Frasi su fai-da-te
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“In greco, «ritorno» si dice nóstos. Álgos significa «sofferenza». La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare. Per questa nozione fondamentale la maggioranza degli europei può utilizzare una parola di origine greca (nostalgia, nostalgie), poi altre parole che hanno radici nella lingua nazionale: gli spagnoli dicono añoranza, i portoghesi saudade. In ciascuna lingua queste parole hanno una diversa sfumatura semantica. Spesso indicano esclusivamente la tristezza provocata dall'impossibilità di ritornare in patria. Rimpianto della propria terra. Rimpianto del paese natio. Il che, in inglese, si dice homesickness. O, in tedesco, Heimweh. In olandese: heimwee. Ma è una riduzione spaziale di questa grande nozione. Una delle più antiche lingue europee, l'islandese, distingue i due termini: söknudur: «nostalgia» in senso lato; e heimfra: «rimpianto della propria terra». Per questa nozione i cechi, accanto alla parola «nostalgia» presa dal greco, hanno un sostantivo tutto loro: stesk, e un verbo tutto loro; la più commovente frase d'amore ceca: stýská se mi po tobě: «ho nostalgia di te»; «non posso sopportare il dolore della tua assenza». In spagnolo, añoranza viene dal verbo añorar («provare nostalgia»), che viene dal catalano enyorar, a sia volta derivato dal latino ignorare. Alla luce di questa etimologia, la nostalgia appare come la sofferenza dell'ignoranza.”

Origine: L'ignoranza, pp. 11 e 12

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“Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi: salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo. È così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere ed il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell'attimo e perciò né triste né annoiato… L'uomo chiese una volta all'animale: "Perché mi guardi soltanto senza parlarmi della felicità?" L'animale voleva rispondere e dice: "Ciò avviene perché dimentico subito quello che volevo dire"”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque: così l'uomo se ne meravigliò. Ma egli si meravigliò anche di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di essere sempre accanto al passato: per quanto lontano egli vada e per quanto velocemente, la catena lo accompagna. È un prodigio: l'attimo, in un lampo è presente, in un lampo è passato, prima un niente, dopo un niente, ma tuttavia torna come fantasma e turba la pace di un istante successivo. Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via – e improvvisamente rivola indietro, in grembo all'uomo. Allora l'uomo dice "Mi ricordo".
Origine: Da Considerazioni inattuali.

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“Ho appreso a guardare in te | come si guarda in un lago.”

Sergej Aleksandrovič Esenin (1895–1925) poeta russo

da Ochtar, 3
Russia e altre poesie

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“«Uccidi il ragazzo che è in te, Jon Snow. L'inverno incombe su di noi. Uccidi il ragazzo e permetti all'uomo di nascere.»”

George R. R. Martin (1948) autore di fantascienza statunitense

Aemon Targaryen
a Jon Snow
2016, p. 134
I guerrieri del ghiaccio - I fuochi di Valyria - La Danza dei Draghi

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“Giammai sarai felice finché un altro ti darà fastidio per il fatto che è più felice di te.”

Lucio Anneo Seneca (-4–65 a.C.) filosofo, poeta, politico e drammaturgo romano

da De ira, III, 30, 3

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“E prova a te gira' | pe' dinto 'o lietto 'e notte | c'arteteca 'e chi è stato | tutt'a vita 'a sotto.”

Pino Daniele (1955–2015) cantautore e musicista italiano

da Sulo pe' parla, n. 6
Vai mo<nowiki>'</nowiki>

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“Sogno il mio paese infine dignitoso | e un fiume con i pesci vivi a un'ora dalla casa, | di non sognare la Nuovissima Zelanda | per fuggire via da te, Brianza velenosa!”

Lucio Battisti (1943–1998) compositore, cantautore e produttore discografico italiano

da Una giornata uggiosa, lato B, n. 4
Una giornata uggiosa

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“Gli amanti si stendono su letti di nuvole, e poi si feriscono con frasi indelebili come te.”

Giorgia (1971) cantautrice, musicista e produttrice discografica italiana

da Gli amanti, 2007

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“Ehm, sei sicuro di volermi raccontare tutte queste cose?
Perché, quali cose?

Dei tuoi genitori, la paranoia…
Be', cos'è che ti sto raccontando, in fondo? Non ti sto dando proprio niente. Ti sto dando cose che Dio sa, che chiunque sa. I miei genitori sono famosi nella loro morte. E questo sarà il mio monumento costruito alla loro memoria. Io do a te tutte queste cose, ti racconto delle gambe di mio padre e delle parrucche di mia madre – più avanti in questo capitolo – e ti racconto i miei dubbi sull'opportunità o meno di fare sesso davanti all'armadio a specchi dei miei genitori la notte del funerale di mio padre, ma dopo tutto, cosa ti ho mai dato di così prezioso? Potresti pensare di sapere qualcosa di me, a quel punto, ma invece non sai ancora nulla. Io racconto, e un secondo dopo è tutto sparito. Non mi interessa – e come potrebbe? Ti racconto con quante ragazze sono andato a letto (trentadue), o di come i miei genitori hanno lasciato questo mondo, e alla fin fine che cosa ti ho dato? Niente. Posso dirti i nomi dei miei amici, i loro numeri di telefono…
Marny Requa: 415-431-2435
K. C. Fuller: 415-922-7893
Kirsten Stewart: 415-614-1976
Ma cos'è che hai in mano? Nulla. Tutti mi hanno dato il permesso di farlo. E perché? Perché tu non hai nulla, al massimo qualche numero di telefono. Può sembrare qualcosa di prezioso al massimo per uno o due secondi. Tu puoi avere solo quello che io posso permettermi di dare. E tu sei il mendicante che implora una qualsiasi cosa, mentre io sono il passante frettoloso che butta un quarto di dollaro nel bicchiere di carta che protendi verso di me. Questo è quanto ti posso dare. E non mi annienta. Ti do virtualmente tutto quello che possiedo. Ti do le cose migliori di me, anche se si tratta di cose che amo, ricordi di cui faccio tesoro, belli o brutti che siano, come le foto della mia famiglia appese al muro, posso mostrartele senza che esse per questo ne vengano sminuite. Posso permettermi di darti anche tutto quanto. Trasaliamo di fronti agli sciagurati che nei programmi pomeridiani rivelano i loro orrendi segreti di fronte a milioni di telespettatori, eppure… che cosa abbiamo tolto loro, e loro che cosa ci hanno dato? Niente. Sappiamo che Janine ha scopato con il fidanzato di sua figlia, ma… e allora? Moriremo un giorno e avremo protetto… che cosa? Avremo protetto dal mondo il fatto che facciamo questo o quello, che muoviamo le braccia in questo o quest'altro modo, e che la nostra bocca ha prodotto questi e questi altri suoni? Ma per favore. Ci sembra che rivelare cose imbarazzanti o private, tipo, che ne so, le nostre abitudini masturbatorie (quanto a me, circa una volta al giorno, perlopiù sotto la doccia), significhi – proprio come per i primitivi che temono che la macchina fotografica gli possa portare via l'anima – che abbiamo dato a qualcuno una cosa che noi identifichiamo come i nostri segreti, il nostro passato e le sue zone oscure, la nostra identità, nella convinzione che rivelare le nostre abitudini o le nostre perdite o le nostre imprese in qualche modo ci deprivi di qualcosa. Ma in realtà è proprio il contrario, di più è di più è di più, più si sanguina più si dà. Queste cose, i dettagli, le storie e quant'altro, sono come la pelle di cui i serpenti si spogliano, lasciandola a chiunque da guardare. Che cosa gliene frega al serpente di dov'è la sua pelle, di chi la vede? La lascia lì dove ha fatto la muta. Ore, giorni o mesi dopo, noi troviamo la pelle e scopriamo qualcosa del serpente, quant'era grosso, quanto era lungo approssimativamente, ma ben poco altro. Sappiamo dove si trova il serpente adesso? A cosa sta pensando? No. Per quel che ne sappiamo adesso il serpente potrebbe girare in pelliccia, potrebbe vendere matite a Hanoi. Quella pelle non è più la sua, la indossava perché ci era cresciuto dentro, ma poi si è seccata e gli si è staccata di dosso, e lui e chiunque altro adesso possono vederla.”

L'opera struggente di un formidabile genio

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“Per quanto possa fare male in fondo sai, che sei ancora qui.”

Elisa (1977) cantautrice, polistrumentista e produttrice discografica italiana

da Una poesia anche per te
Pearl days

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“Mentre in molti si avvicinano a te senza riuscirci mai, non riesco a dare forma a un destino che si avvicini a noi.”

Tiziano Ferro (1979) cantautore italiano

da Fotografie della tua assenza, n. 12
Alla mia età

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“Io sono sopra di te e in te. La mia estasi è nella tua. La mia gioia è veder la tua gioia.”

I: 13
I am above you and in you. My ecstasy is in yours. My joy is to see your joy.
The Book of the Law

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“[A Fabio Fazio] Parlare con te è come masticare il collo del pollo, che gratti gratti ma non ti esce niente.”

Luciana Littizzetto (1964) attrice, cabarettista e doppiatrice italiana

29 gennaio 2006
Che tempo che fa

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“Mi riconosci ho le scarpe piene di passi | la faccia piena di schiaffi | il cuore pieno di battiti | e gli occhi pieni di te.”

Jovanotti (1966) cantautore, rapper e disc jockey italiano

da Le tasche piene di sassi, n. 3
Ora

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“Lo sai, noi sogniamo libertà ma alla fine siamo in gabbia, e c'è la rabbia, lo sai, se siamo tutti figli del destino, o se il destino te lo fai.”

Inoki (1979) rapper e writer italiano

da In volo, n. 2
5° Dan
Origine: Citato in LyricsTime.com http://www.lyricstime.com/inoki-in-volo-lyrics.html, In Volo

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“Il mio desiderio per te questa sera | È un fuoco tra le labbra, | Tra le labbra del cielo.”

Pierpaolo Lauriola (1975) cantautore italiano

da Scivolo In Fondo al tuo Oceano, n. 2
Tarli

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“Quand'è che mi porti con te? Voglio vedere quello che vedi.”

Murubutu (1975) rapper italiano

da I marinai tornano tardi, n. 9
Gli Ammutinati del Bouncin

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“Quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va' dove lui ti porta.”

Va' dove ti porta il cuore
Va' dove ti porta il cuore
Variante: E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e và dove lui ti porta.

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“Sono il corpo di una donna, la fragilità di un uomo.”

Emma Marrone (1984) cantautrice italiana

da Non sono solo te
Sarò libera – Sanremo Edition

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“Scegli il modo migliore di vivere; l'abitudine te lo renderà piacevole.”

Pitagora (-585–-495 a.C.) matematico, legislatore, filosofo, astronomo, scienziato e politico greco
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“Il sogno è l'ultima notizia che possiedo di te.”

Letters to Milena

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Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“Chiunque, è vero, può essere uguale a me (ovviamente), ma è anche vero che non tutti possono essere uguali a te”

Bob Dylan (1941) cantautore e compositore statunitense

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“Tutti i libri del mondo | non ti danno la felicità, | però in segreto | ti rinviano a te stesso.”

Hermann Hesse (1877–1962) scrittore, poeta e aforista tedesco

Origine: Da Libri, in La felicità, a cura di Volker Michels, traduzione di Nicoletta Salomon, Mondadori, Milano, 2010.

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“Invecchio, sì; perdo il gusto di comandare. Me lo fa perdere la servilità che scopro in tutti. Uomini, vorrei uomini! Mi vedo attorno automi, fantocci che devo atteggiare così o così, e che mi restano davanti, quasi a farmi dispetto, nell'atteggiamento che ho dato loro, finché non lo cambio con una manata. Soltanto di fuori però, capisci? si lasciano atteggiare! Dentro… eh, dentro, restano duri, coi loro pensieri copert, nemici, vivi solamente per loro. Che puoi su questi? Docili di fuori, miti, malleabili, visi ridenti, schiene ossequiose, t'approvano, t'approvano sempre. Ah, che sdegno! Vorrei sapere perché mi arrovello così; perché e per chi lo faccio… Domani morrò. Ho comandato! Sì, ecco: ho assegnato la parte a questo e a quello, a tanti che non hanno mai saputo veder altro in me che la parte che rappresento per loro. E di tant'altra vita, vita d'affetti e di idee che mi s'agita dentro, nessuno che abbia mai avuto il più lontano sospetto… Con chi vuoi parlarne? Sono fuori dalla parte che devo rappresentare… Certe volte, a qualcuno che viene qua a visitarmi, a incensarmi, mi diverto a rivolgere certi sguardi, certi sguardi che sfondano la parete, e me lo vedo allora per un attimo, restar davanti sospeso, impacciato, goffo; Dio sa che forza devo fare su me stesso per non scoppiargli a ridere in faccia. Mi crederebbe ammattito, per lo meno. E anche tu, caro mo, se vedessi con che occhi mi stai guardando in questo momento…
– Io no! – disse subito Aurelio, riscuotendosi.
Flaminio Salvo rise, scotendo il capo:
– Anche tu, anche tu… È così; per forza è così… Ti posso io dire quello che vorrei veramente da te? Il piacere che mi faresti, se tu agissi com'io forse al tuo posto agirei?
– E perché no? – domandò Aurelio, levandosi. – Mi dica…
– Ma perché no, – negò subito il Salvo, stringendosi nelle spalle, – perché non posso… Puoi dirmi tu quel che pensi, quel che senti, la vita che hai dentro in questo momento?… Non puoi… Sei davanti a me nella relazioni che possono correre tra me e te: tu sei il mio ingegnere, il mio buon figliolo che amo, a cui questa sera, davanti a una ventina di marionette, ho dato l'incarico di recarsi a Colimbetra, messaggero di trionfo: e basta! Che altro potrei dirti? Questo soltanto, forse, per il tuo bene…
E Flaminio Salvo posò una mano sulla spalla di Aurelio:
– Non ti tracciar vie da seguire, figliuolo mio; né abitudini, né doveri; va', va', muoviti sempre; scròllati di tratto in tratto d'addosso ogni incrostatura di concetti; cerca il tuo piacere e non temere il giudizio degli altri e neanche il tuo, che puoi stimar giusto oggi e falso domani. Conosci don Cosmo Laurentano? Se sapessi quanta ragione ha quel matto! Va', va', è tardi; andiamo a dormire. Addio.”

Luigi Pirandello (1867–1936) drammaturgo, scrittore e poeta italiano premio Nobel per la Letteratura nel 1934
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“Un archeologo è un marito ideale. Più invecchi e più si interessa a te.”

Agatha Christie (1890–1976) scrittrice britannica

Attribuite
Origine: Citato in Paola De Carolis, Asta con brivido: tutti i cimeli di Agatha Christie https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2006/settembre/15/Asta_con_brivido_tutti_cimeli_co_9_060915058.shtml, Corriere della Sera, 15 settembre 2006, p. 26.
Nigel Dennis (Genteel Queen of Crime: Agatha Christie Puts Her Zest for Life Into Murder, Life, volume 40, n. 20, 14 maggio 1956 http://books.google.com/books?id=p0wEAAAAMBAJ&pg=PA102) riporta la frase dicendo che Agatha Christie stava citando "una moglie arguta".

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“Combattere i mulini a vento fa più male a te che ai mulini.”

Robert Anson Heinlein (1907–1988) autore di fantascienza statunitense

Lazarus Long l'Immortale