Frasi sulla punizione
pagina 4

Adolfo Bioy Casares photo

“Da noi, per una serie di ragioni che fanno capo a uno staterello piazzato proprio nel centro della capitale, è invece prassi ormai consolidata santificare anche calcisticamente la ricorrenza pasquale, anticipando il campionato al sabato. Che da un lato è una bazzecola rispetto, come dire, ad altri oneri condominiali: dall'altro una buona idea dal punto di vista familiare. È qui, a questo punto della storia che si inserisce la straordinaria abilità manageriale del governo del pallone. Come? Ma è semplice. Piazzando esattamente a metà della settimana di Pasqua una bella serata infrasettimanale, tre giorni dopo il turno precedente e a meno di altri tre (mercoledì si gioca alle 20,30, sabato alle 15 con l'eccezione serale di Inter-Juventus) da quello successivo. È vero che le società di serie A vivono, o sopravvivono, di diritti televisivi e gli incassi al botteghino rappresentano salvo rare eccezioni poco più dell'argent de poche. Ma è anche vero che una serata di campionato come quella di domani sembra studiata apposta per tornare a far scendere la già non esaltante media di spettatori. Che è sì risalita a circa 22 mila unità a partita, dalla fossa delle Marianne della scorsa stagione. Ma resta sideralmente lontana dal resto dell'Europa calcistica che conta dove pure, come si è visto, la presenza della pay tv non è meno ingombrante e condizionante. […] Al di là del versante demenzial-logistico, ci sarebbe anche un aspetto tecnico da considerare. Più gli impegni sono ravvicinati e meno bene si gioca, più le squadre sono in debito di recupero psicofisico e più sale l'agonismo, più si picchiano e meno spettacolo si vede. Piaccia o meno a chi vende il prodotto, la quantità è nemica della qualità anche nel calcio. Ma il motto di chi ce lo somministra è: purché respiri. Il calciatore, il tifoso, il telespettatore.”

Gigi Garanzini (1948) giornalista, scrittore e conduttore radiofonico italiano

18 marzo 2008

Massimo Piattelli Palmarini photo

“La famosa frase di Kant è: «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me». Questa volta stellata, limpida, la si può forse pensare finalmente sgombra dal terrore di un dio tirannico e dalla facile consolazione di un dio paternalistico.”

Massimo Piattelli Palmarini (1942) professore di scienze cognitive, linguista, epistemologo italiano

Origine: Ritrattino di Kant a uso di mio figlio, Capitolo 1, Perché proprio Kant? Ovvero: il fascino discreto della ragione pura, p. 30

Massimo Piattelli Palmarini photo

“Una frase che non è di Kant, ma che si applica bene a Kant, è che l'uomo è come condannato alla libertà, e necessariamente obbligato a vivere nella sua libertà.”

Massimo Piattelli Palmarini (1942) professore di scienze cognitive, linguista, epistemologo italiano

Variante: Una frase che non è di Kant, ma che si applica bene a Kant, è che l’uomo è come condannato alla libertà, e necessariamente obbligato a vivere nella sua libertà.
Origine: Ritrattino di Kant a uso di mio figlio, Capitolo 4, Come è possibile agire bene, p. 78

Sandrone Dazieri photo

“L'ergastolo è segnato sulle sentenze come "fine pena: mai". L'ho sempre trovata una frase da film dell'orrore.”

Sandrone Dazieri (1964) scrittore e sceneggiatore italiano

Attenti al gorilla

Agostino d'Ippona photo

“Così tornai concitato al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi. Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: "Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo né assecondate la carne nelle sue concupiscenze”

Agostino d'Ippona (354–430) filosofo, vescovo, teologo e santo berbero con cittadinanza romana

Lettera ai Romani, 13. 13 s. ]. Non volli leggere oltre, né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono. (12, 30)

Tiziano Sclavi photo

“Le cose cambiano. Se c'è movimento. Ricordo una frase di Lichtenberg che dice: "Non posso dire se le cose saranno migliori quando cambieranno, ma so che devono cambiare se si vuole che siano migliori", lo diceva nel Settecento, ma vale anche oggi.”

Tiziano Sclavi (1953) scrittore e fumettista italiano

Origine: Osservazioni e pensieri: «Non so dire in verità se la situazione sarà migliore quando cambierà; posso dire che deve cambiare se si vuole che sia migliore.»

Corrado Guzzanti photo

“[Lezione d'inglese] Dandini: Trasformiamo questa frase da affermativa in interrogativa: "Tu vuoi un gelato".
Lorenzo: Yes!”

Corrado Guzzanti (1965) comico, attore e sceneggiatore italiano

da Maddecheaò
Personaggi originali, Lorenzo

“[Riferito a Billie Holiday] Possiamo trovare nelle sue incisioni del periodo 1935-40 tutti i procedimenti per mezzo dei quali essa trasformava una melodia: l'accentazione di certe note, che faceva precedere da brevi silenzi che attiravano su di esse l'attenzione (Why was I born, I wished on the moon) l'affrancamento, in rapporto al tempo, della frase (I Can't get sterted) cominciata generalmente con un leggero ritardo su quello: un effetto da cui Billie Holiday ricavava un considerevole swing (Miss Brown to you); le improvvise opposizioni dei registri (Body and soul); o la combinazione di questi due ultimi effetti (Can't help lovin' thet man). Per tutta la durata di queste registrazioni, si resta colpiti dal modo in cui Billie Holiday "pensa" – o "sente"”

Demètre Ioakimidis (1929–2012)

i suoi vocali; ella lo fa molto più alla maniera d'uno strumentista che a quella di una cantante, tanto che quando, in She's funny that way, ella segue Lester Young, sembra continuare il pensiero musicale di quest'ultimo. (da Romantique Billie Holiday, in Jazz Hot, ottobre 1959; citato in Jazz: La vicenda e i protagonisti della musica afro-americana)
Origine: La versione di She's funny that way a cui si fa riferimento è quella del 1937. Mentre tutti gli altri brani sono stati registrati con sotto il nome di Teddy Wilson.

Gyula Juhász photo
Mauro Leonardi photo
Mario Andrea Rigoni photo
Nick Hornby photo
Federigo Verdinois photo
Oriana Fallaci photo
Mark Twain photo

“Se desiderate infliggere una punizione perfida e crudele a un giovane, obbligatelo a tenere un diario ogni anno.”

Mark Twain (1835–1910) scrittore, umorista, aforista e docente statunitense

Imprecazioni d'autore

Mario Martone photo
Nino Farina photo
Robert Musil photo
Walt Whitman photo
Roberto Benigni photo
Radja Nainggolan photo
Maurizio Crozza photo
Erri De Luca photo
Gianrico Carofiglio photo
Polibio photo
Roberto Saviano photo
Cormac McCarthy photo
Damiano Tommasi photo

“Sono sconcertato dalla frase [di Carlo Tavecchio] su Optì Pobà e le banane. Ma non so se essere ancora più allibito dal silenzio che le ha circondate.”

Damiano Tommasi (1974) calciatore italiano

Origine: Citato in Frase razzista, polemica su Tavecchio. L'ira di Delrio. Serrachiani: "Rinunci" http://www.lastampa.it/2014/07/26/sport/calcio/tavecchia-polemica-dopo-la-gaffe-il-pd-attacca-dovrebbe-ritirarsi-9nFB9NQfBfUxnXsQJvAlJK/pagina.html, Lastampa.it, 26 luglio 2014.

Diego Armando Maradona photo
Jules Renard photo

“Baudelaire: la sua frase pesante, carica di fluidi elettrici.”

Jules Renard (1864–1910) scrittore e aforista francese

1887; Vergani, p. 11
Diario 1887-1910

Giorgio La Pira photo
David Lynch photo
Dashiell Hammett photo

“La frase migliore? La più corta.”

Dashiell Hammett (1894–1961) scrittore statunitense
A. C. H. Smith photo

“Maestro, cosa succede?
UrSu ansimò prima di rispondere.
– Nacqui… – disse, e il resto della frase si perse in un mormorìo indistinto.
Jen piegò la testa per indicare che non aveva capito. Il Maestro agitò debolmente una mano come a dirgli di aver pazienza, e finalmente riuscì a mormorare: – Nacqui sotto un cielo tempestoso.
Jen deglutì a vuoto, sforzandosi di mantenere la calma. – Per favore – disse. – Sono io, Jen.
Il vecchio saggio tornò a sollevare la mano, e mosse le labbra come per guidare le parole. – Un Cristallo cantava… – ansimò. – Un Cristallo cantava i tre divenuti uno. La colonna oscura, la colonna, la colonna rosea… e la luce…
Jen si avvicinò, chinandosi per parlargli.
– Ascolta – mormorò il Maestro. – Devi capire. Tu devi… Dopo novecentonovantanove triadi più una triade… La Grande Congiunzione, cantava il Cristallo… Io nacqui, ah… anche Skeksis…
Jen rimaneva lì immobile, timoroso all'idea che la sua vita dovesse cambiare, smarrito al pensiero delle responsabilità che, nel suo sconnesso mormorìo, il Maestro dava l'impressione di volergli imporre. Non aveva idea del significato di quei frammenti di cognizioni – se si trattava di cognizioni e non di parole prive di senso mormorate da un essere agonizzante – più di quanto non riuscisse a immaginare cosa avrebbe potuto fare per venire in aiuto al suo Maestro.
– Sei malato. Devi riposare – gli disse.
Se riusciva a calmarlo, sarebbe andato a chiamare UrIm il Guaritore, che, con la sua sensibilità all'aura, avrebbe imposto le mani e poi forse tutto sarebbe tornato come prima.
UrSu non l'aveva sentito. – Tre volte sei erano gli urSkeks – proseguì cantilenando, come se così gli riuscisse meglio di respirare. – Oscuro il Cristallo, oh… Tempestoso il cielo, grande dolore, gli Skeksis, essi… Male, oscurità, il loro governo…
Jen si sforzava di dare un senso a quelle parole sconnesse, perché il Maestro gli aveva detto che doveva capire, ma nello stesso tempo era disperato perché s'era reso conto che UrIm, che aveva visto sulla soglia della caverna, doveva aver già visitato il suo Maestro, e se si era allontanato significava che non c'era più niente da fare.
– Grande potere – continuò lentamente urSu dopo aver ripreso fiato. – Non ancora, non rinnovato, non Skeksis, non se i Ghelfling, tu, ah… – emise un gemito di dolore.”

Tu lo renderai intero, tu devi, tu devi, tutto intero, Ghelfling. Di nuovo.
Dark Crystal

Virginia Woolf photo
Michele Criscitiello photo

“Passerà alla storia come il Presidente Federale delle gaffe. Ogni sua frase è stata uno scivolone, si è riempito la bocca di grandi propositi ma alla fine in concreto non ha fatto nulla per il nostro calcio. Eppure un Presidente che ha solo due anni per lavorare dovrebbe concentrare in 24 mesi tutto il suo lavoro e le sue idee. Non ha fatto nulla e anche la politica lo ha rigettato. Tavecchio ha fatto solo in modo di riaprire le porte della Federazione per un Abete-bis.”

Michele Criscitiello (1983) giornalista e conduttore televisivo italiano

Origine: Citato in Addio 2015: i peggiori 10 personaggi dell'anno. Da Ghirardi a Ferrero fino a... http://www.tuttomercatoweb.com/editoriale/addio-2015-i-peggiori-10-personaggi-dell-anno-da-ghirardi-a-ferrero-fino-a-771826, Tuttomercatoweb.com, 28 dicembre 2015.

Maurizio Costanzo photo
Marino Moretti photo
Gianni Mura photo

“[Su Francavilla Fontana] Il cinguettare a canto dell'oritano, l'accento tronco rapido e sonoro di quei di San Vito, la frase a larga cadenza del francavillese in posa spavalda e del tutto spagnola, la interiezione piana di quei di Latiano.”

Giovanni Antonucci (1941) storico italiano

Origine: Citato in Fulgenzio Clavica e Rosario Jurlaro (a cura di), Francavilla Fontana, Milano, Mondadori Electa, 2007. ISBN 978-88-370-4736-8

Luigi Manconi photo
Aldo Busi photo
Luca Coscioni photo
Aldo Valori photo
Jostein Gaarder photo
Jack Kerouac photo
Anne Rice photo

“Nei primi tempi, quando gli spiriti parlavano a mia sorella ed a me sulle pendici della montagna, quale essere umano avrebbe creduto che gli spiriti fossero cose prive d'importanza? Persino noi eravamo prigioniere del loro potere, e ritenevamo un dovere usare i doni in nostro possesso per il bene della nostra gente. Poi, per millenni questa fede nel sovrannaturale ha fatto parte dell'anima umana. A volte avrei detto che era naturale, chimica, un ingrediente indispensabile della struttura umana, qualcosa senza cui non potevano prosperare e tanto meno sopravvivere. Abbiamo assistito molte volte alla nascita di culti e religioni, alle proclamazioni di visioni e miracoli ed alle successive promulgazioni delle fedi ispirate da questi "eventi". Viaggiate nelle città dell'Asia e dell'Europa e vedrete gli antichi templi ancora in piedi e cattedrali del Dio cristiano dove vengono cantati i suoi inni. Visitate i musei di tutti i paesi: vedrete sculture e pitture religiose che abbagliano l'anima. Quanto sembrano grandiose queste realizzazioni: la macchina stessa della cultura dipende dal combustibile della fede religiosa. Eppure qual è stato il prezzo della fede che galvanizza i paesi e manda le armate una contro l'altra, che divide le mappe delle nazioni in vincitori e vinti ed annienta gli adoratori degli dei alieni? Ma negli ultimi secoli è comparso un miracolo vero che non ha nulla a che vedere con spiriti o apparizioni o voci celesti che annunciano a questo o quello zelota ciò che deve fare! Abbiamo visto finalmente nell'animale umano una resistenza al miracoloso; uno scetticismo nel confronto dell'opera degli spiriti o di coloro che affermano di vederli e di comprenderli e di essere interpreti delle loro verità. Abbiamo veduto la mente umana abbandonare lentamente le tradizioni della legge basata sulla rivelazione, cercare le verità etiche tramite la ragione ed un modo di vita basato sul rispetto per il fisico e lo spirituale così come vengono percepiti da tutti gli esseri umani. E con questa perdita di rispetto per il sovrannaturale, con questa mancanza di credulità in tutte le cose distaccate dalla carne, è venuta l'epoca più illuminata; perché donne e uomini cercano l'aspirazione più alta non nel regno dell'invisibile, ma nel regno dell'uomo, la cosa che è carne e spirito, visibile ed invisibile, terrena e trascendente. Il chiaroveggente e la strega non hanno più valore. Gli spiriti non possono darci nulla di più. Insomma, abbiamo superato la suscettibilità a questa follia e ci avviamo verso una perfezione che il mondo non ha mai conosciuto. Finalmente "il verbo si e fatto carne", per citare un'antica frase biblica con tutto il suo mistero; ma il verbo della ragione e la carne è il riconoscimento delle esigenze e dei desideri comuni a tutti gli uomini ed a tutte le donne.”

La regina dei dannati

Jean Renoir photo
Joseph Joubert photo
Jacques Prevért photo
Albert Einstein photo
Gianluca Vialli photo

“Cosa si mangia di speciale a Torino? Esiste un ambiente di lavoro molto particolare, sei contagiato: un'atmosfera che serve nella vita e in panchina. La principale caratteristica alla Juve è la testa bassa. L'umiltà rispetto a quello che si vince, che è sempre tanto. Il club ti in­segna l'importanza degli one­ri: ti mette nelle condizioni giuste per dimostrare quanto vali, ma poi tu devi dare il mas­simo. A quel punto vinci e ti go­di gli onori. Ma per poco per­ché devi rivincere subito dopo. Ecco, il successo è spesso un sollievo più che una gioia […]. Certo, al Barcellona predili­gono l'estetica, la bellezza o anche solo il divertimento, mentre la Juventus è meravi­gliosamente pratica. Confesso che nei miei anni in biancone­ro non è mai entrato un diri­gente a dirci: "Mi raccomando, oggi giochiamo bene."”

Gianluca Vialli (1964) allenatore di calcio, ex calciatore e commentatore televisivo italiano

Più e più volte, la frase era: "Mi rac­comando, oggi vinciamo".
Origine: Da un'intervista a La Gazzetta dello Sport; citato in Vialli: "Juve club speciale, non ci chiedevano di giocare bene, solo il successo. Lippi il maestro. Allegri adattissimo a mentalità bianconera" http://www.tuttojuve.com/altre-notizie/gazzetta-vialli-juve-club-speciale-non-ci-chiedevano-di-giocare-bene-solo-il-successo-lippi-il-maestro-allegri-adattissimo-a-mentalita-bianconera-346434, Tuttojuve.com, 26 novembre 2016.

Oriana Fallaci photo

“Calma, signor mio, calma. Non dimenticare quel che nell'illuminato Settecento diceva il matematico e philosophe Jean-Baptiste d'Alembert. In un'isola selvaggia e disabitata diceva, un poeta (leggi scrittore) non sarebbe molto utile. Un geometra sì. Il fuoco non fu certo acceso da uno scrittore, la ruota non fu certo inventata da un romanziere. Quanto al mestiere più esaltante e più appagante del creato, aggiungerai, domandalo agli scrittori che scrivono ogni ora e ogni giorno per anni, che a un libro immolano la loro esistenza. Ti risponderanno colonnello, crede seriamente che per dare un tale giudizio basti scrivere qualche ora dopocena a Beirut? Crede seriamente che per scrivere un libro basti avere idee o costruire a grandi linee una storia? Crede seriamente che scrivere sia una gioia?!? Glielo spieghiamo noi che cos'è, colonnello. È la solitudine atroce d'una stanza che a poco a poco si trasforma in una prigione, una cella di tortura. È la paura del foglio bianco che ti scruta vuoto, beffardo. È il supplizio del vocabolo che non trovi e se lo trovi fa rima col vocabolo accanto, è il martirio della frase che zoppica, della metrica che non tiene, della struttura che non regge, della pagina che non funziona, del capitolo che devi smantellare e rifare rifare rifare finché le parole ti sembrano cibo che sfugge alla bocca affamata di Tantalo. È la rinuncia al sole, all'azzurro, al piacere di camminare, viaggiare, di usare tutto il tuo corpo: non solo la testa e le mani. È una disciplina da monaci, un sacrificio da eroi, e Colette sosteneva che è un masochismo: un crimine contro sé stessi, un delitto che dovrebb'esser punito per legge e alla pari degli altri delitti. Colonnello, c'è gente che è finita o finisce nelle cliniche psichiatriche o al cimitero per via dello scrivere. Alcoolizzata, drogata, impazzita, suicida. Scrivere ammala, signor mio, rovina. Uccide più delle bombe.”

l'immaginaria moglie del Professore: II, VI, IV; p. 418
Insciallah

Don DeLillo photo
Isaac Bashevis Singer photo
Andrea Camilleri photo

“Non si costruisce nulla con l'uso delle armi. Questa stessa frase potrebbe essere usata da qualsiasi popolo oppressore contro quelli che difendono la loro libertà.”

Andrea Camilleri (1925–2019) scrittore, sceneggiatore e regista italiano

Citazioni tratte da interviste, l'Unità

Álvaro Morata photo
Fabrizio Mazzotta photo
Saˁdi photo
Sandro Veronesi photo
Joe R. Lansdale photo
Piero Calamandrei photo
Herman Melville photo
Leo Longanesi photo
George Takei photo
Licia Troisi photo
Daniel Pennac photo
Patrick Leigh Fermor photo
Federico De Roberto photo
Natalia Ginzburg photo

“Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando ci incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti o distratti, ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte nella nostra infanzia. Ci basta dire: "Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna" o "De cosa spussa l'acido solfidrico", per ritrovare ad un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole. Una di quelle frasi o parole ci farebbe riconoscere l'uno con l'altro, noi fratelli, nel buio di una grotta, fra milioni di persone. Quelle frasi sono il nostro latino, il vocabolario dei nostri giorni andati, sono come i geroglifici degli egiziani o degli assiri-babilonesi, testimonianza di un nucleo vitale che ha cessato di esistere, ma che sopravvive nei suoi testi, salvati dalla furia delle acque, dalla corrosione del tempo. Quelle frasi sono il fondamento della nostra unità familiare, che sussisterà finché saremo al mondo, ricreandosi e resuscitando nei punti piú diversi della terra, quando uno di noi dirà — egregio signor Lippman — e subito risuonerà al nostro orecchio la voce impaziente di mio padre: "Finitela con questa storia! L'ho sentita già tante di quelle volte!"”

Origine: Lessico famigliare, p. 20

Rudolf Borchardt photo
Accursio Miraglia photo
Patrick O'Brian photo
Walter Veltroni photo
Daisetsu Teitarō Suzuki photo
Robert Jordan photo
Virginia Woolf photo
Virginia Woolf photo
Giuseppe Marotta (scrittore) photo
Pietro Ingrao photo
J. K. Rowling photo
Vittorio Zucconi photo
Victor Klemperer photo