Frasi su tasca

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema tasca, cosa, due-giorni, avere.

Frasi su tasca

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“Non importa chi sei, da dove vieni o quanti soldi hai in tasca. Tu hai il tuo destino e la tua vita davanti a te.”

Lady Gaga (1986) cantautrice e attivista statunitense

dal Monster Ball Tour, frase detta in ogni tappa

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“Sguaina dalla tasca | la mano che fu una spada | e tra le dita lievita un pane.”

Lillo Gullo (1952) poeta, scrittore e giornalista italiano

Pane di spada, p. 54
Beati. [On the road in the room. Aforismi e fotopastelli]

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“Da S. Martino vedi tutta quanta la città col mondo in tasca e senza dirsi una parola.”

Pino Daniele (1955–2015) cantautore e musicista italiano

da Un angelo vero, 1993

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“Ho fatto scelte senza scegliere che scelta fare | Convinto di trovare una montagna in fondo al mare.”

Jovanotti (1966) cantautore, rapper e disc jockey italiano

da Un busco nella tasca
Ho visto causa ed effetto che si scambiavano il ruolo. | E ho visto grandi orchestrali crollare dentro un assolo. (da Un buco nella tasca)
Buon sangue

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“Io sono Hector Horeau e vi odio. Odio i sonni che dormite, odio l'orgoglio con cui cullate lo squallore dei vostri bambini, odio ciò che toccano le vostri mani marce, odio quando vi vestite per la festa, odio i soldi che avete in tasca, odio la bestemmia atroce di quando vi permettete di piangere, odio i vostri occhi, odio l'oscenità del vostro buon cuore, odio i pianoforti che come bare popolano il cimitero dei vostri salotti, odio i vostri amori schifosamente giusti, odio tutto quello che mi avete insegnato, odio la miseria dei vostri sogni, odio il rumore delle vostre scarpe nuove, odio ogni singola parola che avete mai scritto, odio ogni momento in cui mi avete toccato, odio tutti gli istanti in cui avete avuto ragione, odio le madonne che pendono sui vostri letti, odio il ricordo di quando ho fatto l'amore con voi, odio i vostri segreti da niente, odio tutti i vostri giorni più belli, odio tutto quello che mi avete rubato, odio i treni che non vi hanno portato lontano, odio i libri che avete lordato con i vostri sguardi, odio lo schifo delle vostre facce, odio il suono dei vostri nomi, odio quando vi abbracciate, odio quando battete le mani, odio quel che vi commuove, odio ogni singola parola che mi avete strappato, odio la miseria di quel che vedete quando guardate lontano, odio la morte che avete seminato, odio tutti i silenzi che avete straziato, odio il vostro profumo, odio quando vi capite, odio qualsiasi terra che vi abbia ospitato, e odio il tempo passato su di voi. Ogni minuto di quel tempo è stata una bestemmia. Io disprezzo il vostro destino. E ora che mi avete rubato il mio, solo mi importa sapervi crepati. Il dolore che vi spezzerà sarò io, l'angoscia che vi consumerà sarò io, il tanfo dei vostri cadaveri sarò io, i vermi che si ingrasseranno con le vostre carcasse sarò io. E ogni volta che qualcuno vi dimenticherà, lì ci sarò io. Volevo poi solo vivere. Bastardi.”

Castelli di rabbia

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“In nomine Libertatis vincula edificamus, In nomine veritatis mendacia efferimus.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Non mettere le mani in tasca, n.° 3

“Ora tirano dalla strada, dal campanile e dalle case più lontane. Gli sono addosso, non gli lasciano scampo. Di Nanni toglie di tasca l'ultima cartuccia, la innesta nel caricatore e arma il carrello. Il modo migliore di finirla sarebbe di appoggiare la canna del mitra sotto il mento, tirando il grilletto poi con il pollice. Forse a Di Nanni sembra una cosa ridicola; da ufficiale di carriera. E mentre attorno continuano a sparare, si rovescia di nuovo sul ventre, punta il mitra al campanile e attende, al riparo dei colpi. Quando viene il momento mira con cura, come fosse a una gara di tiro. L'ultimo fascista cade fulminato col colpo. Adesso non c'è più niente da fare: allora Di Nanni afferra le sbarre della ringhiera e con uno sforzo disperato si leva in piedi aspettando la raffica. Gli spari invece cessano sul tetto, nella strada, dalle finestre delle case, si vedono apparire uno alla volta fascisti e tedeschi. Guardano il gappista che li aveva decimati e messi in fuga. Incerti e sconcertati, guardano il ragazzo coperto di sangue che li ha battuti. E non sparano. È in quell'attimo che Di Nanni si appoggia in avanti, premendo il ventre alla ringhiera e saluta col pugno alzato. Poi si getta di schianto con le braccia aperte nella strada stretta, piena di silenzio.”

Giovanni Pesce (1918–2007) partigiano e politico italiano

cap. VI, Morte e Trasfigurazione, pp. 144-145
Senza tregua: La guerra dei GAP

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“Rimettiti il cuore in tasca e raccogli da terra il tuo amore.”

Mika (1983) cantautore libanese

The Boy Who Knew Too Much

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“Non voglio farla troppo lunga sulla mia traiettoria politica. Da elettore radicale, ho simpatizzato una prima volta per Berlusconi nel '94; da dirigente radicale, negli anni successivi, ho ripetutamente cercato – senza riuscirvi – di contribuire a un'intesa politica tra Forza Italia e il mio partito di allora; molto spesso, negli anni passati, ho considerato Berlusconi un avversario, e mi è capitato di indirizzargli non poche critiche; se in Italia ci fosse stata un'operazione davvero blairiana nel centrosinistra, molto probabilmente avrebbe visto una mia entusiastica adesione; ma la mia valutazione è che nello schieramento alternativo al Pdl non ci sia oggi spazio per una politica liberale. Per questo (fatto decisamente raro nel nostro Paese…), ho scelto nel novembre 2007 di dimettermi dalla Presidenza della Commissione attività produttive della Camera, dopo aver lasciato il mio partito. Sono state le due finanziarie del Governo Prodi a indirizzarmi verso quella scelta: mi sono espresso contro la prima manovra, e alla seconda ho ritenuto giusto lasciare la poltrona, come si dice. Le mie dimissioni – cosa che racconterò ai miei nipotini, se ne avrò – caddero proprio nel periodo in cui sembrava che l'Esecutivo Prodi potesse reggere a lungo: quelle che la stampa aveva definito "spallate" erano infatti fallite, e ho ancora nelle orecchie l'affettuoso "ma sei matto?" con cui amici autorevoli commentarono la mia decisione, tecnicamente suicida, almeno secondo i parametri della politica romana. La mia valutazione – invece – è che sia tuttora addirittura incalcolabile il danno arrecato al centrosinistra, oltre che all'Italia, dalle decisioni economiche del Governo Prodi-Visco-Padoa Schioppa. Va ricordato che il Governo Prodi ebbe la fortuna di lavorare in un momento positivo dell'economia mondiale: e invece bruciò questa grande opportunità rinunciando alle riforme, aumentando le tasse a tutti, gettando acqua gelida sulla crescita, e infine – per sovrammercato – ingannando il Paese con la telenovela del "tesoretto". Così, in quei mesi, si è prodotta una frattura difficilmente ricomponibile tra il centrosinistra e i cinque milioni di piccole imprese industriali, artigianali, commerciali, dei servizi, che rappresentano la spina dorsale economica del Paese. E non poteva bastare, come ha fatto Veltroni, "far sparire" Visco. Serviva, invece, molto più coraggio: occorreva un'autocritica pubblica e definitiva rispetto a una scellerata politica anti-imprese, con l'impegno solenne, per il futuro, a incamminarsi nella direzione opposta. Neppure questo, forse, sarebbe stato sufficiente a vincere: ma – almeno – sarebbe servito a dare al Pd un profilo nuovo, e a metterlo in condizione di tornare competitivo in futuro, almeno in tempi medi. Per queste ragioni, quando la legislatura si è successivamente interrotta, come tanti altri italiani ho trovato molto più convincente (citavo nelle pagine precedenti il rapporto Itanes) la proposta politica complessiva dello schieramento di centrodestra; infine, dopo le elezioni del 2008 (alle quali non mi sono candidato, pur sostenendo pienamente il Pdl), Silvio Berlusconi ha ritenuto di propormi un incarico di prestigio e responsabilità, quello di portavoce di Forza Italia, che ho molto volentieri accettato. Questa mia vicenda, questa mia condizione di libertà, di persona che vive con la lettera di dimissioni in tasca, mi permette di esprimere un giudizio sereno ed in qualche misura perfino freddo, quello – cioè – che emerge chiaramente dalle pagine di questo piccolo libro.”

Daniele Capezzone (1972) politico italiano

Democrazia istantanea

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“Il problema, oggi, sono le fotocamere durante i concerti. Ció ti impedisce di vivere il momento. Non è importante avere delle immagini sotto forma di megabyte. È meglio averle nel tuo cuore e nella tua mente. Noi cerchiamo di creare un ambiente che incoraggi le persone a tenere i loro telefoni con fotocamera in tasca e a guardarci direttamente. In generale funziona.”

Anthony Kiedis (1962) cantante statunitense

Origine: Da un'intervista rilasciata a Journal De Montreal, ripreso dal sito alternativenation.net; citato in Kiedis: «usare il telefono ad un concerto non ti fa vivere il momento» http://www.venicequeen.it/cms/News/kiedis-lusare-il-telefono-ad-un-concerto-non-ti-fa-vivere-il-momentor.html, Venicequeen.it, 19 agosto 2016.

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“[Distribuendo soldi del gioco Monopoli] È una moneta farlocca come l'euro. Ha lo stesso valore. Ci impegniamo nel 2014 a riprendere la sovranità su lavoro, pensioni, sulla moneta altrimenti gli euro che abbiamo in tasca varranno niente come i soldi del Monopoli.”

Matteo Salvini (1973) politico italiano

Origine: Durante una manifestazione a Milano contro l'euro; citato in Salvini in piazza: «La Lega vuole cancellare le Prefetture»La manifestazione http://www.ilgiornale.it/news/milano/salvini-piazza-lega-vuole-cancellare-prefetture-977960.html, il Giornale.it, 23 dicembre 2013.

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“Piuttosto mi piacerebbe dire una parola in più, ma non ai giudici, piuttosto ai maestri, ai genitori e ai ragazzi. Se cioè tutti quei begli argomenti sull'obiezione di coscienza si possano applicare anche dal ragazzo nei confronti dei genitori o del maestro.”

Lorenzo Milani (1923–1967) sacerdote, insegnante e scrittore italiano

da Lettera all'avvocato Adolfo Gatti dell'8 gennaio 1966 in A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca, Chiarelettere, Milano 2011

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“*Ho visto causa ed effetto che si scambiavano il ruolo. | E ho visto grandi orchestrali crollare dentro un assolo.”

Jovanotti (1966) cantautore, rapper e disc jockey italiano

da Un buco nella tasca
Buon sangue

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“È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un evasore passi per le porte di un carcere.”

Marco Travaglio (1964) giornalista, saggista e scrittore italiano

da Le mani in tasca ai ladri, 27 maggio 2010
Il Fatto Quotidiano

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“[Ultime parole dopo che l'orologio gli era scivolato dalla tasca] Il mio orologio!
Meine uhr!”

Richard Wagner (1813–1883) compositore, librettista, direttore d'orchestra e saggista tedesco

Origine: Citato in Roberto Bianchin, Un museo per Wagner http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/02/11/un-museo-per-wagner.html, la Repubblica, 11 febbraio 1995.

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“La jena si è svegliata, ha in tasca un pagherò per lo psicanalista incauto che la liberò.”

Sergio Caputo (1954) cantautore e musicista italiano

La jena si è svegliata, n. 7
No smoking

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“Fratelli e sorelle,» cominciò e, veloce come un lampo, si lanciò in un aspro attacco al governo di Dublino, spiegando come lo amareggiasse che la legge sul controllo delle assunzioni in Irlanda del Nord non avesse tagliato fuori un vasto numero di feniani. «Tra noi c'è la feccia di Dublino,» disse, e io applaudii insieme agli altri. «Se ne dovranno andare.»

«Ascoltate, ascoltate,» feci eco insieme alle masse.
Alla fine, con la schiuma alla bocca e con grande professionalità, rivelò l'asse cospiratorio tra il Cremlino e il Vaticano.
«Li ho entusiasmati, non credi?» disse quandò tornò al suo posto.
«Senza dubbio, signore,» risposi.
Pensai che stesse per svenire. «Cristo, di dove sei?»
«Di Dublino, signore.»
«Ah, ovvio, sei uno dei fratelli di Dublino.»
«Sono un fratello di tutta l'umanità,» dissi.
«Intendi dire che sei un orangista?»
«No,» replicai, «sono un ex soldato dell'IRA.»
«E sei anche cattolico?» mormorò la parola come se non fosse in grado di pronunciarla.
«Un gran numero di persone a Dublino ha dei seri dubbi su cosa sia io in realtà, signore, ma dal suo punto di vista sono un cattolico, come anche mio padre e mia madre. Tutti nella mia famiglia lo sono sempre stati, ma non dirò che sono bravi cattolici. L'unica cosa certa, in ogni modo, è che nessuno di loro è mai stato protestante. E oltre a ciò, glielo dico con assoluta certezza: alle prossime elezioni lei verrà eletto, ne stia certo. Non vedo come la gente del Nord potrà mai acquisire più buon senso di quella del Sud, e qui sono riuniti già abbastanza coglioni per riuscire a eleggerla.»

Alzò il braccio come per interrompermi ma io non avevo ancora finito. «Ho notato che non ha fatto cenno alla disoccupazione del Nord,» e lo guardai dritto negli occhi, forte com'ero del coraggio vichingo, o gaelico, conferitomi dalla fiaschetta di whiskey che tenevo in tasca.
Il reverendo sembrò lievemente sorpreso ma non arrabbiato; per me, in quel momento, non faceva alcuna differenza. «La parte che preferisco nei discorsi degli orangisti e dei ministri di fede protestante estremisti, è la denuncia dell'asse cospiratorio tra il Vaticano e il Cremlino. Le dirò di più,» continuai. «Se le capitasse di visitare il mondo, perché esiste un mondo al di fuori dell'Irlanda del Nord e del Sud, e stesse su un palco a tenere un comizio a Parigi, Londra, Roma, New York o in qualche altra grande capitale, tutti i presenti morirebbero dal ridere. Credo che il suo sia un angolo di visuale strabiliante. Il nativo Irlandese protestante è l'unica persona sulla faccia della terra tanto perspicace da riuscire a scorgere la minaccia congiunta di Stalin e papa Pio XII.”

Brendan Behan (1923–1964) drammaturgo e scrittore irlandese

Confessioni di un ribelle irlandese

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“Questo uomo anziano, questa donna anziana, sono inutili; scarichiamoli, cerchiamo di mandarli nelle case di cura, come si fa con l'impermeabile d'estate con tre naftaline in tasca, negli ospizi perché pensiamo che ora sono da scartare, perché sono inutili. Questo bambino che è in arrivo è un peso per la famiglia: «Oh no, a cosa serve? Non ho idea. Scartiamolo e rimandiamolo al mittente.»”

Papa Francesco (1936) 266° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Questo è ciò che la cultura della morte ci predica.
Omelie, Omelia nella solennità di san Raimondo Nonnato http://www.tempi.it/curate-la-vita-dal-principio-alla-fine-il-cristiano-non-puo-permettersi-il-lusso-di-essere-un-idiota#.UUyayTd42So, Buenos Aires, 31 agosto 2005

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“Ah, morire su una Hispano, mormorò beato e, tirando fuori una pistola dalla tasca, si uccise. Che sporco snob!”

Raymond Queneau (1903–1976) scrittore, poeta e matematico francese

da Un giovane francese di nome Untale, I, II
Racconti e ragionamenti

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“[Su Sergej Aleksandrovič Esenin] Egli ha un rublo in tasca e un tesoro nell'anima.”

Sergej Mitrofanovič Gorodeckij (1884–1967) poeta russo

Origine: Citato in Curzia Ferrari, Introduzione, in Sergej Aleksandrovic Esenin, Russia e altre poesie, Baldini Castoldi Dalai, 2007.

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“Uno scrittore deve sempre avere il suo manoscritto in tasca, non si sa mai cosa può succedere.”

Henry-Bonaventure Monnier (1799–1877) drammaturgo, illustratore e attore teatrale francese

da Memorie di M. Joseph Prudhomme

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“Il Boss ingrassa tasca, il mondo gira se si spende e cazzo gira ancora meglio senza Salvador Allende.”

Ted Bundy (1946–1989) assassino seriale statunitense

da Shoot a Blow
Molotov Cocktail

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“Per questo sei stato arrestato, | tu credi nella favola della libera tasca nel libero strato.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Non mettere le mani in tasca, n.° 3

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“MANI non le tue | da quattro sono diventate due | e stanno sempre in tasca chiuse a pugno | ferite dallo specchio del mio bagno.”

Umberto Tozzi (1952) cantautore e chitarrista italiano

da A cosa servono le mani, in Tozzi, 1980

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“Ed ho pensato i miei pensieri con comodità | Giustificando per pigrizia anche le atrocità.”

Jovanotti (1966) cantautore, rapper e disc jockey italiano

da Un buco nella tasca
Buon sangue

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“Non ti sopporto più, davvero. | Ma come faccio | A dirtelo | Devo buttarmi | Dal quinto piano | Vedi non dormo più | Ho il cuore in tasca e intanto tu.”

Zucchero (1955) composto chimico chiamato comunemente zucchero

da Non ti sopporto più, p. 85
Musiche Per Viole &... altri Organi D'Amore

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“C'è la galera per chi porta le tasche perché nelle tasche non c'è controllo!”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Non mettere le mani in tasca, n. 3
Le dimensioni del mio caos

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“Da quel momento chi porta una tasca o è un artista oppure un tossico o entrambi come Basquiat.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Non mettere le mani in tasca, n. 3
Le dimensioni del mio caos

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“Accade talvolta che, mentre si legge, si sentono pronunziare, da persona che si trova nella stanza, precisamente le stesse parole sulle quali i nostri occhi si posano in quel punto della pagina. Spesso si tratta delle più semplici parole, e non facciamo più caso che d'una curiosa coincidenza tra fatti senza rapporto alcuno tra loro. V'è tuttavia qualcosa di preternaturale in questa che sembra come l'eco udibile di parole mute, quasiché ci sorprendessimo a ripetere con voce non nostra ciò che leggiamo, o che l'altra persona nella stanza pronunziasse per telepatia il nostro testo. Non ci sfugge il carattere strano di queste coincidenze, che per lo meno ci danno un piccolo brivido di sorpresa come la gherminella d'un prestigiatore che, ad esempio, ti fa ritrovare in tasca l'oggetto veduto un attimo prima sul tavolino. Altre volte la coincidenza è più profonda, e veramente ci fa trasalire. Havelock Ellis racconta nella sua Vita come, mentre assisteva la madre ammalata, s'era preso da leggere per la prima volta Peer Gynt di Ibsen; e proprio la mattina che leggeva la scena in cui Peer Gynt è al capezzale di mamma Aase morente, udì dal letto presso cui stava un suono di respiro penoso: quello della propria madre che entrava in agonia. […] Quell'improvvisa rima tra due fatti in apparenza slegati, quella strana cadenza in cui essi combaciano e si fondono quasi, par suggerire un'identità segreta, alzare per un momento il velo d'un mondo metafisico di cui ordinariamente ignoriamo l'esistenza […], perché ci sono momenti in cui effettivamente par che alle nostre parole, alle nostre azioni un'eco si risvegli nel grembo dell'invisibile mondo.”

Mario Praz (1896–1982) critico d'arte, critico letterario e saggista italiano

Origine: Citato in La lingua, la parola e la scrittura http://www.ildialogo.org/filosofia/documenti_1279749889.htm, a cura di Federico La Sala, ildialogo.org, 22 luglio 2010.
Origine: Il patto col serpente, p. 82

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