Frasi su padrone
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“La libertà dei giornalisti è la capacità di rimanere se stessi, senza suonare nella banda del padrone.”

Federico Orlando (1928–2014) giornalista e politico italiano

Origine: Citato in Fucilate Montanelli, Editori Riuniti, 2001.

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“Mio nonno aveva ragione, il cash è un ottimo servo per chi ce l’ha | ma se sei senza un cattivo padrone.”

Rayden (1985) rapper e beatmaker italiano

da Samuel Eto'o, n. 7
L'Uomo Senza Qualità

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“Ovviamente mi inquieta un po' parlare di Lotito. Non posso dimenticare che è stato il mio presidente. Da lui pretenderei che non dica che un signore non può parlare in quanto dipendente, perché è una dichiarazione da padrone delle ferriere.”

Walter Sabatini (1955) dirigente sportivo, allenatore di calcio e calciatore italiano

Origine: Citato in Sabatini sul caso Lotito: "Quando parla De Rossi è meglio che tutti lo ascoltino" http://www.calcioweb.eu/2014/09/sabatini-caso-lotito-quando-parla-de-rossi-tutti-ascoltino/126200/, Calcioweb.eu, 11 settembre 2014.

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“La forza morale è la sola, la vera forza. Guardate con coraggio, con ostinazione e fisso l'uomo che vi guarda: s'egli abbassa gli occhi, voi siete suo padrone: ma non abbassate i vostri perché in tal caso egli vi abbatterà.”

Francesco Anzani (1809–1848) patriota e militare italiano

Origine: Citato in Giuseppe Garibaldi, Memorie, Tipografia di Alessandro Lombardi, Milano, 1860, vol. 1, p. 123 https://books.google.it/books?id=LtsoAAAAYAAJ&pg=PA123.
Garibaldi introduce questa citazione con «Anzani soleva dire». La parte centrale della citazione è riportata anche, come «massima di Anzani», in Indro Montanelli e Marco Nozza, Garibaldi, Rizzoli Editore, 1962, cap. VII.

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“Sono tanto padroni delle loro passioni che, sebbene le sentano nell'interno, non le danno a vedere al di fuori. L'ira e la collera tengono sì soggette, che fanno le meraviglie vedendo alcuno adirato…… Anzi pur covando nel cuore crudelissima nimicizia, ostentano scambievolmente allegro sembiante…”

Alessandro Valignano (1539–1606) gesuita italiano

Origine: Dalle relazioni alla casa madre di Roma; citato in Pacifico Arcangeli, Letteratura e Crestomazia giapponese, Milano, Cisalpino, Istituto Editoriale Universitario, 1990 (ristampa anastatica autorizzata dall'editore Ulrico Hoepli), p. 131. ISBN 8820506505

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“È bellissimo essere la regina del tennis, ma non puoi mangiare una corona, e non puoi neanche mandare un pezzo di trono per pagare le tasse. Il padrone di casa, il panettiere e quelli del fisco sono un po' strani: vogliono i soldi in contanti… io regno su un conto in banca vuoto e non posso pretendere di riempirlo giocando nel circuito dilettantistico.”

Althea Gibson (1927–2003) tennista statunitense

giustificando il suo passaggio dal tennis dilettantistico a quello professionistico
Origine: Citato in Alessia Gentile, Althea Gibson, da Harlem a Wimbledon http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2014/03/09/1036447-althea_gibson_harlem_wimbledon.shtml, Ubitennis.com, 9 marzo 2014.

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“[…] mi piacerebbe vincere uno scudetto: come sempre però molto dipenderà anche dagli altri. La Juventus da sempre fa la padrona e solo lei sa quanto ha vinto grazie ai signori in giacchetta nera. Da quelle parti è dai tempi dei Savoia che vogliono comandare […].”

Franco Zeffirelli (1923–2019) regista italiano

Origine: Da un'intervista al Corriere Fiorentino; citato in Zeffirelli: "Solo la Juve sa quanto ha vinto grazie agli arbitri. Finissero le ingiustizie lo scudetto potrebbe arrivare anche a Firenze" http://www.fiorentinanews.com/zeffirelli-solo-la-juve-sa-quanto-ha-vinto-grazie-agli-arbitri-finissero-le-ingiustizie-lo-scudetto-potrebbe-arrivare-anche-a-firenze/comment-page-1/, FiorentinaNews.it, 19 marzo 2015.

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“C'è una mafia nel calcio. Spiegherò a mia figlia Dalmita che non gli porto la Coppa d'oro perché, quando ti danno un rigore inesistente come quello su Voeller, questa è mafia. C'è una Mano nera nel calcio e l'arbitro messicano Codesal Mendez non è stato capace di disubbidire al suo padrone.”

Diego Armando Maradona (1960) allenatore di calcio e calciatore argentino

Con data
Origine: Citato in Bruno Bernardi, Maradona accusa, c'è una mafia nel calcio http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,33/articleid,0909_01_1990_0158_0030_25060676/, La Stampa, 10 luglio 1990, p. 33.

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“Ho fatto un errore, nella vita, quando ho firmato quella lettera [Lettera Einstein-Szilárd] al presidente Roosevelt chiedendo che venisse costruita la bomba atomica. Ma forse mi si potrà perdonare: infatti tutti noi eravamo convinti che fosse altamente probabile che i tedeschi riuscissero a costruirla, e a usarla per diventare la razza padrona.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Origine: Da una lettera a Linus Pauling, ricopiata dal proprio diario; citato nellA&E Television Einstein Biography, VPI International, 1991; citato anche da Ted Morgan in FDR, Simon and Schuster, New York, 1985.
Origine: Pensieri di un uomo curioso, p. 97

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“Il parlamentarismo è un lusso che è stato consentito ai nuovi padroni (antifascisti!) dalla presenza della Chiesa.”

da Previsione della vittoria al «referendum», 28 marzo 1974; p. 40
Scritti corsari

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“[Le navi italiane] ebbero l'orgoglio di dar caccia al nemico quando volse verso le sue terre, e non avendolo potuto raggiungere prima che ne fosse al riparo, di rimanere padrone delle acque della battaglia.”

Carlo Pellion di Persano (1806–1883) ammiraglio e politico italiano

da I fatti di Lissa, Torino, 1866, p. 26
Origine: Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 162.

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“Per guidare un sistema industriale, e anche farne la critica, non si può essere preindustriali. Riguardo alla mentalità che ha prevalso, bisogna ricordare che in definitiva per anni in tutte le sedi hanno detto: i padroni. Noi dicevamo: gli imprenditori. Perché lo spirito imprenditoriale c'era, sarà stato all'italiana ma c'era, aveva una sua creatività e non si poteva ucciderlo. Io temo che già sia stato mezzo ucciso. Se leggi certe encicliche recenti dei papi, il linguaggio è anticapitalistico nella più vecchia delle maniere. E il linguaggio ha la sua importanza. Anche Andreotti per esempio ha detto: "Dobbiamo colpire i ricchi". Ma in un paese moderno si dice: gli alti redditi. Lui dice i ricchi, pensando forse che sia questione di morale cristiana. Ma quale morale cristiana! In Svezia tassano davvero gli alti redditi e non per morale cristiana, semmai per morale laica. Il Partito comunista, ideologicamente, ha usato un certo linguaggio. Ma ora si è accorto che quel linguaggio non si applica al nostro tipo di società. I Socialisti li conosciamo bene. I democristiani hanno un linguaggio per cui il capitalismo è un male. Non vedono i problemi se non con mentalità precapitalistica, puramente assistenziale. Quindi l'opinione pubblica non è stata informata sulla realtà dei suoi problemi, è stata solo abituata a quel linguaggio. Gli emigrati in Germania usano già un altro lessico. Se mai avremo una ripresa, questa sarà possibile solo imparando alcune cose.”

Ugo La Malfa (1903–1979) politico italiano

Origine: Intervista sul non – governo, pp. 73-74

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“Sappiamo che è buono, ma non abbiamo bisogno di un buon padrone.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

citato in Pseudo-Plutarco, Vita di Iperide, 850 A; traduzione in Oratori attici minori, p. 109

“Volare è sicuro? Sì, rispondono i dati. Nel 1989 ci sono stati 35 incidenti mortali, nel 2000 solo 21, nel 2005 solo 15 e l'anno scorso appena 11. Ai viaggiatori però interessano le probabilità di essere coinvolti in un incidente simile. Nelle peggiori compagnie le possibilità sono una su un milione e mezzo, in quelle medie una su 3,4 milioni e nelle migliori una su dieci milioni. Secondo Arnold Barnett, del Massachussetts institute of technology, uno statunitense dovrebbe volare ogni giorno per quattro milioni di anni per essere sicuro di morire in un incidente. Vi sembra ancora troppo pericoloso? Facciamo qualche paragone. Le probabilità che facendo un bagno in mare siate attaccati da uno squalo sono una su tre milioni. Ma di solito il confronto è con gli incidenti stradali. Il consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha fatto il calcolo sette anni fa: la probabilità di morire in un incidente d'auto è 75 volte superiore a quella di morire in un disastro aereo. Quindi perché non abbiamo paura di salire in auto? Ma i dati hanno un difetto. Non tengono conto della psiche dellHomo sapiens, che si è formata decine di migliaia di anni fa nella lotta per la sopravvivenza. E questa logica, sebbene poco aderente alla realtà, dice che una persona che guida un'auto è più o meno padrona del proprio destino, mentre in aereo non lo è. L'esperienza del cacciatore ha la meglio su qualunque statistica.”

Zbyněk Petráček (1959) giornalista cecoslovacco

Origine: Dal quotidiano ceco Lidové Noviny; tradotto in Paura di volare, Internazionale, n. 1095, 27 marzo 2015, p. 19.

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“Chi sarà il nostro lettore noi non lo sappiamo perché non siamo un giornale di parte, e tanto meno di partito, e nemmeno di classi o di ceti. In compenso, sappiamo benissimo chi non lo sarà. Non lo sarà chi dal giornale vuole soltanto la «sensazione» […] Non lo sarà chi crede che un gol di Riva sia più importante di una crisi di governo. E infine non lo sarà chi concepisce il giornale come una fonte inesauribile di scandali fine a se stessi. Di scandali purtroppo la vita del nostro Paese è gremita, e noi non mancheremo di denunciarli con quella franchezza di cui crediamo che i nostri nomi bastino a fornire garanzia. Ma non lo faremo per metterci al rimorchio di quella insensata e cupa frenesia di dissoluzione in cui si sfoga un certo qualunquismo, non importa se di destra o di sinistra. […] Vogliamo creare, o ricreare un certo costume giornalistico di serietà e di rigore. E soprattutto aspiriamo al grande onore di venire riconosciuti come il volto e la voce di quell'Italia laboriosa e produttiva che non è soltanto Milano e la Lombardia, ma che in Milano e nella Lombardia ha la sua roccaforte e la sua guida. […] A questo lettore non abbiamo «messaggi» da lanciare. Una cosa sola vogliamo dirgli: questo giornale non ha padroni perché nemmeno noi lo siamo. Tu solo, lettore, puoi esserlo, se lo vuoi. Noi te l'offriamo.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

25 giugno 1974
il Giornale

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“Si sentiva stremata, l'appiglio sfuggente al presente, l'appiglio al mondo e alla vita, le sarebbe presto scivolato dalle mani. Era questa la morte? Stava forse per morire? Non avrebbe più rivisto il cielo, la terra, il sorgo, suo figlio, e il suo amante che combatteva alla testa dei soldati? Gli spari risuonavano in lontananza oltre la fitta cortina di nebbia. Douguan! Douguan! Figlio mio, aiutami, tienimi stretta, tua madre non vuole morire. Oh, cielo! Cielo… mi hai donato un amante, un figlio, la ricchezza, e questi trenta anni di vita densa come il sorgo rosso. Cielo, me le hai donate queste cose, non puoi riprendertele, perdonami, ma lasciami andare! Cielo, pensi che io sia in colpa? Credi che se avessi diviso il cuscino con un lebbroso, e generato un mostro rognoso e purulento insozzando questo bel mondo sarei stata nel giusto? Cielo, cos'è la castità? Cos'è la giusta via? Cos'è la bontà? Cos'è il male? Non me l'hai mai detto, ho sempre dovuto sbrigarmela da sola. Amo la felicità, amo la forza, amo la bellezza, il mio corpo mi appartiene, sono padrona di me stessa, non ho paura di sbagliare, non ho paura della punizione, non ho paura di entrare nei diciotto gironi del tuo inferno. Ho fatto tutto ciò che dovevo fare e ciò che andava fatto, e non temo nulla. Ma non voglio morire, voglio vivere, voglio vedere ancora un po' di mondo. Cielo…”

Mo Yan (1955) scrittore e sceneggiatore cinese

da Sorgo rosso, pp. 94-95

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“«La folla è un gregge che non può fare a meno di un padrone».”

Emilio Gentile (1946) storico italiano

Il capo e la folla. La genesi della democrazia recitativa

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“Persino in questo paese relativamente libero, gli uomini, nella maggior parte (per pura ignoranza ed errore), sono così presi dalle false preoccupazioni e dai più superflui e grossolani lavori per la vita, che non possono cogliere i frutti più saporiti che questa offre loro: le fatiche eccessive cui si sottopongono hanno reso le loro dita impacciate e tremanti. In effetti, un uomo che lavora duramente non ha abbastanza tempo per conservare giorno per giorno la propria vera integrità: non può permettersi di mantenere con gli altri uomini i più nobili rapporti, perché il suo lavoro sarebbe deprezzato sul mercato; ha tempo solo per essere una macchina […]. Io mi aguzzai la vista con l’esperienza, e così mi appare evidente che la maggior parte di voi conduce una vita meschina e abbietta: siete sempre in bilico, tentando di entrare in affari e insieme di tirarvi fuori dai debiti […] vivendo, morendo, venendo sepolti sempre per mezzo di questo bronzo altrui; promettendo sempre “pagherò”, ripetendo “domani pagherò” e morendo oggi, insolventi; tentando di ottenere favori e credito in tutti i modi possibili (scartando solo quelli che implichino rischio di galera) cioè con la menzogna, la piaggeria, il voto […] arrivando ad ammalarvi per mettere da parte qualcosa per quando sarete ammalati […].
Talvolta mi meraviglio che si possa essere tanto superficiali, per così dire, da applicarsi a quella volgare ma piuttosto straniera forma di servitù chiamata Schiavismo Negro, quando vi sono padroni così astuti e così scaltri che riescono a tenere schiavi Nord e Sud […] ma la cosa peggiore, è essere negrieri di se stessi.”

Walden

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“In lui [Reinhard Heydrich] le capacità intellettuali si accompagnarono ai caratteri somatici, per cui egli poteva apparire la conferma della teoria della «stretta relazione tra psiche e razza»: l'anticipazione di quel nuovo tipo d'uomo che avrebbe dovuto essere distillato dal torbido materiale biologico del popolo tedesco attraverso «una serie d'incroci obbligati» e allevato in scuole speciali; «il tipo d'uomo», come Hitler dichiarò, «padrone della vita e della morte, che comanda sulla paura e sulla superstizione, che ha imparato a dominare il suo corpo, i suoi muscoli e i suoi nervi… ma che non si lascia vincere dalle tentazioni dello spirito e da una sedicente libertà scientifica.»”

Joachim Fest (1926–2006) storico, giornalista e saggista tedesco

Parte seconda: Tecnici e realizzatori del regime autoritario, Capitolo 3 Reinhard Heydrich: il successore, p. 162
Il volto del Terzo Reich
Variante: In lui le capacità intellettuali si accompagnarono ai caratteri somatici, per cui egli poteva apparire la conferma della teoria della «stretta relazione tra psiche e razza»: l'anticipazione di quel nuovo tipo d'uomo che avrebbe dovuto essere distillato dal torbido materiale biologico del popolo tedesco attraverso «una serie d'incroci obbligati» e allevato in scuole speciali; «il tipo d'uomo», come Hitler dichiarò, «padrone della vita e della morte, che comanda sulla paura e sulla superstizione, che ha imparato a dominare il suo corpo, i suoi muscoli e i suoi nervi... ma che non si lascia vincere dalle tentazioni dello spirito e da una sedicente libertà scientifica». (Parte seconda: Tecnici e realizzatori del regime autoritario, Capitolo 3 Reinhard Heydrich: il successore», p. 162)

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“Gli avari sono tutori non padroni delle loro richezze.”

Salvator Rosa (1615–1673) pittore, incisore e poeta italiano

54; p. 8
Il teatro della politica

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“[Sul derby di Torino] Se puoi sognare qualcosa, è perché lo puoi fare, questo è lo scontro tra la passione e la ragione, tra i colori e il bianconero, tra il popolo e i padroni. È un derby unico nel suo genere.”

Siniša Mihajlović (1969) allenatore di calcio e ex calciatore serbo

Origine: Dalla conferenza stampa alla vigilia della sfida tra Juventus e Torino, 22 settembre 2017; citato in Torino, Mihajlovic: "Sfida tra popolo e padroni. E smettete di gridarmi serbo di m..." http://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Torino/22-09-2017/torino-mihajlovic-sfida-popolo-padroni-basta-gridare-serbo-m-220771809987.shtml, Gazzetta.it, 22 settembre 2017.

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“Raggiungeremo i nostri scopi, uno dei quali è il governo collettivo e la fine dell'autocrazia e della dittatura. È il popolo che governa, il padrone assoluto, e un singolo non ha alcun diritto di dirigere gli affari del popolo. L'individuo, per quanto possa vivere, morirà, mentre il popolo resterà. Stiamo lavorando per le generazioni future e per il benessere del popolo. Abbiamo combattuto in Palestina per il popolo e per riscattare la sua libertà. Stiamo ancora lottando e non lesineremo alcuno sforzo; non abbiamo fallito nel nostro lavoro per Dio né abbiamo mancato di essere disinteressatamente al servizio del popolo, la nostra guida.”

Abd al-Karim Qasim (1914–1963) militare e politico iracheno

We will achieve our goals, one of which is the collective rule and the end of autocracy and dictatorship. The people are the ruler, the absolute master, and an individual has no right to direct the affairs of the people. The individual, how long he may live, will die but the people will remain. We are working for the future generations and for the welfare of the people. We fought in Palestine for the sake of the people and to regain their liberty. We are still fighting and will not spare any effort, nor would we fail in our work for the sake of God and nor would we fail to be selfless in the service of the people, our guide.
The historical extempore speech at the Reserve Officers' College
Variante: Raggiungeremo i nostri scopi, uno dei quali è il governo collettivo e la fine dell'autocrazia e della dittatura. È il popolo che governa, il padrone assoluto, e un singolo non ha alcun diritto di dirigere gli affari del popolo. Gli individui, per quanto possano vivere, moriranno, mentre il popolo resterà. Stiamo lavorando per le generazioni future e per il benessere del popolo. Abbiamo combattuto in Palestina per il popolo e per riscattare la sua libertà. Stiamo ancora lottando e non lesineremo alcuno sforzo; non abbiamo fallito nel nostro lavoro per Dio né abbiamo mancato di essere disinteressatamente al servizio del popolo, la nostra guida.

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“Il 95% della popolazione gode di un miglior tenore di vita di prima. In passato, il popolo non aveva né terra né lavoro. Costantemente spinto alla fame ed esposto alle malatie, il popolo ha dovuto vendere i suoi figli, le sue figle e persino le sue mogli. Per esso, la vita era dura e insicura. Era sottomesso all' opressione e allo sfruttamento. Lavorava come uno schiavo, e non ricevevo la degna ricompensa per il suo lavoro. Ora, il popolo è il padrone, e gode di tutti i frutti del suo lavoro. Lavora come prima, forse meno dolorosamente, ma il suo tenore di vita è molto meglio e più sicuro di prima. La sua vita familiare è stata notevolmente migliorata.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

Citazioni tratte dalle interviste
Variante: Il 95% della popolazione gode di un miglior tenore di vita di prima. In passato, questo popolo non aveva né terra né lavoro. Costantemente spinto alla fame e sempre esposto alle malattie, doveva vendere i suoi figli, le sue figlie e persino le sue mogli. Per esso, la vita era dura e insicura. Era sottomesso all'oppressione e allo sfruttamento. Lavorava come uno schiavo, e non riceveva neppure la giusta ricompensa per il suo lavoro. Ora, il popolo è il padrone, e gode di tutti i frutti del suo lavoro. Lavora come prima, forse meno dolorosamente, ma il suo tenore di vita è molto migliore e più sicuro di prima. La sua vita familiare è stata notevolmente migliorata.

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“In quegli anni circolavano due diverse immagini di Hailè Selassiè. Una, quella nota all'opinione pubblica internazionale, presentava l'imperatore come un monarca esotico ma capace, dotato di un'energia inesauribile, di una mente acuta e di una profonda sensibilità; un uomo che si era opposto a Mussolini, aveva riconquistato l'impero e il trono, e nutriva l'ambizione di sviluppare il proprio paese e di svolgere nel mondo un ruolo di rilievo. L'altra immagine, formata poco per volta dalla parte più critica, e inizialmente esigua, dell'opinione pubblica interna, lo mostrava come un monarca deciso a difendere il potere con ogni mezzo; ma soprattutto come un demagogo e un padre padrone che, con i fatti e con le parole, mascherava la corruzione, l'ottusità e il servilismo della classe dirigente da lui stesso creata e blandita. Le due immagini, come spesso succede, erano vere entrambe. Hailè Selassiè aveva una personalità complessa: per taluni piena di fascino, per altri odiosa; certuni lo adoravano, altri lo maledicevano. Governava un paese che conosceva solo i metodi più brutali per conquistare (o per conservare) il potere, e dove le libere elezioni erano sostituite da pugnali e veleni, e le libere discussioni da forche e fucilazioni. Lui stesso era un prodotto di quella tradizione, alla quale a suo tempo aveva fatto ricorso. Tuttavia si rendeva conto che in tutto ciò c'era qualcosa di stonato e di incompatibile con il mondo nuovo. Non potendo certo modificare il sistema che lo manteneva al potere (e per lui il potere veniva prima di ogni altra cosa), ricorreva alla demagogia, al cerimoniale e a quei discorsi sullo sviluppo così assurdi in un paese tanto povero e arretrato. Uomo simpatico, politico astuto, padre tragico e avaro patologico, condannava a morte gli innocenti e graziava i colpevoli: capricci del potere, tortuose manovre di Palazzo, ambiguità e misteri che nessuno riuscirà mai a decifrare.”

Ryszard Kapuściński (1932–2007) giornalista e scrittore polacco

Origine: Il negus, p. 105

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“I cani, per segnare i limiti del territorio di cui si sentono padroni, orinano lungo i confini e lungo le caricellate delle ville cui sono messi a guardia. Poveri cani: ignorano che i veri padroni di quello spazio non sono loro, ma quelle persone che preparano loro le ciotole e li portano a spasso con il guinzaglio. Questo è il territorial pissing canino. L'uomo, per segnare i limiti del territorio estetico o sociale in cui si sente dominante, non orina, ma fa di peggio: ride, compassiona o distrugge con la critica, creando così una barricata virtuale (a volte, però, addirittura fisica, come nel caso della già vista invisibilità della Gialappa's Band) dietro la quale crede di essere al sicuro dalle contaminazioni del ridicolo.”

Parte prima: Giovani salmoni del trash. 5. Territorial Pissing, p. 15
Andy Warhol era un coatto
Variante: I cani, per segnare i limiti del territorio di cui si sentono padroni, orinano lungo i confini e lungo le caricellate delle ville cui sono messi a guardia. Poveri cani: ignorano che i veri padroni di quello spazio non sono loro, ma quelle persone che preparano loro le ciotole e li portano a spasso con il guinzaglio. Questo è il territorial pissing canino. L’uomo, per segnare i limiti del territorio estetico o sociale in cui si sente dominante, non orina, ma fa di peggio: ride, compassiona o distrugge con la critica, creando così una barricata virtuale (a volte, però, addirittura fisica, come nel caso della già vista invisibilità della Gialappa’s Band) dietro la quale crede di essere al sicuro dalle contaminazioni del ridicolo. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 5. Territorial Pissing, p. 15)

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