Frasi su vena

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema vena, due-giorni, essere, vita.

Frasi su vena

Fabri Fibra photo
Noyz Narcos photo

“L'armata delle tenebre ritorna in scena, overdose di rime morbose endovenose fuori vena.”

Noyz Narcos (1979) rapper, beatmaker e writer italiano

da Fake Emcees
Non dormire

Johann Wolfgang von Goethe photo
Charlie Chaplin photo
Geoffrey Chaucer photo
Aldo Busi photo
Isaac Asimov photo
Paul Verlaine photo
Tito Lucrezio Caro photo

“Di mezzo al fonte della gioia
sgorga una vena d'amaro che pur nei fiori già duole.”

Tito Lucrezio Caro (-94–-55 a.C.) poeta e filosofo romano

2006

Jean Daniélou photo
Chuck Palahniuk photo

“Forse c'era una vena di pazzia nella famiglia e aspettarono vent'anni per lasciarmelo sospettare.”

Chuck Palahniuk (1962) scrittore statunitense

Origine: Citato in Pier Mario Fasanotti, Sesso solitario alla Chuck, Panorama, 21 novembre 2003.

Fabri Fibra photo

“E non ne vale la pena | se questo è un lavoro meglio farsi in vena | almeno per un po' non sentirò il problema | vorrei vedere il mio capo andare in cancrena.”

Fabri Fibra (1976) rapper, produttore discografico e scrittore italiano

da Rap in vena, n. 8
Mr Simpatia

Italo Calvino photo
Truman Capote photo
Ernst Jünger photo
Giovanni Battista Niccolini photo
Marcello Marchesi photo

“Da giovane avevo una vena umoristica. Adesso ho una vena varicosa. Fosse una soltanto!”

Marcello Marchesi (1912–1978) comico, sceneggiatore e regista italiano

Origine: Il malloppo, p. 14

Roberto Mattioli photo
Achille Campanile photo

“Vena — Alcuni scrittori, per scrivere, hanno bisogno della vena. Altri, dell'avena.”

Achille Campanile (1899–1977) scrittore italiano

da Opere: romanzi e racconti, 1924-1933, a cura di Oreste Del Buono, Bompiani
Variante: Alcuni scrittori, per scrivere, hanno bisogno della vena. Altri, dell'avena.

Renzo Arbore photo
Carlo Salinari photo

“In Masuccio non c'è la vena distaccata del Boccaccio, ma una vena satirica aspra ed esasperata. Egli è un moralista che vuol rappresentare polemicamente le brutture del mondo in cui vive.”

Carlo Salinari (1919–1977) partigiano e critico letterario italiano

Origine: Profilo storico della letteratura italiana, p. 211

“Breve la vita del cantautore solitario e tormentato (morto in un incidente d' auto), ma intensa per la creatività delle sue composizioni tra paradosso e sarcasmo: artista esuberante e satirico, dotato di una vena musicale trascinante, Rino Gaetano ha interpretato un ruolo, arguto e irriverente, poco frequente nel panorama della canzone italiana.”

Aldo Grasso (1948) giornalista, critico televisivo e docente italiano

Origine: Da Quando di una Fiction Piacciono le Canzoni https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2007/novembre/13/Quando_una_Fiction_Piacciono_Canzoni_co_9_071113048.shtml, Corriere della sera, 13 novembre 2007, p. 57.

Indro Montanelli photo

“Che un giudice spagnolo in vena di protagonismo abbia chiesto all'Inghilterra la consegna di un ospite straniero andato a Londra in forma privatissima per ragioni di salute, non mi stupisce: un Di Pietro può nascere dovunque. Ma che l'Inghilterra si proponga di consentire, non mi stupisce. Mi sbalordisce, come ha sbalordito e indignato la signora Thatcher che aveva ospitato in casa il Generale. Ma ancora di più mi sbalordirebbe che la Giustizia spagnola, cioè di un Paese che non solo ha accettato per quarant'anni il potere di un Generale, ma gli ha consentito (per sua fortuna) di disporne anche dopo morto, portasse davanti a una Corte di Giustizia quello cileno. Per non parlare delle conseguenze che tutto questo potrebbe provocare in Cile dove, nel caso che il governo Frei si mostrasse esitante e accomodante, le Forze Armate potrebbero riprendere il potere per rompere i rapporti diplomatici con Spagna e Inghilterra e dimostrare al mondo che i processi alla Norimberga hanno fatto il loro tempo. Se a qualcuno il Generale cileno Pinochet deve rendere conto del suo operato, è soltanto al Cile e ai suoi tribunali. E se io fossi un cileno che ha votato Frei (come certamente avrei fatto se fossi stato un cileno), in questa occasione mi schiererei con le Forze Armate. Con tanti saluti a tutto il sinistrume italiano passato, presente e futuro.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

24 ottobre 1998
Corriere della Sera, La stanza di Montanelli – rubrica

Terenzio Mamiani photo
Erri De Luca photo
Domenico Losurdo photo
Dino Campana photo
Umberto Saba photo
Milena Agus photo
Aldo Leopold photo

“Tutto inizia con un'ampia striscia di limo steso in strati fini sulla sabbia di una riva che si prosciuga. Man mano che lentamente si asciuga al sole, i cardellini si bagnano nelle sue pozze, e daini, aironi, pivieri, tartarughe, procioni la ricoprono con i ricami delle loro impronte. Non c'è nulla che preannunzi, in questo stadio, il verificarsi di nuovi eventi.
Ma quando vedo la striscia di limo farsi verde di eleocharis, sto più attento a quel che può accadere, perché questo è il segno che il fiume è in vena di dipingere. Quasi subito l'eleocharis diviene un denso prato erboso, così spesso e lussureggiante che i topi campagnoli dei pianori poco più in alto non possono resistere alla tentazione. Si muovono in massa sul verde pascolo, e trascorrono le notti strusciando i fianchi sul tappeto vellutato. Un labirinto di impronte ben rilevate parla per il loro entusiasmo. Il cervo passeggia avanti e indietro sul tappeto di eleocharis, in apparenza solo per il piacere di camminarvi sopra. Persino una talpa tutta casa ha attraversato sottoterra il banco asciutto del fiume fino alla striscia di eleocharis, dove può sollevare la zolla erbosa e giocarvi a sazietà.”

Aldo Leopold (1887–1948) ecologo statunitense

Origine: Da A Sand County Almanac; citato in Peter S. Wenz, Ecologia, moralità e caccia, in Aa. Vv., Etica e animali, traduzione di Brunella Casalini, Liguori Editore, Napoli, 1998, p. 274. ISBN 88-207-2686-6

Giorgio Scerbanenco photo

“Un calcio a piede nudo ha una sua particolare efficacia, può avere perfino effetti superiori a quello di un calcio con la scarpa e tutto il viso di Paany si coprì di sangue, l'alluce di Adele la Speranza era entrato nell'occhio destro, del tutto, insieme con una spruzzata di kirsh. "Non sprecare la bottiglia – urlò lei – e basta picchiarlo se no sviene, non deve svenire!". Era saltata sul divano dove c'era la borsa dei suoi lavori a maglia, come una grossa scimmia lubrica salterellò di gioia sul divano, intorno alla borsa, le carni tremolanti; infine si curvò, sempre con gesti da scimmia, frugò nella borsa e ne tirò fuori una manciatina di ferri per lavorare a maglia, e il capitano cominciò a capire. La scimmia saltò giù dal divano, sul tavolino davanti il camino c'erano delle fettine di pane tutta mollica, impastò questa mollica nella parte posteriore di uno dei ferri formandone una specie di manico, poi mise il ferro tra le fiamme del caminetto, e intanto che si arroventava disse: "Adesso devi dire dove sono i soldi". "Dove glielo metti? In un occhio?" rise il bretone, in quel suo modo isterico che sembrava tossisse. "No, perché sviene, o muore; nel fegato, perché soffre ma non sviene, lo hanno fatto in Jugoslavia a qualche ufficiale tedesco. Tienilo. Dove sono i soldi?" "Non ho soldi" disse lui, laconicamente. Vide il ferro da maglia sparire tutto nel suo fianco destro, non aveva neppure più la forza né di gridare né di agitarsi, rantolò soltanto: "Susanna"."Susanna, oh Susanna – cantò lei e si agitò con mosse a strattoni, da macchina inceppata – al prossimo ferro lo dirai, dove sono i soldi". "Non muore mica, vero?" disse il bretone, se moriva non gli piaceva. "No – disse lei – e non sviene neppure, basta che il ferro non passi una vena, allora c'è emorragia interna, se no non muore, può andare avanti anche due o tre giorni". Puntò il ferro rosso contro il fianco del capitano: "Dove sono i soldi?" "Non ho soldi". Il dolore sempre più divorante cominciò a svegliarlo. Lei immerse tutto il ferro, tossì, e il bretone tenne forte il capitano che sussultò violentemente.”

Giorgio Scerbanenco (1911–1969) scrittore italiano

da Traditori di tutti

Emilio Isgrò photo
Giampietro Zanotti photo
Federico Zeri photo
Fernanda Pivano photo

“Forse il libro [Fight Club] aprirà una nuova vena narrativa; forse il linguaggio del futuro sarà questo revival di ripetizioni nel tentativo di raggiungere una tensione che va al di là perfino dell'anarchia fondamentale dell'autore.”

Fernanda Pivano (1917–2009) traduttrice italiana

Origine: Dalla postfazione a Chuck Palahniuk, Fight Club, Mondadori, 2013, pp. 189-191. ISBN 978-88-04-50835-9

Vittorio Sgarbi photo
Henry Stephens Salt photo
Robert Jordan photo

“Sono stufo di scappare» disse, stupito per la calma del proprio tono. «Stufo di vederti minacciare i miei amici. Non scapperò più.»
Anche Ba'alzamon aveva un cordone ombelicale: nero, molto più grosso del suo, così grande che avrebbe reso minuscolo il corpo umano e che invece era reso minuscolo da Ba'alzamon. Ogni pulsazione di quella vena nera consumava luce.
«Credi che faccia differenza, se scappi o ti fermi?» Le fiamme nella bocca di Ba'alzamon risero. Le facce nel focolare piansero all'ilarità del loro padrone. «Sei fuggito da me in molte occasioni, ma ogni volta ti raggiungo e ti costringo a ingoiare il tuo orgoglio condito di lacrime e di piagnistei. In molte occasioni ti sei fermato a combattere e poi, sconfitto, hai strisciato implorando pietà. Hai questa scelta, verme, e solo questa: mettiti in ginocchio ai miei piedi, servimi bene e ti darò potere sopra i troni; oppure diventa il burattino di Tar Valon e urla mentre vieni sgretolato nella polvere del tempo.»
Rand cambiò posizione, con un'occhiata al di là della porta, quasi a cercare una via di fuga. Che il Tenebroso lo pensasse pure. Al di là della porta c'era sempre il nero del nulla, diviso in due dal cavo lucente che partiva dal suo corpo. E c'era anche il cordone ombelicale di Ba'alzamon, così nero da risaltare nella tenebra come sulla neve. I due cordoni pulsavano fuori fase, uno al contrario dell'altro, e la luce resisteva a stento alle ondate di tenebra.
«Ci sono altre scelte» disse Rand. «La Ruota, non tu, tesse il Disegno. Sono sfuggito a tutte le trappole che hai predisposto per me. Sono sfuggito ai Fade e ai Trolloc e ai tuoi Amici delle Tenebre. Ti ho rintracciato qui e ho distrutto il tuo esercito. Non sei tu, a tessere il Disegno.”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

Rand al'Thor e Ba'alazamon, capitolo 51
La ruota del tempo. L'occhio del mondo

Giuseppe Tornatore photo
Ippocrate di Coo photo

“Il salasso rimuove la disuria; incidete la vena interna.”

Ippocrate di Coo (-460–-370 a.C.) filosofo, medico

VI, 36; p. 68
Aforismi

“La canzonaccia razzista di Matteo Salvini non può essere liquidata come semplice folklore e per questo non può passare impunita. Non è la prima volta che il parlamentare leghista rende pubblica la sua vena razzista. Non solo Salvini deve chiedere scusa ai napoletani, ma è bene che la Lega prenda le distanze e chieda le sue dimissioni.”

Fabio Evangelisti (1954) politico italiano

Origine: Citato in "Canzone razzista, si dimetta" E Salvini lascia il Parlamento http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/politica/salvini-a-pontida/reazioni-salvini/reazioni-salvini.html, la Repubblica.it, 7 luglio 2009.

Alda Merini photo
Eugenio Montale photo
Jack Kerouac photo

“E solo per un attimo avevo raggiunto quell'apice d'estasi che avevo sempre desiderato raggiungere, che era il completo passaggio attraverso il tempo cronologico nelle ombre senza tempo, e stupore nella desolazione del regno mortale, e la sensazione di morte che mi batteva ai calcagni perché andassi avanti, con un fantasma che stava alle calcagna di se stesso, e io che correvo verso un trampolino dal quale si tuffavano tutti gli angeli per volare nel vuoto sacro della vacuità non creata, le potenti e inconcepibili radiazioni che splendono nella luminosa Essenza Mentale, innumerevoli regioni del loto che sbocciavano in un magico sciamare di falene nel cielo. Potevo sentire un indescrivibile rombo ribollente che non era nelle mie orecchie ma dovunque e non aveva niente a che fare col suono. Capii che ero morto ed ero tornato alla luce innumerevoli volte ma solo non me lo ricordavo, soprattutto perché i passaggi dalla vita alla morte e di nuovo alla vita sono così fantomaticamente facili, una magica azione per nulla, come cadere addormentati e svegliarsi di nuovo un milione di volte, la pura casualità e la profonda ignoranza di ciò. Capii che era solo a causa della stabilità della Mente intrinseca che aveva luogo questo lieve ondeggiare del nascere e del morire, come l'azione del vento su una distesa di acqua pura, serena, simile a uno specchio. Provavo un senso di benedizione dolce, travolgente, come un grosso getto di eroina nella vena principale; come un sorso di vino nel tardo pomeriggio che ti fa rabbrividire; i piedi mi formicolavano. Mi pareva che sarei morto da un momento all'altro. Ma non morii…”

On the Road

Gabriele d'Annunzio photo
Daniel Pennac photo
Antonio Muñoz photo
John Gardner photo
Giorgio Cagnotto photo

“Tania è più professionista, di cagnottate ne ha fatte poche. A volte rimprovera a me una vena di faciloneria.”

Giorgio Cagnotto (1947) tuffatore italiano

Origine: Citato in Elisa Chiari, "Cara Tania hai superato tuo padre" parola di Giorgio Cagnotto http://www.famigliacristiana.it/articolo/cara-tania-hai-superato-tuo-padre-.aspx, Famigliacristiana.it, 29 luglio 2015.