Frasi su tempo
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“Perciò ha usato una di quelle frasi fatte apposta per rimanere nel personale Wikiquote, la collezione delle citazioni memorabili che ciascuno di noi si porta dietro per la vita. Come un patrimonio e un fardello al tempo medesimo.”

Pippo Russo (1965) sociologo, saggista e giornalista italiano

Origine: Da Il nucleare emotivo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/24/il-nucleare-emotivo.html, la Repubblica, 24 aprile 2011.

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“Fu London lo scrittore veramente grande quale alcuni lo ritengono, fu un talento possente nato fuori tempo, o fu uno di quegli artisti secondari la cui opera, grazie alla ricchezza della loro esperienza personale, dà solo una falsa impressione di arte? È difficile dirlo.”

Alfred Kazin (1915–1998) critico letterario e saggista statunitense

Origine: Citato in Mario Picchi, introduzione a Jack London, Il richiamo della foresta, Zanna Bianca e altre storie di cani, saggio introduttivo di Mario Picchi. Premesse di Goffredo Fofi e Mario Picchi, Newton Compton, 2011.

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“[Su Alberto Arbasino] […] un modernista conservatore […]. Significa, per lui, riservarsi la possibilità di respingere quello che non gli piace senza negarsi la possibilità di conoscerlo. Significa stare nel corso del tempo senza farsene trascinare.”

Raffaele Manica (1958) saggista e critico letterario italiano

Origine: Citato in Nicoletta Tiliacos, Un modernista conservatore http://www.ilfoglio.it/articoli/v/115361/rubriche/il-modernista-conservatore.htm, Il Foglio.it 22 gennaio 2010.

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“Il potere è idiota perché sono gli idioti ad averlo, non avendo passioni. Si concentrano per ostacolare quelle degli altri, che non hanno tempo da perdere con il potere. Per questo i grandi uomini fanno ammazzare il mondo e non hanno potere, che, in linea di massima, li ostacola.”

Vittorio Sgarbi (1952) critico d'arte, politico e opinionista italiano

da un post https://m.facebook.com/profile.php?id=121157734607309#!/story.php?story_fbid=1099058900150516&id=121157734607309&fs=5 del 22 marzo 2016
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“Terrence Malick non si sente a suo agio se lo riconoscono per quello che fa. Si sente a suo agio se lo riconoscono per quello che è: un cineasta. Questa è solo una piccola parte della sua personalità.”

Martin Sheen (1940) attore statunitense

citato in Dizionario degli attori: Gli attori del nostro tempo, a cura di Gabriele Rifilato, Rai-Eri, 2005, Roma. ISBN 8839712895

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“La refezione [nei monasteri di San Benedetto] era semplice: perpetua l'astinenza dalle carni. Ma in confronto con la dieta dei Padri del deserto, era abbondante e molto maggiore il tempo concesso al riposo. In questo sfondo originale è fondata ogni osservanza benedettina.”

Thomas Merton (1915–1968) scrittore e religioso statunitense

Origine: Da Vita nel silenzio; citato in Aa. Vv., La dieta vegetariana nel Cristianesimo, Edizioni Il Sentiero, Milano, 2011, p. 57. ISBN 978-88-86604-12-3

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“Il premio Nobel agli abitanti di Lampedusa e Lesbo sarebbe una scelta giusta e un gesto simbolico importante. Consegnarlo non a un individuo ma a un popolo. I lampedusani in questi vent'anni hanno accolto persone che sono arrivate, migranti, senza mai fermarsi. Ho vissuto lì un anno e non ho mai sentito da nessuno parole di astio e paura nei confronti degli sbarchi. Le uniche volte in cui li vedo reagire con rabbia è quando ci sono troppe notizie negative associate all'isola: "disastro a Lampedusa", "i pesci che mangiano i cadaveri", "arrivano i terroristi". Quelle sono le cose verso le quali hanno, giustamente, un rifiuto totale. Vorrebbero che tutto si svolgesse senza lasciare traccia mediatica, portando avanti il loro aiuto quotidiano. Ce ne sono tanti che lavorano al Centro d'accoglienza, oggi che gli sbarchi sono procedura istituzionale: la raccolta in mare aperto, l'arrivo al porto e al Centro per l'identificazione. Ma fino a poco tempo fa, quando arrivavano i barconi carichi sulla spiaggia, i migranti erano soccorsi, rifocillati, ospitati. Una volta in centinaia si buttarono in mare per salvare altrettanti naufraghi. […] Questo stato d'animo appartiene non solo a Lampedusa ma alla Sicilia e i siciliani. Negli ultimi tempi sono arrivate migliaia di persone e non ho sentito nessuno a Palermo o Catania parlare di barriere. Quelle barriere fisiche e mentali che alcuni stati d'Europa innalzano, vergognosamente, oggi. L'accoglienza è la prima cosa che ho imparato dai lampedusani.”

Gianfranco Rosi (1964) regista italiano
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“La gente di me sa quello che deve sapere. Non credo che mi ami meno perché non racconto gli affari miei.”

Mariangela Melato (1941–2013) attrice italiana

citato in Il nostro tempo, 20 gennaio 2013

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“Nella civiltà tecnica noi consumiamo il tempo per guadagnare lo spazio.”

Abraham Joshua Heschel (1907–1972) rabbino e filosofo polacco

Il Sabato: Il suo significato per l'uomo moderno

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“Le prospettive nel tempo cambiano, come tu guardi il mondo e come lui guarda te. L'adrenalina con cui affronto le cose, l'essere leggero e scanzonato mi accompagnerà però tutta la vita.”

Francesco Facchinetti (1980) presentatore

Origine: Dall'intervista di Alessia Di Raimondo, Francesco Facchinetti racconta le sue gioie in un'intervista esclusiva https://www.ilgiornaledigitale.it/francesco-facchinetti-8612.html, Ilgiornaledigitale.it, 27 ottobre 2014.

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“Io voglio la rivoluzione nei confronti della televisione, della radio, dei giornali, perché continuano ad infangare la Lega! È tempo di zittire, dobbiamo mettere i turaccioli in bocca e su per il culo! Non li voglio più!”

Giancarlo Gentilini (1929) politico italiano

da La Procura di Venezia indaga su Gentilini http://tribunatreviso.repubblica.it/dettaglio/articolo/1521850, La Tribuna di Treviso; Video su Youtube http://www.youtube.com/watch?v=_WCZNQJkV3E, 14 settembre 2008

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“Il tempo è misurato dall'impazienza del desiderio e dal timore di un termine fatale cui ci si avvicina.”

Gabriel Sénac de Meilhan (1736–1803) scrittore

Citato in Le petit philosophe de poche, Textes réunis par Gabriel Pomerand

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“Da Lampedusa arrivi un messaggio all'Europa: questa non è periferia, lontana dagli occhi dell'Europa ma un luogo di bellezza che ha permesso di salvare migliaia di vite. Guai a pensare che di fronte alle grandi emergenze del nostro tempo si possa far finta di niente o essere superficiali. I lampedusani ci hanno insegnato a restare umani. Compito dell'Europa è tenere insieme la nostra identità con i nostri valori.”

Matteo Renzi (1975) politico italiano

Origine: Citato in Renzi: Lampedusa è il cuore dell'Europa, ci rende orgogliosi di essere europei http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Renzi-Lampedusa-ci-rende-orgogliosi-di-essere-europei-275a9710-94ec-468e-b7ce-311d25d6881a.html], Rainews.it, 25 marzo 2016.

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“Camminai per le tristi strade del tempo umano.”

Origine: Maggie Cassidy, p. 135

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“L'abitato superiore, con necropoli di incinerati che rivelano la presenza di guerrieri-pastori giustificata da necessità di difera della strada rivierasca che vi passava, era chiamato in dialetto Crées, nome celtico pure, indicante la presenza di abitazioni in pietra; quello inferiore, con sepolture più tarde di inumati era invece Piaàg, di probabile derivazione latina da plaga. Ebbene, la popolazione del primo villaggio era estroversa, allegra, malleabile, piuttosto variabile nelle opinioni e nei rapporti sociali, a costituzione familiare in cui l'uomo faceva sentire maggiormente la propria podestà; alla sera le vie del paese erano animate sino alla mezzanotte; al mattino, in compenso, gli uomini si levavano tardi e andavano al lavoro sulla montagna a giorno fatto; non era raro il caso che sue bisticciassero oggi, venendo anche alle mani, e che domani li si incontrasse a braccetto. Al contrario la gente di sotto era piuttosto taciturna, sensibilmente introversa. Se nasceva uno screzio tra famiglie, ne veniva un'avversione che durava talora per generazioni. La donna era più considerata che nell'altro villaggio e il marito le si rivolgeva con il "voi", anziché col "tu" come lassù. Al mattino – e io ho fra i ricordi della mia fanciullezza il battere a notte sul selciato sotto le mie finestre degli scarponi di chi passava – gli uomini andavano al lavoro prima che baluginasse l'alba; alla sera, viceversa, dopo le otto le vie del paese diventavano deserte. La parola data era sempre mantenuta e assai difficile era far mutar parere. […] I diversi caratteri dei due paesi portarono, all'inizio di questo secolo, a comportamenti assai diversi di fronte alla depressione in atto. Mentre la gente di sotto emigrava piuttosto che contrarre un debito, quelli di sopra ipotecarono con facilità anche le terre, allorché accennò il ruttiamo e, buoni muratori quali erano, costruirono case d'affitto procurandosi denaro a prestito. Rimontarono la china mentre, di sotto, il paese, un tempo più fiorente per territorio ricco di campi e di boschi, si spopolava.”

Pietro Pensa (1906–1996) ingegnere e dirigente d'azienda italiano

Origine: Noi gente del Lario, p. 496

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“Quando ci siamo trovati a che fare con questi personaggi, meglio, con questi problemi – perché in una prima fase questi personaggi non si trovavano – ne sapevamo molto poco. In progresso di tempo, soltanto in progresso di tempo, abbiamo cominciato a capire alcune cose. Per esempio, che un gruppo terrorista può essere, purtroppo, facilmente forte. Nel senso che basta mescolare alcuni ingredienti: fanatismo ideologico, una certa capacità di organizzarsi, sfruttando le mille possibilità mimetiche di una grande città, di organizzarsi diversificando i compiti tra regolari e irregolari, di organizzarsi cercando collegamenti con la società civile a vario livello. Bastano queste capacità per poter anche duramente colpire, sia pure con una consistenza numerica non elevatissima di gruppo terroristico. Tutto questo – lo abbiamo scoperto in progresso di tempo – le Brigate Rosse erano. Tutto questo rendeva le Brigate Rosse pericolose soprattutto dal punto di vista politico: non è tanto la pericolosità militare – per la quale non occorre a mio giudizio una speciale consistenza numerica – quanto piuttosto la pericolosità politica derivante dal collegamento, dal potenziale collegamento, con settori della società civile e del mondo intellettuale che in quella fase le BR avevano, e che le rendeva un problema politico molto molto grave.”

Gian Carlo Caselli (1939) magistrato italiano

Origine: Dal programma televisivo La notte della Repubblica, Rai 2, 14 febbraio 1990.

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“Aravahr damer trashhera danjy – il nostro tempo sta per tornare.”

Licia Troisi (1980) scrittrice italiana

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Le leggende del mondo emerso

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“[Su Fabrice Santoro] Non è sempre stato Mago. A inizio carriera (molto, molto tempo fa) era un pallettaro anonimo. Poi si è messo improvvisamente a giocare a un gioco tutto suo, da quadrumane, dritto e rovescio a due mani e ricami continui. Intortatore sublime, creatore di colpi impensabili.”

Andrea Scanzi (1974) giornalista e scrittore italiano

Origine: Da Australian Open Day 3: Le ultime magie di Santoro http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=241&ID_articolo=47&ID_sezione=523, Lastampa.it, 221 gennaio 2009.

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“[Michelangelo Merisi da Caravaggio] La sua ostinata deferenza al vero poté anzi confermarlo nella ingenua credenza che fosse "l'occhio della camera" a guardar lui e a suggerirgli tutto. Molte volte dovette incantarsi di fronte a quella "magia naturale"; e ciò che più lo sorprese fu di accorgersi che allo specchio non è punto necessaria la figura umana, se, uscita questa dal suo campo, esso seguita a specchiare il pavimento inclinato, l'ombra sul muro, il nastro caduto a terra. Che altro potesse conseguire a questa risoluzione di procedere dipingendo per specchiatura diretta della realtà, non è troppo difficile intendere. Ne conseguiva la tabula rasa del costume pittorico del tempo che, preparandosi gli argomenti in carta e matita per via di erudizione storica e di astrazione stilizzante, aveva elaborato una complessa classificazione del rappresentabile, dove, per meglio servire alla società di allora, non poteva che preferirsi l'aspetto della classe dominante. Ma il Caravaggio pensa invece alla vita comune, ai sentimenti semplici, all'aspetto feriale delle cose che valgono, nello specchio, come gli uomini. […] Anche il Caravaggio avvertiva il pericolo di ricadere nell'apologetica del corpo umano, sublimata da Raffaello o Michelangelo, o magari nel chiaroscuro melodrammatico del Tintoretto. Ma ciò che gli andava confusamente balenando era ormai non tanto il rilievo dei corpi quanto la forma delle tenebre che li interrompono. Lì era il dramma della realtà più portante ch'egli intravedeva dopo le calme specchiature dell'adolescenza. E la storia della religione, di cui ora si impadroniva, gli tornava come un seguito di drammi brevi e risolutivi la cui punta non può indugiarsi nella durata sentimentale delle trasparenze, anzi inevitabilmente s'investe del lampo abrupto della luce rivelante, fra gli strappi inconoscibili dell'ombra. Uomini e santi si sarebbero impigliati in quel tragico scherzo. Giacché, per restar fedeli alla natura del mondo, occorreva far sì che il calcolo dell'ombra apparisse come casuale, e non causato dai corpi; ove volesse esimersi dal riattribuire all'uomo la sua funzione umanistica dirimente, di eterno protagonista e signore del creato. Perciò il Caravaggio seguitò, e fu fatica di anni, ad osservare la natura della luce e dell'ombra incidentali. […] Chi non sa che il Tintoretto studiava al lume di lucerna, non già il vero, ma i modellini della Cappella Medicea? E che i modellini del Greco erano cere dove si stiravano in una poetica follia le ultime spire laocoontiche del disegno 'serpentinato'? Ma ora è la realtà stessa a venir sopraggiunta dal lume per 'incidenza': il caso, l'incidente luminoso, diventano causa efficiente della nuova pittura (o poesia). Non v'è Vocazione di Matteo senza che il raggio, assieme col Cristo, entri dalla porta socchiusa e ferisca quel turpe spettacolo dei giocatori d'azzardo. In effetto Caravaggio stagliò questa sua "descrizione di luce", questo poetico "fotogramma", quando l'attimo di cronaca gli parve emergere, non dico con un rilievo, ma con uno spicco, con un'evidenza così memorabile, invariabile, monumentale, come dopo Masaccio non s'era più visto.”

Roberto Longhi (1890–1970) storico dell'arte italiano

citato in Caravaggio, pp. 187-188
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“Per gli americani la pace è quell'intervallo di tempo che serve per ricaricare il bazooka.”

Maurizio Crozza (1959) comico, imitatore e conduttore televisivo italiano

da Crozza nel Paese delle Meraviglie, 1° aprile 2016
Origine: Visibile al minuto 24:50 di Crozza nel Paese delle Meraviglie - Puntata 01/04/2016 https://www.youtube.com/watch?v=cJs_PqVJkpE, YouTube.com, 3 aprile 2016.

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“Se l'antichità romana ha detto: «L'ozio essere il padre de' vizi», ha inteso dire al tempo stesso: il lavoro essere il padre di ogni virtù.”

Giuseppe Garibaldi (1807–1882) generale, patriota e condottiero italiano

Alla Società Operala — Viareggio, Caprera, 16 maggio 1864; p. 353
Scritti politici e militari, ricordi e pensieri inediti

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“In principio, quando l'universo fu creato dal nulla, subito si sbriciolò per mancanza di coesione. Simili a migliaia di minuscoli tasselli, in apparenza privi di ogni scopo e significato, tutti i pezzi erano identici per forma e dimensione, pur differendo nel colore e nella struttura. Noi non abbiamo la minima idea di quale fosse il mosaico originale, nessuna traccia o disegno a guidarci… Non possiamo sapere a cosa somiglierà… No, finché l'ultimo tassello non sarà rimesso al suo posto… Tre strumenti abbiamo a disposizione per completare quest'opera: totale non interferenza, controllo di ogni singolo atto, alternanza di poteri fino al raggiungimento di un equilibrio soddisfacente. Nessuno dei tre metodi, può avere successo senza il concorso degli altri due; questo dobbiamo accettarlo come un principio basilare, altrimenti non potremmo spiegarci gli eventi è passati… Il problema è tuttora irrisolto; ma noi procediamo per gradi. Un progresso è seguito da una battuta d'arresto e dalla perdita di qualcosa, che sarà poi riconquistata e perfezionata nella nuova ondata di progresso. La differenza tra il mosaico e l'Universo è che un mosaico è un disegno statico, immobile: la raffigurazione della Morte. Noi non tendiamo ad un tempo in cui tutto sarà immoto, ma ad un tempo in cui tutto sarà in movimento armonico col tutto: roccia pianta pesce uccello animale e uomo. Non è mai stato, né mai sarà un compito facile. Ma la via costruita nella speranza risulta più agevole al viandante di quella tracciata nella disperazione, anche se entrambe conducono alla stessa meta.”

Le luci di Atlantide

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