Frasi su vivente
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“Se usiamo la parola "vivisezione" sono il primo a essere inorridito. Letteralmente vuol dire "sezionare i viventi", cosa che però non avviene nei laboratori, dove gli animali non vengono affatto aperti in maniera brutale, bensì sono soggetti ad analisi ed esperimenti sempre in sicurezza, nel rispetto di tutte le norme. Il termine giusto sarebbe "sperimentazione animale": paradossalmente, sarebbe più corretto chiamare "vivisezione" qualsiasi intervento chirurgico facciamo sull'uomo.”

Silvio Garattini (1928) scienziato italiano

Origine: Dall'intervista di Michela Emmanuele, «La campagna anti-vivisezione? È falsa perfino nel nome». Silvio Garattini, intervista definitiva in difesa della sperimentazione animale Leggi di Più: Garattini smonta la campagna anti-vivisezione http://www.tempi.it/la-campagna-anti-vivisezione-e-falsa-perfino-nel-nome-silvio-garattini-intervista-definitiva-in-difesa-della-sperimentazione-animale#.U-nssfl_vD8, Tempi.it, 11 novembre 2013.

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“La poesia ha il cuore umano per seme. Gli uomini sono pieni di attività diverse, fra le quali la poesia è quella che consiste nell'esprimere i pensieri del cuore con metafore tolte da ciò che vedono e sentono. Ascoltando l'usignolo che canta tra i fiori, o il gracidar della rana fra le acque dello stagno, noi riconosciamo una verità, cioè che ogni essere vivente fa udire un canto ed esprime il proprio sentimento.”

Ki no Tsurayuki (866–945) poeta e scrittore giapponese

dalla prefazione di Tsurayuchi al Kokinwakashū; citato in Arcangeli, pp. 210-211
Origine: Con questa traduzione a p. 51: «la poesia ha il cuore umano per seme. Gli uomini sono pieni di attività diverse, fra le quali la poesia è quella che ci fa esprimere i pensieri con metafore tolte da ciò che si vede o si sente. Ascoltando l'usignolo che trilla tra i fiori o la rana che gracida fra le acque dello stagno, noi riconosciamo una verità, cioè che ogni essere vivente fa udire un canto ed esprime il proprio sentimento».

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“O amico, abbi cura di non far male a nessuna creatura vivente; ferire la sua creazione è come dimenticare il Creatore.”

Abd Allah Ansari di Herat (1006–1089) mistico persiano

Origine: Citato in Aa. Vv., La dieta vegetariana nel Cristianesimo, Edizioni Il Sentiero, Milano, 2011, p. 82. ISBN 978-88-86604-12-3

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“Certa gente perde una creatura amata e tira dritto e sposta il proprio affetto su un'altra. Ma è doloroso. Troppo doloroso. L'amore supera l'istinto. Quando ami smetti di vivere per te stesso. Vivi per un'altra persona. La sofferenza è l'emozione più forte che un uomo o un bambino o un animale possano provare. E' una buona sensazione. La sofferenza ti spinge a lasciare te stesso. Esci dal tuo piccolo e limitato guscio. E non puoi soffrire se prima non hai amato. La sofferenza è l'esito finale dell'amore, perché è amore perduto. È il completamento del ciclo dell'amore: amare, perdere, soffrire, lasciare e lasciarsi, poi amare di nuovo. Soffrire è la consapevolezza che dovrai essere solo, e al di là di questo non c'è nulla, perché essere solo è il destino ultimo, definitivo di ogni creatura vivente. Ecco cos'è la morte: la grande solitudine. La conoscenza della mancanza di coscienza. Quando moriremo non ce ne accorgeremo, perché morire è perdere tutto quanto. Ma soffrire è morire ed essere vivi allo stesso tempo. L'esperienza più assoluta, più totale che si possa provare. È troppo. Il corpo arriva quasi a distruggersi, con tutti quei sussulti, quelle contorsioni. Ma io voglio provare dolore. Versare lacrime. La sofferenza ti unisce di nuovo a ciò che hai perso. E' una fusione. Te ne vai anche tu con la cosa o la persona amata che scompare. In un certo senso, ti dividi da te stesso e l'accompagni, fai con lei una parte del viaggio. La segui sin dove ti è concesso spingerti. Ma alla fine, la sofferenza se ne a e tu torni in sintonia con il mondo. Senza l'altro. E riesci ad accettarlo. Che altra scelta abbiamo? Piangi, continui a piangere, perché non torni mai del tutto indietro dal posto in cui sei andato con l'altro. Un frammento che si è staccato dal tuo cuore pulsante è ancora là. C'è una lesione. Una ferita che non guarisce mai. E se ti succede una volta e un'altra e un'altra volta ancora, col tempo se ne va una parte troppo grande del tuo cuore e non riesci più a soffrire. E allora tu stesso sei pronto a morire. Salirai la scala in diagonale e qualcun altro resterà indietro a soffrire per te.”

Flow My Tears, the Policeman Said

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“Dovessimo restare zitte e non parlare, il nostro abbigliamento e la condizione dei nostri corpi saprebbero tradire la vita che abbiamo condotta dopo il tuo esilio. Pensa un poco teco quanto più sfortunate di ogni donna vivente siamo noi qua venute, poiché la tua vista che dovrebbe far fluire di gioia i nostri occhi, far danzare i nostri cuori di consolazione, costringe quelli a piangere e questi a tremare di paura e di dolore, ponendo la madre, la sposa e il figlio a vedere il figlio, il marito e il padre che dilacera via le viscere della sua patria. E a noi poverine la tua inimicizia è quanto mai fatale: c’interdici le preghiere ai nostri Dei, ed è questo un conforto che tutti godono eccettuate noi; infatti, come possiamo noi, ahimè, come possiamo noi pregare per la nostra patria, a cui siamo vincolate. Insieme con la vittoria tua, a cui siamo ligie? Povere noi! O noi dobbiamo perdere la patria, nostra cara nutrice, o altrimenti perdere la tua persona, conforto nostro in patria. Subire noi dobbiamo una calamità evidente, anche se fosse soddisfatto il nostro augurio che da una parte abbia da vincere; perché o tu dovrai, come straniero rinnegato, essere condotto ammanettato per le nostre vie, oppure dovrai marciare trionfalmente sulle rovine della tua patria e meritar la palma per aver prodemente versato il sangue di tua moglie e dei tuoi figli. In quanto a me, o figlio, non intendo farmi ancella alla fortuna sinché non siano finite queste guerre: se non mi sia dato persuaderti di mostrare nobile amistà alle due parti anziché volere la morte di una, tu non marcerai ad assalire la tua patria senza prima calpestare – sta sicuro che non lo farai – il ventre di tua madre che ti ha messo a questo mondo. (Atto V, scena III)”

Coriolanus

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“Verrà un giorno in cui l'idea che per nutrirsi gli uomini del passato allevavano e massacravano degli esseri viventi, mettendo in mostra nelle vetrine le loro carni dilaniate, ispirerà senza dubbio la stessa repulsione provata dai viaggiatori del XVII e XVIII secolo nei confronti dei pasti cannibalici dei selvaggi americani, africani, o dell'Oceania.”

Claude Lévi-Strauss (1908–2009) antropologo e etnologo francese

Origine: Da La leçon de sagesse des vaches folles, 2001; citato in Matthieu Ricard, Sei un animale!, traduzione di Sergio Orrao, Sperling & Kupfer, Milano, 2016, p. 77. ISBN 978-88-200-6028-2

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“I fasciovegani hanno un obiettivo molto chiaro, molto esplicito quanto pericoloso: forgiare un uomo nuovo, cambiare la mentalità degli esseri viventi del pianeta, annullare le diversità in nome dell'uguaglianza assoluta tra individuo e animale.”

Giuseppe Cruciani (1966) giornalista, conduttore radiofonico e conduttore televisivo italiano

Origine: Da I fasciovegani, La Nave di Teseo Editore, settembre 2017. ISBN 978-88-9344-239-8

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“[Chiedendo la soppressione della Ménagerie du Jardin des Plantes] L'umiliazione degli animali non è più tollerabile di quella delle persone. Proprio come un secolo fa, e ancora di più, vengono esibiti gattopardi, puma e tigri che sono, in realtà, morti viventi.
Sono disperati, ma soprattutto deprivati. Hanno perso il verde delle foglie degli alberi e dei prati così come la terra che calcavano. Le grandi zampe dei predatori, dai cuscinetti così delicati, si feriscono sul duro cemento. I rapaci si trascinano nei loro stessi escrementi. I fenicotteri rosa rimestano l'acqua delle fogne. […] In prigione, l'uomo perde la sua libertà; in una gabbia l'animale perde anche lo spazio in cui organizzava la sua esistenza in tutta la sua complessità: il suo comportamento viene sconvolto, la sua psiche scossa. Non trova altra via d'uscita che la follia, spesso misericordiosa. Ecco perché l'orso continua il suo vorticoso viavai lungo quel muro che lambisce con il muso. L'elefante si dondola senza tregua. Un giovane lupo si strappa le unghie. I prigionieri degli zoo, fatta salva qualche eccezione, sono dei malati mentali, ossessionati dalla loro condanna, frustrati, ansiosi e aggressivi.
Quest'ospedale psichiatrico, che sfrutta la sofferenza animale, non merita né il nostro tempo né le eminenti personalità da museo che lo amministrano. Il serraglio del Jardin des Plantes è solo un'enclave anacronistica e scandalosa, dove, nel cuore di Parigi, si possono vedere, per soli tre franchi, animali infelici, costruzioni traballanti e piastrelle rotte.
Sbarazzatevi di tutto ciò e piantate dei fiori!”

Philippe Diolé (1908–1977)

Origine: Da Prisons dans un jardin, Le Figaro, 11 giugno 1974; citato in Matthieu Ricard, Sei un animale!, traduzione di Sergio Orrao, Sperling & Kupfer, Milano, 2016, pp. 245-246. ISBN 978-88-200-6028-2

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“Con l'Eccezione di Shakespeare, tu mi hai donato più conoscenza di qualsiasi altro vivente – Dirlo sinceramente è una strana lode. (a Susan Gilbert, verso il 1882, 757)”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

Lettere
Variante: Con l'Eccezione di Shakespeare, tu mi hai donato più conoscenza di qualsiasi altro vivente – Dirlo sinceramente è una strana lode. (a Susan Gilbert Dickinson, verso il 1882, 757)

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“Si chiamano Gaia e Gioia le agnelline di due mesi che oggi [quattro giorni prima di Pasqua] sono venute a Montecitorio insieme all'Enpa, l'Ente nazionale protezione animali. Ho deciso di adottarle a distanza, un gesto utile a salvare la vita a questi animali. […] Ho voluto fare la mia parte in questa campagna di sensibilizzazione perché credo che il rispetto delle tradizioni non ci obbliga a uccidere altri esseri viventi.”

Laura Boldrini (1961) giornalista e politica italiana

Origine: Da un post su Facebook, 12 aprile 2017; citato in Laura Boldrini adotta due agnellini e li porta a Montecitorio: "Li ho salvati dalla macellazione" http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/12/laura-boldrini-adotta-due-agnellini-e-li-porta-a-montecitorio-li-ho-salvati-dalla-macellazione/3517689/, ilFattoQuotidiano.it, 12 aprile 2017.

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“In Africa, dovunque crescano i baobab ci sono anche miti che spiegano la strana forma dell'albero. molte di queste leggende raccontano che il baobab è stato conficcato nel terreno a testa in giù, con le radici per aria. In Zimbabwe si racconta che, per via dei suoi molteplici usi, il baobab fosse diventato molto presuntuoso e che prendesse in giro tutti gli animali. ogni volta che Dio creava un nuovo essere vivente, il baobab lo criticava: la iena era brutta, la zebra buffa, la cicogna deforme. Stanco di questi commenti, Dio lo strappò dalla terra. Ma non voleva distruggere quell’albero così particolare, così lo inilò nella terra a testa in giù. Da allora il baobab non dà più fastidio. Un altro mito racconta che tanto tempo fa gli dèi piantarono il baobab nel bacino del fiume Congo. L’albero, però, si lamentava del clima, troppo caldo e umido. Gli trovarono posto sulle montagne della Luna, in Uganda, ma protestò perché aveva poco spazio. Allora gli fu assegnato un posto caldo e asciutto nella savana. A quel punto, però, il baobab pretendeva di avere un tronco possente per distinguersi. Il suo desiderio fu esaudito, ma arrivò subito una nuova richiesta: una corteccia morbida e frutti vellutati. Anche questa fu soddisfatta. All'ennesima pretesa, quella di avere fiori d’oro, la misura era colma: gli dèi lo strapparono dalla terra e ce lo inilarono a testa in giù. Da allora nessuno ha più sentito il baobab lamentarsi.”

David Signer (1964) etnologo, giornalista e scrittore svizzero
Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“La vita non può sorgere che da un determinato collegamento di molecole eterogenee ed ogni sostanza vivente deve essere composta da tali determinati gruppi di molecole. Una singola molecola non può vivere, né assimilare, né crescere, né riprodursi.”

August Weismann (1834–1914) biologo e botanico tedesco

Origine: Citato in Ernesto Haeckel, Le meraviglie della vita. [Complemento ai Problemi dell'universo], traduzione di Daniele Rosa, Unione Tipografico - Editrice, Torino, 1906, Parte seconda, p. 124.

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“Gli esseri umani si consideravano parte di un mondo vivente, in cui animali, piante e perfino caratteristiche del paesaggio e oggetti inanimati avevano una vita propria.”

Brian Fagan (1936) egittologo britannico

Origine: Citato in AA.VV., Il libro della storia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2018, p. 26. ISBN 9788858016572

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“L'uomo forte tiene in una miscela vivente gli opposti fortemente marcati.”

Martin Luther King (1929–1968) pastore protestante, politico e attivista statunitense, leader dei diritti civili
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“Chi sa donare vero amore appartiene esclusivamente a quella rarità di esseri viventi, capaci di cambiare il mondo.”

Prevale (1983) disc jockey, produttore discografico e conduttore radiofonico italiano

Origine: prevale.net

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“Affrontare il dolore, provoca un cambiamento emotivo di resistenza, forza e coraggio, nel percorso esistenziale di ogni essere vivente.”

Prevale (1983) disc jockey, produttore discografico e conduttore radiofonico italiano

Origine: prevale.net

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“Gli occhi sono il riflesso della coscienza di ogni animo vivente.”

Prevale (1983) disc jockey, produttore discografico e conduttore radiofonico italiano

Origine: prevale.net