Frasi su mistero
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“Il nuovo testamento ha cercato in vari modi di penetrare questo mistero di Gerusalemme.”

Carlo Maria Martini (1927–2012) cardinale e arcivescovo cattolico italiano

Israele, radice santa

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“Strano uomo, Pogo. Un vago alcolismo e certe fissazioni lo facevano apparire a un osservatore superficiale, come uno strambo trentenne, signore e padrone del proprio taxi e della propria vita. Un caratterista. Una macchietta di Rorschach.
Poi improvvisamente, nel corso di una conversazione casuale, ciò che era sembrato pittoresco, folcloristico, diventava inquietante, e Pogo, da qualche misterioso recesso da qualche sacca di conoscenze acquisite forse in qualche sua precedente vita, confondeva Arquà Petrarca, nei Colli Euganei, con Arqa Tagh nella catena del Kum Lun in cui si trova l'Ulugh Muz Tag coi suoi 7.723 metri d'altezza. I suoi interlocutori sbigottivano: che Pogo conoscesse tutti i nomi delle strade di Milano, era giustificato dal provvisorio ruolo di taxista, ma che Pogo annoverasse tra le informazioni in suo possesso, insospettabili, dettagliatissime notizie sulle catene montuose della Cina occidentale, sui grandi mammiferi, sulla lavorazione del vetro, sui crostacei decapodi bracuri, e su Randit Singh, il leone del Punjab, colorava il mistero di mistero.
Pogo era antico. Forse c'era sempre stato. E poteva essere pericoloso come una creatura abissale di Lovecraft. Il cliente di Pogo gli chiedeva: "Mi potrebbe portare a Premadio. È una frazione di…" si sentiva immediatamente rispondere: "Del comune di Valdidentro. Dove c'è la centrale idroelettrica che ha, se non sbaglio, una potenza di 144 megawatt".
"È sorprendente. Come fa a saperlo?"
"Saranno cazzacci miei. Babbo di minchia."”

Origine: Il senso della frase, p. 47

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“Morte e resurrezione son un atto solo, un solo mistero.”

Divo Barsotti (1914–2006) sacerdote e monaco italiano

da Alla sera della vita. Diario 1996-1997, Salvatore Sciascia Editore, 2001

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“Ma non è forse una vanità credersi superiori al mistero o ignorarlo?”

Susanna Tamaro (1957) scrittrice italiana

Verso casa

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“[…] la forza di vivere è un mistero.”

Hugo Von Hofmannsthal (1874–1929) scrittore, drammaturgo e librettista austriaco

da Il nuovo romanzo di D'annunzio, «Le vergini delle rocce», I, p. 94
L'ignoto che appare

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“Nessun problema è tanto intimamente connesso alla letteratura e al suo modesto mistero quanto quello posto da una traduzione.”

Jorge Luis Borges (1899–1986) scrittore, saggista, poeta, filosofo e traduttore argentino

citato in George Steiner, Dopo Babele, p. IX

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“Nei primi tempi, quando gli spiriti parlavano a mia sorella ed a me sulle pendici della montagna, quale essere umano avrebbe creduto che gli spiriti fossero cose prive d'importanza? Persino noi eravamo prigioniere del loro potere, e ritenevamo un dovere usare i doni in nostro possesso per il bene della nostra gente. Poi, per millenni questa fede nel sovrannaturale ha fatto parte dell'anima umana. A volte avrei detto che era naturale, chimica, un ingrediente indispensabile della struttura umana, qualcosa senza cui non potevano prosperare e tanto meno sopravvivere. Abbiamo assistito molte volte alla nascita di culti e religioni, alle proclamazioni di visioni e miracoli ed alle successive promulgazioni delle fedi ispirate da questi "eventi". Viaggiate nelle città dell'Asia e dell'Europa e vedrete gli antichi templi ancora in piedi e cattedrali del Dio cristiano dove vengono cantati i suoi inni. Visitate i musei di tutti i paesi: vedrete sculture e pitture religiose che abbagliano l'anima. Quanto sembrano grandiose queste realizzazioni: la macchina stessa della cultura dipende dal combustibile della fede religiosa. Eppure qual è stato il prezzo della fede che galvanizza i paesi e manda le armate una contro l'altra, che divide le mappe delle nazioni in vincitori e vinti ed annienta gli adoratori degli dei alieni? Ma negli ultimi secoli è comparso un miracolo vero che non ha nulla a che vedere con spiriti o apparizioni o voci celesti che annunciano a questo o quello zelota ciò che deve fare! Abbiamo visto finalmente nell'animale umano una resistenza al miracoloso; uno scetticismo nel confronto dell'opera degli spiriti o di coloro che affermano di vederli e di comprenderli e di essere interpreti delle loro verità. Abbiamo veduto la mente umana abbandonare lentamente le tradizioni della legge basata sulla rivelazione, cercare le verità etiche tramite la ragione ed un modo di vita basato sul rispetto per il fisico e lo spirituale così come vengono percepiti da tutti gli esseri umani. E con questa perdita di rispetto per il sovrannaturale, con questa mancanza di credulità in tutte le cose distaccate dalla carne, è venuta l'epoca più illuminata; perché donne e uomini cercano l'aspirazione più alta non nel regno dell'invisibile, ma nel regno dell'uomo, la cosa che è carne e spirito, visibile ed invisibile, terrena e trascendente. Il chiaroveggente e la strega non hanno più valore. Gli spiriti non possono darci nulla di più. Insomma, abbiamo superato la suscettibilità a questa follia e ci avviamo verso una perfezione che il mondo non ha mai conosciuto. Finalmente "il verbo si e fatto carne", per citare un'antica frase biblica con tutto il suo mistero; ma il verbo della ragione e la carne è il riconoscimento delle esigenze e dei desideri comuni a tutti gli uomini ed a tutte le donne.”

La regina dei dannati

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“Quando ci ricordiamo di essere tutti folli, i misteri della vita scompaiono e la vita trova una spiegazione.”

Mark Twain (1835–1910) scrittore, umorista, aforista e docente statunitense

Imprecazioni d'autore

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“[In riferimento all'eliminazione dal Campionato europeo del 1992] Non esistiamo più. Volevamo lasciare giocando la finale, ma ci siamo ritrovati senza soldi per la preparazione; siamo partiti all'ultimo giorno, abbiamo avuto tanti guai: Kulkov, Mostovoj e Galjamin si sono fatti male prima di venire in Svezia, Shalimov e Kolyvanov si sono infortunati qui. Non potevamo fare di più. Il futuro è un mistero. Io resto senza contratto. Addio.”

Anatolij Byšovec (1946) allenatore di calcio e ex calciatore sovietico

Origine: Citato in Fabio Monti, La CSI muore, l'eredità è contesa https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1992/giugno/20/CSI_muore_eredita_contesa_co_0_92062017335.shtml, Corriere della Sera, 20 giugno 1992, p. 34.

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“In India i mistici e i poeti si sono chiesti molte volte chi è il santo. E hanno formulato delle belle risposte: «Il santo è come una rosa». Si è mai sentito una rosa dire: «Darò la mia fragranza soltanto ai buoni e a quanti apprezzeranno il mio profumo, e negherò la mia fragranza ai cattivi»? […] Gesù non ci dice proprio questo quando ci ordina di essere misericordiosi come il Padre nostro celeste, che fa piovere sui buoni e sui cattivi? Che fa sorgere il sole su giusti e peccatori? Come possiamo un giorno trovare questo tipo di amore? Mediante la comprensione oppure un'esperienza mistica. Cioè? […] Paolo afferma che tutti formiamo un solo corpo. Come il mio corpo e io non siamo due, ma siamo la stessa cosa. Io non sono il mio corpo, ma non siamo due! E quanto lo amo il mio corpo! Quando un membro o un organo del mio corpo sta male oppure è sano, io lo amo comunque allo stesso modo. Questa è la comprensione che viene concessa ad alcuni uomini fortunati. Rispetto agli altri sono diversi, ma non separati, sono un corpo solo. […] Quando qualcuno si fa male, oppure viene colpito, e io esclamo: «Ahi!» è successo qualcosa. Mi sono identificato con lui; l'amore diventa identificazione. Possiamo fare qualcosa per ottenere questa grazia? No, è un dono. Tutto ciò che possiamo fare è prepararci. Forse non ci crederete; eppure io vi dico che, se voi sentiste e vedeste, oppure sentiste e entraste in contatto con voi stessi, allora arrivereste al silenzio e le cose vi verrebbero rivelate. Tutto ciò che possiamo fare è preparare il terreno. […] Dio è lo Sconosciuto, Dio è il Mistero, Dio è Amore. Perciò, quando amate, diventate partecipi della divinità e della grazia.”

Anthony de Mello (1931–1987) gesuita e scrittore indiano

Istruzioni di volo per aquile e polli

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“Status sociale, cultura, ricchezza, persino salute: il contrario stesso di tutto questo in Marie-Bernarde Soubirous, detta Bernadette, quattordicenne (ma con lo sviluppo di una decenne, secondo i medici che la visitarono, e non ancora donna, a causa dell'alimentazione insufficiente); asmatica; sofferente di stomaco; chiusa nel suo silenzio di timida e di introversa; analfabeta e considerata da qualche suo parente stesso incapace di imparare alcunché; incolta anche in materia religiosa, tanto da ignorare persino il mistero della Trinità; figlia della famiglia più miserabile della città; residente nella cella della prigione comunale, sgomberata dalle autorità perché considerata insalubre per gli stessi detenuti; con il padre non solo fallito e con la fama – seppure abusiva – di fannullone e di beone, ma con anche alle spalle un soggiorno in prigione per un sospetto di furto: rilasciato dopo nove giorni, si lasciò cadere l'accusa tanto era inconsistente, ma senza procedere ad alcun giudizio, così da lasciargli addosso un sospetto infamante.
Rendiamocene conto: in tutto questo, solo gli occhi della fede possono scorgere una misteriosa conformità al Vangelo e, dunque, le stigmate della verità. Solo l'adesione a una prospettiva rovesciata rispetto agli «occhi della carne» può far sentire gli echi del Magnificat intonato da Colei di cui Bernadette Soubirous fu testimone: «…ha guardato l'umiltà della sua serva […]; ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati; ha rimandato i ricchi a mani vuote…»”

Lc 1, 48 e 51 ss.
Origine: Ipotesi su Maria, p. 92

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“[Su Berlusconi] Ho l 'impressione che del libro nero del comunismo abbia letto solo la copertina e la prima pagina. Continua a chiamarci Pci-Pds-Ds: è corretto genealogicamente, ma altrettanto potremmo noi chiamarli P2-Fininvest-Fi.”

Fabio Mussi (1948) politico italiano

dal discorso al 1° congresso dei Democratici di Sinistra, Torino, 14 gennaio 2000; citato in Almanacco dei misteri http://www.almanaccodeimisteri.info/p22000.htm

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“Il sacro è l'esperienza trascendentale del mistero.”

Francesco Grisi (1927–1999) scrittore, critico letterario e giornalista italiano

Origine: La penna e la clessidra, p. 229

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“[Su Albert Einstein] Svelò il mistero della gravitazione che da Newton in poi, tutti avevano considerato, sebbene con una certa riluttanza, inintelligibile.”

Bertrand Russell (1872–1970) filosofo, logico e matematico gallese

Origine: Citato in G.J. Whitrow, Einstein: The Man and His Achievement, Dover, New York, 1967, p. 22; citato in Albert Einstein, Pensieri di un uomo curioso (The Quotable Einstein), a cura di Alice Calaprice, prefazione di Freeman Dyson, traduzione di Sylvie Coyaud, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, p. 180. ISBN 88-04-47479-3

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“È un mistero [la morte], almeno per me. Quando verrà vedrò. Non la temo, piuttosto sono curioso e aperto a qualsiasi possibilità, non avendo dati per fare previsioni.”

Aldo Palazzeschi (1885–1974) scrittore e poeta italiano

Origine: Dall'intervista di P. Petroni, Incontro con Aldo Palazzeschi, in Ecos, II 11-12, dicembre 1973-gennaio 1974.

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“Recentemente un discepolo pensoso (tale Critone) mi ha chiesto: "Maestro, come si può bene appressarsi alla morte?" Ho risposto che l'unico modo di prepararsi alla morte è convincersi che tutti gli altri siano dei coglioni.
[…] cerca soltanto di pensare che, al momento in cui avverti che stai lasciando questa valle, tu abbia la certezza immarcescibile che il mondo (sei miliardi di esseri umani) sia pieno di coglioni, che coglioni siano quelli che stanno danzando in discoteca, coglioni gli scienziati che credono di aver risolto i misteri del cosmo, coglioni i politici che propongono la panacea per i nostri mali, coglioni coloro che riempiono pagine e pagine di insulsi pettegolezzi marginali, coglioni i produttori suicidi che distruggono il pianeta. Non saresti in quel momento felice, sollevato, soddisfatto di abandonare questa valle di coglioni?"
Critone mi ha allora domandato: "Maestro, ma quando devo incominciare a pensare così?" Gli ho risposto che non lo si deve fare molto presto, perché qualcuno che a venti o anche trent'anni pensa che tutti siano dei coglioni è un coglione e non raggiungerà mai la saggezza. Bisogna incominciare pensando che tutti gli altri siano migliori di noi, poi evolvere poco a poco, avere i primi dubbi verso i quaranta, iniziare la revisione tra i cinquanta e i sessanta, e raggiungere la certezza mentre si marcia verso i cento, ma pronti a chiudere in pari non appena giunga il telegramma di convocazione.
Convincersi che tutti gli altri che ci stanno attorno (sei miliardi) siano coglioni, è effetto di un'arte sottile e accorta, non è disposizione del primo Cebete con l'anellino all'orecchio (o al naso). Richiede studio e fatica. Non bisogna accelerare i tempi. Bisogna arrivarci dolcemente, giusto in tempo per morire serenamente. Ma il giorno prima occorre ancora pensare che qualcuno, che amiamo e ammiriamo, proprio coglione non sia. La saggezza consiste nel riconoscere proprio al momento giusto (non prima) che era coglione anche lui. Solo allora si può morire.
[…] È naturale, è umano, è proprio della nostra specie rifiutare la persuasione che gli altri siano tutti indistintamente coglioni, altrimenti perché varrebbe la pena di vivere? Ma quando, alla fine, saprai, avrai compreso perché vale la pena”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

anzi, è splendido) morire.
Critone mi ha allora detto: "Maestro, non vorrei prendere decisioni precipitose, ma nutro il sospetto che Lei sia un coglione". "Vedi", gli ho detto, "sei già sulla buona strada."
Origine: Da Come prepararsi serenamente alla morte. Sommesse istruzioni a un eventuale discepolo, La bustina di Minerva, L'Espresso, 12 giugno 1997; citato in Umberto Eco: "Come prepararsi serenamente alla morte. Sommesse istruzioni a un eventuale discepolo" http://espresso.repubblica.it/attualita/2016/02/20/news/umberto-eco-come-prepararsi-serenamente-alla-morte-sommesse-istruzioni-a-un-eventuale-discepolo-1.251268, Espresso.repubblica.it, 20 febbraio 2016.

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“Il sonno ti fa come il verso | che un poeta combina e lascia | colmo d'un puro mistero – diverso | sotto una musica stessa.”

Carles Riba (1893–1959) poeta e scrittore spagnolo

da X, Donna addormentata, p. 80
In Poesia catalana del novecento

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“Quel che da tutti è venerato, è giusto considerarlo uno stesso ed unico essere. Noi guardiamo gli stessi astri, il cielo è comune a tutti, lo stesso universo ci circonda: che importanza ha la filosofia attraverso la quale ogni uomo cerca la verità?
Non si può approdare ad un mistero così grande attraverso una sola strada.”

Quinto Aurelio Simmaco (340–402) oratore, senatore e scrittore romano

Origine: Da Relatio III, 10, traduzione di G. Rapisarda Lo Menzo, Catania; citato in Bruno Gentili, Luciano Stupazzini e Manlio Simonetti, Antologia della letteratura latina, Editori Laterza, Roma-Bari, 1989, p. 899.

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“Il paradosso è un esempio dell'ineffabile mistero che si cela dietro il velo delle apparenze.”

Mario Praz (1896–1982) critico d'arte, critico letterario e saggista italiano

Origine: Da Immagini simboliche, Il Tempo, 25 luglio 1978.

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“Il fanciullo ha formulato la eterna domanda ebraica: perché Iddio tratta proprio noi tanto duramente, fra tutti gli altri popoli, noi che lo abbiamo servito come nessun altro? Perché ci getta sotto i piedi degli altri, affinché ci calpestino, noi che per primi l'abbiamo riconosciuto e celebrato nell'impenetrabilità dell'essere Suo? Perché distrugge quel che edifichiamo, annienta quello che speriamo, perché ci nega la dimora dovunque noi ci arrestiamo, perché aizza un popolo dopo l'altro contro di noi con odio eternamente rinnovato? Perché ci mette così duramente alla prova, noi, sempre noi, che egli aveva eletti e iniziati per primi nei suoi misteri? No, io non voglio mentire a un fanciullo, perché se la sua domanda è bestemmia allora io stesso sono un bestemmiatore in tutti i giorni della mia vita. Ecco, io lo confesso davanti a voi tutti: anch'io, per quanto resista, anch'io contendo senza fine con Dio, anch'io, vecchio di ottant'anni, rivolgo a Dio giorno per giorno la domanda di questo innocente: perché ci precipita Egli così profondamente nella miseria? Perché permette che siamo privati dei nostri diritti, perché aiuta persino i ladri nelle loro rapine? E anche se mi batto mille volte il petto con il pugno, umiliandomi, pure non posso soffocarlo questo grido d'ansiosa domanda. Non sarei un ebreo né un uomo se essa non mi torturasse ogni giorno, e solo nella morte essa s'irrigidirà sulle mie labbra.»”

Origine: Il candelabro sepolto, pp. 54-55

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“Il vero soldato mente a sé stesso quando dice di odiare la guerra. Egli ama in modo profondo la guerra. E non perché sia un uomo particolarmente malvagio, assetato di sangue, ma perché ama la vitalità che (per quanto paradossale possa sembrare) la guerra porta dentro di sé. Con la vitalità, la sfida e la scommessa e il mistero di cui essa si nutre. Sul palcoscenico della gran commedia che ha nome "pace" il mistero non esiste. Sai già che lo spettacolo si compone di alcuni atti e che dopo il primo atto vedrai il secondo, dopo il secondo vedrai il terzo: le incognite riguardano solo lo sviluppo della storia narrata e il suo epilogo. Sul palcoscenico della gran tragedia che ha nome "guerra", invece, non sai mai che cosa accadrà. Che tu ne sia spettatore o interprete, ti chiedi sempre se vedrai la fine del primo atto. E il secondo è una possibilità. Il terzo, una speranza. Il futuro, un'ipotesi. Puoi morire in qualsiasi momento, alla guerra, e in qualsiasi momento puoi restar ferito cioè venire tolto dal cast o dal recinto del pubblico. Tutto è un'incognita lì, un interrogativo che tiene col fiato sospeso, ma proprio per questo ci vibri d'una vitalità esasperata. I tuoi occhi sono più attenti, alla guerra, i tuoi sensi più svegli, i tuoi pensieri più lucidi. Scorgi ogni particolare, percepisci ogni odore, ogni rumore, ogni sapore. E, se hai cervello, puoi studiarvi l'esistenza come nessun filosofo potrà mai studiarla: puoi analizzarvi gli uomini come nessun psicologo potrà mai analizzarli, capirli come non potrai mai capirli in un tempo e in un luogo di pace. Se poi sei un cacciatore, un giocatore d'azzardo, ti ci diverti come non ti sei mai divertito e non ti divertirai mai nel bosco o nella tundra o al tavolo della roulette. Perché l'atroce gioco della guerra è la caccia delle cacce, la sfida delle sfide, la scommessa delle scommesse. La caccia all'Uomo, la sfida alla Morte, la scommessa con la Vita. Eccessi di cui il vero soldato ha bisogno.”

I, V, I; pp. 145–146
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“Il mistero è già la forma di Dio dopo la prima creazione ed è già la vittoria nella passione.”

Francesco Grisi (1927–1999) scrittore, critico letterario e giornalista italiano

Origine: La penna e la clessidra, p. 70-71

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“Ogni labirinto ha un centro sacro, dove risiede il mistero ineffabile: questo può essere raffigurato anche come una torre, un castello, una città celeste; la matrice è rappresentata come una città (metropoli) o fortezza che deve essere conquistata.”

Mario Praz (1896–1982) critico d'arte, critico letterario e saggista italiano

Origine: Da Il Giardino dei sensi: studi sul manierismo e il barocco, Mondadori, Milano, 1975, p. 61.

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“[Zurwan al Servitore delle Ossa] C'è un solo e unico scopo nella vita: testimoniare e comprendere per quanto possibile la complessità del mondo, la sua bellezza, i suoi misteri, i suoi interrogativi. Più si cerca di capire, più s'indaga, e più si apprezza la vita e ci si sente in pace col mondo. È questa la sostanza della vita. Tutto il resto si riduce a vacui passatempi. Se un'attività non si basa sull'amore o sulla conoscenza, non ha alcun valore. Sempre, se puoi scegliere, sii caritatevole. Ricordati dei poveri, degli affamati e dei miseri. Ricordati sempre di chi soffre e di chi è bisognoso. La più grande forza creativa di cui disponiamo sulla Terra, sia che siamo angeli, spiriti, uomini, donne o bambini, è quella di aiutare gli altri… I poveri, gli affamati, gli oppressi. Il potere più bello è quello di alleviare il dolore e dare gioia. Essere caritatevoli: questo è il miracolo umano, si potrebbe dire. È il tratto distintivo dell'umanità, e dei migliori angeli e spiriti: essere caritatevoli. Ci si può chiedere perché bisogna amare e imparare o perché sarebbe questo lo scopo della vita: voglio dire, come mai è stato deciso fare solo queste cose e con la massima dedizione? Una domanda stupida, non importa perché sia così. È così: lo scopo della vita è amare ed imparare. Proviamo a rispon­dere a questa domanda per gli altri… Perché è tanto importante amare ed imparare? Ad un uomo crudele e sciocco bisognerebbe rispondere: "È il modo meno rischioso di vivere la vita". Ad un uomo di valore bisognereb­be dire: "È il modo più appagante ed illuminante di vivere la vita". A chi è preda di un cieco egoismo, potrei dire: "Se ti ricorderai dei poveri, degli affamati, degli oppressi, se ti ricorderai degli altri, se amerai, se imparerai alla fine troverai una pace immensa."”

Per gli oppressi, la risposta è: "Allevierà la tua pena, la tua pena terribile"
Lo schiavo del tempo

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“Il vero mistero nella storiasono gli agnostici e gli eretici.”

Origine: E la porta fu chiusa, p. 8

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“Fra Zeman e Eriksson, scelgo quest'ultimo: umanamente vince dieci a zero. […] Il mister giallorosso non mi piace, ha infangato giocatori di grande valore come Ferrara e Vialli senza averne le prove. E poi, scusatemi, lui non vive di calcio? E allora perché sputare nel piatto dove mangi?”

Diego Armando Maradona (1960) allenatore di calcio e calciatore argentino

Con data
Origine: Citato in Bruno Tucci, Maradona attacca Zeman https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1998/novembre/30/Maradona_attacca_Zeman_co_0_98113010207.shtml?refresh_ce-cp, Corriere della Sera, 30 novembre 1998, p. 40.

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