Frasi sulla punizione
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“Tutta la mia filosofia si lascia riassumere in una frase: il mondo è la volontà che conosce se stessa.”

Arthur Schopenhauer (1788–1860) filosofo e aforista tedesco

Origine: Da Der Handschriftliche Nachlass, vol. I, Manoscritti 1804-1818, p. 462, DTV, München-Zürich 1985.

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“Nelle loro regole c'era solo una frase: fai quello che ti pare.”

libro I, cap. LVII
Gargantua e Pantagruele

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“La frase più bella di tutte le lingue è: "Si allega assegno….”

Dorothy Parker (1893–1967) scrittrice, poetessa e giornalista statunitense
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“Hai delineato quelli che chiamerei valori vittoriani.”

Margaret Thatcher (1925–2013) primo ministro del Regno Unito

Questa frase, spesso associata a Margaret Thatcher, deriva da un'intervista con Brian Walden nel programma Weekend World del 16 gennaio 1983. Nell'intervista è Brian Walden a pronunciare, riassumendo il discorso di Margaret Thatcher, la frase.

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“Nulla l'uomo teme di più che essere toccato dall'ignoto.”

Elias Canetti (1905–1994) scrittore, saggista e aforista bulgaro

p. 17, frase iniziale del libro

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“[su Margherita di Valois] La giovane sposa, figlia di Enrico II, era la perla della co­rona di Francia, Margherita di Valois, che con affettuosa fa­miliarità il re Carlo IX chiamava sempre mia sorella Margot. Certo, accoglienze tanto lusinghiere non erano mai state più meritate di quelle che si facevano in quel momento alla nuova regina di Navarra. Margherita a quel tempo aveva appena vent'anni, e già era oggetto delle lodi di tutti i poeti che la paragonavano alcuni all'Aurora altri a Venere citerea. Era in realtà la bellezza senza rivali di quella Corte nella quale Ca­terina de' Medici aveva riunito, per farne le proprie sirene, le più belle donne che aveva potuto trovare. La giovane sposa aveva i capelli neri, il colorito brillante, gli occhi voluttuosi velati da lunghe ciglia, la bocca rossa e fine, il collo elegante, il corpo tornito e snello e, perduto in una pianella di seta, un piede di bambina. I francesi cui apparteneva, erano fieri di vedere sbocciare nella loro terra un così splendido fiore e gli stranieri di passaggio per la Francia ripartivano abbagliati dalla sua bellezza se l'avevan soltanto vista, storditi dalla sua cultura se avevano parlato con lei. Certo è che Margherita era non soltanto la più bella, ma anche la più colta delle don­ne del suo tempo; si citava la frase di un dotto italiano che le era stato presentato e dopo aver parlato con lei un'ora in ita­liano, in spagnolo, in latino e in greco, l'aveva lasciata dicen­do nel suo entusiasmo:
«Vedere la Corte senza vedere Margherita è non vedere né la Francia, né la Corte».
Così i panegirici non mancarono al re Carlo IX e alla gio­vane regina di Navarra; si sa quanto gli ugonotti siano fecon­di. Inevitabilmente, allusioni al passato e domande per l'av­venire furono accortamente insinuate in mezzo a quegli indi­rizzi al re; ma a tutte le allusioni egli rispondeva con le sue labbra pallide e il suo sorriso astuto:
«Nel dare mia sorella Margot a Enrico di Navarra, io do il mio cuore a tutti i protestanti del regno».
La frase rassicurava gli uni e faceva sorridere gli altri poi­ché aveva in realtà due sensi: uno paterno e del quale in buo­na coscienza Carlo IX non voleva sovraccaricare il suo pen­siero; l'altro ingiurioso per la sposa, per il marito e anche per chi lo pronunciava, poiché ricordava alcuni sordi scandali con i quali la cronaca di Corte aveva già trovato il modo di lordare la veste nuziale di Margherita di Valois.”

Alexandre Dumas (padre) (1802–1870) scrittore francese

pp. 26-27

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“Chi sono io per prendermi cura degli altri? Questa affermazione, vi ricordate, chi l'ha fatta per primo? Caino. «Sono forse io colui che deve nutrire suo fratello?» Questa affermazione criminale, questa frase di morte è un peccato che viene dall'infanzia delle persone che crescono in un modo di pensare egoistico inculcato in loro, sono uomini e donne educati in questo modo.”

Papa Francesco (1936) 266° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Omelie, Omelia nella solennità di san Raimondo Nonnato http://www.tempi.it/curate-la-vita-dal-principio-alla-fine-il-cristiano-non-puo-permettersi-il-lusso-di-essere-un-idiota#.UUyayTd42So, Buenos Aires, 31 agosto 2005

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“Whoopie! Quello sarà stato piccolo per Neil, ma è un gran passo per me.”

Charles Conrad (1930–1999) astronauta statunitense

Al momento di mettere piede sulla Luna, riferendosi alla famosa frase di Neil Armstrong

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“Rat-saluti a tutti (fletto i muscoli e sono nel vuoto).”

Andrea Plazzi (1962) traduttore e saggista italiano

frase con la quale chiude l'editoriale di apertura di ogni numero di Rat-Man Collection

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“Ma non basta che attorno alla religione sia stata intenzionalmente creata una cortina di noncuranza e di ignoranza; ora la fede diventa oggetto di continui attacchi. È significativa la battuta del Nobel Steven Weinberg, che oltretutto è un cosmologo e non un sociologo: «Ci sono persone buone che fanno cose buone e persone cattive che fanno cose cattive, ma se volete trovare gente buona che faccia cose cattive, rivolgetevi alla religione». In alcuni Paesi, questa frase è diventata quasi un proverbio e viene ripetuta dai media e nei bar. È stupefacente che se ne esca con una simile battuta un uomo come Weinberg, che ha vissuto gran parte della sua vita in un secolo, il XX, che ha conosciuto i regimi più oppressivi della storia. È questa l'obiezione che io muovo appena qualcuno tira fuori la battuta di Weinberg. E ottengo, invariabilmente, la seguente risposta: «Ma il comunismo era una religione!». Insomma, per alcuni, la parola "religione" è diventata sinonimo di irrazionalità e addirittura di assassinio. In pratica, c'è ormai chi intende per "religione" un complesso di credenze che può indurre persone buone e pacifiche (che non ucciderebbero neanche una mosca, che so, per conseguire un guadagno personale), a trasformarsi in killer per una "causa."”

Charles Taylor (1931) filosofo canadese

Un modo di pensare abbastanza grossolano, questo. Al quale va mossa un'altra obiezione ancora: Hitler, Stalin, Pol Pot, Mao, eccetera, erano tutti nemici della religione.

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“Per tutto questo c'interessa meno che mai la parola in sé, e più che mai l'andazzo, il contributo dato all'irreggimentazione. Bisognerà, proprio per farsene un'idea, che il lettore s'assoggetti a una filza d'esempi, esposti in forma schematica, tale da far risparmiare i commenti e condensare tutto in uno spazio quanto più possibile breve. Per ciascuno di essi sarà data: prima la frase in lingua irreggimentata e, accanto, la "traduzione" in lingua dimenticata. Ma la parola "traduzione”

Franco Fochi (1921–2007) linguista e saggista italiano

tra virgolette per questo) non porti a fraintendere. Essa non significa: si deve dire così e soltanto così, e guai a servirsi di quell'altro modo anche una sola volta — né una rondine fa primavera né una nuvola porta l'inverno — ma: a causa della prepotenza di -MENTE, oggi non si dice più, o quasi più, in questa maniera, che pure è la più vivace, la più espressiva, la più varia, cioè quella che più risponde a una dote, la ricchezza, considerata fin qui tra le più alte della nostra lingua (certa "varietà" dell'altra maniera è, di fatto, vuotaggine estrema, fragilità, instabilità del significato, come meglio diremo). (Insopportabil-mente, p. 109)

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“Avevo lasciato questo pianeta, abbandonando i poveri terrestri alle loro occupazioni tanto molteplici quanto inutili; finalmente vivevo nello splendore scintillante delle stelle, che mi apparivano grandi come milioni di soli! In altre occasioni non ero riuscito ad ottenere quel tipo di illuminazione per le scene delle mie opere: nel grande teatro dell'Opéra i fondali troppo spesso rimangono in ombra. Ormai non dovevo più rispondere alle lettere, avevo detto addio alle prime rappresentazioni, alle discussioni letterarie e a tutto ciò che vi si mescolava.
Niente giornali, niente cene, niente notti agitate!
Ah! se avessi potuto consigliare ai miei amici di raggiungermi dove mi trovavo. Non avrei esitato a chiamarli a me. Ma l'avrebbero fatto?
Prima di ritirarmi in questo soggiorno lontano avevo scritto le mie ultime volontà (un marito infelice avrebbe approfittato di questa occasione testamentaria per scrivere con voluttà «Le Mie Prime Volontà»). Avevo soprattutto espresso il desiderio di essere inumato a Egreville, vicino alla dimora familiare nella quale avevo vissuto per tanto tempo. Oh! Il buon cimitero! In aperta campagna: in un silenzio che si conviene a coloro che vi abitano.
Avevo evitato che si evitasse di appendere alla mia porta quelle tende nere, fatte apposta per i clienti. Desideravo che una vettura anonima mi facesse lasciare Parigi. Il viaggio, secondo le mie volontà, aveva avuto luogo alle otto di mattina. Un paio di giornali della sera ritennero di dover informare i loro lettori della mia morte.
Alcuni amici – ne avevo ancora la sera prima – andarono ad informarsi dal mio portinaio se la notizia era vera, e lui rispose: «Ahimè! Monsieur è partito senza lasciare indirizzo.» E la sua risposta era vera, perché non sapeva dove mi portasse quella macchina.
All'ora di pranzo, alcuni conoscenti mi fecero l'onore di condolersi; nel pomeriggio si parlò dell'avvenimento addirittura nei teatri, qua e là:
«– Adesso che è morto non lo eseguiranno più così spesso, vero?
«– Sapete che ha lasciato un'opera inedita? Ma non smetterà mai di togliere il lavoro alla gente?
«– Io, parola mia, gli volevo bene! Nelle sue opere avevo sempre dei grossi successi!
Ed era una bella voce di donna a dire quest'ultima frase.
Dal mio editore, piangevano: mi volevano tanto bene!
A casa mia, Rue de Vaugirard, mia moglie e mia figlia, i miei nipoti i miei bisnipoti erano riuniti: e nei singhiozzi quasi provavano una consolazione.
La mia famiglia doveva arrivare a Egreville la sera stessa del mio seppellimento.
E la mia anima (l'anima sopravvive al corpo) sentiva venire tutti questi rumori dalla città che avevo abbandonata. Man mano che la macchina me ne allontanava, le parole, i rumori, si confondevano, e io sapevo, visto che mi ero fatto costruire da parecchio tempo la tomba, che la fatal pietra, una volta sigillata, sarebbe diventata nel giro di poche ore la porta dell'oblio.”

Jules Massenet (1842–1912) compositore francese

da Epilogo in cielo, l'Echo de Paris, 11 luglio 1912; citato nell'epilogo a Don Quichotte, prefazione di Piero Faggioni, Stagione Lirica 1985-86, E. A. Teatro San Carlo, Napoli 1985, p. 84

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“Sono un teorico del sesso che lo predica ma non lo pratica”

Roberto Mattioli (1963) conduttore televisivo e conduttore radiofonico italiano

Da L'Altro Festival – RTE – del 10 luglio 2001 e da Al Posto Tuo – Rai 2 – edizione 2000/2001, frase ricorrente

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“Guadagni il pulpitino microfonato (Dal Premio Internazionale Comunicare l'Europa 2011”

Roberto Mattioli (1963) conduttore televisivo e conduttore radiofonico italiano

frase ricorrente- del 17 febbraio 2011)

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“L'assistente di studio fa lo scat come i Neri per Caso.”

Roberto Mattioli (1963) conduttore televisivo e conduttore radiofonico italiano

Da Prima che sia troppo tardi – 1995-1996 – SMtv San Marino, frase ricorrente.

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“Io invito tutti a tirar fuori soltanto una mia frase insultante nei rispetti dell'opposizione. Io rispetto tutti e pretendo rispetto.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2004
Origine: Dalla trasmissione televisiva Porta a Porta, Rai 1; citato in Berlusconi: "Paura del confronto? Non parlo con chi mi insulta" http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/politica/campagna1/miconfronto/miconfronto.html, Repubblica.it, 10 marzo 2004.

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“Si era sempre fatto uno per volta, ah? E allora… e allora a me mi piace due per volta. (Allora, avete capito o no?)”

Edoardo Bennato (1946) cantautore, chitarrista e armonicista italiano

Bennato si riferiva ai suoi due album pubblicati nel giro di pochi giorni, e solo dopo l'uscita di Sono solo canzonette questa frase diventava di chiara comprensione

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“[In riferimento al caso Alma Shalabayeva ed alla mozione di sfiducia verso Angelino Alfano] Un fatto è chiaro. Il ministro Alfano ha ingannato il Parlamento. Lo ha fatto quando ha omesso scientemente di leggere in Aula alcuni passaggi della relazione del capo della Polizia Pansa, e in particolare quello in cui viene detto a lettere chiarissime che era stato proprio Alfano ad allestire l'incontro tra il suo capo di gabinetto Procaccini e l'ambasciatore kazako, per una questione molto delicata riguardante «l'arresto di un pericoloso latitante.»”

Loredana De Petris (1957) politica italiana

Chi può credere che, dopo una frase del genere, il Ministro si sia disinteressato della questione molto delicata?
Origine: Il riferimento è ad Alua Ablyazov che con la madre Alma Shalabayeva era stata espulsa dall'Italia, per approfondire vedi qui.
Origine: Citato nel resoconto stenografico della seduta n. 73 del 19 luglio 2013 http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=hotresaula, Senato della Repubblica- XVII Legislatura, Roma, 19 luglio 2013.

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“[Sulla frase di Berlusconi sull'abolizione di alcune festività per aumentare la produttività] È stata solo una battuta in un contesto più ampio, per essere capita va accompagnata dalla consapevolezza che chi l'ha pronunciata lavora 24 ore, domenica compresa, e non sa cosa sono le ferie e le vacanze.”

Isabella Bertolini (1963) politica italiana

citata in Meno festività per lavorare di più Al premier una valanga di critiche http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/politica/campagna1/hannodetto/hannodetto.html, la Repubblica, 29 marzo 2004

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“Per lui la frase era la continuazione di un'altra detta un'ora, un giorno prima.”

Origine: I pesci non chiudono gli occhi, p. 9

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“[Il significato di SPQR] Sono porci questi romani.”

Umberto Bossi (1941) politico italiano

26 settembre 2010; citato in Governo, frase Bossi "sono porci questi romani" crea imbarazzo http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE68Q0IF20100927, Reuters Italia, 27 settembre 2010

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“Solo in un Paese ammorbato dalla pseudocultura della sinistra si sta ad almanaccare se persone come Quattrocchi siano eroi o mercenari. Parlare di mercenari significa sposare lo stesso linguaggio di chi inneggia alla resistenza irachena. Quattrocchi ha dimostrato a tutti il suo vero sentimento. E con quella frase gridata non si può negare che sia morto da eroe.”

Sandro Bondi (1959) politico italiano

Origine: Citato in Lorenzo Fuccaro, Striscioni allo stadio, email americane: «Quattrocchi eroe» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2004/aprile/19/Striscioni_allo_stadio_email_americane_co_9_040419031.shtml, Corriere della Sera, 19 aprile 2004.

“Tutto ciò che riguardava l'altro sesso mi era vietato.
Ammi aveva due mantra per inculcarmi l'immoralità dei rapporti con le femmine. Il primo era basato su un hadith. «Quando un uomo e una donna sono da soli», diceva spesso, «il diavolo è il terzo». Significava che ogni momento trascorso in compagnia di una ragazza equivaleva a adorare Satana.
L'altro ritornello, «L'uomo è come il burro e la donna è un forno caldo, e il fuoco scioglie sempre il burro», era di incerta origine e di significato altrettanto incerto. Tuttavia, questa frase evocava in me le immagini di vari tormenti infernali – chiaramente descritti dall'imamdella moschea e che prevedevano l'immersione in un calderone di pus – ed era dunque efficace malgrado la sua apparente assurdità.
Ogni volta che sentivo anche la minima eccitazione, ero colto dal timore. Poi, per prevenire il castigo che Allah e gli angeli mi stavano indubbiamente preparando nell'aldilà, cercavo un modo per punirmi da solo in questa vita. Il mio comportamento da un punto di vista islamico era logico: una volta in Pakistan un imam aveva detto che il motivo per cui le autorità islamiche punivano tanto severamente in questa vita era perché non fossimo puniti per lo stesso peccato nell'aldilà. Immaginavo che, vivendo in America, dove non c'erano autorità islamiche a fustigarmi per penitenza, tanto valeva che lo facessi io al posto loro.”

Ali Eteraz scrittore e giornalista pakistano
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