Frasi su verso
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“Il lavoro intellettuale strappa l'uomo alla comunità umana. Il lavoro materiale, invece, conduce l'uomo verso gli uomini.”

Franz Kafka (1883–1924) scrittore e aforista boemo di lingua tedesca

1972
Colloqui con Kafka

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“Non lasciare che il male ti faccia credere che tu possa avere dei segreti verso di lui.”

Franz Kafka (1883–1924) scrittore e aforista boemo di lingua tedesca

19; 1988
Aforismi di Zürau

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“Il salute verso chi starnuta, serve se non altro a incomincire una conversazione tra gente sconosciuta.”

Carlo Dossi (1849–1910) scrittore, politico e diplomatico italiano

n. 3830

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“La diffidenza verso gli altri nasce anche dalla sfiducia in noi stessi.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

Il grillo parlante

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“Ecco il giudicio uman come spesso erra!”

canto I, ottava VII, verso 2
Orlando furioso

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“Il consiglio del mal va raro invano.”

canto XXI, ottava XLVIII, verso 6
Orlando furioso

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“Ove femine son, son liti e risse”

Ludovico Ariosto (1474–1533) poeta e commediografo italiano, autore dell'Orlando furioso

canto XLIII, ottava CXX, verso 8

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“Il verso è tutto.”

cap. VI, p. 179
Il piacere

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“Arma la prora e salpa verso il Mondo.”

Gabriele d'Annunzio (1863–1938) scrittore, poeta e drammaturgo italiano

Origine: Da La Nave, citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 504.

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“Il caffè, che rende il politico saggio | e guarda a ogni cosa con gli occhi mezzi chiusi.”

Alexander Pope (1688–1744) poeta inglese

da The Rape of the Lock, canto III, verso 117

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“Sì, l'opera esce più bella da una forma ribelle al lavoro dell'artista, verso, marmo, onice, smalto.”

Théophile Gautier (1811–1872) scrittore, poeta e giornalista francese

Origine: L'Art, da Smalti e cammei.

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“L'amore verso un solo essere è una barbarie: esso infatti si esercita a detrimento di tutti gli altri. Anche l'amore verso Dio.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

67; 2007

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“I poeti non hanno pudore verso le loro esperienze intime: le sfruttano.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

161; 2007

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“Liszt: o la scuola della scioltezza – verso le donne.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

Scorribande di un inattuale, 1, 1997

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“Cristiano è un certo senso di crudeltà verso se e gli altri, l'odio contro coloro che pensavano diversamente; la volontà di perseguitare. Cristiana è la morale inimicizia contro i signori della terra, contro i "nobili”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

e al tempo stesso una nascosta, segreta rivalità (- si lascia loro il "corpo", si vuole soltanto l'anima...). Cristiano è l'odio contro lo spirito, contro l'orgoglio, il coraggio, la libertà, il libertinage dello spirito; cristiano è l'odio contro i sensi, contro le gioie dei sensi, contro la gioia in generale. (pag. 25; ed. Adelphi 2011)

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“Ci vuole più coraggio a farla finita, che a scrivere un verso nuovo: ciò sanno i medici e i poeti.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

III, Di antiche tavole e nuove, Montinari 1972

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“Essere indulgenti verso gli altri, severi verso se stessi è un consiglio banale; nell'esistenza è la sola regola da seguire.”

Marcel Proust (1871–1922) scrittore, saggista e critico letterario francese

Origine: Da Lettere ai miei personaggi, 1966, pp. 38-39.

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“Citando un verso isolato se ne moltiplica la forza attrattiva.”

Alla ricerca del tempo perduto, I Guermantes

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“Sorvolavo rapidamente su tutto questo, imperiosamente sollecitato, com'ero, a cercare la causa di quella felicità, del carattere di certezza con cui si imponeva, ricerca un tempo rinviata. Ora, quella causa, la presagivo paragonando tra loro quelle diverse impressioni beate e che avevano questo in comune: che avvertivo il rumore del cucchiaio sul piatto, la disuguaglianza del lastricato, il sapore della madeleine nell'attimo presente e al tempo stesso in un istante lontano, al punto di far sconfinare il passato sul presente, di esitare non sapendo in quale dei due mi trovasi; a dire il vero, l'essere che allora assaporava in me quell'impressione, la assaporava in ciò che essa aveva di comune in un giorno remoto e nel presente, in ciò che aveva di extratemporale, un essere che appariva solo quando, per una di quelle identità tra il presente e il passato, poteva trovarsi nell'unico ambiente in cui potesse vivere, gioire dell'essenza delle cose, vale a dire al di fuori del tempo. Ciò spiegava perché le mie inquietudini a proposito della mia morte fossero cessare nel momento in cui avevo riconosciuto inconsapevolmente il sapore della piccola madeleine, poiché, in quel momento, l'essere che ero stato, era un essere extratemporale, e dunque incurante delle vicissitudini dell'avvenire. Viveva della sola essenza delle cose, e non poteva coglierla nel presente dove, non entrando in gioco l'immaginazione, i sensi erano incapaci di fornirgliela; lo stesso avvenire verso cui tende l'azione la abbandona a noi. Quell'essere non era mai venuto a me, non si era mai manifestato se non al di fuori dell'azione, del godimento immediato, ogni volta che il miracolo di un'analogia mi aveva consentito di sfuggire al presente. Lui solo aveva il potere di farmi ritrovare i giorni passati, il tempo perduto, dinanzi al quale gli sforzi della mia memoria e della mia intelligenza si arenavano sempre.”

Marcel Proust (1871–1922) scrittore, saggista e critico letterario francese

pp. 2319 sg.

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“Ho imposto questa penitenza alla signora, non per giuoco o crudeltà, ma per il migliore dei motivi; e non me ne scuserò pertanto con lei quando ritornerà:—L'ho fatto per rintuzzare un gusto pernicioso insinuatosi in altre migliaia di persone oltre a lei,—di leggere tutto di seguito, più in cerca dell'avventura, che della profonda erudizione e conoscenza che un libro di questo stampo, se letto come dovrebbe, non può mancare di impartire loro.——La mente dovrebbe abituarsi a fare sagge riflessioni e trarre interessanti conclusioni mentre procede nella lettura; un'abitudine che fece affermare a Plinio il Giovane, «Di non avere mai letto un libro tanto brutto, da non averne tratto alcun profitto». La storia della Grecia e di Roma, letta affrettatamente senza questa attitudine e applicazione,—è meno utile, dico io, della storia di Parismus e Parismenus, o dei Sette Campioni di Inghilterra, per sopra mercato. […]
È una terribile sfortuna per questo mio libro, ma ancor più per la Repubblica delle Lettere;—tanto che lamia viene inghiottita senza sforzo se si considera quella,--che questa stessa abbietta brama di nuove avventure in ogni cosa, si sia così profondamente insinuata nelle nostre abitudini e umori,—e che siamo così intenti a soddisfare l'impazienza della nostra concupiscenza per questa via,—che non mandiamo giù se non le parti più grossolane e carnali di una composizione:—Le sottili allusioni e le scaltrite informazioni della scienza fuggono, come spiriti, verso l'alto;——le pesanti digressioni morali verso il basso; e tanto le une che le altre sono perdute per il mondo non più di quanto lo sarebbero se fossero rimaste in fondo al calamaio.
Mi auguro che al lettore non ne siano sfuggite molte, interessanti e curiose come questa, nella quale è stata pizzicata la lettrice. Vorrei che ottenesse il suo effetto;—e che tutta la brava gente, maschi e femmine, potesse apprendere, dal suo esempio, non solo a leggere ma a pensare.”

vol. I, cap. XX; 1982, p. 57
Vita e opinioni di Tristram Shandy

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“Si è tentato più volte, e ancora si tenta, di esprimere attraverso metafore la differenza tra il nostro mondo nordico e quello mediterraneo, suggerendo via via contrapposizioni come forma e movimento, sole e nebbia, il cipresso e la quercia, il tetto piatto e il tetto a punta. Credo che la contrapposizione fra la cisterna e la sorgente non sia meno adeguata. […] Lo stesso vale per la letteratura antica; la sua struttura complessiva non assomiglia a una rete fluviale ma a un sistema di locali chiusi collegati per mezzo di acquedotti. Di qui la straordinaria facilità di ricavarne citazioni, e di qui anche il fatto che i suoi «classici» sono tali in un senso del tutto diverso dal nostro. Questa possibilità di trovare ristoro nelle forme chiuse si riscontra anche nella grammatica; certe costruzioni participiali e soprattutto l'ablativo assoluto si incastonano nella prosa come piccole cisterne. Lo spirito della cisterna trova forse la sua rappresentazione più icatica nel racconto delle Mille e una notte sul facchino e le tre dame, mentre lo spirito della sorgente si esprime in modo insuperabile nella ballata goethiana del pescatore.
Ritrovato lo slancio, e conversando di queste cose, muovemmo verso la cima. Friedrich Georg fece qui l'osservazione che il Don Chisciotte è una vera cisterna di buon umore.”

Ernst Jünger (1895–1998) filosofo e scrittore tedesco

da Soggiorno in Dalmazia, pp. 39-40
Foglie e pietre

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