Frasi su pericolo
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“È però un fatto doloroso che oggi non si stima e non si possiede più la vera libertà. In queste condizioni la convivenza umana, come ordinamento di pace, è interiormente snervata ed esangue, esteriormente esposta ogni istante a pericoli. Coloro, per esempio, che nel campo economico o sociale vorrebbero tutto riversare sulla società, anche la direzione e la sicurezza della loro esistenza; o che attendono oggi il loro unico nutrimento spirituale quotidiano, sempre meno da loro stessi – vale a dire dalle loro proprie convinzioni e conoscenze – e sempre più, già preparato, dalla stampa, dalla radio, dal cinema, dalla televisione; come potrebbero concepire la vera libertà, come potrebbero stimarla e desiderarla, se non ha più posto nella loro vita? Essi cioè non sono più che semplici ruote nei diversi organismi sociali; non più uomini liberi, capaci di assumere e di accettare una parte di responsabilità nelle cose pubbliche. Perciò, se oggi gridano: Mai più la guerra!, come sarebbe possibile fidarsi di loro? Non è infatti la loro voce; è la voce anonima del gruppo sociale, nel quale si trovano impegnati. Questa è la condizione dolorosa, la quale inceppa anche la Chiesa nei suoi sforzi di pacificazione, nei suoi richiami alla consapevolezza della vera libertà umana, elemento indispensabile, secondo la concezione cristiana, dell'ordine sociale, considerato come organizzazione di pace. Invano essa moltiplicherebbe i suoi inviti a uomini privi di quella consapevolezza, ed anche più inutilmente li rivolgerebbe ad una società ridotta a puro automatismo. Tale è la purtroppo diffusa debolezza di un mondo che ama di chiamarsi con enfasi "il mondo libero". Esso si illude e non conosce se stesso”

Papa Pio XII (1876–1958) 260° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

dal radiomessaggio del Natale 1951

“In non molta distanza della sponda meridionale dell'Arno, rimpetto quasi а Terranuova, si incontra Montevarchi, una delle più ragguardevoli Terre del Valdarno superiore, e che merita l'attenzione dei curiosi.
Nei più remoti tempi un [sic] altra Terra, postata quasi a cavaliere dell'attuale sull'alto del Colle, godeva del medesimo nome, ed era riguardata come luogo di non lieve importanza. Varie sono l'opinioni che gli eruditi hanno esternato sulla prima costituzione di essa, e vi fu chi fino pensó che questa presistesse all'epoca del prolungamento della via Cassia rinnovato dall'Imperatore Adriano.
Certo che la predetta magnifica strada attraversava una parte del Valdarno di sopra, non già per la moderna pianura, ma sempre su per le cime delle Colline, e particolarmente dove esse confinano con le pendici delle montagne […]
Molto soffrì la Terra, anzi a tal fu ridotta che può dirsi con sicurezza come essa non poté più emergere pienamente da quello stato di languidezza in che la posero le guerre fino a tantoché, soggettato finalmente Arezzo al Fiorentino dominio, e cessati in Toscana i furori delle Fazioni, i popoli di questa bella parte d'Italia si fecero più mansueti, ed abbandonate l'armi con più utile loro e di tutto l'universale, si dettero all'esercizio delle pacifiche Arti, e del Commercio.
Alla sicurezza e vantaggio del traffico molto, come ognun sa, contribuisce il locale, dove possa questo esercitarsi: e basta dare un [sic] occhiata a Montevarchi, ed a' suoi vaghi contorni per sincerarsi che questa Terra, assai ben popolata, è quanto altra mai di Toscana opportunissima al medesimo.
Situata essa sulla strada che da Arezzo conduce a Firenze, mezzo miglio in circa lontana dall'Arno, circondata da una deliziosa campagna, fertile, ed ubertosa quanto desiderare si possa, non manca di alcuno di quei generi che sono necessarj alla vita, anzi ne abbonda sì fattamente da poterne ad altri concedere senza pericolo di disperderne a scapito proprio. […] Contuttociò qualora si osservi attentamente la Terra, ognuno manifestamente ben vede che vi regna l'opulenza, e mercé di questa la prosperità, ed il lusso.
La forma del suo recinto tende quasi all'Ovale. II Rendi in alcune memorie, ch'ei lasciò manoscritte de' pregi della sua patria, con bizzarria sì, ma non senza una certa verità disse che potea questa rassomigliarsi nella sua figura a una nave, la cui prua fra scirocco e mezzogiorno guarda Arezzo, e con la poppa fra maestro e tramontana riguarda Firenze.
Le mura che la circondano sembrano essere le stesse dalle quali fu cinta dapprima sul terminare del Secolo XIII venuta appena che fu in pieno potere della Fiorentina Repubblica. Si veggono queste condotte a merli, interstiziate da alcune torrette o baluardi, e due più alte Torri le servirono un tempo per ispecial sua difesa.
Quella di esse che sussiste tuttora, e che dicesi comunemente "la Rocca", potrebbe anche nell'età nostra essere opportuna a difendere per alcun tempo la Terra; l'altra però fu demolita in gran parte, ed incorporata nell'edifizio ove più modernamente ebbe sede un Monastero di Religiose. La predetta Rocca forse è l'unica fabbrica la quale, oltre le mura, ci dia indizio dell'epoca della prima edificazione della Terra, la quale sembra però fabbricata di recente, perché modernamente restaurata, ed abbellita pressoché nel totale de' suoi edifizj.
Se in molti di essi si fosse più avuto riguardo al solido, che a quel falso brillante il quale colpisce ma non soddisfa, Montevarchi porterebbe il vanto sopra molti altri luoghi del Valdarno superiore ancora per l'eleganza del suo materiale.
La maggior piazza farebbe assai più vaga comparsa se il loggiato che in parte la cinge fosse stato condotto con maggior proprietà di disegno, d'esattezza, e di simetrìa [sic].
Fra le fabbriche Sacre è degna d'essere riguardata con attenzione la Prepositura che è bella, sebben moderna anzichenò, e che risente alquanto di un certo caricato ne' suoi ornati, il quale non può per altro gran fatto dispiacere agli intendenti.
Bella pure è la fabbrica del Convento, come della Chiesa di S. Francesco, dove all'Altar maggiore si ammira la celebre Tavola lavorata con arte ed ingegno da Alessandro Filippi, comunemente detto Sandro Botticello, che fu rammentata con lode pur dal Vasari.”

Francesco Fontani (1748–1818) religioso, erudito, filologo, archeologo, numismatico, storico delle arti, bibliotecario e antiquario itali…

da Viaggio pittorico della Toscana, vol. VI, p. 195
Origine: Terranuova Bracciolini.
Origine: L'attuale Strada Statale 69 di Val d'Arno.
Origine: Monastero di Santa Maria del Latte.
Origine: Collegiata di San Lorenzo.
Origine: Chiostro di Cennano.
Origine: Convento e Chiesa di San Ludovico.

“Carcarlo Pravettoni, dopo la caduta del socialismo, è ritenuto l'ultimo pericolo per il capitalismo.”

Walter Fontana (1957) umorista, sceneggiatore e scrittore italiano

Senza fonte, Citazioni da Mai dire Gol

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“[Sulle teorie del complotto sugli attentati dell'11 settembre 2001] Si ripresentano anche in questo caso le tesi «complottistiche», che vorrebbero attribuire il devastante attacco terroristico a dipartimenti o agenzie di intelligence dall'amministrazione degli Stati Uniti, motivato dalla volontà di creare l'occasione per una offensiva contro l'Islam. Il «complottismo» è una teorica storico-ideologica volta a negare la realtà pura e semplice per evitare le conseguenze di un fatto, ed in questo caso il pericolo di una «guerra di civiltà», ed a negare la realtà di un pericolo attuale, quello di una «guerra contro gli ebrei e i crociati», cioè l'Occidente cristiano e liberale. Rifiuto la teorica «complottista» che è un'abile e talvolta sincera contraffazione della realtà per il timore di essa: Moro sarebbe stato rapito dalle «così dette» Brigate Rosse, strumento della CIA, o del KGB o della P2 o del… Priorato di Sion; Stalin non è morto per un ictus ma è stato fatto avvelenare da Beria, e secondo le ultime rivelazioni dell'ultimo capo del KGB sovietico – autore del tentativo di colpo di stato contro il presidente Gorbaciov – questi e Eltsin sarebbero stati in realtà agenti della CIA… Ricordando quanto «aperta» sia la società americana (pensiamo al fatto che la «gola profonda» del caso Nixon si scoprì essere stata il vice-direttore del FBI), ed alla congiura contro Bill Clinton, mi sembra improbabile anzi impossibile che l'11 settembre sia stato frutto di un complotto americano. Anche perché la guerra che ne è derivata sta portando alla sconfitta degli Stati Uniti in Iraq, in Afghanistan e nel Medio Oriente, e alla pericolosa quasi-sconfitta di Israele nei confronti degli Hezbollah, ma in realtà della Siria e soprattutto dell'Iran.”

Francesco Cossiga (1928–2010) 8º Presidente della Repubblica Italiana

Origine: Da La realtà travisata: Si teorizzano i complotti per non vedere http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=7190957, La Stampa, 4 settembre 2006.

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“Ben venga la vergogna quando ti fa affrontare il pericolo!”
Bona turpitudo est, quae periclum vindicat.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Sententiae

“Il pericolo arriva più velocemente quando viene sottovalutato!”
Citius venit periclum cum contemnitur.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Sententiae

“Quanto è peggiore quel pericolo che resta nascosto|”
O pessimum periclum, opertum quod latet!

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Sententiae

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“In caso di pericolo tirate un moccolo.”

Marcello Marchesi (1912–1978) comico, sceneggiatore e regista italiano

Origine: Il malloppo, p. 13

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“Il semaforo è il mezzo per far arrivare i pedoni senza pericolo al centro della strada.”

Antonio Amurri (1925–1992) scrittore e paroliere italiano

Qui lo dico e qui lo nego

“Quanto più i luoghi son forti, tanto dee il principe esser più accurato in guardargli, perciochè non si sta da parte alcuna iu maggior pericolo, che da quella, d'onde gli par esser sicuro.”

Giovanni Francesco Lottini (1512–1572) politico, scrittore e vescovo cattolico italiano

Origine: Citato in Harbottle, p. 400
Origine: Avvedimenti Civili, p. 27

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“[A proposito del terremoto di Sendai del 2011] Mons. Orazio Mazzella, (1860-1939) arcivescovo di Rossano Calabro, all'indomani della tragedia fece una serie di riflessioni che vi riassumo (La provvidenza di Dio, l'efficacia della preghiera, la carità cattolica ed il terremoto del 28 di Dicembre 1908: cenni apologetici, Desclée e C., Roma 1909).
In primo luogo le grandi catastrofi sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio, che ci scuote e ci richiama col pensiero ai nostri grandi destini, al fine ultimo della nostra vita, che è immortale.
Infatti se la terra non avesse pericoli, dolori, catastrofi, eserciterebbe sopra di noi un fascino irresistibile, non ci accorgeremmo che essa è un luogo d'esilio, e dimenticheremmo troppo facilmente, che noi siamo cittadini del cielo. […]
In secondo luogo, osserva l'arcivescovo di Rossano Calabro, le catastrofi sono talora esigenza della Giustizia di Dio, della quale sono giusti castighi.
Alla colpa del peccato originale si aggiungono infatti, nella nostra vita, le nostre colpe personali; nessuno di noi è immune dal peccato e può dirsi innocente e le nostre colpe possono essere personali o collettive: possono essere le colpe di un singolo o quelle di un popolo: ma mentre Dio premia o castiga i singoli nell'eternità è sulla terra che premia o castiga le nazioni, perché le nazioni non hanno vita eterna, hanno un orizzonte terreno. […]
Terzo punto infine: le grandi catastrofi sono spesso una benevola manifestazione della misericordia di Dio.
Abbiamo detto infatti che nessuno, mettendosi la mano sulla coscienza, potrebbe dare a se stesso un certificato d'innocenza. Un giorno, quando il velo, che copre l'opera della Provvidenza, sarà sollevato, ed alla luce di Dio vedremo ciò che Egli avrà operato ne' popoli e nelle anime, ci accorgeremo che per molte di quelle vittime, che compiangiamo oggi, il terremoto è stato un battesimo di sofferenza che ha purificato la loro anima da tutte le macchie, anche le più lievi, e grazie a questa morte tragica la loro anima è volata al cielo prima del tempo perché Dio ha voluto risparmiarle un triste avvenire. […]
Le grandi catastrofi sono certamente un male, però non sono un male assoluto, ma un male relativo, dal quale sorgono beni di ordine superiore e più universali. La luce della fede ci insegna che le grandi catastrofi, o sono un richiamo paterno della bontà di Dio, o sono esigenze della divina giustizia, che infligge un castigo meritato, o sono un tratto della divina misericordia, che purifica le vittime aprendo loro le porte del Cielo. Perché il Cielo è il nostro destino eterno.”

Roberto de Mattei (1948) storico italiano

da Riflessioni sul mistero del male – Intervento del prof. Roberto de Mattei a Radio Maria del 16 marzo 2011; citato in Corrispondenza Romana http://www.corrispondenzaromana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1560:intervento-del-prof-roberto-de-mattei-a-radio-maria-del-16-marzo-2011&catid=138:varie&Itemid=55=, 25 marzo 2011

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“[Dopo l'11 settembre] Come durante la guerra fredda vi è il pericolo che l'opinione pubblica diventi molto emotiva, e che si finisca per lanciare una caccia alle streghe che rischia di andare a pescare in aspetti della società estranei a quello che è accaduto.”

Walter Cronkite (1916–2009) giornalista e personaggio televisivo statunitense

da Corriere della sera, 14 settembre 2001 https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2001/settembre/14/Walter_Cronkite_giornalista_televisivo_americano_co_0_0109149383.shtml

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“La cortesia della signora Schwabe aveva messo a mia disposizione un appartamento nell'ex-Collegio medico, ove essa ha stabilito lo stupendo "Giardino di Infanzia", di cui più tardi parleremo. Nelle "Lettere Meridionali", una delle pagine che mi occupò di maggior pensiero fu la descrizione delle grotte delle spagare. Il lettore si ricorderà che l'autore descrive queste grotte, ove vivevano o morivano venti o trenta famiglie, e da dove la Scwhabe ha sottratto a morte certa una madre con cinque bimbi, affamati, nudi, orribili insetti schifosi. E questa madre doveva, la notte, vegliare costantemente, perché i topi non cibassero la carne delle sue creature. La vista delle quattro figlie di costei, ora sane, robuste, allegre e studiose, e l'udir da capo dalle maestre di quella scuola descrivere, quali testimoni oculari, lo stato in cui esse furono trasportate a quell'ospitale asilo (trasportate, mi piace di ricordare, in carrozza e in braccio da quella nobile tedesca che non indietreggiò davanti alla nausea e al pericolo di malattia contagiosa, perché il tifo regnava nella grotta), destava sempre più il mio desiderio di visitare il luogo, da cui furono tolte. Accompagnata da un amico e da un delegato di Pubblica Sicurezza, andai dunque al quartiere di Monte Calvario al di sopra dei giardini di Santa Lucia al Monte n. 3”

Jessie White (1832–1906) patriota, scrittrice e filantropa inglese

cap. 2, p. 27
La miseria in Napoli

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“Da quando l'URSS non controlla più le spinte dal basso contro la ricchezza planetaria e alla loro testa si è posto l'Islam, la sopravvivenza del mondo ricco è in pericolo.”

Emanuele Severino (1929–2020) filosofo italiano

Origine: Da La Seconda Guerra Fredda, Corriere della Sera, 17 agosto 2006, p. 1.

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“L'azzeramento [del debito] è solo un primo passo, poi si dovrebbe passare agli investimenti, e qui entra in gioco l'illuminazione dei nostri governanti. Noi, club dei bianchi, finché abbiamo una distanza geografica sufficiente a garantire la nostra incolumità, non ci rendiamo conto del pericolo. I popoli che muoiono di fame preannunciano guerre e atrocità.”

Andrea Bocelli (1958) cantante lirico italiano

Origine: Citato in Bocelli: ma la Chiesa non è una discoteca https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2000/maggio/01/Bocelli_Chiesa_non_una_discoteca_co_0_0005012244.shtml, Corriere della Sera, 1º maggio 2000.

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“Amici, bisogna pregare, giacché è assai grande il pericolo che corre la fede.”

Andreas Hofer (1767–1810) oste, comandante e patriota tirolese

citato in Paolo Gulisano, Andreas Hofer. Il Tirolese che sfidò Napoleone, Ancora, p. 63

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“È l'arte, non la filosofia, a sentire i pericoli che incombono sula nostra specie.”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

Quaderni 1957-1972

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“Niente è più denso di pericoli di una lunga felicità. Nessun individuo, nessuna società vi resiste.”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

Quaderni 1957-1972

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“La storia del comunismo con oltre 100 milioni di morti alle nostre spalle non è ancora alle nostre spalle. Si sono trasformati in laburisti in Gran Bretagna, in socialdemocratici in Germania mentre quelli di casa nostra erano e sono tuttora comunisti. Ed è per questo che sono in campo.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2011
Origine: Citato in Berlusconi: «Ancora vivo il pericolo comunista» http://www.corriere.it/politica/11_febbraio_26/premier-pericolo-comunista_dc34f1e4-41a4-11e0-b406-2da238c0fa39.shtml, Corriere della sera, 26 febbraio 2011 (video disponibile YouTube.com http://www.youtube.com/watch?v=dj3ubXq5nO4).

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“Il portiere su e giù cammina come sentinella. | Il pericolo lontano è ancora, ma se in un nembo s'avvicina | oh allora una giovane fiera s'accovaccia e all'erta spia.”

Tre momenti
Canzoniere
Origine: Cinque poesie per il gioco del calcio; riportate in Gironi.it http://www.gironi.it/poesia/saba.php.

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“Velázquez è come un cristallo sospeso sul mondo. E nulla quanto i cristalli merita il rispetto che si deve alla veracità. E nulla c'è tuttavia che corra altrettanto pericolo di lasciarci nel dubbio se esista o no. Ma nessuno al mondo potrebbe mai perdonare a se stesso la stoltezza di ammonire Velázquez. Egli è come è: tranquillo, impassibile, irresponsabile. Ed anche le sue creature, emancipate da qualsiasi preoccupazione di levità o di peso, sono come sono e stanno come stanno.”

Eugeni d'Ors (1881–1954) scrittore spagnolo

da Tres horas en el Museo del Prado, 1922
Origine: Citato in Velázquez, I Classici dell'arte, a cura di Elena Ragusa, pagg. 183 - 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. IT\ICCU\TO0\1279609 http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?select_db=solr_iccu&searchForm=opac%2Ficcu%2Favanzata.jsp&do_cmd=search_show_cmd&db=solr_iccu&Invia=Avvia+la+ricerca&saveparams=false&resultForward=opac%2Ficcu%2Ffull.jsp&nentries=1&rpnlabel=+Identificativo+SBN+%3D+IT%5CICCU%5CTO0%5C1279609+%28parole+in+AND%29+&rpnquery=%2540attrset%2Bbib-1%2B%2B%2540attr%2B1%253D1032%2B%2540attr%2B4%253D6%2B%2522IT%255C%255CICCU%255C%255CTO0%255C%255C1279609%2522&&fname=none&from=1

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“Siamo un paese cattolico, che nella Provvidenza ci crede o almeno ne è affascinato. Il pericolo è questo: gli italiani sentendo aria di provvidenza sono sempre pronti a mettersi in fila speranzosi.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

Origine: Citato in Rivogliono l'uomo della provvidenza http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/02/24/rivogliono-uomo-della-provvidenza.html?ref=search, la Repubblica, 24 febbraio 1994, p. 11.

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