Frasi su grottesco

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema grottesco, essere, cosa, vita.

Frasi su grottesco

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“Ci saranno quelli tra voi che lo troveranno fuori luogo e tutti gli altri lo giudicheranno grottesco, ma lasciate che vi dica una cosa, amici miei: sempre meglio un amore bizzarro che nessun amore.”

The Green Mile
Il miglio verde
Variante: Amore tra le rovine. Ci saranno quelli tra voi che lo troveranno fuori luogo e tutti gli altri lo giudicheranno grottesco, ma lasciate che vi dica una cosa, amici miei: sempre meglio un amore bizzarro che nessun amore.

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“Lotti contro la tua superficialità, la tua faciloneria, per cercare di accostarti alla gente senza aspettative illusorie, senza un carico eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza, nel modo meno simile a quello di un carro armato, senza cannoni, mitragliatrici e corazze d'acciaio spesse quindici centimetri; offri alla gente il tuo volto più bonario, camminando in punta di piedi invece di sconvolgere il terreno con i cingoli, e l'affronti con larghezza di vedute, da pari a pari, da uomo a uomo, come si diceva una volta, e tuttavia non manchi mai di capirla male. Tanto varrebbe avere il cervello di un carro armato. La capisci male prima d'incontrarla, mentre pregusti il momento in cui l'incontrerai; la capisci male mentre sei con lei; e poi vai a casa, parli con qualcun altro dell'incontro, e scopri ancora una volta di aver travisato. Poiché la stessa cosa capita, in genere, anche ai tuoi interlocutori, tutta la faccenda è, veramente, una colossale illusione priva di fondamento, una sbalorditiva commedia degli equivoci. Eppure, come dobbiamo regolarci con questa storia, questa storia così importante, la storia degli altri, che si rivela priva del significato che secondo noi dovrebbe avere e che assume invece un significato grottesco, tanto siamo male attrezzati per discernere l'intimo lavorio e gli scopi invisibili degli altri? Devono, tutti, andarsene e chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori solitari, in una cella insonorizzata, creando i loro personaggi con le parole e poi suggerendo che questi personaggi di parole siano più vicini alla realtà delle persone vere che ogni giorno noi mutiliamo con la nostra ignoranza? Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… Beh, siete fortunati.”

American Pastoral

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“Se la specie umana sopravviverà, gli uomini del futuro considereranno la nostra epoca illuminata, immagino come un vero e proprio secolo d'oscurantismo. Saranno indubbiamente capaci di apprezzare l'ironia di questa situazione in modo più divertente di noi. È di noi che rideranno. Sapranno che ciò che noi chiamiamo schizofrenia era una delle forme sotto cui – spesso per il tramite di gente del tutto ordinaria – la luce ha cominciato a filtrare attraverso le fessure delle nostre menti chiuse. La follia non è necessariamente un crollo (breakdown); essa può essere anche una apertura (breakthrough)… L'individuo che fa l'esperienza trascendentale della perdita dell'ego può e non può perdere l'equilibrio, in diversi modi. Può allora essere considerato come pazzo. Ma essere pazzo non è necessariamente essere malato, anche se nel nostro mondo i due termini sono diventati complementari… Dal punto di partenza della nostra pseudosalute mentale tutto è equivoco. Questa salute non è una vera salute. La pazzia dei nostri pazienti è un prodotto della distruzione che imponiamo a loro e che essi impongono a se stessi. Nessuno immagini che ci imbattiamo nella vera pazia, cosí come non siamo veramente sani di mente. La pazzia con cui abbiamo a che fare è un grossolano travestimento, una falsa apparenza, una grottesca caricatura di ciò che potrebbe essere la guarigione naturale da questa strana integrazione. La vera salute mentale implica in un modo o nell'altro la dissoluzione dell'ego normale…”

Ronald Laing (1927–1989) psichiatra scozzese

da La politica dell'esperienza; citato in Gilles Deleuze e Félix Guattari, L'Anti-Edipo, traduzione di Alessandro Fontana, Einaudi, 2002, p. 147

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“Nuovo romanzo dello scrittore Busi, o il dolore secondo Casanova. Tragicomico, grottesco, pirotecnico, iperbolico: sono, una più una meno, le parole che salutano di solito i romanzi di Aldo Busi; ma nessuna di esse si presta a definire "Casanova di se stessi”

Aldo Busi (1948) scrittore italiano

editore Mondadori, pag. 516, lire 30.000), forse il libro più radicale dello scrittore di Montichiari. [... ] Sotto i cieli chiusi dove si agitano i personaggi, Busi scrive un "libro del dolore" che sembra dire: quale maggior pienezza e intensità di vita se non sul calvario di chi, malgrado disfatte e tradimenti, si ostina ad amare senza meditare vendetta? (Cesare Medail)

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“[Michelangelo Merisi da Caravaggio] Si esercitò da giovine nell'arte di murare e portò lo schifo della calce nelle fabbriche […] s'incontrò a far le colle ad alcuni pittori che dipingevano a fresco, e tirato dalla voglia di usare i colori accompagnossi con loro, applicandosi tutto alla pittura. […] Dopo, essendo egli d'ingegno torbido e contenzioso, per alcune discordie fuggitosene da Milano giunse in Venezia, ove si compiacque tanto del colorito di Giorgione che se lo propose per iscorta nell'imitazione. […] Condottosi a Roma vi dimorò senza ricapito e senza provvedimento […] sichè dalla necessità costretto, andò a servire il cavaliere Giuseppe d'Arpino, da cui fu applicato a dipinger fiori e frutti sì bene contrafatti che da lui vennero a frequentarsi a quella maggior vaghezza che tanto oggi diletta. […] Ma esercitandosi egli di mala voglia in queste cose, e sentendo gran rammarico di vedersi tolto alle figure, incontrò l'occasione di Prospero, pittore di grottesche, e uscì di casa di Giuseppe per contrastargli la gloria del pennello. […] …era solito usare drappi e velluti nobili per adornarsi; ma quando poi si era messo un abito, mai lo tralasciava finché non gli cadeva in cenci […] …era negligentissimo nel pulirsi; mangiò molti anni sopra la tela di un ritratto, servendosene per tovaglio mattina e sera.”

Giovanni Pietro Bellori (1613–1696) scrittore italiano

da Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni, parte prima, pp. 201-214

“Nuovo romanzo dello scrittore Busi, o il dolore secondo Casanova. Tragicomico, grottesco, pirotecnico, iperbolico: sono, una più una meno, le parole che salutano di solito i romanzi di Aldo Busi; ma nessuna di esse si presta a definire "Casanova di se stessi”

Cesare Medail (1943–2005) scrittore e giornalista italiano

editore Mondadori, pag. 516, lire 30.000), forse il libro più radicale dello scrittore di Montichiari. [... ] Sotto i cieli chiusi dove si agitano i personaggi, Busi scrive un "libro del dolore" che sembra dire: quale maggior pienezza e intensità di vita se non sul calvario di chi, malgrado disfatte e tradimenti, si ostina ad amare senza meditare vendetta? (da Busi, o il dolore secondo Casanova, Corriere della sera, 21 gennaio 2000)

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“È assolutamente grottesco che l'Italia resti l'ultimo paese d'Europa che non ha una legge civile sulle coppie di fatto anche gay.”

Benedetto Della Vedova (1962) politico italiano

Origine: Citato in Su gay e procreazione un nuovo fronte Pdl-Fli http://www.repubblica.it/politica/2010/08/08/news/un_nuovo_fronte-6160994/?ref=HREA-1, Repubblica.it, 8 agosto 2010.

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“In altri termini, più forte della ragione è, nell’uomo comune, la paura d’usarla. […] Ma è così: l’uomo […] si china alle contraddizioni grottesche e alle buffe scappatoie. […] Una selva di domande s’affaccia in un momento; e l’una è legata all’altra, sì che non puoi dire: comincio da questo punto o da quello… È un bene la vita? è un male? Se è un bene, perché viene a cessare? Se è un male, perché c’è dato? E ancora: se è un male, perché tanta sua parte è bella e buona? E se è un bene, perché vedo tanto male intorno a me e anche dentro di me? Che cosa mi si offre, in compenso di questo male, così che io possa dire in piena coscienza: “Sì, la vita è, in fondo, solamente un bene”? E che cosa, soprattutto, mi verrà dato al posto del bene che dovrò cedere da un momento all’altro? Ho bisogno di sapere “se ciò che qualcuno ci prende,/ c’è qualch’altro che ce lo rende!” (G. Pascoli, Commiato, in Canti di Castelvecchio).
Quest’idea del compenso fa apparir chiaro che il problema di cui stiamo parlando coincide con quello, notissimo, della felicità: tormento vano della ragione umana e suo scoglio invalicabile. Dunque anche il Pensiero con la maiuscola […] non sa rispondere agli enigmi della vita e della morte. La risposta verrà solamente dal Verbo, fattosi carne e “sapienza nostra” (S. Paolo, 1a Corinzi, 1, 30): vera sapienza, antagonista vittoriosa di quella umana, che è “stoltezza dinanzi a Dio” (Id., 3, 19).”

Franco Fochi (1921–2007) linguista e saggista italiano

Origine: La festa turbata, p. 22

“L'obiettività a cui tende il grottesco non è quella dell'umorismo, per il quale l'ideale viene confrontato col reale al punto che quest'ultimo viene esibito ad oculos nella sua cruda «nullità» (Nichtigkeit). È invece la crudeltà del Witz, dove i contraddittori devono coesistere, a impedire il recupero, anche soltanto formale, di ogni superiore umorismo, e quindi a problematizzare radicalmente la possibilità utopica di una natura redenta dalla contaminazione umano-sociale.”

Ferruccio Masini (1928–1988) germanista, critico letterario e traduttore italiano

da Dall'enigma-vita alla pantragedia grottesca, p. 336
Gli schiavi di Efesto
Origine: Da Frank Wedekind, Der Witz und seine Sippe, in Werke in drei Bänden, a cura di M. Hahn, Berlin und Weimar, 1969, III (Prosa), p. 273. Gli schiavi di Efesto, nota a p. 336.

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“[…] l'enigma del pathos vitale non poteva essere forzato in alcun altro modo se non attraverso una discesa nella profondità umana della miseria e nel dolore. Ma questo era necessario «perché – come scrisse Karl Kraus – in nessuno come in lui le strisce sanguinose lasciate dallo staffile dell'esperienza si sono trasformate in solchi aperti alla semina della poesia.»”

Ferruccio Masini (1928–1988) germanista, critico letterario e traduttore italiano

da Dall'enigma-vita alla pantragedia grottesca, p. 338
Gli schiavi di Efesto
Origine: Da Karl Krauss, Il vaso di Pandora, traduzione italiana di Roberto Calasso, in Frank Wedekind, Lulu, traduzione italiana di E. Castellani, Milano, 1972, p. 24. Gli schiavi di Efesto, nota a p. 338.

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“[Su James Joyce] Un uomo che cogliamo in aspetti obliqui di bohème, di fuggitivo, di straniero, personaggio ambiguo e talora grottesco come il suo Bloom; un pedante, un maniaco, un poeta con molte caratteristiche del raté, le cui opere sarebbero rimaste quelle di un raté in ogni altro secolo fuor che nel Novecento, che si arrese al fascino della loro illeggibilità.”

Mario Praz (1896–1982) critico d'arte, critico letterario e saggista italiano

Origine: Citato in Almanacco Romano, Alla ricerca di una sublime dignità http://www.ilcovile.it/news/archivio/00000487.html, Il Covile, N° 483, 10 dicembre 2008.

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“Tutta la nostra politica, da molti anni a questa parte, ha avuto carattere eminentemente femminile. Lo stesso Risorgimento è stato operato in gran parte con l'astuzia, l'arrendevolezza, il doppio gioco: il virile vi ha avuto funzione episodica, ha dovuto vestire colori romantici per introdursi nella storia della liberazione italiana. […] E tutto il miserando tentativo di imposizione pseudosocialista, fu un episodio della femminilità alla riscossa: era una rivoluzione fatta di dispettosa iracondia anziché di maschia collera; e in fondo ad esso v'era un programma di dedizione e di asservimento. Sarebbe interessante esaminare tutta la storia d'Italia da questo punto di vista strettamente psicologico; cioè come sequela di battaglie della maschilità contro la femminilità, con alterne vittorie. Chi oggi volesse partecipare alle più vive lotte del giorno, dovrebbe tener conto di questo: che stiamo assistendo, soprattutto, al risollevarsi e riprendersi di tutta la virilità assopita e distratta nelle braccia della politica femmina che governò la guerra e i suoi primi risultamenti. Il parlamento è il risultato, e la personificazione, e il simbolo più pieno e preciso che possiamo immaginare, di tutti i caratteri della femmina-tipo che per tanto tempo ha dominato la nostra vita. E s'intende per parlamento qualche cosa che trascende ampiamente i confini di Montecitorio. Assisteremo al grottesco di una lotta tra lo Stato-femmina e la Nazione-maschio? Queste lotte di sessi qualche volta finiscono con un atto di fecondazione. Ma è da tener presente che nel caso nostro la femmina non è più atta a concepire.”

Massimo Bontempelli (1878–1960) scrittore, saggista e giornalista italiano

Origine: La donna del Nadir, pp. 239-240

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“[Il borghese] Non gli rimprovero né la sua crudeltà né il suo egoismo, incoscienti a volte sotto una finta bontà, ma piuttosto la cura pedante che mette nel credere d'esser lui a far girare la terra e ad assicurare la nostra felicità, pensando alla propria. Comico e grottesco, se non pretendesse ancora, sotto una specie di bonomia quasi sacerdotale, di divenire giustiziere.”

Georges Rouault (1871–1958) pittore francese

Origine: Da Souvenirs intimes, Paris, F. Frapier, 1927, p. 82; citato in Riccardo Marchese e Andrea Grillini Scrittori e opere 3, Storia e antologia della letteratura italiana, curatrice per il capitolo 20 Patrizia Zani, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1992. ISBN 88-221-1029-3, capitolo 20, p. 1145.

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“Dopo aver visitato le antiche e nobili dimore di Genova e ammirato alcuni quadri fra i quali i tre capolavori di Van Dyck, non rimane da vedere che il Camposanto, il più bizzarro, sorprendente, macabro e comico museo di sculture funebri che vi sia al mondo. Lungo l'immenso quadrilatero corre una galleria, come un chiostro gigantesco aperto su un cortile che accoglie le tombe dei poveri ricoperte da lapidi bianche come neve. Percorrendola, si passa davanti a una processione di borghesi di marmo che piangono i loro morti.
Che mistero! Queste statue testimoniano una grande capacità, un vero talento da parte degli artigiani che le hanno realizzate. La natura dei vestiti, delle camicie, dei pantaloni rivela una lavorazione di fattura stupefacente. Ho visto un abito di amoerro a cui i tagli netti della stoffa davano un aspetto di totale verosimiglianza. Non vi è niente di più irresistibilmente grottesco, mostruosamente ordinario, indegnamente comune di queste persone che piangono gli amati congiunti.
Di chi è la colpa? Dello scultore, che nei lineamenti dei suoi modelli ha visto soltanto la volgarità dei borghesi moderni e non ha saputo trovarvi quel riflesso superiore d'umanità che i pittori fiamminghi hanno colto così bene nei tipi più laidi e plebei della loro razza? Dei borghesi, ai quali il basso livello di civilizzazione democratica ha eroso e cancellato ogni carattere distintivo e ha fatto perdere i segni di originalità di cui ogni classe sociale è sempre stata dotata?
I Genovesi sembrano molto fieri di questo sorprendente museo che disorienta e rende difficile il giudizio.”

Guy de Maupassant (1850–1893) scrittore e drammaturgo francese

Origine: La vita errante, pp. 45-46

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