Frasi su lavorio
pagina 29

Boris Leonidovič Pasternak photo
David Foster Wallace photo
Hannah Arendt photo
Enrico Brizzi photo

“Dall'archivio magnetico del signor Alex D. Alla fine, l'equilibrio interiore non é da cercare. Forse ce l'abbiamo già, e più ci muoviamo o agitiamo o altro, e più ce ne alltonatniamo. Il fatto é che a parlare di equlibrio interiore mi sento un povero stronzo. Mi sembra uno di quei termini che si usano nelle sedute di psicoanalisi liberatoria collettiva o nei rifugi per donne violentate.
Okay. Tutto mi dice di essere forte, determinato negli scopi, capace di andare avanti nella Vita, ma se uno sente che é arrivato il momento di cambiare un pò rotta o anche solo il bisogno di fermarsi a ragionare sul serio per proprio conto? Voglio dire: e i cazzi di sette e mezzo in latino, per esempio, che da semplici strumenti sono diventati una specie di fine ultimo?… Insomma, a quanto ne so dovrei studiare per strappare un titolo di studio che a sua volta mi permetta di strappare un buon lavoro che a sua volta mi permetta di strappare abbastanza soldi per strappare una qualche cavolo di serenità tutta guerregiata e ferita e massacrata dagli sforzi inauditi per raggiungerla.
Cioè, uno dei fini ultimi é questa cavolo di serenità martoriata. Il ragionamento é così. Non ci vuole un genio. E allora, perché dovrei sacrificare i momenti di serenità che mi vengono incontro spontaneamente lungo la strada?
Perché dovrei buttarli in un pozzo, se fanno parte anche loro del fine a cui tendere? Se un pomeriggio posso andare a suonare o uscire con una ragazza che mi piace, perché cavolo devo starmene in casa a trascrivere le versioni dal traduttore o far finta di leggereil sunto di filosofia? La realtà é che mi trovo a sacrificare il me diciassettenne felice di oggi pomeriggio a un eventuale me stesso calvo e sovrappeso, cinquantenne soddisfatto, che apre la porta del garage col comando a distanza e dentro c'ha una bella macchina, una moglie che probabilmente gli fa le corna col commercialista e due figli gemelli con i capelli a caschetto identici in tutto ai bambini nazisti della kinders. Tutti dentro il garage, magari, no. Diciamo più o meno intorno. Cioè, circondato. Dovunque la domanda è: un orrore di queste proporzioni vale più del sole e del gelato di oggi pomeriggio? Più di qualunque ragazza? Più di Valentina che arriva sorridendo all'appuntamento con dieci minuti di ritardo e una maglietta blu con dentro quel ben di Dio sorprendente?”

Jack Frusciante Has Left the Band: A Love Story- with Rock 'n' Roll

Ágota Kristóf photo

“Il lavoro è pesante, ma stare lì a far niente guardando qualcuno che lavora è ancora più pesante, soprattutto se è vecchio”

Ágota Kristóf (1935–2011) scrittrice ungherese

The Notebook, The Proof, The Third Lie: Three Novels

Adolf Hitler photo
Giovanni Gentile photo
George Orwell photo
Howard Phillips Lovecraft photo
Aidan Chambers photo
Amélie Nothomb photo
Charles Bukowski photo

“L’autobus correva lungo una striscia di cemento molto stretta a pelo dell’acqua senza parapetto, niente; tutto lì. L’autista si appoggiava allo schienale e passava rombando su quella stretta striscia di cemento circondata dall’acqua e tutti i passeggeri dell’autobus, venticinque o quaranta o cinquantadue persone si fidavano di lui, ma io no. Ogni tanto c’era un nuovo autista e io pensavo, come li scelgono, questi figli di puttana? L’acqua è profonda su tutt’e due i lati e basta un piccolo errore per andare tutti al creatore. Era ridicolo. Mettiamo che quella mattina avesse litigato con la moglie. O che avesse il cancro. O che vedesse la Madonna. O che avesse i denti cariati. Qualunque cosa. Bastava un niente. Avrebbe potuto impazzire. Buttarci tutti di sotto. Sapevo che se ci fossi stato io, al suo posto, avrei preso in considerazione la possibilità di trascinare tutti in acqua. Mi sarebbe piaciuto. e qualche volta, dopo considerazioni del genere, la possibilità diventa realtà. Per ogni Giovanna d’Arco c’è un Hitler appollaiato dall’altra estremità dell’altalena. La vecchia storia del bene e del male. Ma nessuno di quegli autisti ci buttò mai di sotto. Pensavano soltanto alle rate della macchina, alla partita di baseball, al taglio dei capelli, alle ferie, ai clisteri, alle domeniche in famiglia. In quel branco di merdosi non c’era nemmeno un vero uomo. Arrivavo sempre al lavoro con la nausea ma sano e salvo. Il che dimostra che Schumann era più relativo di Shostakovich…”

Factotum

Markus Zusak photo
Luciano De Crescenzo photo
Don Rosa photo
Daniel Pennac photo
Hannah Arendt photo
Leo Perutz photo
Leonard Cohen photo
Jorge Amado photo
Heinrich Böll photo
Italo Calvino photo
Irène Némirovsky photo
Charles Bukowski photo
Stephen King photo

“Decisi che avrei scoperto chi aveva ucciso Wellington, anche se mio padre mi aveva ordinato di non ficcare il naso negli affari degli altri.
Perché non faccio sempre quello che mi dicono di fare.

Perché quando qualcuno mi dà degli ordini, di solito sono cose che mi confondono e che non hanno nessun senso.

Per esempio quando dicono “Sta’ zitto”, ma non specificano per quanto tempo devi stare zitto. Oppure se su un cartello vedi NON CALPESTARE IL PRATO, in realtà dovrebbe esserci scritto NON CALPESTARE IL PRATO INTORNO A QUESTO CARTELLO oppure NON CALPESTARE IL PRATO DI QUESTO PARCO, perché invece ci sono molti prati su cui si può camminare.

La gente non rispetta mai le regole. Mio padre per esempio va a più di 90 chilometri all’ora nelle strade dove non si devono superare i 90 chilometri all’ora, e qualche volta guida dopo aver bevuto e spesso non si mette la cintura di sicurezza quando prende il furgone. E nella Bibbia si legge Non uccidere, ma ci sono state le Crociate e due Guerre Mondiali e la Guerra del Golfo e in ognuna di queste guerre dei Cristiani hanno ucciso dei loro simili.

E poi non lo capisco, quando dice “Non ficcare il naso negli affari degli altri”, perché non so cosa sono gli “affari degli altri”; io faccio un mucchio di cose con “gli altri”, a scuola, nel negozio e sul pulmino, e il suo lavoro consiste nell’andare a casa di altre persone e riparare i loro scaldabagni e l’impianto di riscaldamento. Anche questo vuol dire farsi gli affari degli altri.

Siobhan mi capisce. Quando mi ordina di non fare una cosa mi dice esattamente cos’è che non devo fare. Così mi piace.

Per esempio una volta mi ha detto: - Non devi mai prendere a pugni Sarah o picchiarla in nessun modo, Christopher. Anche se è lei a colpirti per prima. Se succede di nuovo, allontanati, rimani immobile e conta da 1 a 50, poi vieni da me a raccontarmi cosa ha fatto o parlane con qualche altro insegnante.

Un’altra volta mi ha detto: - Se vuoi andare sull’altalena e c’è sempre qualcuno sopra, non spingerlo via. Chiedi se puoi fare un giro anche tu. E poi aspetta fino a quando non ha finito.

Gli altri però quando ti danno un ordine non si comportano in questo modo. E allora sono io a decidere cosa fare e cosa non fare.”

The Curious Incident of the Dog in the Night-Time

Arturo Pérez-Reverte photo
Alessandro Baricco photo
Adolf Hitler photo
Robert Harris photo
Ágota Kristóf photo
Emmanuel Carrère photo
Mark Twain photo
Jack Kerouac photo

“Io attaccai discorso con una splendida ragazza di campagna che portava una camicetta di cotone molto scollata e rivelava la sommità abbronzata del suo bel seno. Era ottusa. Parlò di serate in campagna passate a fare il popcorn sotto il portico. Un tempo ciò mi avrebbe rallegrato il cuore ma poiché il cuore di lei non se ne rallegrava mentre lo diceva, capii che in esso non c'era altro che l'idea di ciò che si dovrebbe fare. «E in quale altro modo si diverte?» Cercai di tirar nel discorso le amicizie maschili e il sesso. I suoi grandi occhi scuri mi scrutarono vacui e con una specie di dolore nel sangue che risaliva a generazioni addietro per non aver fatto ciò che urgeva venisse fatto… qualsiasi cosa fosse, e tutti sanno cosa sia. «Cos'è che esige dalla vita?» Volevo prenderla e spremere da lei la risposta. Non aveva la minima idea di quel che volesse. Farfugliò di impieghi, di film, di andare da sua nonna durante l'estate, del desiderio di recarsi a New York a vedere il Roxy, di che specie di completo avrebbe indossato: qualcosa di simile a quello che portava la Pasqua scorsa, cappellino bianco, rose, scarpine pure rosa, e un soprabito di gabardine color lavanda. «Cosa fa la domenica pomeriggio?» domandai. Stava seduta sotto il portico. I suoi amici passavano in bicicletta e si fermavano a chiacchierare. Leggeva giornaletti umoristici, si sdraiava nell'amaca. «Cosa fa in una calda notte d'estate?» Sedeva sotto il portico guardava le macchine sulla strada. Lei e sua madre facevano il popcorn. «Cosa fa suo padre in una notte d'estate?» Lavora, fa il turno di notte in una fabbrica di caldaie, ha passato la sua vita intera a mantenere una donna e i suoi rampolli e senza credito né adorazione. «Cosa fa suo fratello in una notte d'estate?» Va in giro in bicicletta e passeggia davanti al chiosco delle bibite. «Cos'è che egli muore dalla voglia di fare? Cos'è che tutti noi moriamo dalla voglia di fare? Cosa vogliamo?» Non lo sapeva. Sbadigliò. Aveva sonno. Era troppo. Nessuno poteva dirlo. Nessuno avrebbe potuto dirlo mai. Tutto era finito. Aveva diciott'anni ed era estremamente adorabile, e mancata.”

On the Road

Christopher Moore photo
Italo Calvino photo
Ivo Andrič photo

“Finché l’uomo vive nel suo ambiente e in condizioni normali, gli elementi del curriculum vitae rappresentano per lui periodi importanti e svolte significative della sua vita. Ma appena il caso o il lavoro o le malattie lo separano dagli altri e lo isolano, questi elementi di colpo cominciano a scolorirsi, si inaridiscono e si decompongono con incredibile rapidità, come una maschera di cartone o di lacca senza vita, usata una volta sola. Sotto questa maschera comincia a intravedersi un’altra vita, conosciuta solo a noi, ossia la “vera” storia del nostro spirito e del nostro corpo, che non è scritta da nessuna parte, di cui nessuno suppone l’esistenza, una storia che ha molto poco a che fare con i nostri successi in società, ma che è, per noi, per la nostra felicità o infelicità, l’unica valida e la sola davvero importante.
Sperduto in quel luogo selvaggio, durante le lunghe notti, quando tutti i rumori erano cessati, Daville pensava alla sua vita passata come a una lunga serie di progetti audaci e di scoraggiamenti noti a lui solo, di lotte, di atti eroici, di fortune, di successi e di crolli, di disgrazie, di contraddizioni, di sacrifici inutili e di vani compromessi. Nelle tenebre e nel silenzio di quella città che ancora non aveva visto ma in cui lo attendevano, senza dubbio, preoccupazioni o difficoltà, sembrava che nulla al mondo si potesse risolvere né conciliare. In certi momenti gli pareva che per vivere fossero necessari sforzi enormi e per ogni sforzo una sproporzionata dose di coraggio. E, visto nel buio di quelle notti, ogni sforzo gli sembrava infinito. Per non fermarsi e rinunciare, l’uomo inganna se stesso, sostituendo gli obiettivi che non è riuscito a raggiungere con altri, che ugualmente non raggiungerà; ma le nuove imprese e i nuovi tentativi lo obbligheranno a cercare dentro di sé altre energie e maggiore coraggio. Così l’uomo si autoinganna e col passare del tempo diviene sempre più e senza speranza debitore verso se stesso e verso tutto quello che lo circonda.”

Ivo Andrič (1892–1975) scrittore e diplomatico jugoslavo

Travnicka Kronika: Hrvatske Knjige

Tiziano Sclavi photo
Fernando Pessoa photo
Ken Follett photo
George Orwell photo
Stephen King photo
Philip K. Dick photo

“Un bicchiere di birra alle sei del mattino è male. Un piatto di farinata è orribile alle otto di sera. Ai miei occhi, lo spettacolo dei demagoghi che mandano a morire milioni di persone, condannando il mondo alla deriva tra guerre sante e spargimenti di sangue, distruggendo intere nazioni in virtù di una "verità" religiosa o politica è…» scrollò le spalle. «Osceno. Schifoso. Comunismo, fascismo, sionismo opinioni di individui assolutisti inculcate a interi continenti. Senza che questo abbia niente a che fare con l'onestà del condottiero. O dei seguaci. Il fatto che ci credano rende la cosa ancor più oscena. Il fatto che possano uccidersi a vicenda o morire volontariamente per discorsi insensati…» Si interruppe. «Le vedi le squadre di ricostruzione; sai che potremo dirci fortunati se riusciremo mai a riedificare.» «Ma la polizia segreta… sembra talmente spietata e… be', cinica.» Lui annuì. «Suppongo che il Relativismo sia cinico. Sicuramente non è idealista. È il punto d'arrivo di chi è stato ucciso, ferito, ridotto in miseria e a lavorare duramente per le vuote parole. È il prodotto delle generazioni che gridavano slogan, marciavano con le vanghe e le armi, cantavano e scandivano inni patriottici, rendevano omaggio alle bandiere.» «Ma voi le sbattete in prigione. Queste persone che non sono d'accordo con voi - non permettete loro di dissentire… guarda il ministro Jones.» «Jones può benissimo dissentire. Può credere a quello che vuole; può credere che la terra è piatta, che Dio è una cipolla, che i bambini nascono nelle buste di plastica. Può avere l'opinione che preferisce; ma quando comincia a spacciarla per Verità Assoluta…» «Lo sbattete in prigione» disse Nina rigida. «No» la corresse Cussick. «Tendiamo la mano, diciamo semplicemente: dimostra o stai zitto. Conforta i fatti quello che vai dicendo. Se vuoi dire che gli ebrei sono la radice di tutti i mali - devi provarlo. Lo puoi dire, se riesci a dimostrarlo. Altrimenti, fila ai lavori forzati.»”

The World Jones Made

Daniel Pennac photo
Stephen King photo
Emilio Salgari photo
Tibor Fischer photo
Henry David Thoreau photo

“Persino in questo paese relativamente libero, gli uomini, nella maggior parte (per pura ignoranza ed errore), sono così presi dalle false preoccupazioni e dai più superflui e grossolani lavori per la vita, che non possono cogliere i frutti più saporiti che questa offre loro: le fatiche eccessive cui si sottopongono hanno reso le loro dita impacciate e tremanti. In effetti, un uomo che lavora duramente non ha abbastanza tempo per conservare giorno per giorno la propria vera integrità: non può permettersi di mantenere con gli altri uomini i più nobili rapporti, perché il suo lavoro sarebbe deprezzato sul mercato; ha tempo solo per essere una macchina […]. Io mi aguzzai la vista con l’esperienza, e così mi appare evidente che la maggior parte di voi conduce una vita meschina e abbietta: siete sempre in bilico, tentando di entrare in affari e insieme di tirarvi fuori dai debiti […] vivendo, morendo, venendo sepolti sempre per mezzo di questo bronzo altrui; promettendo sempre “pagherò”, ripetendo “domani pagherò” e morendo oggi, insolventi; tentando di ottenere favori e credito in tutti i modi possibili (scartando solo quelli che implichino rischio di galera) cioè con la menzogna, la piaggeria, il voto […] arrivando ad ammalarvi per mettere da parte qualcosa per quando sarete ammalati […].
Talvolta mi meraviglio che si possa essere tanto superficiali, per così dire, da applicarsi a quella volgare ma piuttosto straniera forma di servitù chiamata Schiavismo Negro, quando vi sono padroni così astuti e così scaltri che riescono a tenere schiavi Nord e Sud […] ma la cosa peggiore, è essere negrieri di se stessi.”

Walden

Enver Hoxha photo
Enver Hoxha photo
Enver Hoxha photo
Enver Hoxha photo
Mobutu Sese Seko photo

“Cittadine e cittadini, il nostro principale dovere nazionale è il lavoro. Non c'è nessun'altra soluzione che questa ai nostri molteplici problemi nazionali. Certo, la pace e il regno della giustizia sono le condizioni principali del lavoro, ma il lavoro è a sua volta l'unica garanzia della nostra coesione nazionale, dell'indipendenza del territorio, e della supremazia del diritto nella nostra società.”

Mobutu Sese Seko (1930–1997) politico della Repubblica Democratica del Congo

Citazioni di Mobutu, Paroles du Président
Variante: Cittadine e cittadini, il nostro primo dovere è il lavoro. Non c'è altra soluzione ai nostri molteplici problemi nazionali. Certo, la pace e il regno della giustizia vengono in primo posto, ma il lavoro a sua volta è l'unica garanzia della nostra coesione nazionale, dell'indipendenza del nostro territorio, e la supremazia del diritto nella nostra società.

Serse Cosmi photo
Lorenzo Bedeschi photo
Mohammed Siad Barre photo

“Il socialismo è l'unico modo per cui possiamo ottenere ciò che vogliamo. È l'unico modo che condurrà alla giustizia e l'uguaglianza fra il popolo. È l'unico modo in cui le persone possono avere gli stessi diritti. È l'unico modo in cui possiamo porrere fine alla situazione dove c'è uno sazio ed uno che crepa di fame.Il socialismo permettera ad ogni somalo d'ottenere cure mediche, e garantirà il lavoro ad ogni somalo desideroso di vivere la vita migliore che egli dovrebbe vivere su questo mondo. Il popolo può condividere questa vita in un modo onesto, giusto e uguale. Il Governo guiderà il popolo su questa via. Ecco di che cosa parla il socialismo - praticamente, significa lavoro e la condivisione dei beni.Il socialismo fornisce il modo per cui il popolo può veramente governare il suo paese; un governo capeggiato dai lavoratori e gli intellettuali. È il principio che si batte contro una manciata di persone, o gruppi di persone, che sfruttano la maggioranza e gli succhia il sangue. Questo è il socialismo.Il socialismo significa che la persona che fatica dovrebbe godersi i frutti della sua fatica. Non provvede niente alla persona che non ha lavorato, ma che invece ha seduto sotto l'ombra a ricevere benefici mentre il lavoro duro cade sui lavoratori e gli altri. Questo non è socialismo.Socialismo è l'unico modo in cui è possibile conservare ed elevare l'onore somalo, internamente ed esternamente.Chiunque si dirotta da questa via mette l'onore, l'unità e il progresso somalo sotto i piedi. Noi diciamo: a basso lui! Chiunque è contro il socialismo è colui che scacciammo dal suo edificio di mattoni rossi che appartiene al popolo somalo. È colui che ne siese dentro e ne fu colonizzato. Fu dietro lui che i coloni si nascondevano. È lui che si oppone al socialismo.”

Mohammed Siad Barre (1919–1995) politico somalo

My Country and My People, Vol. II

Giovanni De Carolis photo

“[A proposito della sua popolarità] So che non dura, lo abbiamo visto un sacco di volte. È capitato ai più grandi pugili del passato, da Alì a Tyson, fino a Maywheter. Però la vivo con serenità. Voglio dire che sono circondato da persone con cui ho condiviso e tuttora condivido una passione. Faccio un lavoro che mi piace.”

Giovanni De Carolis (1984) pugile italiano

Origine: Da un'intervista di Fabio Grilli, citato in: Boxe, De Carolis si racconta: "Ho imparato molto dalle sconfitte" http://www.romatoday.it/sport/boxe-giovanni-de-carolis-intervista-.html, RomaToday.it, 13 giugno 2017.

“[Sul conciliare famiglia e attività lavorativa] È stato molto difficile. Tanto è vero che quando mi sono sposata, dopo sono andata a vivere a Milano e ci ho vissuto undici anni, proprio perché io personalmente non riuscivo a conciliare il mio lavoro con i bambini piccoli, per lo meno fino a quando sono piccoli è molto difficile, e fare il teatro non ne parliamo, ti porta via per tournée, e infatti io ho rinunciato tante cose quando i miei figli erano piccoli. E poi ho anche rifiutato il doppiaggio, perché quello mi occupava troppo. Poi sono tornata a Roma, dopo dodici anni, e dopo un divorzio, e ho ripreso a lavorare anche bene, però senz'altro conciliare la vita famigliare con un lavoro così pieno, com'è stato il mio, sempre occupata dalla mattina alla sera, io sono riuscita a fare i salti mortali per essere più vicina a loro. Ho avuto la fortuna di trovare delle babysitter bravissime, che li seguivano anche nello studio. Ma avevo anche bisogno di lavorare, non potevo dire di no. Ma è andata bene anche così, perché ho due figli meravigliosi, e sono contentissima.”

Maria Pia Di Meo (1939) attrice, doppiatrice e direttrice del doppiaggio italiana

Variante: È stato molto difficile. Tanto è vero che quando mi sono sposata, dopo sono andata a vivere a Milano e ci ho vissuto undici anni, proprio perché io personalmente non riuscivo a conciliare il mio lavoro con i bambini piccoli, per lo meno fino a quando sono piccoli è molto difficile, e fare il teatro non ne parliamo, ti porta via per tournée, e infatti io ho rinunciato tante cose quando i miei figli erano piccoli. E poi ho anche rifiutato il doppiaggio, perché quello mi occupava troppo. Poi sono tornata a Roma, dopo dodici anni, e dopo un divorzio, e ho ripreso a lavorare anche bene, però senz'altro conciliare la vita famigliare con un lavoro così pieno, com'è stato il mio, sempre occupata dalla mattina alla sera, io sono riuscita a fare i salti mortali per essere più vicina a loro. Ho avuto la fortuna di trovare delle babysitter bravissime, che li seguivano anche nello studio. Ma avevo anche bisogno di lavorare, non potevo dire di no. Ma è andata bene anche così, perché ho due figli meravigliosi, e sono contentissima.

Jerry Calà photo
Alessio Tacchinardi photo
Abd al-Karim Qasim photo

“Il lavoratore e il datore di lavoro adesso sono fratelli inseparabili l'uno dall'altro. I giorni dello sfruttamento di tutti a beneficio del singolo sono finiti. Il lavoratore e il datore di lavoro adesso sono fratelli che lavorano fianco a fianco in armonia e solidarietà per il popolo e per l'immortale Repubblica irachena.”

Abd al-Karim Qasim (1914–1963) militare e politico iracheno

The worker and the employer are now brothers who cannot be separated one from the other. The days of exploitation of the whole for the benefit of the individual have gone. The worker and the employer are now brothers, working side by side in harmony and solidarity for the people and the immortal Iraqi Republic.
Principles of 14th July revolution

Woody Allen photo
Terry Gilliam photo
Mohammad Reza Pahlavi photo
Fabio Fazio photo
Woody Allen photo

“Lavoravo al panificio Rifkin, dove il mio lavoro era quello di togliere la marmellata dalle ciambelle andate a male e trasferirla in quelle fresche. Era un lavoro molto impegnativo, fatto con un tubo di gomma e uno scalpello.”

Woody Allen (1935) regista, sceneggiatore, attore, compositore, scrittore e commediografo statunitense

2004
Effetti collaterali (Side Effects), Confessioni di un ladro

Philip K. Dick photo
Abd al-Karim Qasim photo

“Fratelli! Vogliamo di più dal vostro lavoro. Vogliamo da voi il lavoro e la perfezione. Vogliamo da voi lavoro continuo. Ogni giorno dev'essere impiegato per accumulare benefici per questa patria e il suo popolo.”

Abd al-Karim Qasim (1914–1963) militare e politico iracheno

Brothers! We want from you more work. We want from you work and perfection. We want from you continuous work. Every day must be utilized to accumulate benefits for this homeland and this people.
Principles of 14th July revolution
Variante: Fratelli! Vogliamo di più dal vostro lavoro. Vogliamo da voi il lavoro e la perfezione. Vogliamo da voi lavoro continuo. Ogni giorno dev'essere impiegato per accumulare benefici per questa patria e il suo popolo.

Paolo Sollier photo
Henry De Montherlant photo
Abd al-Karim Qasim photo

“Fratelli lavoratori! Se desiderate porre fine all'imperialismo, dovrete sforzarvi di lavorare un'ora in più. Ciò incrinerà la struttura impiantata dallo straniero e dal colonizzatore. Un'ora di lavoro in più può minare la struttura edificata dagli imperialisti e minacciare la loro esistenza.”

Abd al-Karim Qasim (1914–1963) militare e politico iracheno

Brother workers! If you wish to stamp out imperialism, you have to exert yourself to work an extra hour. This will undermine the structure of the foreigner and the coloniser. An extra working hour can undermine the structure of the imperialists and threaten their existence.
Principles of 14th July revolution
Variante: Fratelli lavoratori! Se desiderate porre fine all'imperialismo, dovrete sforzarvi di lavorare un'ora in più. Ciò incrinerà la struttura impiantata dallo straniero e dal colonizzatore. Un'ora di lavoro in più può minare la struttura edificata dagli imperialisti e minacciare la loro esistenza.

Haile Selassie photo

“[Sulla preparazione per doppiare] No, non ho studiato niente, perché come si dice, sono figlia d'arte, si può dire che l'avevo proprio nel mio DNA questa capacità di recitare. Perché poi "doppiaggio" è una parola quasi inadeguata, nel senso che il doppiaggio lo può fare chi sa recitare, e in più a questo deve aggiungere una tecnica particolare. Perché una cosa è recitare in teatro, quindi portare la voce, avere un timbro diverso; e una cosa è fare il doppiaggio, avere davanti un microfono, e quindi devi poter dosare la tua voce, e avere la tecnica tale da permetterti di essere vera, autentica, di trasmettere emozioni. Tutto quello che l'attore in presa diretta ha costruito magari in mesi di lavoro, noi dobbiamo doppiarlo in tempi molto stretti, quindi è necessaria una tecnica particolare, una particolare sensibilità, perché bisogna tradurre quello che è il lavoro dell'attore in originale, a noi, alla nostra lingua, il nostro modo di essere, le nostre sensazioni, quindi è un lavoro anche creativo.”

Maria Pia Di Meo (1939) attrice, doppiatrice e direttrice del doppiaggio italiana

Variante: No, non ho studiato niente, perché come si dice, sono figlia d'arte, si può dire che l'avevo proprio nel mio DNA questa capacità di recitare. Perché poi "doppiaggio" è una parola quasi inadeguata, nel senso che il doppiaggio lo può fare chi sa recitare, e in più a questo deve aggiungere una tecnica particolare. Perché una cosa è recitare in teatro, quindi portare la voce, avere un timbro diverso; e una cosa è fare il doppiaggio, avere davanti un microfono, e quindi devi poter dosare la tua voce, e avere la tecnica tale da permetterti di essere vera, autentica, di trasmettere emozioni. Tutto quello che l'attore in presa diretta ha costruito magari in mesi di lavoro, noi dobbiamo doppiarlo in tempi molto stretti, quindi è necessaria una tecnica particolare, una particolare sensibilità, perché bisogna tradurre quello che è il lavoro dell'attore in originale, a noi, alla nostra lingua, il nostro modo di essere, le nostre sensazioni, quindi è un lavoro anche creativo.
Origine: Da Quel mostro di mia suocera è Mary Poppins: intervista a Maria Pia Di Meo http://www.panorama.it/blog-5/la-fine-del-mondo-e-ritorno/quel-mostro-di-mia-suocera-e-mary-poppins-intervista-a-maria-pia-di-meo/, Panorama, 8 agosto 2016.

Benedetto Croce photo
Haile Selassie photo
Mobutu Sese Seko photo

“Sono stato costretto a sospendere il diritto di sciopero. Certi individui hanno voluto far credere che con ciò volevo calpestare i diritti legittimi degli operai. Questo è totalmente falso. Incitare gli operai a cessare il lavoro significa precipitarli nella miseria.”

Mobutu Sese Seko (1930–1997) politico della Repubblica Democratica del Congo

Paroles du Président
Variante: Sono stato costretto a sospendere il diritto dello sciopero. Certi individui hanno voluto credere che voglio soffocare i diritti legittimi degli operai. Questo è totalmente falso. Incitare agli operai di cessare i lavori significa precipitarli nella miseria.

Donald Trump photo
Enver Hoxha photo
Abd al-Karim Qasim photo

“La donna, la vostra sorella, ha ottenuto la vittoria. Prima o poi, condividerà con voi le responsabilità dell'amministrazione. Nello stesso modo, il contadino ha ottenuto la vittoria, e anche il datore di lavoro. In passato, il datore di lavoro temeva per la sua vita e per la sua proprietà. Ora, il datore di lavoro e l'operaio sono fratelli che lavorano insieme, nella prosperità come nell'avversità, per difendere le conquiste della Repubblica irachena. Lavorano costantemente non per un qualsiasi effimero interesse egoistico, ma nell'interesse del popolo.”

Abd al-Karim Qasim (1914–1963) militare e politico iracheno

The woman, your sister, has achieved victory. She will share with you, sooner or later, the responsibilities of administration. The peasant, likewise, has achieved victory, and so has the employer. Formerly, the employer used to fear for his life and for his property. Now, the employer and the worker are brothers working together in both prosperity and adversity to protect the gains of the Iraqi Republic. They work constantly not for any transient selfish interest but for the interest of the people.
Principles of 14th July revolution

Sônia Braga photo
Tony Blair photo
Haile Selassie photo
Lara Gut photo

“Il talento significa anche lavoro, passione, fortuna. A volte fa sembrare le cose più semplici di quanto non siano.”

Lara Gut (1991) sciatrice alpina svizzera

Origine: Da un'intervista a NZZ am Sonntag; citato in Lara Gut: "c'è stato un momento in cui...." http://www.fantaski.it/news/2016/11/21/lara-gut-c-e-stato-un-momento-in-cui-.asp, Fantaski.it, 21 novembre 2016.

Haile Selassie photo
Giulio Onesti photo
Alessandro Manzoni photo
Nuon Chea photo
Haile Selassie photo
Sir Ian McKellen photo
Silvio Berlusconi photo

“Io sono una persona che ha costruito quel poco del mio successo sull'umiltà, sul perbenismo e sul lavoro.”

Ezio Capuano (1965) allenatore di calcio italiano

Origine: Dalla conferenza stampa al termine della partita Benevento-Sora, 11 gennaio 2004. Video https://www.youtube.com/watch?v=et13AShtsLo disponibile su Youtube.com.

Haile Selassie photo