Frasi su complesso
pagina 6

Roberto Longhi photo

“[Michelangelo Merisi da Caravaggio] La sua ostinata deferenza al vero poté anzi confermarlo nella ingenua credenza che fosse "l'occhio della camera" a guardar lui e a suggerirgli tutto. Molte volte dovette incantarsi di fronte a quella "magia naturale"; e ciò che più lo sorprese fu di accorgersi che allo specchio non è punto necessaria la figura umana, se, uscita questa dal suo campo, esso seguita a specchiare il pavimento inclinato, l'ombra sul muro, il nastro caduto a terra. Che altro potesse conseguire a questa risoluzione di procedere dipingendo per specchiatura diretta della realtà, non è troppo difficile intendere. Ne conseguiva la tabula rasa del costume pittorico del tempo che, preparandosi gli argomenti in carta e matita per via di erudizione storica e di astrazione stilizzante, aveva elaborato una complessa classificazione del rappresentabile, dove, per meglio servire alla società di allora, non poteva che preferirsi l'aspetto della classe dominante. Ma il Caravaggio pensa invece alla vita comune, ai sentimenti semplici, all'aspetto feriale delle cose che valgono, nello specchio, come gli uomini. […] Anche il Caravaggio avvertiva il pericolo di ricadere nell'apologetica del corpo umano, sublimata da Raffaello o Michelangelo, o magari nel chiaroscuro melodrammatico del Tintoretto. Ma ciò che gli andava confusamente balenando era ormai non tanto il rilievo dei corpi quanto la forma delle tenebre che li interrompono. Lì era il dramma della realtà più portante ch'egli intravedeva dopo le calme specchiature dell'adolescenza. E la storia della religione, di cui ora si impadroniva, gli tornava come un seguito di drammi brevi e risolutivi la cui punta non può indugiarsi nella durata sentimentale delle trasparenze, anzi inevitabilmente s'investe del lampo abrupto della luce rivelante, fra gli strappi inconoscibili dell'ombra. Uomini e santi si sarebbero impigliati in quel tragico scherzo. Giacché, per restar fedeli alla natura del mondo, occorreva far sì che il calcolo dell'ombra apparisse come casuale, e non causato dai corpi; ove volesse esimersi dal riattribuire all'uomo la sua funzione umanistica dirimente, di eterno protagonista e signore del creato. Perciò il Caravaggio seguitò, e fu fatica di anni, ad osservare la natura della luce e dell'ombra incidentali. […] Chi non sa che il Tintoretto studiava al lume di lucerna, non già il vero, ma i modellini della Cappella Medicea? E che i modellini del Greco erano cere dove si stiravano in una poetica follia le ultime spire laocoontiche del disegno 'serpentinato'? Ma ora è la realtà stessa a venir sopraggiunta dal lume per 'incidenza': il caso, l'incidente luminoso, diventano causa efficiente della nuova pittura (o poesia). Non v'è Vocazione di Matteo senza che il raggio, assieme col Cristo, entri dalla porta socchiusa e ferisca quel turpe spettacolo dei giocatori d'azzardo. In effetto Caravaggio stagliò questa sua "descrizione di luce", questo poetico "fotogramma", quando l'attimo di cronaca gli parve emergere, non dico con un rilievo, ma con uno spicco, con un'evidenza così memorabile, invariabile, monumentale, come dopo Masaccio non s'era più visto.”

Roberto Longhi (1890–1970) storico dell'arte italiano

citato in Caravaggio, pp. 187-188
Il Caravaggio

Marc Augé photo
Mark Dery photo
Mario Praz photo
Riccardo Cocciante photo
Hans Urs Von Balthasar photo
Indro Montanelli photo
Carmen Consoli photo
Ken Watanabe photo
Publio Virgilio Marone photo
Carlo Levi photo

“Nel 1964 [Alan Paton] aveva testimoniato a favore di Nelson Mandela nel processo che doveva poi condannare all'ergastolo il leader dell'African national congress. Nonostante ciò nessuna organizzazione radicale sudafricana, né l'Anc né l'Udf, e nessun leader, né il reverendissimo Desmond Tutu, né Allen Boesak, ha ritenuto di dovere onorare la memoria di Ala F. Paton. Perché? Perché Paton era portatore di un virus che per l'intellighenzia sudafricana (e non solo sudafricana), nera e bianca, è peggiore dell'Aids: era contrario alla violenza. Peggio: sosteneva che la grande maggioranza dei neri sudafricani non è violenta ed è fortemente contraria all'uso della violenza per dare uno sbocco alla complessa situazione politica del Sud Africa. […] Naturalmente gli feci la domanda rituale. «È ancora possibile fermare la rabbia nera?». Rispose: «Lei è stato nello Kwa Zulu Natal, dove vivono sei milioni di Zulu, ed ha visto la rabbia nera? Io ho vissuto al bordo della "valle delle mille colline" per trentacinque anni e non ho mai visto nessuna rabbia nera. E se andrà in Transkei, dove vivono altri quattro o cinque milioni di persone, lei non vedrà nessuna rabbia nera, non sentirà nessun odio nero. La rabbia nera c'è a Soweto, ma dipende molto più da questioni di disgregazione urbana, di perdita totale delle proprie radici contadine, che da questioni razziali che comunque sono continuamente alimentate, fomentate, incoraggiate dall'Anc». […] Paton aveva molto in sospetto questo genere di progressisti che sono soliti far gli eroi sulla pelle degli altri. Di Edward Kennedy, che era stato in Sud Africa qualche anno prima, mi disse: «È venuto solo per farsi propaganda; dei neri, in verità, non gliene importa niente. Se gliene importasse dovrebbe andare ad Harlem prima che a Soweto.»”

Massimo Fini (1943) giornalista, scrittore e drammaturgo italiano

Questi sono i motivi per cui nessun fiore progressista è stato posato sulla tomba di Alan F. Paton. Così a quest'uomo, che ha dedicato l'intera sua vita e le sue opere alla battaglia antirazzista, è toccato il paradosso di ricevere, in morte, un solo telegramma di condoglianze: quello del presidente sudafricano Botha.
Origine: Da Sud Africa, pace e astratti furori, L'Europeo, 29 aprile 1988.

Rudolf Borchardt photo
Roger Ebert photo
Vasilij Vasil'evič Rozanov photo
Mahátma Gándhí photo
José Mourinho photo

“[Sulla Liga appena conquistata] È stato il campionato più sofferto della mia carriera, il più complesso dei sette che ho vinto. Pensate che quando ero all'Inter, l'ultimo titolo, l'ho vinto all'ultima giornata fuori casa. Eppure, questo è stato più difficile.”

José Mourinho (1963) allenatore di calcio e calciatore portoghese

Real Madrid (2010 – 2013)
Origine: Citato in Mou: "Titolo soffertissimo. Eppure io con l'Inter..." http://www.tuttomercatoweb.com/inter/?action=read&idnet=ZmNpbnRlcm5ld3MuaXQtNzk3NzA, Tuttomercatoweb.com, 15 maggio 2012.

Roberto Longhi photo
Rayden photo
Max Gazzé photo
Milan Kundera photo

“Considerare il diavolo un partigiano del Male e l'angelo un combattente del Bene significa accettare la demagogia degli angeli. La faccenda, in realtà, è più complessa.
Gli angeli sono partigiani non del Bene, ma della creazione divina. Il diavolo, invece, è colui che nega al mondo divino un senso razionale.
Come si sa, angeli e demoni si spartiscono il dominio del mondo. Tuttavia, per il bene del mondo non occorre che gli angeli abbiano il sopravvento sui demoni (come credevo quando ero bambino), ma che i poteri degli uni e degli altri siano all'incirca in equilibrio. Se nel mondo c'è un eccesso di senso incontestabile (dominio degli angeli), l'uomo soccombe sotto il suo peso. Se il mondo perde tutto il suo senso (dominio dei demoni), è altrettanto impossibile vivere.
Le cose che vengono private di colpo del loro senso presunto, del posto assegnato loro nel preteso ordine delle cose (un marxista formatosi a Mosca che crede agli oroscopi), provocano in noi il riso. All'origine, il riso appartiene dunque al diavolo. Vi è in esso qualcosa di malvagio (le cose si rivelano di colpo diverse da come volevano farci credere di essere), ma anche una parte di benefico sollievo (le cose sono più leggere di come apparivano, ci lasciano vivere più liberamente, smettono di opprimerci con la loro austera serietà).
Quando l'angelo udì per la prima volta il riso del maligno, restò sbalordito. Accadde durante un banchetto, la sala era gremita e i presenti durino conquistati uno dopo l'altro dal riso del diavolo, che era contagioso. L'angelo capiva benissimo che quel riso era diretto contro Dio e contro la dignità della sua opera. Sapeva di dover reagire subito, in un modo o nell'altro, ma si sentiva debole e inerme. Non riuscendo a inventare niente di nuovo, scimmiottò il suo rivale. Aperta la bocca, emise un suono intermittente, spezzato, alle frequenze più alte del suo registro vocale […], ma dandogli un significato opposto: Mentre il riso del diavolo alludeva all'assurdità delle cose, l'angelo, col suo grido, voleva rallegrarsi che tutto, quaggiù, fosse ordinato con ragione, ben concepito, bello, buono e pieno di senso.
Così l'angelo e il diavolo si fronteggiavano e, mostrandosi l'un l'altro la bocca spalancata, emettevano all'incirca lo stesso suono, ma ciascuno esprimeva col suo clamore cose radicalmente opposte. E il diavolo guardava l'angelo ridere e rideva ancora di più, ancora meglio e con più gusto, perché l'angelo che rideva era infinitamente comico.
Un riso ridicolo è un fallimento. Ciò non toglie che gli angeli abbiano ottenuto comunque un risultato. Ci hanno ingannati tutti con un'impostura semantica. Per indicare sia la loro imitazione del riso, sia il riso originale (quello del diavolo), c'è una parola sola. Ormai non ci rendiamo nemmeno più conto che la stessa manifestazione esteriore nascoste due atteggiamenti interiori assolutamente opposti. Esistono due tipi di riso e noi non abbiamo parole per distinguerli l'un l'altro.”

The Book of Laughter and Forgetting

Haruki Murakami photo
Umberto Eco photo

“Il cretino non parla neppure, sbava, è spastico. Si pianta il gelato sulla fronte, per mancanza di coordinamento. Entra nella porta girevole per il verso opposto."
"Come fa?"
"Lui ci riesce. Per questo è cretino. Non ci interessa, lo riconosci subito, e non viene nelle case editrici. Lasciamolo lì."
"Lasciamolo."
"Essere imbecille è più complesso. È un comportamento sociale. L'imbecille è quello che parla sempre fuori del bicchiere.
"In che senso?"
"Così". Puntò l'indice a picco fuori del suo bicchiere, indicando il banco. "Lui vuol parlare di quello che c'è nel bicchiere, ma com'è come non è, parla fuori. Se vuole, in termini comuni, è quello che fa la gaffe, che domanda come sta la sua bella signora al tipo che è stato appena abbandonato dalla moglie. Rendo l'idea?"
"Rende. Ne conosco."
"L'imbecille è molto richiesto, specie nelle occasioni mondane. Mette tutti in imbarazzo, ma poi offre occasioni di commento. Nella sua forma positiva, diventa diplomatico. Parla fuori del bicchiere quando la gaffe l'hanno fatta gli altri, fa deviare i discorsi. Ma non ci interessa, non è mai creativo, lavora di riporto, quindi non viene a offrire manoscritti nelle case editrici. L'imbecille non eice che il gatto abbaia, parla del gatto quando gli altri parlano del cane. Sbaglia le regole di conversazione e quando sbaglia bene è sublime. Credo che sia una razza in via di estinzione, è un portatore di virtù eminentemente borghesi. Ci vuole un salotto Verdurin, o addirittura casa Guermantes. Leggete ancora queste cose voi studenti?"
"Io sì."
"L'imbecille è Gioacchino Murat che passa in rassegna i suoi ufficiali e ne vede uno, decoratissimo, della Martinica. 'Vous êtes nègres?" gli domanda. E quello: "Oui mon général!". E Murat: "Bravò, bravò, continuez!" E via. Mi segue? Scusi ma questa sera sto festeggiando una decisione storica della mia vita. Ho smesso di bere. Un altro? Non risponda, mi fa sentir colpevole. Pilade!"
"E lo stupido?"
"Ah. Lo stupido non sbaglia nel comportamento. Sbaglia nel ragionamento. È quello che dice che tutti i cani sono animali domestici e tutti i cani abbaiano, ma anche i gatti sono animali domestici e quindi abbaiano. Oppure che tutti gli ateniesi sono mortali, tutti gli abitanti del Pireo sono mortali, quindi tutti gli abitanti del Pireo sono ateniesi."
"Che è vero."
"Sì, ma per caso. Lo stupido può anche dire una cosa giusta, ma per ragioni sbagliate.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano
Patrick O'Brian photo

“Pochi uccelli Stephen preferiva ai succiacapre, ma non era stato il loro canto a farlo scendere dal letto. Rimase fermo, appoggiato alla ringhiera, e poco dopo Jack Aubrey, in un padiglione presso il campo di bocce, ricominciò a suonare con grande dolcezza nel buio, improvvisando solo per sé, fantasticando sul suo violino con una maestria che Stephen non aveva mai conosciuto in lui, sebbene avessero suonato insieme per tanti anni. […] In effetti suonava meglio di Stephen, e ora che stava usando il suo prezioso Guarnieri invece del robusto strumento adatto al mare, la differenza era ancora più marcata: ma il Guarnieri non bastava a spiegarla del tutto, assolutamente no. Quando suonavano insieme, Jack nascondeva la propria eccellenza, mantenendosi al mediocre livello di Stephen […]; mentre rifletteva su questo, Maturin si rese conto a un tratto che era sempre stato così: Jack, indipendentemente dalle condizioni di Stephen, detestava mettersi in mostra. Ma in quel momento, in quella notte tiepida, ora che non vi era nessuno da sostenere moralmente, cui dare il proprio appoggio, nessuno che potesse criticare il suo virtuosismo, Jack poteva lasciarsi andare completamente; e mentre la musica grave e delicata continuava a diffondersi, Stephen si stupì una volta di più dell'apparente contraddizione tra il grande e grosso ufficiale di marina, florido e allegro […] e la musica pensosa, complessa che quello stesso uomo stava ora creando. Una musica che contrastava immensamente con il suo limitato vocabolario, un vocabolario che lo rendeva talvolta quasi incapace di esprimersi.”

The Commodore

Jonathan Franzen photo
Giovanni Gentile photo

“In secondo luogo questa piccola opposizione al Fascismo, formata dai detriti del vecchio politicantismo italiano (democratico, reazionalistico, radicale, massonico) è irriducibile e dovrà finire a grado a grado per interno logorio e inazione, restando sempre al margine delle forze politiche effettivamente operanti nella nuova Italia. E ciò perché essa non ha propriamente un principio opposto ma soltanto inferiore al principio del Fascismo, ed è legge storica che non ammette eccezioni che di due principi opposti nessuno vinca, ma trionfi un più alto principio, che sia la sintesi di due diversi elementi vitali a cui l’uno e l’altro separatamente si ispirano; ma di due principi uno inferiore e l’altro superiore, uno parziale e l’altro totale, il primo deve necessariamente soccombere perché esso è contenuto nel secondo, e il motivo della sua opposizione è semplicemente negativo, campato nel vuoto. Questo sentono i fascisti di fronte ai loro avversari e perciò hanno una fede inconcussa nel trionfo della loro parte e non transigono; e possono ormai con pazienza longanime attendere che le opposizioni, come hanno abbandonato il terreno legale della lotta in Parlamento, finiscano col persuadersi della necessità ineluttabile di abbandonare anche quello illegale, per riconoscere che il residuo di vita e di verità dei loro programmi è compreso nel programma fascista, ma in una forma balda, più complessa, più rispondente alla realtà storica e ai bisogni dello spirito umano.”

Giovanni Gentile (1875–1944) filosofo e pedagogista italiano

Opere Giovanni Gentile

Robert Musil photo
Joseph Conrad photo
Ben Lerner photo
Antonio Tabucchi photo
Enver Hoxha photo
Lorenzo Bedeschi photo
Mohammad Reza Pahlavi photo
Saddam Hussein photo

“Un popolo imprigionato in angusti confini è come una grossa nave costretta a navigare in un piccolo fiume. Sicuramente non sarà in grado di navigare, non per una ragione intrinseca, ma perché quelli che erano al comando non misero la nave nelle condizioni adeguate per impiegare la sua capacità in un ambiente idoneo.
Ecco come stava il popolo iracheno, quasi sin dal declino dell'era prospera degli Abbasidi. Il popolo fu sempre giudicato severamente, non per i governanti, ma per il risultato, cioè, quando il risultato fu messo nella prospettiva storica errata e il popolo iracheno considerato responsabile del fallimento. Il fatto è che per quasi mille anni, il popolo iracheno non fu responsabile per alcun risultato negativo nella sua vita, o nella sua società nel complesso.”

Saddam Hussein (1937–2006) politico iracheno

A people thrown into narrow confines is like a large ship made to sailing in a small river. It will certainly fail to sail, not because of an intrinsic reason, but because those in charge did not provide the suitable requirements for the ship to use its capacity in appropriate surroundings.
This was the case of the Iraqi people, almost since the decline of the prosperous Abbasid era. The people were always severely judged, not by the ruler, but by the outcome, when such outcome was put in the wrong historical perspective and the Iraqi people held responsible for the failure. The fact is that the Iraqi people, for almost a thousand years, were not responsible for any negative result in their life, or in their society as a whole.

Indro Montanelli photo
Jerome Klapka Jerome photo
Woody Allen photo
Renato De Falco photo
Nicola Lagioia photo
André Maurois photo
Papa Francesco photo
Ryszard Kapuściński photo

“In quegli anni circolavano due diverse immagini di Hailè Selassiè. Una, quella nota all'opinione pubblica internazionale, presentava l'imperatore come un monarca esotico ma capace, dotato di un'energia inesauribile, di una mente acuta e di una profonda sensibilità; un uomo che si era opposto a Mussolini, aveva riconquistato l'impero e il trono, e nutriva l'ambizione di sviluppare il proprio paese e di svolgere nel mondo un ruolo di rilievo. L'altra immagine, formata poco per volta dalla parte più critica, e inizialmente esigua, dell'opinione pubblica interna, lo mostrava come un monarca deciso a difendere il potere con ogni mezzo; ma soprattutto come un demagogo e un padre padrone che, con i fatti e con le parole, mascherava la corruzione, l'ottusità e il servilismo della classe dirigente da lui stesso creata e blandita. Le due immagini, come spesso succede, erano vere entrambe. Hailè Selassiè aveva una personalità complessa: per taluni piena di fascino, per altri odiosa; certuni lo adoravano, altri lo maledicevano. Governava un paese che conosceva solo i metodi più brutali per conquistare (o per conservare) il potere, e dove le libere elezioni erano sostituite da pugnali e veleni, e le libere discussioni da forche e fucilazioni. Lui stesso era un prodotto di quella tradizione, alla quale a suo tempo aveva fatto ricorso. Tuttavia si rendeva conto che in tutto ciò c'era qualcosa di stonato e di incompatibile con il mondo nuovo. Non potendo certo modificare il sistema che lo manteneva al potere (e per lui il potere veniva prima di ogni altra cosa), ricorreva alla demagogia, al cerimoniale e a quei discorsi sullo sviluppo così assurdi in un paese tanto povero e arretrato. Uomo simpatico, politico astuto, padre tragico e avaro patologico, condannava a morte gli innocenti e graziava i colpevoli: capricci del potere, tortuose manovre di Palazzo, ambiguità e misteri che nessuno riuscirà mai a decifrare.”

Ryszard Kapuściński (1932–2007) giornalista e scrittore polacco

Origine: Il negus, p. 105

Nzanga Mobutu photo
Jerome Klapka Jerome photo
Antonio Giolitti photo
Nzanga Mobutu photo
Paul Feyerabend photo

“In sintesi: dovunque guardiamo, qualsiasi esempio consideriamo, vediamo che i princípi del razionalismo critico (prendere sul serio le falsificazioni; aumentare il contenuto; evitare ipotesi ad hoc; "essere onesti" qualsiasi cosa ciò significhi ecc.) e, a fortiori, i princípi dell'empirismo logico (sii esatto; fonda le tue teorie su misurazioni; evita idee vaghe e instabili; ecc.) ci danno un quadro inadeguato dello sviluppo anteriore della scienza e sono probabilmente destinati a ostacolare la scienza nel futuro. Essi ci danno un quadro inadeguato della scienza perché la scienza è molto piu "trascurata" e "irrazionale" della sua immagine metodologica. E sono destinati a ostacolarla perché il tentativo di rendere la scienza più "razionale" e più precisa ha, come abbiamo visto, la conseguenza di spazzarla via. La differenza fra scienza e metodologia, che è un fatto così evidente della storia, indica perciò una debolezza della seconda, e forse anche delle "leggi della ragione". Quei caratteri che ci si presentano come "sciatteria", "caos" o "opportunismo", quando vengono messi a confronto con tali leggi, hanno infatti una funzione molto importante nello sviluppo di quelle stesse teorie che oggi consideriamo parti essenziali della nostra conoscenza della natura. Queste "deviazioni", questi "errori" sono presupposti del progresso. Essi consentono alla conoscenza di sopravvivere nel mondo complesso e difficile in cui viviamo, ci consentono di rimanere liberi e felici. Senza "caos" non c'è conoscenza. Senza una frequente rinuncia alla ragione non c'è progresso. Idee che oggi formano la base stessa della scienza esistono solo perché ci furono cose come il pregiudizio, l'opinione, la passione; perché queste cose si opposero alla ragione; e perché fu loro permesso di operare a modo loro. Dobbiamo quindi concludere che, anche all'interno della scienza, la ragione non può e non dovrebbe dominare tutto e che spesso dev'essere sconfitta, o eliminata, a favore di altre istanze. Non esiste neppure una regola che rimanga valida in tutte le circostanze e non c'è nulla a cui si possa far sempre appello.”

XV; pp. 146-147
Contro il metodo

“Le città non hanno un'energia propria. Deriva dalla densità della loro storia, dal potere della loro letteratura e delle loro arti, dalla ricchezza emozionale degli eventi umani che vi hanno luogo. Spero che il racconto visivo provocherà emozioni autentiche, sentimenti complessi e anche contraddittori. Questo è ciò che ci fa innamorare delle città.”

Elena Ferrante (1943) pseudonimo di una scrittrice

Origine: Citato in Silvia Fumarola, Ferrante: "Spero che 'L'amica geniale' in tv dia emozioni vere" http://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio/2017/05/28/news/elena_ferrante_spero_che_l_amica_geniale_in_tv_dia_emozioni_vere_-166660014/?ref=RHPPBT-VV-I0-C4-P10-S1.4-T1, Repubblica.it, 28 maggio 2017

Mohammad Reza Pahlavi photo
Washington Irving photo
Samia Nkrumah photo
Kim Il-sung photo

“La guerra partigiana ha dato agli italiani una viva coscienza soggettiva di non essere inferiori agli altri popoli, li ha salvati da un aggravarsi di quel complesso di inferiorità, che può poi tramutarsi di colpo nel suo opposto, e far luogo a episodi di nazionalismo frenetico, ad eccessi di violenza orgogliosa e folle.”

Aldo Garosci (1907–2000) storico, politico e antifascista italiano

Origine: Da  I risultati politici della guerra partigiana, Nuovi quaderni di Giustizia e Libertà, anno I, numero 5-6, gennaio-agosto 1945, p. 6.

Enver Hoxha photo
Kwame Nkrumah photo
Pol Pot photo

“La situazione generale della rivoluzione socialista in Kampuchea è, nel complesso, buona. Abbiamo gettato saldamente le basi del nostro socialismo collettivista, e le stiamo continuamente migliorando, consolidandole e sviluppandole nel contempo.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

The general situation of the socialist revolution in Kampuchea is on the whole good. We have solidly laid the foundations of our collectivist socialism, and we are continually improving them, while consolidating and developing them.

Max Jammer photo
Altiero Spinelli photo
Enver Hoxha photo
Giovanni Morelli photo
James Hudson photo
Vittorio Pica photo
Gustavo Frizzoni photo
Yuriko Tiger photo

“Del cosplay adoro la possibilità di trasformarmi e variare sempre. I personaggi a cui sono più legata sono i cattivi perché sono molto lontani da me. Ma ancora risento del mio complesso di diversità nei confronti delle giapponesi non sentendomi spesso all’altezza dei personaggi tipicamente nipponici.”

Yuriko Tiger (1993) modella e personaggio televisivo italiana

Origine: Da Yuriko Tiger al Rabbit Hole "Punto di forza? La creatività" https://leisi.it/yuriko-tiger-al-rabbit-hole-di-palermo-ho-conquistato-il-giappone-con-la-mia-originalita/, leisi.it, 26 giugno 2017.

Carlo Quintavalle photo

“Georgi Dimitrov è un ex tipografo, un populista che si orienta istintivamente fra le tattiche politiche, i classici del materialismo storico e una complessa realtà che egli giudica con un occhio provinciale.”

Carlo Quintavalle (1932–1989) giornalista e scrittore italiano

Origine: Georgi Dimitrov: dall'incendio del Reichstag nasce il «fronte popolare», p. 15

Alessandro Della Seta photo
Adolfo Venturi (storico dell'arte) photo
Mario Capanna photo

“Abbiamo detto che la cucina napoletana è l'arte di una regale plebe. È un'arte che è arrivata alla reggia. Sì, certo, ma risalendo dal popolo, nata, inventata dalla miseria. Per intendere questo spirito, che rimane evidente, anche nelle sue manifestazioni più complesse e più impegnative, bisogna studiare analiticamente le sue forme essenziali.
Non per audacia paradossale abbiamo detto che l'arte gastronomica napoletana nasce dalla plebe e dalla miseria.”

Alberto Consiglio (1902–1973) giornalista, politico e sceneggiatore italiano

Origine: da Sentimento del Gusto ovvero della Cucina Napoletana, Parenti, 1957, pp. 22-23; citato in Vittorio Gleijeses, Feste, Farina e Forca, prefazione (all'edizione del 1976) di Michele Prisco, Società Editrice Napoletana, Napoli, 1977<sup>3</sup> riveduta e aggiornata, pp. 247-248.

Vittorio Pica photo
Pier Luigi Cervellati photo
Gianandrea Gavazzeni photo
Khaled Fouad Allam photo
Giuseppe Cederna photo

“Del mondo di Schubert mi affascina la sua complessità: la sua musica è complessa e penetrante al tempo stesso. È capace, come le poesie di Leopardi, di parlare a zone del mio animo, del mio ascolto, quasi inesplorate. È come se anche queste fossero un viaggio in zone che grazie alla musica si rivelano a me.”

Giuseppe Cederna (1957) attore italiano

Origine: Dall'intervista "Leopardi e Schubert": intervista a Giuseppe Cederna e Andrea Lucchesini http://amicimusicafirenze.it/leopardi-schubert-intervista-a-giuseppe-cederna-e-andrea-lucchesini/, Amicimusicafirenze.it, 2018.

Bernie Sanders photo

“Io ho condotto una campagna a basso costo, senza spot elettorali televisivi, andando casa per casa. Discutendo di valori, di questioni complesse e non parlando con slogan di 10 secondi.”

Bernie Sanders (1941) politico statunitense

Origine: Citato in I mugugni dei finanziatori «Romney, campagna sbagliata» https://archivio.unita.news/assets/main/2012/11/09/page_008.pdf, L'Unità, 9 novembre 2012.

Bernie Sanders photo
Gaetano Mosca photo
Arjun Appadurai photo

“La nuova economia culturale globale deve essere compresa come un ordine complesso, sovrastante e disgiuntivo.”

Arjun Appadurai (1949) antropologo statunitense

Origine: Citato in AA.VV., Il libro della sociologia, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 169. ISBN 9788858015827

Stalin photo
Michail Gorbačëv photo
Aung San Suu Kyi photo
Jane Goodall photo
Neil Gaiman photo
Sigmund Freud photo

“Un uomo non dovrebbe sforzarsi di eliminare i propri complessi, ma venire a patti con essi, che sono legittimamente, ciò che orienta la sua condotta nel mondo.”

Sigmund Freud (1856–1939) neurologo e psicoanalista austriaco, fondatore della psicoanalisi

Origine: Citato in AA.VV., Il libro della psicologia, traduzione di Giuliana Lupi, Gribaudo, 2018, p. 97. ISBN 9788858015018

Luciano Canfora photo
Patrizio Oliva photo

“Canto sempre, con un complesso, un gruppo di amici. Per dimostrare che il pugile non è un imbecille che fa solo a cazzotti. Ho insegnato la boxe a Massimo Ranieri per interpretare Marcel Cerdan.”

Patrizio Oliva (1959) pugile italiano

[...] Facevamo bellissimi duetti, tra canto e pugni, nelle prove. Giuseppe Patroni Griffi mi disse: perché non interpreti il suo avversario? No, a teatro se sbagli una battuta, rovini tutti. Al cinema ci avrei provato.

Don DeLillo photo
Dario Argento photo

“Un film è una macchina estremamente complessa e faticosa. Il fumetto, invece, è libero. Sereno. Si è solo in due, lo sceneggiatore e il disegnatore. E se vuoi mostrare qualcosa di spettacolare, che al cinema sarebbe costosissimo, in un albo a fumetti non devi nemmeno preoccuparti del budget.”

Dario Argento (1940) regista italiano

Origine: Profondo Nero - Dario Argento racconta il suo Dylan Dog|articolo di Gianmaria Tammaro, da Best Movie, rubrica Dentro le nuvole, n. 8, anno XVII, agosto 2018, pp. 112 e 113

Michela Marzano photo
Dente (cantante) photo
Cyril Connolly photo

“Se i nostri corpi, così complessi e dominanti, ci sono stati dati per essere rinnegati in ogni momento, se la nostra natura è sempre in errore e malvagia, che creature inutili siamo!”

Cyril Connolly (1903–1974) critico letterario e scrittore britannico

come pesci non atti al nuoto. I solitari, i casti, gli asceti, che sono con noi già da seimila anni, sono forse riusciti a dimostrare di essere nel giusto? L'umanità ha mai dato segno di evolversi nella loro direzione? Oltre a Diogene e allo Stilita, vi sono anche Aristippo ed Epicuro come alternativa alla Bestia.
La tomba inquieta

Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
Elinor Ostrom photo
Prevale photo

“La mente umana è un mondo a parte. Complesso, misterioso e mai conosciuto completamente. Per questo motivo, intrigherà sempre l'anima, il corpo ed un'altra mente.”

Prevale (1983) disc jockey, produttore discografico e conduttore radiofonico italiano

Origine: prevale.net