Frasi su giusto
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“Pianta l'insegna qui, alfiere; questo è il posto giusto per noi!”

Marco Furio Camillo: V, 55; 1997
Signifer, statue signum; hic manebimus optime.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X
Origine: Nel tempo l'espressione è stata poi ripetuta da Quintinio Sella nel 1870 riguardo a Roma Capitale ed è stata utilizzata da D'Annunzio riguardo all'impresa di Fiume. (2011)

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“È giusta quella guerra che scaturisce da una scelta obbligata e sono sante le armi di coloro che solo nelle armi possono riporre qualche speranza.”

Tito Lívio (-59–17 a.C.) storico romano

citato in Tito Livio, IX, 1; 1997
Iustum est bellum quibus necessarium, et pia arma, quibus nulla nisi in armis relinquitur spes.
Attribuite

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“La folla ha questa natura: o serve umilmente, o superbamente comanda; né sa allontanarsi modestamente dalla giusta libertà, né goderla nella sua pienezza.”

XXIV, 25; 2006
Ea natura multitudinis est: aut servit humiliter aut superbe dominatur; libertatem, quae media est, nec sibi parare modice, nec habere sciunt.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“[Ultime parole] Ho cercato sempre di fare la cosa giusta.”

Grover Cleveland (1837–1908) 22º e 24º presidente degli Stati Uniti d'America
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“Il fumo è come una bella donna, l'ami ma ti rendi conto che non è quella giusta per te. La lasci. Poi cominci a vagheggiarla, ti rendi conto che la tua giornata è triste senza di lei. E pian piano dimentichi guai e tormenti, incominci a scriverle, a pregarla di tornare con te. L'amore fa male, ma la mancanza d'amore ancora di più.”

David Lynch (1946) regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense

Origine: Citato in Il sogno di David Lynch: "Facciamo sparire il rumore" http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/12/10/news/rclub_david_lynch-26369183/, la Repubblica, 10 dicembre 2011.

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“I pottibakiani danno prova di grande riserbo. Coltivano le loro terre, si son rivelati improvvisamente dotati di temperamento artistico, e si dice che abbiano dato vita a una nobile letteratura che tratta pochissimo del sesso. Questo è un enigma per noi, come lo è l'indissolubilità del matrimonio, un provvedimento in pro del quale la chiesa ha vanamente battagliato altrove. Paga del trionfo qui ottenuto, essa si dà oggi anima e corpo al benessere della nazione, e l'archimandrita di Praz ha reinterpretato certi passi della Scrittura o li ha decretati spuri. Permangono parecchi punti oscuri, soprattutto perché ci mancano i dati atti a spiegare il periodo di transizione, e siccome non abbiamo modo di procurarci i romanzi di Alekko, non possiamo neppure risalire le tappe attraverso le quali gli impulsi della natura furono convertiti in patrimonio nazionale. Pare, tuttavia, che si siano succeduti tre stadi: dapprima i pottibakiani si vergognarono di fare quel che volevano, poi assunsero un atteggiamento aggressivo al riguardo, e ora fanno ciò che vogliono. E qui debbo lasciarli. Ne sentiremo parlar poco in avvenire, giacché le potenze limitrofe non osano dichiarar loro la guerra. Esse ritengono, forse a giusto motivo, che il paese sia diventato così infetto, che qualora se lo annettessero, ne promuoverebbero solo l'espansione.”

Edward Morgan Forster (1879–1970) scrittore britannico

da Che cosa importa?: p. 174
La vita che verrà

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“Niente affatto. Combatta come se pensasse che noi abbiamo torto. Oh, a che serve tutto il suo equilibrio di giudizio se non decide mai con la sua testa? Chiunque l'afferra e le fa fare quello che vuole. E lei vede dentro di loro e ne ride… ma lo fa. Non basta avere le idee chiare; io ho la testa confusa e stupida, e non valgo la quarta parte di lei, ma ho cercato di fare quello che al momento mi è sembrato giusto. E lei… il suo cervello e il suo intuito sono splendidi. Ma quando vede quello che è giusto, è troppo indolente per farlo. Una volta mi disse che saremo giudicati per le nostre intenzioni, non per quello che abbiamo effettivamente fatto. Mi è sembrata un'osservazione splendida. Ma dobbiamo avere l'intenzione di fare… non starcene seduti su una sedia con le nostre intenzioni.»
«Lei è meravigliosa!» egli disse gravemente.
«Oh, lei mi apprezza!» lei proruppe di nuovo. «Vorrei che non m'apprezzasse. Lei ci apprezza tutti… vede il bene in tutti noi. E intanto lei è sempre morto… morto… morto. Ora, per esempio, perché non s'è arrabbiato? Gli si avvicinò, con un improvviso cambiamento d'umore, gli afferrò tutte e due le mani. Lei è tanto straordinario, signor Herriton, che non posso sopportare di vederla sprecarsi. Non posso sopportarlo… sua madre… non è stata buona con lei.»
«Signorina Abbott, non si preoccupi per me. Alcuni sono nati per non fare nulla. Io sono uno di questi; non ho mai concluso niente, né a scuola né nella professione. Venni qui per impedire il matrimonio di Lilia, ed era troppo tardi. Sono venuto qui con l'intenzione di ottenere il bambino, e ne riporterò un onorevole insuccesso. Adesso non mi aspetto mai che succeda qualcosa, e così non sono mai deluso. Lei si meraviglierebbe di sapere quali sono per mei grandi avvenimenti. Essere andato a teatro ieri, parlare con lei ora… non credo che mi capiterà mai niente di più grande. Il mio destino è di passare nel mondo senza mai scontrarmi con esso o smuoverlo… e veramente non so dire se il mio destino sia buono o cattivo. Io non muoio… io non m'innamoro. E se altri muoiono o s'innamorano, lo fanno sempre proprio quando io non ci sono. Ha perfettamente ragione; la vita per me è semplicemente uno spettacolo, che — grazie a Dio, grazie all'Italia, e grazie a lei — è ora più bello e più incoraggiante di quanto sia mai stato prima.» […. ]
«Ogni minima inezia, per una qualche ragione, oggi sembra imponderabilmente importante, e quando lei dice che da una cosa "non dipende niente," le sue parole suonano come una bestemmia. Non si può mai sapere… (come posso esprimermi?)… quale delle nostre azioni, quale delle nostre omissioni non influiranno su qualcosa per sempre.”

cap. VIII, pp. 185-9
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“[…] Quello della Juventus è stato il primo grande mito fuori del campo politico, sociale, ecc. che il Nord abbia offerto, oltre che a sé stesso, anche al Mezzogiorno: un tipo di mito attinente ai giusti e al costume di una moderna società di massa, per cui il Mezzogiorno era solito guardare fino allora alle cronache e al cinema americano.”

Giuseppe Galasso (1929–2018) storico, giornalista e politico italiano

Origine: Da Perché la Juve è così popolare al Sud? http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0019/articleid,0124_01_1969_0032_0019_4927760/, La Stampa, 8 febbraio 1969.

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“[Su Gary Cooper] Il suo istinto d'attore ci azzecca sempre. Cooper sa qual è la cosa giusta senza sapere come o perché lo sa. È un attore molto più bravo di quanto potrebbe mai pensare – quindi non diteglielo.”

Helen Hayes (1900–1993) attrice teatrale e attrice cinematografica statunitense

Origine: citato in Mariapaola Pierini,Gary Cooper, il cinema dei divi, l'America degli eroi, Le Mani-Microart'S, 2011

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“Sono il più grande comico degli ultimi 150 anni, sfido chiunque a negarlo. Sono il più grande e vedrete di che pasta sono fatto. Gesù Cristo è la seconda persona più perseguitata di tutti i tempi che non era neanche stato eletto dal popolo.”

Roberto Benigni (1952) attore, comico, showman, regista, sceneggiatore e cantante italiano

Origine: Benigni ironizzava sulle dichiarazioni fatte da Silvio Berlusconi, senza mai citarlo, durante la conferenza stampa di chiusura del vertice italo-spagnolo del 10 settembre 2009.
Origine: Dall'intervento al convegno del 10 ottobre 2009 al museo diocesano di Terni sul tema della "giusta mercede"; citato in Benigni:"Io il più grande comico degli ultimi 150 anni" http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=132740, Rainews24, 10 ottobre 2009.

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“Scegliere se stessi al posto del bene o del male è un cammino senza ritorno: bisogna sempre scegliere. Quando si sa che il giusto sta da una parte non è bello mantenersi neutrali.”

Roberto Benigni (1952) attore, comico, showman, regista, sceneggiatore e cantante italiano

Origine: Dal programma televisivo Che tempo che fa, Raitre, 15 aprile 2012. Video http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-729280fd-5fc0-434c-b914-e60dc6cc7511-ctcf.html#p=0 disponibile su Rai.tv.

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“Ion è così, non è disonesto, non farebbe mai qualcosa di volutamente scorretto. Ma è stato abituato a credere che sia giusto piegare le regole per arrivare alla vittoria.”

Arthur Ashe (1943–1993) tennista statunitense

Origine: Citato in Alessandro Mastroluca, Tiriac e Becker: il bianco e il nero http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2012/06/13/727925-tiriac_becker.shtml, Ubitennis.com, 13 giugno 2012.

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“Un'educazione corretta deve magistralmente accompagnare l'omosessualità fuori dalla porta, e non penso sia giusto che gli omosessuali cerchino dei diritti di matrimonio che si associano soltanto alla vera idea di famiglia: non possono chiedere dei diritti che non possono pretendere.”

Margaret Smith Court (1942) tennista australiana

Origine: Citata in Davide Uccella, Margaret Smith Court e le dichiarazioni sull'omosessualità http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2011/12/15/637737-margaret_smith_court_dichiarazioni_sull_omosessualita.shtml, Ubitennis.com, 15 dicembre 2011

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“Ama il padre se è giusto, se non lo fosse sopportalo!”
Ames parentem, si aequus est: si aliter, feras.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

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“È giusto amare per un giovane, riprovevole per un vecchio!”
Amare iuveni fructus est, crimen seni.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

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“Quando chiudi un occhio sugli sgagli di uno giusto calpesti la legge!”
Probi delicta cum neglegas, leges teras.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

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“Considera giusto ciò che giova, anche se non lo è.”
Quamvis non rectum, quoad iuvat, rectum putes.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

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“Ci sono due categorie di persone che, per il momento, devono temere la collera di Dio: da un lato i peccatori incalliti e dall'altro i giusti incalliti.”

André Louf (1929–2010) monaco cattolico belga, eremita, scrittore di libri di spiritualità

Sotto la guida dello Spirito

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“[I giusti incalliti] sono raramente convincenti ed ancor meno contagiosi”

André Louf (1929–2010) monaco cattolico belga, eremita, scrittore di libri di spiritualità

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“Molti non hanno capito e non capiscono ancora che si voglia dire questa parola Aequitas, che i Greci chiamano epiìcia. L' aequitas in tutta la lingua Latina non suona altrimenti che Justitia, e laequum e 'l justum in tutte le leggi de' Romani son parole sinonime. AEquitas è dunque così parola di rapporto, come Justitia. Or Justitia è il perfetto combaciamento, l'esatta giustezza di qualche cosa col suo regolo. Due sono in morale i regoli, che i popoli civili hanno per la giustezza delle loro azioni: I. il jus civile. II. il jus di natura. Le leggi civili son nate per sostegno di questi jus; dunque sono anch'esse sottomesse al regolo: e questo regolo è la legge di natura. La legge di natura de' jus, cioè delle proprietà di ciascuno; dunque le leggi civili debbono avere il medesimo ufficio. Ma perché nelle città si cede a certi jus per formarne il jus pubblico, onde vi son creati di certi jus che non sono nello stato naturale, avviene alle volte che un'azione si combacia esattamente con la legge civile, ma non già col jus naturale. Allora il giudice dee studiarsi di avvicinare il più che si può la definizione della legge civile alla naturale. Questa equazione, o approssimazione, fu detta da'Greci Epiicia (vedete Aristotile negli Eudemj) e dai Latini Aeqvitas. Se la prima legge delle civili società è Salus Pubblica, seguita che la compassione per potersi dire equa, debba piegare a questa legge generale. Dove favorisce il privato col discapito pubblico, non vi è più quell'equazione col jus naturale ch'è detta; dunque è iniquità. Questi giudici dunque sono per ignoranza iniqui e crudeli, quando credono di esser giusti e umani.”

Antonio Genovesi (1713–1769) scrittore, filosofo e economista italiano

Origine: Lezioni di economia civile, p. 112

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“Tutto deve cantare in Chopin: il tocco giusto serve a trovare la poesia che c' è dentro.”

Murray Perahia (1947) pianista e direttore d'orchestra statunitense

citato in Corriere della sera, 3 febbraio 2010

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“Questa [thumos] è la parola ipostatica di gran lunga più comune e importante dell'intero poema [l'Iliade]. Essa ha una frequenza tre volte maggiore rispetto a qualsiasi altra. In origine, nella fase oggettiva, doveva significare semplicemente un'attività percepita esteriormente, e non aveva nessuna connotazione interiore. Questo uso miceneo è documentato spesso nell' Iliade, specialmete nelle scene di battaglia, dove un guerriero che colpisce con la lancia nel posto giusto fa cessare il thumos o attività di un altro.
La seconda fase o fase interna, come abbiamo visto nell'ira di Achille, si presenta in una situazione di stress nuova, durante il periodo del crollo della mente bicamerale, quando la soglia di stress che si richiedeva per l'evocazione di voci allucinatorie era più elevata. Il thumos si riferisce allora a un insieme di sensazioni interne in risposta a crisi esterne. […] insieme di sensazioni interne che precedeva un'attività particolarmente violenta in una situazione critica. Presentandosi in modo ricorrente, il tipo di sensazione comincia ad appropriarsi del vocabolo che in precedenza designava l'attività stessa. Da questo momento in poi è il thumos a conferire forza a un gueriero in battaglia, ecc. Tutti i riferimenti al thumos come sensazione interna nell' Iliade sono in accordo con questa interpretazione.
Ora, l'importante transizione alla terza fase, quella soggettiva, è già iniziata nell' Iliade stessa, benché non ancora in modo molto appariscente. La percepiamo nella metafora inespressa del thumos come qualcosa di simile a un recipiente: in vari passi menos o vigore è «infuso» nel thumos di qualcuno (XVII, 451; XXII, 312). Il thumos viene anche paragonato implicitamente a una persona: non è Aiace che è ansioso di combattere ma il suo thumos (XIII, 73), né è Enea a rallegrarsi ma il suo thumos (XIII, 494; si veda anche XIV, 156). Se non è un dio, è il thumos a «spingere» più spesso un uomo a un'azione. E come se esso fosse un'altra persona, un uomo può parlare al suo thumos (XI, 403) e può udire ciò che questo ha da dirgli (VII, 68) o sentire la sua risposta come quella di un dio (IX, 702).
Tutte queste metafore sono estremamente importanti. Dire che le sensazioni interne di grandi mutamenti circolatori e muscolari sono una cosa in cui si può infondere forza, significa generare uno «spazio» immaginato, qui collocato sempre nel petto, che è l'antecedente dello spazio mentale della coscienza contemporanea. E confrontare la funzione di tale sensazione con quella di un'altra persona o anche con i meno frequenti interventi degli dèi significa iniziare quei processi metaforici che in seguito diventeranno l'analogo «io.»”

Origine: Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza, pp. 314-316

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“Non mi pare giusto che voi giornalisti parliate sempre di noi chiamandoci gli svedesi. Siamo tutti diversi, il nostro è un paese lungo come l'Italia. Non credo di avere molto in comune con un tipo come Mats Wilander: ho addirittura abbandonato il rovescio a due mani per non somigliargli.”

Stefan Edberg (1966) tennista svedese

Origine: Citato in Edberg-Wilander, "rivali" svedesi, quei due gentiluomini al Masters http://www.repubblica.it/2009/05/rubriche/racconti-di-sport/clerici-svedesi/clerici-svedesi.html, la Repubblica, 19 maggio 2009)

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“È per i giusti valori.”

Marcello Macchia (1978) comico italiano

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