Frasi sul dolore
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“Cosa posso dirvi – rispose Jura. Si mosse irrequieto sulla seggiola, si alzò, fece alcuni passi e sedette di nuovo. – Prima di tutto, domani vi sentirete meglio, ci sono i sintomi, son pronto a farmi tagliare la testa. E poi: la morte, la coscienza, la fede nella resurrezione… Volete sapere la mia opinione di naturalista? Non sarebbe meglio un'altra volta? No? Subito? Bene, come volete. Solo che è una cosa difficile, così, di punto in bianco –…..
– La resurrezione. Nella forma più volgare in cui se ne parla, a consolazione dei deboli, mi è estranea. E anche le parole di Cristo sui vivi e sui morti io le ho sempre intese in un altro modo. Dove mettereste questi immensi eserciti arruolati in tutti i millenni? Non basterebbe l'universo, le divinità, il bene e il raziocinio dovrebbero cedere il posto. In quell'avida calca animalesca sarebbero schiacciati.
– Ma, nel tempo, sempre la medesima vita, incommensurabilmente identica, riempie l'universo, a ogni ora si rinnova di innumerevoli combinazioni e trasformazioni. Ecco, voi vi preoccupate se risorgerete o meno, mentre siete già risorta, senza accorgervene, quando siete nata.
– Sentirete dolore? Sente forse il tessuto la propria dissoluzione? Cioè, in altre parole, che sarà della vostra coscienza? Ma che cos'è la coscienza? Vediamo. Desiderare coscientemente di dormire è insonnia garantita, tentare coscientemente di avvertire il lavorio del propria digestione è esattamente perturbare la sua innervazione. La coscienza è un veleno, un mezzo di autoavvelenamento per il soggetto che la applica a se stesso. La coscienza è luce, proiettata al di fuori e che illumina la strada a noi, perché non si inciampi. La coscienza sono i fari accesi davanti ad una locomotiva che corre. Rivolgete la loro luce all'interno e succederà una catastrofe.
– Dunque, che sarà della vostra coscienza? Della vostra. La vostra. Ma voi cosa siete? Qui sta il punto. Guardiamo meglio. In che modo avete memoria di voi stessa, di quale parte del vostro organismo siete cosciente? Dei vostri reni, del fegato, dei vasi sanguigni? No, per quanto ricordiate, di voi vi siete sempre accorta di una estrinsecazione, in un atto, nelle opere delle vostre mani, in famiglia, fra gli altri. E, ora, state bene attenta. L'uomo negli altri uomini, ecco che cos'è l'anima dell'uomo. Ecco che cosa siete voi, ecco di che cosa ha respirato, si è nutrita, di che cosa si è abbeverata per tutta la vita la vostra coscienza. Della vostra anima, della vostra immortalità, della vostra vita negli altri. E allora? Negli altri siete vissuta, negli altri resterete. Che differenza fa per voi se poi ciò si chiamerà memoria? Sarete ancora voi, entrata a far parte del futuro.
– Un ultima cosa. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. La morte non esiste. La morte non riguarda noi. Ecco, voi avete parlato di talento, questa è un'altra cosa, una cosa nostra, scoperta da noi. E il talento, nella sua nozione più alta e più lata, è il dono della vita.
– Non vi sarà morte, dice Giovanni Evangelista: guardate come è semplice la sua argomentazione. Non vi sarà morte, perché il passato è ormai trascorso. Quasi come dire: non vi sarà morte, perché questo è già stato visto, è vecchio e ha stancato, e ora occorre qualcosa di nuovo e il nuovo è la vita eterna.
Parlando, Jura passeggiava per la stanza.”

Dormite, – disse accostandosi al letto e ponendo le mani sulla testa dell'inferma. Passò qualche minuto e Anna Ivànova cominciò ad assopirsi.
Silenziosamente Jura uscì dalla camera e disse alla Egòrovna di richiamare l'infermiera. «Che diavolo,- pensò,- sto diventando una specie di ciarlatano. Mi metto pure a fare scongiuri, a curare la gente imponendo le mani».
Il dottor Živago

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“È sempre difficile consolare un dolore che non si conosce […].”

Alexandre Dumas (figlio) (1824–1895) scrittore e drammaturgo francese

cap. 4
La signora delle camelie

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“Non sono l'apostolo del vizio, ma qualunque nobile dolore desta un'eco nel mio cuore.”

Alexandre Dumas (figlio) (1824–1895) scrittore e drammaturgo francese

p. 222

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“Così come il dolore è una sensazione necessaria alla conservazione del nostro corpo, la sofferenza è necessaria alla conservazione della nostra anima.”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo

Origine: Dal Ciclo di letture, 28 ottobre; citato in Tatiana Tolstoj, p. 204.

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“I segni poi dell'infiammazione sono quattro, il rossore, ed il tumore, il calore, ed il dolore.”

Aulo Cornelio Celso (-25–50 a.C.) enciclopedista e medico romano

libro III, capitolo X, p. 157
De medicina libri octo
Origine: I quattro segni elencati da Celso: rubor (rossore), calor (aumento della temperatura), tumor (gonfiore) e dolor (dolore) costituiscono ancora oggi i segni cardinali dell'infiammazione acuta. Ad essi è stato aggiunto però un quinto segno, la functio laesa, l'inibizione della funzionalità dell'area colpita.

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“Tu mi comandi, o regina, di rinnovare un inenarrabile dolore.”

Publio Virgilio Marone (-70–-19 a.C.) poeta romano

II, 3

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“Scelsi per il ruolo della madre di Giuliano, una contadina il cui figlio era finito male. Lo sapevo: ma, qualche volta, un cineasta che vuole dare l'impressione del vissuto è spinto a essere crudele… L'ho portata, quasi spinta, dentro l'obitorio. Era la prima volta che ci entravamo. La luce era quasi inesistente. Nella penombra si muovevano a fatica, oltre al fonico, Di Venanzo e Pasqualino De Santis. La donna doveva fingere di essere una madre che vede il cadavere del figlio. Lo fece con forte emozione e, insieme, con perizia da attrice di professione. La ripresi con l'obiettivo 75 che avvicina molto il personaggio ma, di continuo, rischia di perderlo dal quadro. Non potevo, naturalmnete, chiederle di andare ai segni. Le dissi di seguire, con la coda dell'occhio, i movimenti della mia mano. L'avrei guidata, e ai miei gesti lei doveva andare avanti, rallentare, tirarsi un poco indietro. La donna si scioglieva in lacrime, viveva il dolore di una madre che ha perso il figlio e, intanto, seguiva alla perfezione le mie indicazioni finché, quando glielo indicavo, si arrestava d'improvviso. Furono tre riprese, tutte istinto e controllo. Una pausa e, poi, un pianto raccapricciante. Fuori dall'obitorio, nel frattempo era arrivato un funerale. Piangevano dentro e fuori, qui per finta e là per davvero. Questo, anche questo ahimè, è il cinematografo. (da Il mestiere del narratore”

Francesco Rosi (1922–2015) regista italiano

conversazione con Francesco Rosi), p. 27

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“Amiam, che i dì son brevi; | un giorno senza amor, | è giorno di dolor, | Giorno perduto.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

da All'amica, p. 275
Poesie varie

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“Finché avrai lagrime per la musica, avrai religione pel dolore.”

Ambrogio Bazzero (1851–1882) scrittore e poeta italiano

Storia di un'anima, Lagrime e sorrisi

“La musica è l'arte gentile, la primigenia figlia del cuore umano, nata col primo amore, col primo dolore.”

Ambrogio Bazzero (1851–1882) scrittore e poeta italiano

Storia di un'anima, Lagrime e sorrisi

“Sai tu che cosa sia la melanconia? Molte volte il fondersi di due crepuscoli, quello dell'amore con quello del dolore.”

Ambrogio Bazzero (1851–1882) scrittore e poeta italiano

Storia di un'anima, Lagrime e sorrisi

“Sai tu che sia il dolore? Troppe volte è l'ultima parola vuota di un verso vuotissimo per far rima con amore.”

Ambrogio Bazzero (1851–1882) scrittore e poeta italiano

Storia di un'anima, Lagrime e sorrisi

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“Viviamo sotto strati di dolore, uno soggiacente all'altro e che per la presenza di quest'altro non viene percepito, ma che è pronto a far sentire la sua punta non appena quest'altro scompare.”

Giuseppe Rensi (1871–1941) filosofo e avvocato italiano

Frammenti d'una filosofia dell'errore e del dolore, del male e della morte

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“Francesco di Sales nulla concede allo stile pagano che peraltro nelle antiche scuola ha già da tempo dismesso l'abito tragico.”

Salvatore Natoli (1942) accademico e filosofo italiano

da L'Esperienza del dolore: le forme del patire nella cultura occidentale, Feltrinelli Editore, 1986

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“Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono di un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma penserei a tutto ciò che dico.
Valuterei le cose non per il loro valore, ma per ciò che significano.
Dormirei poco e sognerei di più, sapendo che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi, perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei avanti quando gli altri si fermano, mi sveglierei quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano e con quanto piacere gusterei un buon gelato al cioccolato.
Se Dio mi desse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice, mi butterei per terra al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la mia anima.
Dio mio, se avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l'arrivo del sole. Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei le rose con le mie lacrime per sentire il dolore delle loro spine e il rosso bacio dei loro petali.
Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni donna che è la mia prediletta e vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini dimostrerei quanto sbagliano pensando che smettono di innamorarsi quando invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi!
A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con l'oblio.
Ho imparato così tanto da voi uomini…
Ho imparato che ognuno vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel modo di salire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, lo tiene stretto per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall'alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rialzarsi.
Sono tante le cose che ho imparato da voi, ma in verità non saranno granché utili, perché quando mi metteranno in questa valigia, purtroppo starò per morire…”

Johnny Welch (1959) comico, attore e scrittore messicano

da Lo Que Le He Enseñado a la Vida

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“È uno strano dolore… Morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai.”

Silk
Seta
Variante: È uno strano dolore.
Piano.
- Morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai.

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“Maledetto | chi s'accosta senza piangere | Alla terra del dolor!”

Giovanni Berchet (1783–1851) poeta italiano

Il romito del Cenisio

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“Come il mar su cui si posa | Sono immensi i guai d'Italia | Inesausto è il suo dolor.”

Giovanni Berchet (1783–1851) poeta italiano

Il romito del Cenisio

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“Povere Madri che vivete nascoste e consumate nel segreto del vostro cuore ansie e dolori da nessuno compresi!…”

Francesco Olgiati (1886–1962) religioso italiano

Origine: Schemi di conferenze, p. 13

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“Rimedio ad ogni dolore è la pazienza!”
Cuivis dolori remedium est patientia.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Sententiae

“Il dolore diminuisce quando non può più aumentare!”
Dolor decrescit, ubi quo crescat non habet.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Il dolore cala se non ha motivo di crescere.
Sententiae

“La sofferenza della mente è peggiore di quella del corpo.”
Dolor animi [multo] gravior est quam corporis.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Le sofferenze dell'animo sono più profonde di quelle del corpo!
Il dolore dell'anima è molto peggiore del dolore del corpo.
Sententiae

“È difficile metter d'accordo il dolore con la pazienza!”
Difficile est dolori convenire cum patientia.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Dolore e pazienza difficilmente vanno assieme.
Sententiae