Frasi su luna

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema luna, sole, stella, notte.

Frasi su luna

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“Ma tutto quello che vorrei se lo rincorro scappa, non posso prendere la luna riflessa sull'acqua.”

Gue Pequeno (1980) rapper italiano

da Tornare indietro
Bravo ragazzo

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“Ho un occhio aperto come il sole, uno mezzo come la luna.”

Gue Pequeno (1980) rapper italiano

da Puoi toccarmi
Bravo Ragazzo

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“Niente paura ci pensa la vita, mi han detto così. Niente paura si vede la luna persino da qui.”

Luciano Ligabue (1960) cantautore italiano

da Niente Paura, n. 1
Primo Tempo

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“La gente corre ma in curva non frena | lei non prende sonno e quando dorme trema.”

Fabri Fibra (1976) rapper, produttore discografico e scrittore italiano

da Luna piena, n. 2
Turbe giovanili

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“La bugia galleggia nello spazio | ma la verità è sempre e solo una, | la verità è che l'uomo pensa col cazzo | e nessuno è mai andato sulla luna.”

Fabri Fibra (1976) rapper, produttore discografico e scrittore italiano

da Non potete capire, n. 12
Controcultura

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“Perché uno come me, frate, se vede la luna la vede soltanto sul fondo bicchiere.”

Gue Pequeno (1980) rapper italiano

da Scappati di casa
Bravo Ragazzo

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“La voglio in faccia la verità, | e se sarà dura | la chiamerò sfortuna… | maledetta sfortuna!”

Vasco Rossi (1980) cantautore italiano

da Dillo alla Luna, n. 7
Liberi liberi

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“Gli artisti si vendono, i dischi no.”

Emis Killa (1989) rapper italiano

da Sulla luna, n. 1
L'erba cattiva

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“Torna al tuo paese, sei diverso!" | "Impossibile, vengo dall'universo! | La rotta ho perso, | che vuoi che ti dica | tu sei nato qui | perché qui ti ha partorito una fica.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Vengo dalla Luna, n. 6
Verità supposte
Variante: "Torna al tuo paese, sei diverso!" | "Impossibile, vengo dall'universo! | La rotta ho perso, | che vuoi che ti dica | tu sei nato qui | perché qui ti ha partorito una fica". (da Vengo dalla Luna, n. 6)

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“Se anche tu vedi la stessa luna non siamo poi così lontani.”

Claudio Baglioni (1951) cantautore italiano

da Stai su
Viaggiatore sulla coda del tempo

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“In bilico, tra accontentarvi o essere libero | tra osare o puntare al sei politico | come posso accettare il vostro spirito critico | se vi mostro la luna ma voi fissate il dito.”

Ghemon (1982) rapper italiano

da Si chiude il sipario, n. 22
E poi, all'improvviso, impazzire feat. The Love 4tet

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“Sono trascorsi molti anni, ma ricordo come se fosse ieri. Ero giovanissimo, avevo l'illusione che l'intelligenza umana potesse arrivare a tutto. E perciò m'ero ingolfato negli studi oltre misura. Non bastandomi la lettura di molti libri, passavo metà della notte a meditare sulle questioni più astruse. Una fortissima nevrastenia mi obbligò a smettere; anzi a lasciare la città, piena di tentazioni per il mio cervello esaurito, e a rifugiarmi in una remota campagna umbra. Mi ero ridotto a una vita quasi vegetativa: ma non animalesca. Leggicchiavo un poco, pregavo, passeggiavo abbondantemente in mezzo alle floride campagne (era di maggio), contemplavo beato le messi folte e verdi screziate di rossi papaveri, le file di pioppi che si stendevano lungo i canali, i monti azzurri che chiudevano l'orizzonte, le tranquille opere umane per i campi e nei casolari. Una sera, anzi una notte, mentre aspettavo il sonno, tardo a venire, seduto sull'erba di un prato, ascoltavo le placide conversazioni di alcuni contadini lì presso, i quali dicevano cose molto semplici, ma non volgari né frivole, come suole accadere presso altri ceti. Il nostro contadino parla di rado e prende la parola per dire cose opportune, sensate e qualche volta sagge. Infine si tacquero, come se la maestà serena e solenne di quella notte italica, priva di luna ma folta di stelle, avesse versato su quei semplici spiriti un misterioso incanto. Ruppe il silenzio, ma non l'incanto, la voce grave di un grosso contadino, rozzo in apparenza, che stando disteso sul prato con gli occhi volti alle stelle, esclamò, quasi obbedendo ad una ispirazione profonda: «Com'è bello! E pure c'è chi dice che Dio non esiste». Lo ripeto, quella frase del vecchio contadino in quel luogo, in quell'ora: dopo mesi di studi aridissimi, toccò tanto al vivo l'animo mio che ricordo la semplice scena come fosse ieri. Un eccelso profeta ebreo sentenziò, or sono tremil'anni: «I cieli narrano la gloria di Dio». Uno dei più celebri filosofi dei tempi moderni scrisse: «Due cose mi riempiono il cuore di ammirazione e di reverenza: il cielo stellato sul capo e la legge morale nel cuore.»”

Enrico Fermi (1901–1954) fisico italiano

Quel contadino umbro non sapeva nemmeno leggere. Ma c'era nell'animo suo, custoditovi da una vita onesta e laboriosa, un breve angolo in cui scendeva la luce di Dio, con una potenza non troppo inferiore a quella dei profeti e forse superiore a quella dei filosofi.
Origine: Cfr. Immanuel Kant: «il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me».
Origine: Citato in M. Micheli, Enrico Fermi e Luigi Fantappié: Ricordi personali, Responsabilità del sapere, 31, 1979, pp. 21-23.

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“Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, | Silenziosa luna?”

Giacomo Leopardi (1798–1837) poeta, filosofo e scrittore italiano

vv. 1-2

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“Le stelle intorno alla bella luna | celano il volto luminoso | quando, al suo colmo, più risplende | sopra la terra.”

Saffo (-630–-570 a.C.) poetessa greca antica

2010, [fr. 34, Numerazione LP. Vedi discussione voce.]
Frammenti

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“Io sono un po' luna, e un po' commesso viaggiatore. | La mia specialità è di trovare quelle ore | che hanno perso il loro orologio.”

Vicente Huidobro (1893–1948) poeta cileno

Originale: (en) I am part moon, and part traveling salesman. | My specialty is that of finding those hours | that have lost their clock.

Timothy Casey, Lester E. Embree, Lifeworld and technology, Center for Advanced Research in Phenomenology & University Press of America, 1990, p. 84.

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“Tieniti la terra, uomo, io voglio la luna!”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Vengo dalla Luna, n. 6
Verità supposte

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“Non è il nostro compito quello di avvicinarci, così come non si avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra méta non è di trasformarci l'uno nell'altro, ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparar a vedere ed a rispettare nell'altro ciò ch'egli è: il nostro opposto e il nostro complemento.”

1989)
Narciso e Boccadoro
Variante: "Non è il nostro compito quello di avvicinarci, così come non si avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra méta non è di trasformarci l'uno nell'altro, ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparar a vedere ed a rispettare nell'altro ciò ch'egli è: il nostro opposto e il nostro complemento."

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“Per casa in cerca di calma | cambio maglia | cambio canale, canzone | cambio espressione, umore | e in fondo per quanto posso cambiare mi cambi il mondo.”

Fabri Fibra (1976) rapper, produttore discografico e scrittore italiano

da Luna piena, n. 2
Turbe giovanili

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“Come la terra e il sole e la luna
e l'etere che tutto abbraccia e la celeste via lattea e l'olimpo
estremo e la calda forza degli astri ebbero impulso
a nascere.”

Parmenide (-501–-470 a.C.) filosofo greco antico

frammento 11
Frammenti di alcune opere, Poema sulla natura

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“Nulla si sa, tutto si immagina.”

Federico Fellini (1920–1993) regista e sceneggiatore italiano

da La voce della Luna, a cura di Gianfranco Angelucci, Einaudi, 1990

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“Scrissi col lapis, sopra la punteggiatura, come vogliono appunto le convenzioni internazionali che tutelano il diritto delle genti: "Signora, robustizza pacco pentachìlo a 1/2 cedola all'uopàta evitando medicincarte et infiammabili. Pàccami lancorredo, sigartabacco e seccacastagne. Se però credi castagne ben cotte possano giovare al bambino, non inviarle. Non mi manca niente. Di una sola cosa ti prego: che la sera della vigilia di Natale tu imbandisca la tavola nel modo più lieto possibile. Fai schiodare la cassa delle stoviglie e quella della cristalleria; scegli la tovaglia migliore, quella nuovissima piena di ricami; accendi tutte le lampade. E prepara un grosso albero di Natale con tante candeline, e prepara con cura il presepe vicino alla finestra, come l'anno scorso. Signora, io ho bisogno che tu faccia questo. Il mio pensiero ogni notte varca il reticolato: lo so, ti riesce difficile figurarti il mio pensiero che varca il reticolato. Il pensiero è un soffio di niente e non ha volto: e allora figurati che io stesso, ogni notte, esca dal recinto. Figurati un Giovannino leggero come un sogno e trasparente come il vento delle serenissime e gelide notti invernali. Io, ogni notte, approfitto del sonno degli altri e mi affido all'aria e trasvolo rapido gli sconfinati silenzi di terre straniere e città sconosciute. Tutto è buio e triste sotto di me, e io affannosamente vado cercando luce e serenità. Rivedo la Madonnina del Duomo, ma le strade e le piazze non sono più quelle di un tempo, e stento a ritrovare il nostro quarto piano. Signora, non dire che sono il solito temerario se entro in casa dal tetto: anzi, loda la mia prudenza se non mi avventuro lungo le macerie della scala. E poi il tetto è scoperchiato e si fa più presto. Riconosco lo scheletro delle nostre stanze e ricerco i nostri ricordi nascosti sotto i rottami dei muri crollati. Tutto è buio, freddo e triste anche qui, e soltanto se la luna mi assiste riesco a scoprire sui brandelli delle tappezzerie che ancora pendono alle pareti, i riquadri chiari e la topografia dei nostri mobili. Per le strade deserte, cammina soltanto la paura vestita di luna. Su un brano di tappezzeria dell'ex-anticamera vedo un fiorellino. Uno strano fiore nero a cinque petali. Signora, rammenti quando Albertino decorò le nostre stanze con la piccola sciagurata mano intinta nell'inchiostro di China? Inutilmente vado a ricercare vestigia di giorni lieti fra le pareti dell'ufficio; le pareti non ci sono più, e il grande edificio è un cupo mucchio di cemento annerito dal fumo. Fuggo dalla città buia e silenziosa, e rivedo i luoghi dove, zitella, tu mi conoscesti zitello. Ma anche qui è squallida malinconia, e io mi rifugio alla fine nella casupola dove si accatastano i miei ultimi effetti e i miei primi affetti. Tu dormi, Albertino dorme, mia madre, mio padre dormono. Tutti dormono, e cercano forse di ritrovare in sogno il mio ignoto, lontano rifugio. I nostri mobili si affollano disordinatamente nelle esigue stanze immerse nell'ombra, e dentro le polverose casse del solaio le parole dei miei libri si sono gelate. Signora, io cerco un po' di luce, un po' di tiepida serenità, e invece non trovo che buio e freddo, e non posso ravvisare nel buio il volto di mio figlio, e sui laghi e sulle spiagge tutto è spento e abbandonato, tutto è silenzio, e io rinavigo verso il recinto e torno al mio pagliericcio portando il gelo nelle ossa del numero 6865. Signora, bisogna che, almeno la notte di Natale, il mio pensiero, fuggendo dal recinto, possa trovare un angolo tiepido e luminoso in cui sostare. Voglio tanta luce: voglio rivedere il vostro volto, voglio rivedere il volto dell'antica serenità. Altrimenti che gusto c'è a fare il prigioniero?" Qui ebbi la sensazione che le 24 righe stessero per finire, e mi interruppi. Le righe erano in effetti 138, e io avevo riempito le 24 mie, le 24 della risposta e altri cinque foglietti che stazionavano nei paraggi. Con estrema cura cancellai tutto e ricominciai da capo: "Signora, robustizza pacco pentachìlo a 1/2 cedola all'uopàta evitando medicincarte et infiammabili. Pàccami lancorredo, sigartabacco…"”

Giovannino Guareschi (1908–1968) scrittore italiano

Origine: Diario clandestino, pp. 31 a 34

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“Sull'asfalto acquoso una luna affilata a tagliare i fili che legano le stelle.”

Claudio Baglioni (1951) cantautore italiano

Via
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“Un sole con dentro la luna | Credo sia la migliore definizione di te.”

Pierpaolo Lauriola (1975) cantautore italiano

da Scivolo In Fondo al tuo Oceano, n. 2
Tarli

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