Frasi su statistico

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema statistico, essere, grande, stato.

Frasi su statistico

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“Una morte è una tragedia, un milione di morti è statistica.”

Stalin (1879–1953) uomo politico sovietico

Attribuite
Questa citazione viene classicamente attribuita a Stalin. Nel 1958 in un articolo del New York Times la massima «A single death is a tragedy, a million deaths is a statistic.» viene attribuita a Stalin. Nel 1965 John le Carré cita nel romanzo The Spy Who Came in from the Cold la frase «Half a million liquidated is a statistic, but one man killed in a traffic accident is a national tragedy.», attribuendola a Stalin. Tuttavia in questi ed altri casi simili, non viene mai indicata una fonte. Inoltre la citazione non è presente in alcuna biografia credibile di Stalin, né tanto meno nelle sue lettere. Per questo si può concludere con ragionevole sicurezza che tali parole siano state messe in bocca a Stalin

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“La volta che a San Siro scoppiò un grande applauso perché finalmente, dopo anni, aveva sbagliato un passaggio. O quell'altra che da fuori area colpì la traversa così forte, ma così forte, che il pallone rimbalzò oltre la metà campo e il Milan rischiò di prender gol in contropiede. Quante razioni di buonumore, caro vecchio Nils, e quante lezioni di calcio, in campo e fuori. Con quella maschera alla Buster Keaton e quell'italiano sussurrato che nemmeno dopo cinquant'anni e passa di residenza contemplava i verbi ausiliari e certe consonanti: loro abastansa bene; noi jocato melio. Un signore prima che un campione. Un educatore prima che un allenatore. Non c'era il gusto, o forse il vizio, delle statistiche ai tempi in cui giocava: ma non risulta che sia mai stato ammonito. Così come non c'è traccia di atteggiamenti men che composti nella sua lunga carriera di allenatore, altro che area tecnica tratteggiata col gesso come usa oggi dinanzi alla panchina: il massimo del compiacimento, piuttosto che del disappunto, erano le gambe che si scavallavano per riaccavallarsi dall'altra parte. Questo ovviamente non significava distacco, come ai tempi nostri della recita elevata a sistema si potrebbe pensare: semplice, quanto ferreo, autocontrollo nervoso. Quel matto di Altafini pensò di ripetere al barone lo scherzo riuscito l'anno prima con Rocco: rannicchiarsi tutto nudo nell'armadio dell'allenatore e saltar fuori urlando quando quello lo apriva. La differenza è che il Paròn era saltato per aria dallo spavento: Liedholm alzò un sopracciglio e ricordò al centravanti che il suo ripostiglio era un altro. Due scudetti da allenatore, Milan e Roma. Il primo nel '79, con un gioco offensivo imperniato su di un unico attaccante, Chiodi, la cui caratteristica principale era quella di non segnare mai. Il secondo nell'83, con il povero Di Bartolomei finto libero supportato dalla velocità di Vierchowod. Fu allora che Boniperti provò a chiamarlo alla Juventus: per sentirsi rispondere, grazie presidente, ma sarebbe tropo fascile. Quattro titoli da giocatore dopo l'oro olimpico a Londra '48 con la Svezia. Un maratoneta illuminato, lo stantuffo inesauribile al servizio del talento di Gren e della potenza di Nordhal. Chi ha visto giocare il trio svedese del Gre-No-Li, con tutto il rispetto per quello olandese a cavallo degli anni '90, ne conserva un ricordo insuperato. Chi ha ascoltato lo storico trio radiofonico di Tutto il calcio minuto per minuto, non avrà dimenticato che a dosare la verve dei due più celebri solisti, Enrico Ameri e Sandro Ciotti, c'era dallo studio centrale la voce di Roberto Bortoluzzi. Se n'è andato anche lui, nel pomeriggio di ieri, ultimo testimone di una grande stagione radiofonica che ha dispensato a generazioni di tifosi emozioni, gioie, sofferenze: con il timbro di una classe senza eguali.”

Gigi Garanzini (1948) giornalista, scrittore e conduttore radiofonico italiano

6 novembre 2007

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“Questo non è Dio, questo non è Dio. Dio è solo una statistica. Dio è il numero al quale non puoi contare. […] Ciò che luccica è freddo.”

Marilyn Manson (1969) cantautore, attore e pittore statunitense

da Posthuman
Mechanical Animals, Voce narrante dell'alieno alpha

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“Le statistiche sono una forma di realizzazione del desiderio, proprio come i sogni.”

Jean Baudrillard (1929–2007) filosofo e sociologo francese

libro Cool memories. Diari 1980-1990

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“Si persiste ad asserire di misurare l’intelligenza, di ritrovarla fissa, immutabile ed ereditaria. E si cerca di avvalorare quanto si asserisce ritornando a complessi procedimenti statistici. Ma nessuno ancora ha dato una definizione di intelligenza. Si studia una certa cosa, si pretende di farlo con metodi scientifici, se ne evidenziano le caratteristiche, se ne misurano le influenze, si asserisce che questa è innata ed ereditaria, ma non si sa che cosa sia.”

Ettore Caracciolo (1933–2011) psicologo italiano

da L'intelligenza e la sua misura
Variante: Si persiste ad asserire di misurare l’intelligenza, di ritrovarla fissa immutabile ed ereditaria. E si cerca di avvalorare quanto si asserisce ritornando a complessi procedimenti statistici. Ma nessuno ancora ha dato una definizione di intelligenza. Si studia una certa cosa, si pretende di farlo con metodi scientifici, se ne evidenziano le caratteristiche, se ne misurano le influenze, si asserisce che questa è innata ed ereditaria, ma non si sa che cosa sia. (da L'intelligenza e la sua misura: dal quoziente intellettuale all'analisi fattoriale)

Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“Due miei marescialli gareggiano per ritenere sotto i proprii ordini la divisione italiana; io la lascio a Suchet che ha molto più grandi cose a fare che Macdonald. Gl'Italiani torneranno un giorno a divenire i primi soldati d'Europa. Dite al Viceré che sono molto contento del mio bravo esercito italiano.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

Origine: Citato in De Laugier, Fasti e vicende dei popoli italiani dal 1801 al 1815, to. X, Firenze, 1836, p. 43 – Aless. Zanoli, Sulla milizia cisalpino-italiana, cenni storico-statistici dal 1796 al 1814, vol. II, Milano, 1845, p. 145.

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“Roger è il migliore di tutti i tempi. Va sottolineato che l'attuale periodo è il "peggiore" di tutti i tempi per i tennisti. Ci sono molti giocatori forti nella classifica top 15. Il suo periodo ha cominciato a scemare quando Nadal è esploso. Oggi, i duelli tra Roger e Rafa sono impressionanti. Tuttavia, se si guardano le statistiche, Roger è il più grande giocatore della storia.”

Mats Wilander (1964) tennista svedese

Origine: Citato in Mats Wilander dichiara che Roger Federer è il miglior giocatore di tutti i tempi http://www.livetennis.it/post/63802/mats-wilander-dichiara-che-roger-federer-e-il-miglior-giocatore-di-tutti-i-tempi/, Livetennis.it, 16 dicembre 2010.

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“Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare.”

Erri De Luca (1950) scrittore, traduttore e poeta italiano

Origine: Citato in Una falsa classifica http://partitodelsudnapoli.blogspot.com/2010/12/una-falsa-classifica-facieme-o-piacere.html, ilpartitodelsudNapoli.blogspot.com, 9 dicembre 2010.

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“In Italia la povertà è diminuita, sembra paradossale e controcorrente ma queste sono le statistiche. Rumoreggiate pure ma queste sono le statistiche.”

Renato Brunetta (1950) economista e politico italiano

Origine: Citato in la Repubblica http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/economia/crisi-33/brunetta-poverta/brunetta-poverta.html, 9 giugno 2009.

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“Chi controlla a Wikipedia non solo i testi ma anche le loro correzioni? O agisce una sorta di compensazione statistica, per cui una notizia falsa verrà prima o poi individuata?”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Origine: Da Come copiare da Internet, L'espresso, 16 gennaio 2006.

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“[Casalnuovo] Fà raccapriccio il ripensare alla rovina cagionatale dal terremuoto del 1783: narra il Sarcone che tutto il territorio si sconvolse, quindi caddero tutti gli edifizj e perfino la superficie della contrada cambiò d'aspetto […].”

Attilio Zuccagni-Orlandini (1784–1872) cartografo italiano

da Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia, volume 11, p. 368 https://books.google.it/books?id=6H85AAAAcAAJ&pg=PA368

“Una strada pedonale che si distacca dalla strada rotabile non molto fuori di Matera e dalla parte di ostro, segue presso a poco la direzione del fiume Gravina e conduce a Montescaglioso, capoluogo del Circondario che ora vuolsi percorrere. Sorge questa piccola città su di una collina presso il Bradano che le scorre a ponente-libeccio: la sua fondazione si deve ripetere, secondo il Giustiniani, dalla contessa Emma d'Altavilla, zia di Federigo II e vedova di Rodolfo Maccabeo, la quale la edificò nel XII secolo. Altri ha voluto che fosse fondata da Alessandro Severo sulle rovine di Metaponto, perché in alcuni diplomi è denominata Civitas Severiana; ma ciò non basta a stabilirne quella vantata antichità. Ebbe Montescaglioso largizioni e privilegi, confermati poi dal mentovato Federigo e dal Viceré Pietro di Toledo; fu posseduto per legato paterno dallo svevo Manfredi quando era Principe di Taranto, e nel 1458 da Pirro del Balzo. Pervenuto a Federigo secondogenito del Re Ferrante, egli lo vendé a Federigo Grisone, da cui per diversi contratti giunse in potere dell'ultimo feudatario Cattaneo. Vasta è la chiesa parrocchiale di Montescaglioso, ove sono altre chiese di mediocre struttura. Dei tre monasteri che vi si vedono, rinomatissimo per donazioni e per privilegi fu quello dei Cassinensi, ampio e fornito di bella chiesa, con doppio chiostro, doppio cenacolo, vasti e lunghi dormitori e molte sale. Miglionico e Pomarico appartengono a questo circondario.”

Attilio Zuccagni-Orlandini (1784–1872) cartografo italiano

da Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia, volume 11, p. 251 https://books.google.it/books?id=6H85AAAAcAAJ&pg=PA251

“Il fumo è una delle principali cause di statistica.”

Fletcher Knebel (1911–1993) scrittore

Priva di fonte

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“[…] da noi, un musulmano ammazzato può ancora fare notizia o scandalo, mentre parecchi cristiani bianchi ammazzati ogni giorno da bianchi cristiani per spacciare la droga fanno per lo più statistica.”

Alberto Arbasino (1930) scrittore, saggista e giornalista italiano

Origine: Da Uguali un corno http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/04/10/uguali-un-corno.html?ref=search, la Repubblica, 10 aprile 1991, p. 30.

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“[Sull'esame da avvocato sostenuto in Belgio] Perché in Italia è molto più difficile mentre in Belgio l'esame, non dico sia all'acqua di rose, ma insomma è certamente più facile. Non conosco le statistiche, ma qui le bocciature sono molte meno rispetto a quelle dell'esame di abilitazione in Italia.”

Francesco Speroni (1946) politico italiano

Origine: Dall'intervista di Elisabetta Reguitti, Speroni, neo-avvocato furbetto http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/29/speroni-neo-avvocato-furbetto/160746/, Il Fatto Quotidiano.it, 29 settembre 2011.

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“Non mi basta essere il migliore del Portogallo. Voglio essere il migliore di sempre e lavoro per esserlo. Poi dipende dall'opinione di ognuno: ma quando mi ritirerò, guarderò le statistiche e voglio vedere se sono tra i più forti di sempre. Ci sarò di sicuro.”

Cristiano Ronaldo (1985) calciatore portoghese

Origine: Dopo aver ricevuto la scarpa d'oro nel 2014; citato in Il blob della settimana: Suarez e i ricatti e Mourinho. E quel Messi che non c'è più. http://www.gazzetta.it/Calcio/07-11-2014/blob-settimana-suarez-ricatti-mourinho-quel-messi-che-non-c-piu-90965455470.shtml, Gazzetta.it, 7 novembre 2014.

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“Cos'altro posso fare per incoraggiarvi a far fronte alla vita? Ragazze, dovrei dirvi – e per favore ascoltatemi, perché comincia la perorazione – che a mio parere siete vergognosamente ignoranti. Non avete mai fatto scoperte di alcuna importanza. Non avete mai fatto tremare un impero, né condotto in battaglia un esercito. Non avete scritto i drammi di Shakespeare, e non avete mai impartito i benefici della civiltà ad una razza barbara. Come vi giustificate? È facile dire, indicando le strade, le piazze, le foreste del globo gremite di abitanti neri e bianchi e color caffè, tutti freneticamente indaffarati nell'industria, nel commercio, nell'amore: abbiamo avuto altro da fare. Senza la nostra attività nessuno avrebbe solcato questi mari, e queste terre fertili sarebbero state deserto. Abbiamo partorito e allevato e lavato e istruito, forse fino all'età di sei o sette anni, i milleseicentoventitré milioni di esseri umani che secondo le statistiche sono attualmente al mondo; e questa fatica, anche ammettendo che qualcuno ci abbia aiutate, richiede tempo. C'è del vero in quel che dite – non lo nego. Ma nello stesso tempo devo ricordarvi che fin dal 1866 esistevano in Inghilterra almeno due colleges femminili; che, a partire dal 1880, una donna sposata poteva, per legge, possedere i propri beni; e nel 1919 – cioè più di nove anni fa – le è stato concesso il voto? Devo anche ricordarvi che da ben dieci anni vi è stato aperto l'accesso a quasi tutte le professioni? Se riflettete su questi immensi privilegi e sul lungo tempo in cui sono stati goduti, e sul fatto che in questo momento devono esserci quasi duemila donne in grado di guadagnare più di cinquecento sterline l'anno, in un modo o nell'altro, ammetterete che la scusa di mancanza di opportunità, di preparazione, di incoraggiamento, di agio e di denaro non regge più. Inoltre gli economisti ci dicono che la signora Seton ha avuto troppi figli. Naturalmente dovete continuare a far figli, ma, così dicono, solo due o tre a testa, non dieci o dodici.”

2011, p. 151
Una stanza tutta per sé

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“Beh, guarda… io… Noi due non ci conosciamo, sicuramente non ci conosciamo. Però… apro una parentesi veloce, senza polemiche e senza niente. Credo che tu non sia stato… non sei molto al corrente della mia carriera., la Fiorentina anc… eh però, però nel mio curriculum… Però, se ti devo dire la verità, ti devo dir la verità… arrivato qua mi sembra di esser tornato ai tempi del Chievo. Però cosa c'è qua? Che respiri un'aria, pur essendo piccola… ecco la differenza, eh… c'è, c'è aria di una società mol… importante, secondo me. Ecco, queste sono le mie prime sensazioni quando mi son calato nel nero-verde.
[…] E quando vieni fuori da una situazione di 'sto tipo qua, che comunque poi ti hanno scelto, beh, parti ancora più rinvigorito, perché vuol dire che… che tu li hai convinti e… e che è una cosa bella! Se tu invece vieni fuori da situazioni forzate, eccetera, non sta bene, capisci? Ecco, questa l'ho vissuta molto bene. Perché comunque credo che alla fine dopo, o per un motivo o per l'altro, la scelta è caduta su di me perché ero quello… quello a cui la scoietà voleva arrivare.
[…] Esonero se tu fai… Allora, chiaro che se tu fai 2 anni di carriera, la statistica, magari fai 2 esoneri di fila, è un conto. Se tu fai 20 anni di Serie A e lavori anche all'estero qualche esonero ci sta, vai a vedere le carriere degli allenatori… Poi dopo, sai… un conto è lavorare in un posto, un conto è lavorare in un altro posto. È una cosa normale in un… in un trand, diciamo di lavoro di un allenatore. La vivo, l'ho sempre vissuta… chiaro che non fa mai piacere essere esonerati, però bisogna sempre trovare l'energia e la forza di andare avanti, di capire perché comunque sei stato esonerato, di cercare di, di, di, di… di avere quel coraggio di insistere e di migliorarti in modo che poi di far ricredere anche chi ti ha esonerato, ecco, questo ti deve sempre animare secondo me. […] Modena, Modena fu… il mio esonero è stato perché c'è stata incompatibilità col direttore sportivo Tosi. Non è stato un esonero di quelli… e non c'era incompatibilità, io purtroppo ho un carattere di quelli, allora magari più di adesso, avevo un carattere che io non, non… non ci si deve sposare per forza nella vita, se c'è incompatibilità ci si lascia. Ecco, di Modena ho 'sto ricordo qua.
[…] Però sono parito dalle giovanili, ho fatto un percorso, un cammino credo giusto e mi hanno scelto per allenare la prima squadra, ho fatto 2 anni di allenatore in seconda, ho imparato; poi mi hanno dato in mano la squadra, l'ho portata in Serie B, credo che se non è un'impresa come il Sassuolo, ci manca poco. Perché il Chievo, chi sa dov'è Verona, era un posto dove c'era la diga, ci passa l'Adige… ci sono 500 persone, e lì siamo andati in Serie B. In Serie B ho fatto 3 anni, tutti in miglioramento fino alla soglia della Serie A. Poi l'ho lasciato… l'ho lasciato perché sai, e lo sa anche il Sassuolo, tu quando vai, ad esempio il Sassuolo va in Serie A e cerca il giocatore di grande esperianze, eccetera, a volte ti senti dire di no. Quindi al Chievo c'era questo grande enigma. Noi eravamo in B madovevamo fare ancora con giocatori di C. Quindi sono state grandi imprese quelle lì. Perché, chi veniva al Chievo? Capisci? Chi veniva… adesso al Chievo ci va anche il grande giocatore, ma allora figurati. Quindi, abbiamo seminato insieme anche là con una grande società insieme con buon lavoro di gruppo, e siamo arrivati alla soglia della Serie A, che dopo l'ha ottenuta Del Neri dopo 2 anni. Però bisogna guardare anche il lavoro precedente, perché non è che tutto quanto è da buttare a mare, capito? Ecco, questo voglio dire.
[…] Io quando la mattina apro gli occhi e guardo il cielo ringrazio il Signore, perché credo che bisogna anche nella vita essere… Io credo di aver fatto, di avere avuto la fortuna di fare il lavoro che mi piace e di averlo svolto in maniera professionale al massimo e sono ancora qua dopo 20 che ho questa voglia qua perché penso che sia… per me è il più bel lavoro del mondo. E mi limito a dire questo, capito? Cioè, non ho nessun rimpianto, non ho nessun rammarico. La carriera di un allenatore purtroppo, o bene o male, ha degli alti e bassi e bisogna accetarli, bisogna sempre essere lì sul pezzo, a migliorarsi, a… la voglia di, di… altrimenti quando non c'è quella voglia lì bisogna smettere. Se non c'hai quella voglia lì bisogna smettere, qualsiasi tipo di lavoro. Oppure cambiare lavoro. Io questa voglia qua ce l'ho ancora, quindi sono qua con la voglia di, di, di… di trasmettere le, le, le, le, le, le mie sensazioni e le mie motivazioni a questa società ma soprattutto ai ragazzi.”

Alberto Malesani (1954) allenatore di calcio e ex calciatore italiano
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“Volare è sicuro? Sì, rispondono i dati. Nel 1989 ci sono stati 35 incidenti mortali, nel 2000 solo 21, nel 2005 solo 15 e l'anno scorso appena 11. Ai viaggiatori però interessano le probabilità di essere coinvolti in un incidente simile. Nelle peggiori compagnie le possibilità sono una su un milione e mezzo, in quelle medie una su 3,4 milioni e nelle migliori una su dieci milioni. Secondo Arnold Barnett, del Massachussetts institute of technology, uno statunitense dovrebbe volare ogni giorno per quattro milioni di anni per essere sicuro di morire in un incidente. Vi sembra ancora troppo pericoloso? Facciamo qualche paragone. Le probabilità che facendo un bagno in mare siate attaccati da uno squalo sono una su tre milioni. Ma di solito il confronto è con gli incidenti stradali. Il consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha fatto il calcolo sette anni fa: la probabilità di morire in un incidente d'auto è 75 volte superiore a quella di morire in un disastro aereo. Quindi perché non abbiamo paura di salire in auto? Ma i dati hanno un difetto. Non tengono conto della psiche dellHomo sapiens, che si è formata decine di migliaia di anni fa nella lotta per la sopravvivenza. E questa logica, sebbene poco aderente alla realtà, dice che una persona che guida un'auto è più o meno padrona del proprio destino, mentre in aereo non lo è. L'esperienza del cacciatore ha la meglio su qualunque statistica.”

Zbyněk Petráček (1959) giornalista cecoslovacco

Origine: Dal quotidiano ceco Lidové Noviny; tradotto in Paura di volare, Internazionale, n. 1095, 27 marzo 2015, p. 19.

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“Noi riteniamo che non ci sia progresso ma che ci sia regressione, imbarbarimento, quando le tecnologie determinano danni psicosociali che sono connessi al venire meno dell'identità parentale genetica del nascituro. È il caso della fecondazione eterologa che determina un'inaccettabile dissociazione tra filiazione sociale e filiazione biologica, una frattura tra parentela genetica, parentela gestazionale e responsabilità educativa, con danni psicologici inevitabili e irreparabili sul nascituro. Né si dica, come è stato detto più volte, che il concetto di genitorialità oggi sta evolvendo verso nuovi orizzonti perché gli orizzonti dei genitori sono diversi da quelli del bambino, specie se si considera che la coppia oggi è sempre più precaria e quindi abbisogna di scelte meditate e per così dire ortodosse. Basta vedere le statistiche per leggere numeri allarmanti. Né si opponga quella provocazione che sento spesso ripetere, qui come anche in dibattiti pubblici, che l'Italia è piena di "figli dell'eterologa", perché frutto del rapporto di una donna con il lattaio di turno. Crediamo che quando si va a scomodare la scienza per sopperire alle carenze della natura, non si possono imitare le stravaganze, le degenerazioni della natura, ma che si debba salvare una connotazione il più possibile naturale al ruolo genitoriale, escludendo quindi il caos di figure socialmente inedite e di difficile definizione.”

Maria Elisabetta Alberti Casellati (1946) avvocato e politica italiana

Origine: Da un intervento durante la seduta n. 506 del Senato della Repubblica, 11 dicembre 2003. Resoconto stenografico http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=14&id=90808 disponibile su Senato.it.

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“I presidenti dormono | Si sentono al sicuro, | secondo le statistiche | non c’è futuro.”

Filippo Gatti (1970) cantautore, musicista e produttore discografico italiano

da Non sei nessuno, n.5
Il pilota e la cameriera