Frasi su esperienza
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“Il nostro popolo ha intelligenza, esperienza, genialità in tante cose, ma in politica è rimasto un bambino.”

Augusto Guerriero (1893–1981) giornalista e scrittore italiano

Origine: Citato in Claudio Taccucci, Augusto Guerriero (Ricciardetto), p. 129.

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“[Michelangelo Merisi da Caravaggio] Dalle esperienze luministiche dei suoi precursori, fra cui erano anche quel Lotto che il Lomazzo […] chiama "maestro del dare il lume" e quel Savoldo in cui il Pino esalta "le ingegnose descrittioni dell'oscurità", il Caravaggio scopre "la forma delle ombre": uno stile dove il lume, non più asservito, finalmente, alla definizione plastica dei corpi su cui incide, è anzi arbitro coll'ombra seguace della loro esistenza stessa. Il principio era per la prima volta immateriale; non di corpo ma di sostanza; esterno ed ambiente all'uomo, non schiavo dell'uomo […] Che cosa importasse questo nuovo stile nei confronti col Rinascimento ch'era invece partito dall'uomo, e vi aveva sopra edificato una superba mole antropocentrica, cui anche la luce era anodina servente, è facile intendere. All'artificio, al simbolo drammatico dello stile attendeva ora il lume medesimo, non l'idea che l'uomo poteva aver formato di se stesso. Ma quando in un battito del lume una cosa assommasse, e poiché non era più luogo a preordinarla nella forma, nel disegno, nel costume, e neppure nella rarità del colore, essa non poteva sortire che terribilmente naturale. Il dirompersi delle tenebre rilevava l'accaduto e nient'altro che l'accaduto; donde la sua inesorabile naturalezza e la sua inevitabile varietà, la sua incapacità di "scelta". Uomini, oggetti, paesi, ogni cosa sullo stesso piano di costume, non in una scala gerarchica di degnità…”

Roberto Longhi (1890–1970) storico dell'arte italiano

da Quesiti caravaggeschi, "Pinacotheca", 1928-1929; citato in Caravaggio, pp. 186-187

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“[Sul regista Steve McQueen] Si aspetta che tutti diano tutto, non solo gli attori, ma anche la troupe e lui stesso. Lavorare con lui è sempre un'esperienza molto speciale e molto istruttiva.”

Michael Fassbender (1977) attore irlandese

Origine: Da un'intervista rilasciata al Toronto Star; citato in Refn e Gosling, Scorsese e DiCaprio, nuovi sodalizi http://www.ansa.it/web/notizie/specializzati/lifestyle/2013/10/21/Martin-Leo-Steve-Michael-Lars-Charlotte-nuovi-sodalizi_9497404.html, Ansa.it.

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“Infine, l'esperienza è proprio questo: imparare a correggere – sopratutto là dove parlò l'entusiasmo, oltre la casta, asciutta attenzione (lo stile è grazia = vittoria sulla legge di gravità; non vuole emozioni).”

Cristina Campo (1923–1977) scrittrice, poetessa e traduttrice italiana

dalla lettera a M. Pieracci Harwell di lunedì [primavera 1962], p. 165
Lettere a Mita

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“Il principio dell'invarianza dell'organizzazione. Secondo questo principio, qualunque sistema con la medesima organizzazione funzionale di base avrà esperienze qualitativamente identiche. Se per esempio la struttura causale dell'organizzazione neuronale fosse duplicata in silicio, con un chip di silicio al posto di ogni neurone nello stesso schema di interazioni, allora il soggetto avrebbe la stessa esperienza. In base a questo principio, ciò che è determinante per l'emergenza dell'esperienza non è il substrato fisico del sistema, ma lo schema astratto delle interazioni causali fra i suoi componenti.”

David Chalmers (1966) filosofo australiano

Origine: The principle of organizational invariance. This principle states that any two systems with the same fine-grained functional organization will have qualitatively identical experiences. If the causal patterns of neural organization were duplicated in silicon, for example, with a silicon chip for every neuron and the same patterns of interaction, then the same experiences would arise. According to this principle, what matters for the emergence of experience is not the specific physical makeup of a system, but the abstract pattern of causal interaction between its components.

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“Un'esperienza giovanile è sempre molto acerba.”

Origine: La luce del mattino, p. 245

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“La mia infanzia in Argentina? È stata difficile, sono cresciuto in un posto dove la droga e gli omicidi erano all'ordine del giorno. Ho fatto esperienze dure, crescendo molto in fretta. Fortunatamente la vita mi ha permesso di fare una scelta. Non so se essere cresciuto in quell'ambiente ha fatto di me un calciatore più battagliero, ho sempre giocato a modo mio ma è possibile.”

Carlos Tévez (1984) calciatore argentino

Origine: Da un'intervista a Fifa.com; citato in Juventus, Tevez: "Sono cresciuto dove droga e omicidi erano all'ordine del giorno" http://www.calciomercato.it/news/197368/juventus-tevez-sono-cresciuto-dove-droga-e-omicidi-erano-allordine-del-giorno, Calciomercato.it, 3 marzo 2015.

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“Io ho avuto la grazia di crescere in una famiglia in cui la fede si viveva in modo semplice e concreto; ma è stata soprattutto mia nonna, la mamma di mio padre, che ha segnato il mio cammino di fede. Era una donna che ci spiegava, ci parlava di Gesù, ci insegnava il Catechismo. Ricordo sempre che il Venerdì Santo ci portava, la sera, alla processione delle candele, e alla fine di questa processione arrivava il "Cristo giacente", e la nonna ci faceva – a noi bambini – inginocchiare e ci diceva: "Guardate, è morto, ma domani risuscita". Ho ricevuto il primo annuncio cristiano proprio da questa donna, da mia nonna! È bellissimo, questo! Il primo annuncio in casa, con la famiglia! E questo mi fa pensare all'amore di tante mamme e di tante nonne nella trasmissione della fede. Sono loro che trasmettono la fede. Questo avveniva anche nei primi tempi, perché san Paolo diceva a Timoteo: "Io ricordo la fede della tua mamma e della tua nonna". Tutte le mamme che sono qui, tutte le nonne, pensate a questo! Trasmettere la fede. Perché Dio ci mette accanto delle persone che aiutano il nostro cammino di fede. Noi non troviamo la fede nell'astratto; no! È sempre una persona che predica, che ci dice chi è Gesù, che ci trasmette la fede, ci dà il primo annuncio. E così è stata la prima esperienza di fede che ho avuto.”

Papa Francesco (1936) 266° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Citazioni tratte da discorsi, Veglia di Pentecoste http://www.news.va/it/news/testo-integrale-con-le-risposte-di-papa-francesco, Radio Vaticana, 19 maggio 2013

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“Nel 1999 lo psichiatra Luigi Cancrini firmerà una «Perizia psichiatrica su padre Pio». Scriverà Cancrini: «Una diagnosi psichiatrica relativa al caso di padre Pio non è difficile da proporre. Osservato longitudinalmente, il disturbo di cui ha sofferto padre Pio è, secondo il Dsm IV (il manuale diagnostico preparato dall'Associazione degli psichiatri americani e oggi largamente utilizzato anche in Italia e in Europa), un disturbo istrionico di personalità. Osservato trasversalmente, nelle sue manifestazioni sintomatiche più evidenti, il suo è un disturbo di trance dissociativa. I criteri di ricerca per il disturbo di trance dissociativa sono di ordine sintomatico e culturale. Il primo prevede due diverse condizioni morbose che possono presentarsi, in periodi diversi, nella stessa persona. […] Il secondo criterio, di ordine culturale, pone un problema più generale di rapporto fra questo tipo di esperienza e i luoghi sociali in cui esso si manifesta. […] È intorno a storie del tipo di questa che si definiscono, ancora oggi, sentimenti di appartenenza, visioni del mondo, forme del giudizio capaci di influire profondamente sui comportamenti collettivi. La diffusione e la santificazione di un sentimento religioso affascinato dalle imprese (sintomi) di un santo (persona con gravi disturbi personali) significa, da questo punto di vista, promozione e diffusione tra i fedeli di una credenza che molti pensavano superata: il male del mondo, si legge nella vita di padre Pio, è opera del diavolo e delle tentazioni cui un grande scommettitore (Dio) esporrebbe la creatura uomo semplicemente per vedere se a esse sarà in grado di resistere; credenza medievale dal punto di vista della collocazione storica, primitiva e un po' perversa dal punto di vista dell'organizzazione psicologica di chi la provoca o la condivide e che non è mai stata negata apertamente, tuttavia, dalla Chiesa di Roma […].»”

Origine: [nota dell'autore] Cfr. "MicroMega", n.° 3/99, giugno-settembre 1999.
Origine: Santo impostore, pp. 51-52

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“È tempo che tutti i popoli si preparino alle supreme battaglie.
Su dunque; voi pure stringetevi [popoli slavi] in un popolo solo, dimenticate odi, discordie, pregiudizi di religione e di razza. E accoglietevi in un solo pensiero di vendetta e libertà, e fate impeto irresistibile contro i vostri oppressori. Non prestate ascolto alle mendaci promesse della diplomazia; diffidate de' suoi artifici, delle sue scaltrezze. Vi tradì, vi vendette cento volte; se la soffrite, vi tradirà e vi venderà ancora. Fidate soltanto nel vostro valore, nelle vostre armi, nella vostra concordia, e fidate nei popoli che, come voi, vogliono la libertà e combattono per ottenerla. Tutte le nazioni sono sorelle; esse non hanno cupidigie, ambizioni liberticide; ciascuno vuole la sua parte di terra e di sole; ciascuna aiuterà le altre a ottenerla.
È dovere dei popoli liberi, e che vogliono essere tali, di accorrere dovunque si combatte per i diritti delle nazioni, dovunque s'innalza la bandiera della libertà. […] La causa della libertà è una sola, qualunque sia il nemico che la combatta, qualunque il popolo che la difende, qualunque sia il colore della bandiera sotto cui si schierano gli eserciti. Quando tutti i popoli abbiano intesa questa verità, che la storia e l'esperienza dovrebbe ormai aver loro insegnata, quando pratichiamo davvero questa santa legge di fratellanza e di comune difesa, il regno del dispotismo sarà finito per sempre sulla terra.”

Giuseppe Garibaldi (1807–1882) generale, patriota e condottiero italiano

Alle genti slave sotto la dominazione austriaca e ottomana, Palermo, 23 luglio 1862; pp. 274-275
Scritti politici e militari, ricordi e pensieri inediti

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“Per quanto riguarda Mach, è bene distinguere tra l'influenza che ebbe in generale e quella che esercitò su di me in particolare. Mach ha compiuto significative ricerche sperimentali (ad esempio, la scoperta delle onde d'urto, basata su un metodo ottico veramente geniale); ma non di questo vogliamo discutere, bensì di come influenzò la visione generale dei concetti di base della fisica. In questa prospettiva il suo grande merito sta, a mio parere, nell'aver allentato il dogmatismo che dominava in quell'ambito nei secoli XVIII e XIX. Egli ha cercato di mettere in luce, specialmente nei campi della meccanica e della teoria del calore, il modo in cui i concetti hanno avuto origine dall'esperienza; Mach sosteneva in maniera convincente l'opinione che finanche i più basilari tra i concetti fisici si fondano sui dati empirici e, da un punto di vista logico, non sono in alcun modo necessari. Evidenziando come nella fisica siano cruciali i problemi connessi ai concetti di base, più che quelli d'ordine logico-matematico, egli ha esercitato un'influenza particolarmente salutare. Il suo punto debole stava, a mio modo di vedere, nel considerare l'attività scientifica all'incirca un semplice «mettere ordine» nei materiali empirici. Egli, insomma, non rese giustizia all'elemento di libera volontà costruttiva presente nella formazione dei concetti. Riteneva, in certo modo, che all'origine delle teorie vi fossero «scoperte» e non «invenzioni», spingendosi addirittura a vedere, nelle sensazioni, unità costitutive del mondo reale piuttosto che semplici oggetti di comprensione; pensava di poter colmare in tal modo lo iato fra psicologia e fisica. Fosse stato coerente fino in fondo, avrebbe dovuto rifiutare non solo l'atomismo, ma l'idea stessa d'una realtà fisica.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

6 gennaio 1948; pp. 689-690
Lettere a Michele Besso

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“Negli anni della maturità pochi uomini sanno, in fondo, come son giunti a se stessi, ai propri piaceri, alla propria concezione del mondo, alla propria moglie, al proprio carattere e mestiere e loro conseguenze, ma sentono di non poter più cambiare di molto. Si potrebbe sostenere persino, che sono stati ingannati; infatti è impossibile scoprire una ragione sufficiente per cui tutto sia andato proprio così come è andato; avrebbe anche potuto andare diversamente; essi hanno influito pochissimo sugli avvenimenti, che per lo più sono dipesi da circostanze svariate, dall'umore, dalla vita, dalla morte di tutt'altri individui; e solo in quel dato momento si sono abbattuti su di loro. Quand'erano giovani la vita si stendeva loro dinanzi come un mattino senza fine, colmo di possibilità e di nulla, e già al meriggio ecco giungere all'improvviso qualcosa che pretende di essere ormai la loro vita; e tutto ciò è così sorprendente come vedersi davanti tutt'a un tratto una persona con la quale siamo stati vent'anni in corrispondenza, senza conoscerla, e ce la siamo immaginata completamente diversa. Ancora più strano, però, che quasi nessuno, se ne accorga; adottano la persona che è venuta a loro, la cui vita si è incorporata alla loro vita, giudicano le sue vicende ed esperienze ormai come le espressioni delle loro qualità, e il suo destino diventa merito o disgrazia loro. […] E non hanno più che un ricordo confuso della giovinezza, quando c'era in loro qualcosa come una forza opposta.”

cap. 34, pp. 144-145
L'uomo senza qualità

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“[Su Marco Verratti] Quando sono arrivato a Pescara doveva giocare mezzapunta, ma io l'ho trasformato in regista e mi ha dato grosse soddisfazioni. Il ragazzo è del '92 ha 20 anni con poca esperienza, può crescere tanto e diventare uno dei più grandi registi in Europa.”

Zdeněk Zeman (1947) allenatore di calcio ceco

Origine: Citato in " «Zeman: Verratti? Tra i migliori registi in Europa» http://www.tuttosport.com/calcio/serie_a/roma/2012/09/22-214097/Zeman%3A+%C2%ABVerratti%3F+Tra+i+migliori+registi+in+Europa%C2%BB", Tuttosport.com, 22 settembre 2012.

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“Ecco, se c'è un elemento che unifica tutte le trasmissioni di Radio3 è proprio il modo in cui si cerca di guardare i libri: è quello di considerarli degli oggetti caldi. Oggetti capaci di interloquire con tutti i nostri sensi, le nostre esperienze, la nostra vita.”

Marino Sinibaldi (1954) giornalista, critico letterario e conduttore radiofonico italiano

da una intervista http://www.radio.rai.it/radio3/archivio_2002/eventi/2002_03_21_salon/intervista_sinibaldi.htm

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“Tom Curzon, il terapista del centro antidroga, che faceva l'assistente sociale e non il medico, era uno della scuola rogeriana, e aveva una terapia basata sull'individuo. Allora sono andato in biblioteca a vedere quello che aveva scritto Carl Rogers. Il libro che ho letto era una cacata, ma per dire la verità mi sembrava che Tom si fosse avvicinato più degli altri a quella che secondo me era la verità. Disprezzavo me stesso e il mondo perché non ero capace di accettare i miei limiti personali e quelli che mi venivano imposti dalla vita.
A quanto pareva, quindi, l'accettazione dei propri limiti era una condizione mentale sana, o comportamento non deviante.
Il successo e il fallimento sono semplicemente la soddisfazione o la frustrazione del desiderio. Il desiderio può essere in prevalenza intrinseco, basato sui nostri impulsi personali, oppure estrinseco, stimolato soprattutto dalla pubblicità o dai modelli di comportamento sociale che ci vengono proposti dai mass media e dalla cultura popolare. Dice Tom che i miei concetti di successo e fallimento funzionano solo a un livello individuale, e non a un livello sia individuale che sociale. E quindi, siccome mi rifiuto di accettare un riconoscimento da parte della società, il successo e il fallimento possono essere per me soltanto delle esperienze momentanee, perché sono esperienze che non possono essere sostenute dall'accettazione di altri valori di tipo sociale, come il benessere materiale, il potere o la posizione sociale; oppure, nel caso di un fallimento, la condanna e la disapprovazione. E allora, secondo Tom, non serve a un cazzo venirmi a dire che sono andato bene agli esami, che ho un buon lavoro o che sto con una bella ragazza; perché questo tipo di riconoscimento per me non significa niente. È chiaro che mi fa piacere, quando succedono queste cose, e che hanno un valore in se stesse, ma è un valore che non può essere sostenuto senza un riconoscimento da parte mia della società che lo considera come tale. Quello che Tom sta cercando di dire, credo, è che non me ne frega un cazzo. Perché?
Così torna in ballo la mia alienazione dalla società. Il problema è che Tom si rifiuta di accettare il mio punto di vista, che non è possibile cambiare la società per migliorarla davvero, e che io non posso cambiare per adattarmi alla società. Questa situazione provoca in me depressione. Scarico tutta la rabbia che provo contro me stesso, è questa la depressione, dicono. Però la depressione provoca anche una mancanza di motivazione. Mi cresce un vuoto dentro. La droga mi serve a riempire il vuoto, e mi aiuta anche a soddisfare il mio bisogno di distruggere me stesso, e qui torniamo alla rabbia diretta contro di sé.
Qui devo dire che sono d'accordo con Tom. Dove non ci troviamo più d'accordo è quando lui si rifiuta di vedere lo squallore totale del quadro generale. Lui dice che soffro di una mancanza di fiducia in me stesso, e che mi rifiuto di accettare questo fatto scaricando tutta la colpa sulla società. Secondo lui, questo mio modo di sminuire tutte le lodi e le ricompense (e di conseguenza anche le condanne) che potrei ricevere dalla società non è un rifiuto dei valori in sé, ma una prova del fatto che non mi sento abbastanza soddisfatto (o abbastanza scontento) di me stesso per accettarle. Invece di uscirmene a dire chiaro e tondo: Non credo di avere queste qualità (oppure credo di essere meglio di così), io dico: Tanto sono un mucchio di cazzate.”

Alla ricerca dell'essere interiore; pp. 196-197
Trainspotting, Salta tutto

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“[…] a ben vedere, l'esperienza di vita è una somma più lunga di avvenimenti.”

Luciano De Crescenzo (1928–2019) scrittore italiano

Ti porterà fortuna: Guida insolita di Napoli

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“Un giorno Febo uscì, e non tornò più. Lo aspettai fino a sera, e scesa la notte corsi per le strade, chiamandolo per nome. Tornai a casa a notte alta, mi buttai sul letto, col viso verso la porta socchiusa. Ogni tanto mi affacciavo alla finestra, e lo chiamavo a lungo, gridando. […] Non appena si fece giorno, corsi alla prigione municipale dei cani. Entrai in una stanza grigia, dove, chiusi in fetide gabbie, gemevano cani dalla gola ancora segnata dalla stretta del laccio del chiappino. Il guardiano mi disse che forse il mio cane era rimasto sotto una macchina o era stato rubato, o buttato a fiume da qualche banda di giovinastri. […] Tutta la mattina corsi di canaio in canaio, e finalmente un tosacani, in una botteguccia di Piazza dei Cavalieri, mi domandò se ero stato alla Clinica Veterinaria dell'Università, alla quale i ladri di cani vendono per pochi soldi gli animali destinati alle esperienze cliniche. Corsi all'Università, ma era già passato mezzogiorno, la Clinica Veterinaria era chiusa. Tornai a casa, mi sentivo nel cavo degli occhi un che di freddo, di liscio, mi pareva di aver gli occhi di vetro. Nel pomeriggio tornai all'Università, entrai nella Clinica Veterinaria. […] Lungo le pareti erano allineate l'una a fianco dell'altra, come i letti di una clinica per bambini, strane culle in forma di violoncello: in ognuna di quelle culle era disteso sul dorso un cane dal ventre aperto, o dal cranio spaccato, o dal petto spalancato.”

La pelle, Il vento nero

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“Di sicuro [avere un cancro] è un'esperienza che fa uscire da un certo automatismo di comportamenti, da quell'andare avanti con inerzia, dando per scontate le cose. In queste circostanze, uno è obbligato a fermarsi e pensare.”

Janez Drnovšek (1950–2008) politico sloveno

Origine: Dall'intervista di Alessandra Longo, Ora dialogo tra Italia e Slovenia: chiudiamo l'eredità della guerra http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/05/18/ora-dialogo-tra-italia-slovenia-chiudiamo.html, la Repubblica.it, 18 maggio 2006.

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“Adoro essere mamma. Sono meno critica rispetto a quando non ero madre. Ciò che maggiormente riguarda la genitorialità è che essa è un'esperienza completamente diversa per ogni persona. Tutto è fantastico, non ci sono regole.”

Natalie Portman (1981) attrice, modella e regista israeliana

Origine: Da un'intervista rilasciata a The Telegraph; citato in Natalie Portman: adoro essere mamma, non ci sono regole http://www.pinkdna.it/natalie-portman-adoro-essere-mamma-non-ci-sono-regole/, Pinkdna.it, 29 ottobre 2013.

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“La nostra esperienza vitale resta l'esperienza di chi si rivela attraverso l'umile acquisto.”

Pier Paolo Pasolini (1922–1975) poeta, giornalista, regista, sceneggiatore, attore, paroliere e scrittore italiano

Origine: La Divina Mimesis, p. 33

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“Una gran parte dell'esperienza maturata non può essere espressa con le parole.”

Alfred North Whitehead (1861–1947) filosofo e matematico britannico

Origine: Citato in Focus n. 108, p. 204.

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