Frasi su credo
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“John Lennon per me significa tutto. Tutto e niente. Non direi che è un autore migliore di Paul McCartney, direi che sono diversi ma entrambi fantastici. Ma a me piace di più la roba di Lennon perché è un po' più meravigliosa ed è più folle. McCartney è come Noel: è troppo nice, troppo simpatico. Lennon era contorto e a me quella roba piace. La sua voce è la cosa principale che amo. Mi piace la sua voce quando parla. È piuttosto fottutamente grandiosa. Ma è la voce quando canta quella che conta. La voce politica? Non me ne fotte un cazzo, non può fregarmene di meno della politica. Ma tutte le altre cose - la sua voce quando canta, le sue canzoni e le sue parole - significano un mondo per me. Mi piace la prima roba rock 'n' roll tanto quanto mi piace la roba successiva, ma in questo momento il mio periodo preferito è quello di Strawberry Fields Forever. C'è questo pezzo che is chiama Now And Then che è uno dei demo che fece in India con George Harrison [in realtà è un demo fatto nella sua casa di New York nel 1978, ndr] e dovresti ascoltarlo. Penso che lo abbiano mixato di nuovo come hanno fatto per Free As A Bird, ma quella canzone è fottutamente meravigliosa. Come cantautore, credo che nessuno abbia mai eguagliato Lennon e non so se mai qualcuno lo farà. Lee Mavers ci è andato vicino, ma ha seguito un'altra strada. Our kid [Noel, ndr] è bravo, ma gli manca quella cazzo di follia che Lennon aveva. È un tizio normale che scrive canzoni decenti, e Mavers era troppo folle. Ma Lennon aveva tutto quello e di più. È una fissa costante per lui e non penso che mi potrebbe annoiare. Ti annoi di John Lennon e ti annoi di te stesso, no? E io non sono annoiato di me stesso…”

Liam Gallagher (1972) cantante inglese
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“Sai" disse Ron, i capelli ritti a furia di passarci in mezzo le dita, preso dallo sconforto, "credo che sia ora di ricorrere alle vecchie misure d'emergenza per Divinazione"
"Cosa… dobbiamo inventare?"
"Sì" rispose Ron, spazzando via dal tavolo la gran massa di foglietti scarabocchiati, intingendo la penna nell'inchiostro e cominciando a scrivere.
"Lunedì prossimo" annunciò, "mi verrà la tosse a causa dell'infelice congiunzione di Marte e Giove". Alzò lo sguardo su Harry. "La conosci, no? Dalle un oceano di disgrazie e lei ci sguazzerà!"
"Giusto", disse Harry, appallottolando il suo primo tentativo e lanciandolo nel fuoco, al di sopra delle teste di un gruppo di allievi del secondo anno seduti a chiacchierare. "D'accordo, allora… Lunedì: rischio di… ehm, ustioni".
"Ci puoi giurare" fece Ron cupo, "Lunedì ci toccano di nuovo gli Schiopodi. Okay, martedì, io… ehm…"
"Perderai una cosa preziosa" disse Harry, che sfogliava Svelare il futuro in cerca di spunti.
"Giusto" rispose Ron, prendendo nota. "per colpa di… Mercurio. Perché invece tu non ti fai pugnalare alle spalle da qualcuno che credevi un amico?"
"Sì, dai!" approvò Harry, scrivendo "e sarà perché… Venere è nella dodicesima casa."
"E mercoledì avrò la peggio in una rissa."
"Aah, la rissa la volevo io. No, allora io perdo una scommessa…"
"E certo, perché scommetterai su di me nella rissa!”

Harry e Ron: p. 192-193
Harry Potter e il calice di fuoco

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“Tom Curzon, il terapista del centro antidroga, che faceva l'assistente sociale e non il medico, era uno della scuola rogeriana, e aveva una terapia basata sull'individuo. Allora sono andato in biblioteca a vedere quello che aveva scritto Carl Rogers. Il libro che ho letto era una cacata, ma per dire la verità mi sembrava che Tom si fosse avvicinato più degli altri a quella che secondo me era la verità. Disprezzavo me stesso e il mondo perché non ero capace di accettare i miei limiti personali e quelli che mi venivano imposti dalla vita.
A quanto pareva, quindi, l'accettazione dei propri limiti era una condizione mentale sana, o comportamento non deviante.
Il successo e il fallimento sono semplicemente la soddisfazione o la frustrazione del desiderio. Il desiderio può essere in prevalenza intrinseco, basato sui nostri impulsi personali, oppure estrinseco, stimolato soprattutto dalla pubblicità o dai modelli di comportamento sociale che ci vengono proposti dai mass media e dalla cultura popolare. Dice Tom che i miei concetti di successo e fallimento funzionano solo a un livello individuale, e non a un livello sia individuale che sociale. E quindi, siccome mi rifiuto di accettare un riconoscimento da parte della società, il successo e il fallimento possono essere per me soltanto delle esperienze momentanee, perché sono esperienze che non possono essere sostenute dall'accettazione di altri valori di tipo sociale, come il benessere materiale, il potere o la posizione sociale; oppure, nel caso di un fallimento, la condanna e la disapprovazione. E allora, secondo Tom, non serve a un cazzo venirmi a dire che sono andato bene agli esami, che ho un buon lavoro o che sto con una bella ragazza; perché questo tipo di riconoscimento per me non significa niente. È chiaro che mi fa piacere, quando succedono queste cose, e che hanno un valore in se stesse, ma è un valore che non può essere sostenuto senza un riconoscimento da parte mia della società che lo considera come tale. Quello che Tom sta cercando di dire, credo, è che non me ne frega un cazzo. Perché?
Così torna in ballo la mia alienazione dalla società. Il problema è che Tom si rifiuta di accettare il mio punto di vista, che non è possibile cambiare la società per migliorarla davvero, e che io non posso cambiare per adattarmi alla società. Questa situazione provoca in me depressione. Scarico tutta la rabbia che provo contro me stesso, è questa la depressione, dicono. Però la depressione provoca anche una mancanza di motivazione. Mi cresce un vuoto dentro. La droga mi serve a riempire il vuoto, e mi aiuta anche a soddisfare il mio bisogno di distruggere me stesso, e qui torniamo alla rabbia diretta contro di sé.
Qui devo dire che sono d'accordo con Tom. Dove non ci troviamo più d'accordo è quando lui si rifiuta di vedere lo squallore totale del quadro generale. Lui dice che soffro di una mancanza di fiducia in me stesso, e che mi rifiuto di accettare questo fatto scaricando tutta la colpa sulla società. Secondo lui, questo mio modo di sminuire tutte le lodi e le ricompense (e di conseguenza anche le condanne) che potrei ricevere dalla società non è un rifiuto dei valori in sé, ma una prova del fatto che non mi sento abbastanza soddisfatto (o abbastanza scontento) di me stesso per accettarle. Invece di uscirmene a dire chiaro e tondo: Non credo di avere queste qualità (oppure credo di essere meglio di così), io dico: Tanto sono un mucchio di cazzate.”

Alla ricerca dell'essere interiore; pp. 196-197
Trainspotting, Salta tutto

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“Mi ricordo che la parola "robot" è una parola ceca, inventata, credo, da Carel Capek.”

Georges Perec (1936–1982) scrittore francese

Mi ricordo

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“Se guardiamo a Somalia, Etiopia e Libia, a come sono ridotte adesso e a com'erano prima con l'Italia, credo che questa pagina della storia sarà riscritta e ci sarà una rivalutazione del ruolo dell'Italia.”

Gianfranco Fini (1952) politico italiano

Origine: Ottobre 2006; citato in Alberto Piccinini, Lezioni di storia, il manifesto, 9 settembre 2008, p. 12.

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“Credo in Dio, ma non ho le idee molto chiare sugli altri dettagli.”

Bill Veeck (1914–1986)

Origine: Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 57. ISBN 88-8598-826-2.

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“Due anni fa votai per l'Italia dei Valori, soprattutto perché nel mio Piemonte candidava Franca Rame, persona straordinaria che sono felice di aver contribuito a mandare al Senato. Credo proprio che anche stavolta tornerò a votare per il partito di Antonio Di Pietro, che tra le altre cose non candida né condannati né inquisiti. […] Per essere chiari: voterei molto più volentieri per un Einaudi o un De Gasperi redivivi. Ma, in attesa che rinasca qualcuno di simile e riesca a entrare in politica, penso che l'astensione – da cui sono stato a lungo tentato – finisca col fare il gioco della casta, anzi della cosca. Il non voto, anche se massiccio, non viene tenuto in minimo conto dalla partitocrazia: anche se gli elettori fossero tre in tutto, i partiti se li spartirebbero in percentuale per stabilire vincitori e vinti. E infischiandosene degli assenti, che alla fine hanno sempre torto. Dunque penso che si debba essere realisti, votando non il «meno peggio», ma ciò che si sente meno lontano dai propri desideri. A convincermi a votare per l'Idv sono le liste che ha presentato Di Pietro, che ospitano diverse persone di valore, alcune delle quali sono amici miei, di MicroMega, dei girotondi e di chi ha combattuto in questi anni le battaglie per la legalità e la libertà d'informazione. […] E poi c'è Di Pietro che, pur con tutti i suoi difetti, ha saputo pronunciare – da ministro e da leader di partito – una serie di «no» molto pesanti contro le vergogne del centro-sinistra.”

Marco Travaglio (1964) giornalista, saggista e scrittore italiano

Con Di Pietro, per fare il guastafeste, n.º 2/2008, 25 marzo 2008
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“Fabrizio lo conoscevo bene, ci siamo sempre stimati, anche se frequentavamo ambienti molto diversi. Lui era figlio di uno degli uomini più ricchi di Genova, io di uno dei più poveri. Non c'è mai stato modo di fare qualcosa insieme. […] Anche se musicalmente c'è troppo Brassens per chi Brassens lo conosce, credo che La buona novella sia il disco più bello mai fatto in Italia.”

Angelo Branduardi (1950) cantautore, violinista e chitarrista italiano

Origine: Citato in Angelo Carotenuto, Branduardi si racconta: "Volevo suonare il pianoforte, poi mi mostrarono un violino..." http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2014/03/09/news/branduardi-80559382/, Repubblica.it, 9 marzo 2014.

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“Io sono qui e resto qui, sentendo su di me chiara e forte tutta la responsabilità che mi viene dalla fiducia e dal voto dei cittadini. Resto in campo, più convinto che mai di dover combattere fino alla fine per veder prevalere quello in cui credo profondamente.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2014
Origine: Citato in Berlusconi: "Resto qui e combatto fino alla fine" http://www.blitzquotidiano.it/berlusconi/berlusconi-resto-qui-combatto-fino-alla-fine-1774393/, BlitzQuotidiano.it, 23 gennaio 2014.

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“Non credo che esista un film di qualità e un film non di qualità. In un film, qualunque sìa, qualcosa di buono c'è sempre, una scena, una situazione… Io dico che un film va giudicato a distanza di tempo.”

Luigi Magni (1928–2013) regista italiano

Origine: Citato in Luigi Magni sta girando «Franceschiello», La Stampa, 9 agosto 1988 , p. 17.

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“[Su Mario Merola] È stato un grande rappresentante di Napoli, credo non ce ne siano altri dopo di lui. L'ho conosciuto molto bene e l'ho ospitato spesso nelle mie trasmissioni, per me Merola ha rappresentato una parte del popolo napoletano, anche se con spettacoli popolari. È un artista che è riuscito a portare questo genere di spettacolo in tutto il mondo.”

Marisa Laurito (1951) attrice, showgirl e cantante italiana

Origine: Citato in «Era grande e umile», Gigi D’Alessio lo paragona a Totò http://ricerca.gelocal.it/ilcentro/archivio/ilcentro/2006/11/14/CT5PO_CT505.html, il Centro, 14 novembre 2006.

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“Vi prego di non chiamarmi arrogante, ma sono campione d'Europa e credo di essere speciale.”

José Mourinho (1963) allenatore di calcio e calciatore portoghese

Chelsea (2004 – 2007)

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“Sconfiggeremo gli occupanti. Ho fatto, sto facendo e farò tutto quello che è possibile e anche quello che è impossibile perché la pace torni in Ucraina. Ci credo ed è questo il regalo che voglio fare al mio popolo.”

Petro Oleksijovyč Porošenko (1965) imprenditore e politico ucraino

Origine: Citato in Kiev festeggia il Giorno della Vittoria, Poroshenko: "Fuori gli occupanti" http://it.euronews.com/2015/05/09/kiev-festeggia-il-giorno-della-vittoria-poroshenko-fuori-gli-occupanti/, Euronews.it, 9 maggio 2015.

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“Ho seguito con qualche sensazione di orticaria Gomorra. Se devo dire come la penso, a me non piace. […] Non dobbiamo occultare la verità o la realtà ma non mi piacciono queste operazioni furbesche. Perché tu devi proporre l'immagine della realtà e della realtà campana, di cui fa parte anche la camorra, ma non puoi proporre lavori che, al di là delle intenzioni, oggettivamente rischiano di proporre modelli negativi. […] rischia addirittura di mitizzare i delinquenti […]. Viviamo un tempo delicato e ci sono persone che possono ricavare da alcune immagini modelli di comportamento. Non credo che la tv debba fare un'opera pedagogica e sostituirsi alla famiglia, alla scuola, ma ci vuole misura in tutto. Presentiamo le immagini che vogliamo, ma presentiamo tutta la realtà anche con immagini di speranza e modelli positivi. E diciamo, quando parliamo di Gomorra, che il destino di quelli che sembrano personaggi cinematografici, nella realtà è fatto di due cose: o la morte o il carcere. Se diciamo anche queste due cose a me va bene presentare tutte le gomorre di questo mondo. Ma se alla fine qualche personaggio dice, guardate che quelli che avete visto qui, nella vita reale avranno due soli sbocchi: o la morte o il carcere. Così diamo un'immagine della realtà completa e non facciamo cose che mi sembrano un po' pelose e un po' ipocrite.”

Vincenzo De Luca (1949) politico italiano

Origine: Da un intervento a Lira Tv; citato in Vincenzo De Luca contro la serie "Gomorra" http://lacittadisalerno.gelocal.it/salerno/cronaca/2016/06/03/news/vincenzo-de-luca-contro-la-serie-gomorra-1.13595716, laCittàdiSalerno.it, 3 giugno 2016.

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“Se questa sua [dell'uomo] composizione ti pare di maraviglioso artifizio, pensa questa essere nulla rispetto all'anima che in tale architettura abita e, veramente, quale essa si sia, ella è cosa divina sicché lasciala abitare nella sua opera a suo beneplacito […] così mal vole[n]tieri [l'anima] si parte dal corpo e ben credo che 'l suo pianto e dolore non sia sanza cagione.”

Leonardo Da Vinci (1452–1519) pittore, ingegnere e scienziato italiano

Origine: Citato in Martin J. Kemp, Lezioni dell'occhio: Leonardo da Vinci discepolo dell'esperienza, Vita e Pensiero, Milano, 2004, pp. 49 https://books.google.it/books?id=_1tGJPsfU74C&pg=PA49-50. ISBN 88-343-0935-9

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“Capello si deve ritenere molto fortunato, perché ha la possibilità di lavorare con alcuni dei migliori calciatori del mondo, come John Terry, Rio Ferdinand, Steven Gerrard ed Ashley Cole, ma a volte devi avere il coraggio di dare un taglio al passato, devi prenderti i tuoi rischi e affidarti a qualche giovane, perché niente dura per sempre. E qui arriviamo al nocciolo della questione, perché il calcio inglese non ha talenti emergenti che possano fare la differenza, ovvero giocatori in grado di crescere e diventare campioni. Una delle cose che mi hanno sempre sorpreso quando stavo in Inghilterra è il modo in cui viene seguito il calcio giovanile. Si fa tanto chiasso sull'argomento, ma forse la soluzione è più semplice di quanto si creda. In Portogallo, un ragazzino può iniziare a giocare nel Porto a 10 anni e all'età di 16 aver già incontrato 10 o 12 volte il Benfica o lo Sporting Lisbona; aver disputato partite importanti, anche davanti a un pubblico numeroso, ed essere pronto al grande salto. In Inghilterra, invece, ciò non è possibile perché il calendario è fatto su base regionale e questo per me è il vero errore. Che senso ha per un giovane del Chelsea vincere 14 a 0 contro Cobham e incontrare i pari età di Liverpool o Manchester United giusto una volta l'anno, se va bene? Cosa può davvero imparare da una cosa del genere? Mi rendo conto che molti allenatori delle squadre della Premier League non sono inglesi e che non lo sono nemmeno molti giocatori, ma quando sei in un'altra nazione tu hai il dovere di migliorare il modo in cui funzionano le cose anche lì. Ed è esattamente quello che ho cercato di fare io quando sono arrivato al Chelsea nel 2004, ma sul calendario non ho potuto fare nulla. Ecco perché ritengo che allenare la Nazionale inglese sia un compito davvero arduo, ma almeno contro Andorra sarà una gara facile e non possono esserci assolutamente problemi nel conquistare i tre punti. Con la Croazia, invece, sarà un po' diverso, perché loro hanno grande qualità e poi sono fieramente nazionalisti. È vero, hanno già battuto l'Inghilterra due volte nelle ultime due partite, ma non credo affatto che ci sarà una terza occasione.”

José Mourinho (1963) allenatore di calcio e calciatore portoghese

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“Io credo che in Sicilia siano un pochino esasperati quelli che sono i caratteri degli italiani in generale. Io oserei dire che la Sicilia è Italia due volte, insomma, e tutti gli italiani sono siciliani e i siciliani lo sono di più, semplicemente. La Sicilia, non so, mi attrae per molte ragioni, forse perché è una terra veramente tragica e anche comica, ma soprattutto tragica…”

Pietro Germi (1914–1974) attore e regista italiano

Origine: Dalla prima di Sedotta e abbandonata, 1964; audio disponibile in Sicilia terra di elezione - Algra Editore https://www.youtube.com/watch?v=fXiyI-83aGw, Youtube.com; citato in Il cinema siciliano di Pietro Germi oggi al De Felice http://www.leggimionline.it/2015/04/17/13756/ Leggimi.it, 17 aprile 2015.

“"Credi nell'astrologia?" "Io non credo perfino nell'astronomia."”

Peter De Vries (1910–1993) scrittore, editore

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“Molti anni fa la mia firma capitò (me colpevole) in calce a uno di questi manifesti; nelle intenzioni dei promotori – e mia – quell'appello avrebbe dovuto essere a favore della libertà di stampa; ma, per una riprovevole ambiguità della formulazione, pareva che quel testo difendesse la lotta armata e incitasse al linciaggio di Luigi Calabresi. Poco dopo il commissario fu ucciso e io, a distanza di trent'anni, provo ancora vergogna per quella coincidenza. Come, credo (o quantomeno mi auguro), tutti coloro il cui nome comparve in fondo a quel foglio.”

Paolo Mieli (1949) giornalista e saggista italiano

Origine: Fu tra i 757 sottoscrittori dell'appello de L'espresso contro il commissario Calabresi.
Origine: Da Attenti alle firme in calce agli appelli e ai manifesti https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2002/luglio/03/Attenti_alle_firme_calce_agli_co_0_0207033282.shtml, Corriere della Sera, 3 luglio 2002, p. 41.

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“Quelle lettere erano tutte farina del sacco di Moro, e questa farina non è molto encomiabile perché, vede, tutti gli uomini hanno diritto ad avere paura. Tutti. Però quando un uomo sceglie la politica, e nella politica emerge a uomo di Stato – a uomo rappresentativo dello Stato – non perde il diritto a avere paura, ma perde il diritto a mostrarla. Questo sì. Questo è uno dei principi che dovrebbe essere affermato. L'incidente, tipo quello di Moro, fa parte del mestiere. Chi affronta quel mestiere deve sapere che può incorrere in quell'incidente e deve avere i nervi, e diciamo gli altri attributi, per resistere. Moro era lo Stato. Lo Stato si raccomandava, implorava, minacciava la classe politica che facesse di tutto, anche che si prostituisse, per salvargli la vita: eh, no. No. Moro era certamente un politico a modo suo, estremamente abile – era anche un galantuomo, credo – ma uomo di Stato non era nemmeno lui. […] Anch'io mi sono posto questa domanda molto spesso: «Ma se Moro fosse tornato in politica dopo aver costretto lo Stato a prostituirsi, a inginocchiarsi di fronte ai terroristi, avrebbe potuto restarci?». Avrebbe potuto restare? Con che faccia? Vabbè che siamo in Italia. [«Forse lo Stato sarebbe stato un altro perché i terroristi avrebbero vinto»] Appunto. I terroristi avrebbero vinto. Quindi lui che cosa diventava, il braccio politico del terrorismo? Che cosa diventava? Come poteva ripresentarsi? Va bene, gli italiani hanno lo stomaco forte, inghiottono tutto – noi italiani abbiamo lo stomaco forte e inghiottiamo tutto – ma, insomma, di fronte a un uomo la cui vita, la cui sopravvivenza, aveva avuto quel prezzo per noi non credo che avrebbe potuto ripresentarsi all'opinione pubblica italiana.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

da Il terrorismo fino al sequestro e all'uccisione di Aldo Moro
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“[…] io detesto House of Cards. Credo che sia la peggiore delle fiction televisive che si possa far passare. L'idea di politica che esce da lì è una politica tutta fatta di intrighi, di cose terrificanti.”

Enrico Letta (1966) politico italiano

dal programma televisivo Che tempo che fa, 19 aprile 2015
Origine: Visibile al minuto 00:12:00 di Enrico Letta - Che tempo che fa del 19/04/2015 http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-e68f9a9e-47ee-4fa0-9480-b4058a59519b.html, rai.tv, 19 aprile 2015.