte, assai più profonda e diramata di quel che non lo mostri l'abituale considerazione dell'artista come petit-maître. Chi, avvertito, riguardi così le opere, dovrà accertarsi che l'analisi di questo aspetto, del resto così evidentemente accusato, dell'arte canalettiana dimostra la marcata consapevolezza dell'artista circa la manovra della composizione: perciò è necessario isolare e meditare anche le altre modalità di composizione, che realizzano diverse esigenze estetiche, ed unendosi alla complessità e mutevolezza delle precedenti, finiscono per dare di Canaletto un'immagine meno quieta e serena e contemplativa di quel che si dica, anzi molto più intensamente drammatica proprio in confronto alla relativa parcità dei temi e delle vedute. Ci sono, insomma, più crisi e dibattiti fantastici nel Canaletto di quanto normalmente non si veda.”

Carlo Ludovico Ragghianti (1910–1987) politico italiano

da Procedimento di Canaletto, in SeleArte, 1959
Origine: Citato in Canaletto, I Classici dell'arte, a cura di Cinzia Manco, pagg. 181 - 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. IT\ICCU\CAG\0608462 http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?db=solr_iccu&rpnquery=%2540attrset%2Bbib-1%2B%2540and%2B%2540and%2B%2B%2540attr%2B1%253D13%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522759.5%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4005%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522classici%2Bdell%2527arte%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4018%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522rizzoli%252Fskira%2522&totalResult=13&select_db=solr_iccu&nentries=1&rpnlabel=+Codice+Classificazione+Dewey+%3D+759.5+&format=xml&resultForward=opac%2Ficcu%2Ffull.jsp&searchForm=opac%2Ficcu%2Ferror.jsp&do_cmd=search_show_cmd&refine=4005%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7CCollezione%404018%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7CEditore&saveparams=false&&fname=none&from=11

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“Il futuro è digitale; i giornali hanno fatto il loro tempo. Le vostre battaglie sembrano quelle dei costruttori di carrozze che volevano impedire la diffusione delle auto. Non potete fermare il progresso. Non so indicarvi io la soluzione, ma quando ci sono prodotti che diventano obsoleti bisogna prendere altre strade.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

Frasi pronunciate il 10/12/2003 nel corso della presentazione di un libro di Bruno Vespa. Le citazioni sono state raccolte e pubblicate in Giornali e tv negli anni di Berlusconi, Marsilio, 2005, a cura di Giancarlo Bosetti e Mauro Buonocore

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“La crisi è globale e serve una risposta globale. Si parla di una nuova Bretton Woods per scrivere nuove regole e di sospendere i mercati per il tempo necessario per formulare queste nuove regole. Tra le varie ipotesi avanzate c'è anche questa, ma per ora non c'è nulla di concreto. Certamente la soluzione non può essere né nazionale né europea, ma globale. Va presa nelle istituzioni mondiali.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2008
Origine: Citato in Crisi, Berlusconi: «Resistete al panico» Tremonti: «Impegni forti o non firmo» http://www.corriere.it/politica/08_ottobre_10/berlusconi_crisi_a156dce2-96cd-11dd-9911-00144f02aabc.shtml, Corriere.it, 10 ottobre 2008.

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“[Intervistato all'Aquila due giorni dopo il terremoto abruzzese] Non manca niente, c'è la cura medica, ci sono i medicinali, ci sono i pasti caldi, c'è la copertura per la notte, che tuttavia dev'essere assolutamente provvisoria, ecco… bisogna prenderla come un camping da fine settimana, poi bisogna arrivare a soluzioni che ci sono, sono pronte, e sono gli alberghi.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2009
Origine: Dall'intervista al canale tedesco N-tv (video disponibile su YouTube.com http://www.youtube.com/watch?v=YSRsr4UaYkI); citato in Elysa Fazzino, Berlusconi e quella frase sul week-end in campeggio http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/04/visti-da-lontano-berlusconi-campeggio.shtml, ilSole24Ore.com, 9 aprile 2009.

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“In Hitler il popolo tedesco ha trovato riassunti, al di sopra di ogni schema tradizionale di divisioni classistiche, alcuni dei motivi essenziali da sempre ritornanti a definire il proprio carattere, la fisionomia del proprio ethos: il gusto della violenza, il misticismo «romantico», la fanatica dedizione a un ordine meccanico, disumano. Hitler sapeva trascinare il grande industriale con l'esca dell'interesse e col ricorso al mito prediletto della supremazia tedesca nel mondo; affascinava il piccolo borghese col suo estetismo pompier, con la sua oratoria accesa e volgare, pronta sempre ad offrire, di ogni problema, la soluzione più semplicistica; piaceva all'intellettuale decadente, permeato di femmineo postnicianesimo (l'intelligencija tedesca già nel 1914 era in stato fallimentare come nessun'altra in Europa), per la sua ostentata energia virile, per il suo dichiarato disprezzo di ogni indugio morale o sentimentale, per quel suo rozzo materialismo demagogico che, nonostante tutto, pretendeva considerazione «spirituale». Conquistava infine anche l'operaio, facendo leva non soltanto sul suo sciovinismo non perfettamente esorcizzato, ma porgendogli, anche, delle sue rivendicazioni sociali, un'attuazione più concretamente immediata, meno utopica e intellettualistica di quanto non gliela prospettasse il programma della rivoluzione proletaria: e fosse pure nei limiti di una umiliante, paternalistica nota di concessioni padronali. […] il nazismo non è certo la realizzazione di un genio. Hitler è effettivamente uno dei tanti […].
Parlare di tirannide perciò non persuade. Esiste una tecnica della tirannide, esposta in classiche trattazioni. Ma il nazionalsocialismo al potere non ne tiene conto per nulla, e in questo sì che è rivoluzionario. Assolutista, il nazismo raggiunge la popolarità proprio in ragione del suo prepotere. […] Il nazionalsocialismo, al contrario, non concede nessuna rivincita, sia pure formale, alle avanguardie dello Spirito. Il suo cinismo, la sua crudeltà, la sua perfidia, trovano dall'inizio tutta una orgogliosa cultura preparata a giustificarli, a farseli propri. La tirannide non presenta più il viso odioso e meschino del regime di polizia, non adopera più di soppiatto, tra impaurita e feroce, i vecchi mezzucci della sobillazione e della calunnia, ma si accampa, fanatica e violenta, con la sicurezza, l'intransigenza esclusiva di una religione messianica. […]
Sentirsi puri, non contaminati. Il popolo tedesco ha sempre reagito alle proprie crisi con un disperato, irrazionale desiderio di purezza: e la rivolta luterana – a un livello umano e ideale ben diverso, d'accordo – rappresenta forse il primo, imponente documento storico di questo impulso innato. Sorto dopo Versaglia, il nazionalsocialismo non si è tanto imposto con la violenza alle masse, quanto piuttosto le ha trovate già pronte ad accoglierlo e ad acclamarlo.”

Giorgio Bassani (1916–2000) scrittore e poeta italiano

La rivoluzione come gioco, p. 44

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“Poteva darsi, concluse, che l'ambizione, i progetti, i sogni e persino il coraggio, o la fede – persino la fede in Dio, stabilì rabbrividendo – invece di darti forza, te la togliessero. Perché la speranza, persino il semplice desiderio di sopravvivere, ti rendevano vulnerabile, legandoti all'eventualità del dolore e della sconfitta. Forse da lì derivava la differenza tra certi esseri umani e gli altri, e allora ecco cosa le era successo. Forse Edmond Dantès si sbagliava, e l'unica soluzione era non fidarsi e non sperare.”

Origine: Si riferisce alla lettera che Edmond Dantès scrive a Maximilian Morel: Soltanto colui che provò le più grandi sventure è atto a godere le più grandi felicità. Vivete dunque e siate felici, figli diletti del mio cuore, e non dimenticate mai che, fino al giorno in cui Dio si degnerà di svelare all'uomo i segreti dell'avvenire, tutta la più alta sapienza d'un uomo consisterà in queste due parole: "Attendere e sperare". (da Il conte di Montecristo)
Origine: La Regina del Sud, p. 194

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“[…] Dovremmo, tutt[i] insieme, […] ridere di gusto sugli sproloqui di chi vuole farci credere di intendersi di economia. Da circa una cinquantina d'anni, ogni giorno, in ogni telegiornale, su ogni giornale, in ogni intervista, in ogni dibattito, in ogni dichiarazione, molti, moltissimi, troppi, a diverso titolo, affermano di volerci informare sui problemi di economia, di consegnarci ricette adatte alla soluzione e di chiederci in cambio la fiducia espressa in un voto in cabina. Mi pare, ma posso anche sbagliarmi, che non sia successo mai niente che indirizzasse le nostre vite alla sicurezza di un lavoro, inteso come diritto, e alla stabilità, pur con i fisiologici alti e bassi che, sempre noi normali, potremmo accettare. L'economia basata sul debito, la distanza tra "ricchezza o povertà" e economia reale, l'antidemocraticità della finanza tramata in salotti, cupole e club, così silenziosa da fare ribrezzo, sono gli elementi della mia disillusione. E, siccome non voglio piangere, rido di chi, con sussiego o arroganza, cialtroneria o competenza, sincerità o folklore, interesse o irresponsabilità, finge di capire, di volermi far capire e, solo per questo, mi chiede qualcosa in cambio. Non darò niente in cambio. Solo una risata, il più irrispettosa possibile. […] Faranno sempre i seriosi quelli che, se aprono bocca, sono capaci di invertire un andamento di borsa, fregandosene se ciò avverrà per un giorno solo, mentre l'anno, gli anni, le vite continuano a essere sul bordo di un precipizio. L'arma più certa per garantire il perpetuarsi della nostra illusione di libertà è tenerci nella paura sventolando gli incubi dei futuri bui.”

Mina (1940) pagina di disambiguazione di un progetto Wikimedia

dalla rubrica "Mina per voi" http://minapervoi.vanityfair.it/2012/07/31/1349/, 31 luglio 2012
Citazioni di Mina

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“Signor Presidente, stiamo andando ad approvare un provvedimento che è sicuramente dannoso per la gente perbene, in quanto soprattutto l'articolo 1, sulle pene detentive non carcerarie, dovrebbe essere assolutamente soppresso. Il Governo, in maniera inspiegabile, ci sta vendendo questo provvedimento come la soluzione ad un problema reale, quello del sovraffollamento delle carceri: si tratta in realtà di una soluzione assolutamente fasulla, e il Governo sta mascherando un vero e proprio indulto tramite l'approvazione di questo provvedimento, che definire vergognoso è poco. Noi riteniamo quindi che tutto il provvedimento in sé, ma soprattutto l'articolo 1 debba essere soppresso: per una questione di giustizia verso chi è stato vittima di questi reati, che altrimenti andrebbero quasi condonati attraverso l'approvazione di questa proposta.”

Stefano Borghesi (1977) politico italiano

Origine: Citato in Camera dei Deputati della Repubblica Italiana – XVII Legislatura – Resoconto stenografico dell'Assemblea - Seduta n. 44 del 2 luglio 2013 http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/assemblea/html/sed0044/stenografico.pdf – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Ferranti ed altri; Costa: Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili (A.C. 331-927-A). Roma, 2 luglio 2013.

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“Come da un insieme cosí limitato e contraddittorio sia potuta derivare una morale valida per millenni, è il segreto della cui soluzione tu andavi in cerca, cara Yúkiko. Abbiamo in parte capito come il limitato e parziale possa diventare universalmente umano, quando la perdita della forza materiale costringa a riflettere sui valori ideali. Resta tuttavia, e resterà (ahimè!) indefinita, la contraddizione persistente tra la predica che qui ascoltiamo, e la pratica che tutti pratichiamo. Tutti: e finora soprattutto i predicatori, che in privato e in pubblico, come individui e come Stati cristiani e anzi «cristianissimi», li hanno sistematicamente violati tutti. E tra i violatori si sono sempre distinti i potenti, i cui peccati sono stati perennemente giustificati e benedetti in nome di Dio.
La religione non ha mutato in niente i costumi dell'uomo: li ha resi, semmai, piú contraddittori con le idealità proclamate, aggiungendovi cosí la sua ipocrisia: «accumulando duol con duolo», per dirla con Dante. In questo senso è stata davvero, ed è tuttora, il male del mondo. Lo è soprattutto quando propagandosi oggi nel mondo non in forza propria ma in forza della civiltà evoluta di cui è parte, induce i «meno evoluti» a credere che in essa e solo in essa risieda una piú alta morale, per seguire la quale si debbano anche prendere come oro colato le parole dei suoi antichi miti: è questo il caso delle odierne «evangelizzazioni». Come sarebbe bello se invece potessimo considerare serenamente i suoi dogmi e le sue prescrizioni come tappe della nostra difficile evoluzione! e se, per fondare una piú alta morale, imparassimo a guardare all'uomo, anziché a un ipotetico dio!”

Mario Alighiero Manacorda (1914–2013) docente e traduttore italiano

55, p. 273
Lettura laica della bibbia

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“Cerco sempre di essere leale con tutti, mentre ritirarsi è come non sforzarsi di trovare una soluzione. È meglio per il pubblico continuare la partita, ed è meglio per l'avversaria, che non sentirebbe di avermi battuta se mi tirassi fuori.”

Marion Bartoli (1984) tennista francese

Origine: Citata in Marco Sicolo, L'hanno detto i Campioni http://www.ubitennis.com/2008/06/19/98307-hanno_detto.shtml, Ubitennis.com, 19 giugno 2008.

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“Cara Charo, alla mia partenza per Buenos Aires per un lavoro, ho incominciato a scriverti per sciogliere un equivoco. Le cose non sono andate come tu credi, Charo. Forse dovremmo accettare che non siamo dei ragazzini e che ci giochiamo la possibilità di vivere, bene o male, gli ultimi anni che ci rimangono, senza troppa vecchiaia. Charo, cosa sarebbe per te e per me una soluzione normale? Esistono soluzioni normali dopo i cinquant'anni o rimane soltanto la paura di decadere, di invecchiare senza dignità e in solitudine? Qui tutto è finito e tutto puó ricominciare in qualsiasi momento. In ogni fine c'è un inizio come in qualsiasi posto, ma non sono ancora arrivato in nessun posto dal quale non voglia andare via, e mi fa tanta paura che tu abbia bisogno di me come di aver io bisogno di te. Forse cercheró una scusa per rimanere ancora un po' qui. Una scusa di lavoro. Trovare mio cugino. Essere pagato. Pagare i miei debiti. Sotterrare definitivamente i morti…”

Quintetto di Buenos Aires).
Variante: " Cara Charo, alla mia partenza per Buenos Aires per un lavoro, ho incominciato a scriverti per sciogliere un equivoco. Le cose non sono andate come tu credi, Charo. Forse dovremmo accettare che non siamo dei ragazzini e che ci giochiamo la possibilità di vivere, bene o male, gli ultimi anni che ci rimangono, senza troppa vecchiaia. Charo, cosa sarebbe per te e per me una soluzione normale? Esistono soluzioni normali dopo i cinquant'anni o rimane soltanto la paura di decadere, di invecchiare senza dignità e in solitudine? Qui tutto è finito e tutto può ricominciare in qualsiasi momento. In ogni fine c'è un inizio come in qualsiasi posto, ma non sono ancora arrivato in nessun posto dal quale non voglia andare via, e mi fa tanta paura che tu abbia bisogno di me come di aver io bisogno di te. Forse cercherò una scusa per rimanere ancora un po' qui. Una scusa di lavoro. Trovare mio cugino. Essere pagato. Pagare i miei debiti. Sotterrare definitivamente i morti..." (Quintetto di Buenos Aires).

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“[Riferendosi alla situazione politica in Sudamerica] Una sorta di malintesa dottrina Monroe in salsa bolivariana.”

Corrado Maria Daclon (1963) saggista, giornalista e accademico italiano

da La morte di un dittatore non è sempre una soluzione taumaturgica http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=912, Politicamente Corretto, 23 ottobre 2007

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“Silicone, soluzione salina, veleno, iniettamelo.”

Lady Gaga (1986) cantautrice e attivista statunitense

da Dance in the Dark n.º 5

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“Porta in sé tutti i caratteri, ma solo come descrittore e ritrattista. Insieme all'indovinello offre la soluzione.”

Ferruccio Busoni (1866–1924) pianista, compositore e direttore d'orchestra italiano

Scritti e pensieri sulla musica

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“[…] la scienza di quelle soluzioni che, se uno non si affretta a immaginarle per malvagità e malizia, saranno ben presto immaginate da qualcuno, e sul serio, e senza malizia […] la cacopedia ha il fine, santamente ignobile, di porre freni all'immaginazione umana e di mandare a vuoto numerosi futuri concorsi a cattedre universitarie.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Origine: Citato in Franco Minonzio, recensione http://www.bibliotecheoggi.it/2001/20010607401.pdf a Paolo Albani, Paolo della Bella, Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale, Biblioteche oggi, luglio-agosto 2001, p. 76.

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“Non ho la soluzione, ma ammiro il problema.”

Ashleigh Brilliant (1933) scrittore, fumettista

citato in Focus n. 98, pag. 188

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“Un cancellierato Hitler non fu in nessun momento una soluzione inevitabile finché non si verificò effettivamente.”

Ian Kershaw (1943) storico britannico

citato in Gustavo Corni, Introduzione alla storia della Germania contemporanea, Bruno Mondadori, 1995, p. 121

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“Il labirinto, mi dico, deve essere labirintico. Non credo che possa tollerare una soluzione, né è possibile descriverlo.”

Giorgio Manganelli (1922–1990) scrittore, traduttore e giornalista italiano

da Autocoscienza del labirinto

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“Non rimane che gente assurda | con le loro facili soluzioni, | nei loro occhi c'è un cannone, | e un elisir di riflessione.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da Escluso il cane, n. 5
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“Che Federer sia unico, lo si vede dal modo in cui colpisce la palla, dal cambio di ritmo, dalle soluzioni tecniche e tattiche che decide di adottare. Colpisce la palla con violenza, ma lo fa sempre nella maniera giusta. In un modo classico, ma nello stesso tempo moderno.”

Adriano Panatta (1950) tennista italiano

Origine: Citato in Antonio Gaito, Laver-Federer, evoluzione della specie http://www.pianetatennis.com/?action=read&idnotizia=716, Pianetatennis.com, 9 giugno 2009.

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“I politici, che cercano oggi ingegnose soluzioni alla questione di Napoli, non si sono giammai chiesti in qual modo crescessero sotto i Borboni i figli del povero, in questo paese tanto malmenato e dalla stupidità e dall'ignoranza e dalla miseria, e dalla tirannia degli uomini, quanto beneficato da tutti i doni del Cielo. Quando il bambino staccavasi dal seno materno, e sovente anche prima, — dacché i fanciulli qui vengono allattati fino al terzo anno — stendeva la mano ai passeggeri e si struggeva in lacrime, giurando per tutti i santi del paradiso esser egli orfano di nascita, e morente per fame. Mancavano scuole ed asili, ed il pane era a sì mite prezzo, che i genitori non si trovavano costretti ad insegnare ai figli la necessità del lavoro. Il piccolo vagabondo restava dunque mendicante, e addiveniva ladro di buon'ora Rubava fazzoletti, col furto si assicurava ne' mercati il suo vitto, si impadroniva or qua or là di qualche piccola moneta di rame, e finiva un giorno o l'altro col risvegliarsi in prigione. Allora di due cose l' una : o avea coraggio, o ne difettava. Vigliacco, era sfruttato dalla camorra; coraggioso, aspirava a divenir camorrista. Ma per giungervi era mestieri che ei superasse i vari gradi di iniziamento. Dapprima, garzone di mala vita, era tenuto al servizio de' più rigorosi e de' meno produttivi, semplice servo de' servi de' settari, in realtà assai più di quello che il Papa sia servo de' servi di Dio. Rimaneva in questo stalo fino a che non avesse fornito prova di zelo e di ardire. Passando allora dal terzo grado al secondo, dalla candidatura al noviziato, diveniva picciotto di sgarro.”

Marc Monnier (1827–1885) scrittore italiano

Origine: La camorra, p. 6

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“[…] il ruolo dello scrittore non è quello di suggerire delle soluzioni perché la sua missione è ad un tempo più modesta e più alta: il romanziere deve forzare il lettore ad interrogare su se stesso e sul senso del suo destino.”

Michele Prisco (1920–2003) scrittore e giornalista italiano

Origine: Citato in Francesco Grisi, Napoli è per Prisco un personaggio-città http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/giornali/CUB0704902/1965/n.283, Momento-sera, lunedì 6 – martedì 7 dicembre 1965.