Frasi sui giovani
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“A quarantatré anni compiuti, William Stoner apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l'amore non è una fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un'altra.”

John Williams (1932) direttore d'orchestra e compositore statunitense

Stoner
Variante: A 43 anni compiuti, William Stoner apprese quello che altri,..., avevano imparato prima: che la persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l'amore non è una fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un'altra

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“In biblioteca, attraverso la porta aperta, vide Blay e Saxton che parlavano. Poi suo cugino fece un passo avanti e prese Blay tra le braccia. Rimasero cosi, stretti l'uno contro l'altro; Qhuinn fece un respiro profondo e si sentì morire un pochino anche lui. Ecco come siamo finiti, pensò. Vite separate, futuri separati. Difficile credere che all'inizio erano inseparabili… All'improvviso gli occhi azzurri di Blay incrociarono i suoi.
E ciò che Qhuinn vi colse lo fece vacillare: quel volto splendeva d'amore, un amore puro e inalterato dalla timidezza che era parte integrante del suo riserbo. Blay non distolse lo sguardo. E per la prima volta… non lo fece neanche Qhuinn. Non sapeva se quell'emozione era legata a suo cugino - probabilmente sì - ma decise di godersela: guardò Blaylock dritto negli occhi, lasciando trasparire sul suo viso tutto ciò che aveva nel cuore. Lo lasciò trapelare in piena libertà. Perché c'era una lezione nella cerimonia funebre di quella sera: possiamo perdere in un batter d'occhio quelli che amiamo. E quando succede, c'è da scommetterci, non pensiamo a tutti i motivi che avrebbero potuto dividerci: pensiamo a tutti i motivi che ci univano. E di sicuro rimpiangiamo amaramente di non aver avuto più tempo a disposizione, anche se abbiamo avuto secoli e secoli… Da giovani pensiamo che il tempo sia un peso, qualcosa da scaricare il prima possibile per poter crescere. Ma è un tragico errore… da adulti capiamo che i minuti e le ore sono la cosa più preziosa che abbiamo. Nessuno ha a disposizione tutta l'eternità ed è un delitto sprecare il tempo che ci è dato da vivere. Basta, pensò Qhuinn. Basta con le scuse, basta scappare, basta cercare di essere qualcun altro, chiunque altro. Anche se restava fregato, anche se il suo prezioso piccolo ego e il suo stupidissimo cuoricino andavano in mille pezzi, era ora di piantarla con le stronzate. Era ora di comportarsi da persona matura. Esatto, amico, pensò Qhuinn vedendo che Blay cominciava a raddrizzarsi come se avesse colto il messaggio. Il nostro futuro è arrivato.”

Jessica Bird (1969) scrittrice statunitense

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“Nessuno affascina tanto le donne, giovani o vecchie che siano, quanto gli ufficiali.”

Jane Austen (1775–1817) scrittrice britannica

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“Non sono un sanguinario. Sto lavorando per il mio paese e le generazioni future. Non posso sprecarmi il tempo con una manciata di giovani stolti. Non credo che le torture attribuite a Savak siano comuni quanto dice la gente, ma non posso controllare tutto. In ogni caso, abbiamo dei metodi di applicare la pressione psicologica che sono molto più efficaci della tortura. […] Il mio popolo ha ogni tipo di libertà, eccetto quella di tradire.”

Mohammad Reza Pahlavi (1919–1980)

Variante: Non sono un sanguinario. Sto lavorando per il mio paese e le generazioni future. Non posso sprecare il mio tempo con una manciata di giovani stolti. Non credo che le torture attribuite a Savak siano così comuni come dice la gente, ma non posso controllare tutto. Inoltre, abbiamo dei metodi di impiego della pressione psicologica che sono molto più efficaci della tortura. [... ] Il mio popolo ha ogni tipo di libertà, eccetto quella di tradire.

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“Sono stata un sex symbol, molti uomini sulle mie foto ci hanno fatto dei pensierini, e forse anche qualcosa d'altro. Non me ne importava un gran che di essere considerata sexy, e francamente non riuscivo a capire neppure perché mi considerassero un symbol. Mi sono sempre sentita libera di esibire il mio corpo e la mia nudità, e [spogliandomi] davanti all'obiettivo […] mi divertivo a interpretare vari tipi di donna. Il mio corpo era il tramite fra me e il mondo, era il mio mezzo di comunicazione e, quando sei giovane e ti senti immortale, può capitare.”

Stefania Casini (1948) attrice italiana

Variante: Sono stata un sex symbol, molti uomini sulle mie foto ci hanno fatto dei pensierini, e forse anche qualcosa d'altro. Non me ne importava un gran che di essere considerata sexy, e francamente non riuscivo a capire neppure perché mi considerassero un symbol. Mi sono sempre sentita libera di esibire il mio corpo e la mia nudità, e [spogliandomi] davanti all'obiettivo [... ] mi divertivo a interpretare vari tipi di donna. Il mio corpo era il tramite fra me e il mondo, era il mio mezzo di comunicazione e, quando sei giovane e ti senti immortale, può capitare.
Origine: Citato in Anche a Stefania benvenuta nel club delle tumorate http://chemioavventurediwondy.vanityfair.it/2014/07/18/anche-a-stefania-benvenuta-nel-club-delle-tumorate/, Vanityfair.it, 18 luglio 2014.

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“Nel circo, ci sono delle tigri che le persone riescono ad ammaestrare per gli spettacoli. Quindi, se si può cambiare una tigre in un gatto, si può cambiare un gatto in una tigre, e c'erano cambogiani pronti ad essere tigri. Fra alcune tribù del pacifico meridionale, la Malesia e l'Indonesia, c'è un fenomeno detto amok. Ogni tanto, il popolo viene posseduto dall'amok, e diventa violento e crudele. Anche noi cambogiani ce l'abbiamo, perché apparteniamo a questa stessa famiglia di popoli oceanici. Così, Pol Pot, nel separare i contadini poveri e i giovani dai loro genitori per rieducarli in una nuova razza, una nouvelle race addestrata ad attaccare i cambogiani, creò un amok politico e ideologico che esiste tutt'ora.”

Norodom Sihanouk (1922–2012) re della Cambogia

In the circus, there are tigers that people succeed in taming to perform. So if you can change tigers into cats, you can change cats into tigers. And there were Cambodians ready to be tigers. Among some tribes of the South Pacific, Malaysia and Indonesia, there is a phenomenon called amuck. And from time to time, the people there become possessed by amuck and become violent and cruel. We Cambodians also have amuck, because we belong to that same family of Oceanic people. So Pol Pot--by separating poor peasants and young people from their parents and educating them into a new race, a nouvelle race trained to attack Cambodians--created a lasting political and ideological amuck.
Citazioni tratte dalle interviste
Variante: Nel circo, ci sono delle tigri che le persone riescono ad ammaestrare per gli spettacoli. Quindi, se si può cambiare una tigre in un gatto, si può cambiare un gatto in una tigre, e c'erano cambogiani pronti ad essere tigri. Fra alcune tribù del pacifico meridionale, la Malesia e l'Indonesia, c'è un fenomeno detto amok. Ogni tanto, il popolo viene posseduto dall'amok, e diventa violento e crudele. Anche noi cambogiani ce l'abbiamo, perché apparteniamo a questa stessa famiglia di popoli oceanici. Così, Pol Pot, nel separare i contadini poveri e i giovani dai loro genitori per rieducarli in una nuova razza, una nouvelle race addestrata ad attaccare i cambogiani, creò un amok politico e ideologico che esiste tutt'ora.

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“Guai se tutte le frasi reversibili fossero vere, fossero sentenze d'oracolo… eppure quando le leggi a rovescio, e il conto torna, c'è qualcosa in loro di magico e rivelatorio: lo sapevano anche i latini, e le scrivevano sulle meridiane.”

Primo Levi (1918–1987) scrittore, partigiano e chimico italiano

Origine: Citato in Stefano Bartezzaghi, I migliori palindromi della nostra vita http://www.repubblica.it/online/lessico_e_nuvole/palindro/palindro/palindro.html, Repubblica.it, 17 marzo 2001

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“Mi ricordi una versione giovane, gay e ancora viva di Christopher Hitchens.”

Bill Maher (1956) comico, conduttore televisivo, autore televisivo, opinionista, scrittore e attore statunitense
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“Più che lo sport in sé, è il mondo che è diverso. Oggi quando vedo i più giovani fare dirette Instagram in spogliatoio, vorrei tirargli una mazza da baseball sulla bocca…”

Daniele De Rossi (1983) calciatore italiano

Origine: Dall'intervista alla rivista Undici; citato in Roma, De Rossi ai giovani: «Instagram prima della partita? Vi prenderei a mazzate» http://www.corrieredellosport.it/news/calcio/serie-a/roma/2017/04/27-24947046/roma_de_rossi_ai_giovani_instagram_prima_della_partita_vi_prenderei_a_mazzate/, Corrieredellosport.it, 27 aprile 2017.

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“Zbigniew Brzezinski, il giovane e celebre professore di scienze politiche alla Columbia University, giunge a conclusioni analoghe [a quelle di John Kenneth Galbraith] allorché osserva che l'America è oggi in uno stato di transizione fra dell'industria convenzionale e un'età che egli definisce tecnetronica: «In una società industriale, il modo di produzione passa dall'agricoltura all'industria sostituendo l'azione dell'uomo presso la macchina all'uso della forza umana e animale. Nella società tecnetronica, l'azione dell'uomo alle macchine è sostituita dall'automazione e dalla cibernetica… Nella società industriale, la guida passa dallélite rurale-aristocratica a quella urbana ‹plutocratica›… Nella società tecnetronica post-industriale, la preminenza del potere finanziario o della plutocrazia, è insidiata a causa d'una leadership politica sempre più influenzata da uomini che posseggono perizia e talento intellettuale di tipo nuovo. La conoscenza diviene uno strumento di potere.» (XIII. Il grattacielo di Babele”

Alberto Ronchey (1926–2010) giornalista italiano

L'America «post-industriale»), pp. 208-209
Atlante ideologico
Variante: Zbigniew Brzezinski, il giovane e celebre professore di scienze politiche alla Columbia University, giunge a conclusioni analoghe dell'industria convenzionale e un'età che egli definisce tecnetronica: «In una società industriale, il modo di produzione passa dall'agricoltura all'industria sostituendo l'azione dell'uomo presso la macchina all'uso della forza umana e animale. Nella società tecnetronica, l'azione dell'uomo alle macchine è sostituita dall'automazione e dalla cibernetica... Nella società industriale, la guida passa dall'élite rurale-aristocratica a quella urbana ‹plutocratica›... Nella società tecnetronica post-industriale, la preminenza del potere finanziario o della plutocrazia, è insidiata a causa d'una leadership politica sempre più influenzata da uomini che posseggono perizia e talento intellettuale di tipo nuovo. La conoscenza diviene uno strumento di potere.» (XIII. Il grattacielo di Babele (L'America «post-industriale», pp. 208-209)
Origine: Z. Brzezinski, America in the technetronic age, «Encounter», gennaio 1968. [N.d.A., p. 209]

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“Ho bevuto il suicidio se non proprio con il latte materno, almeno molto giovane, giacché gli unici personaggi intelligenti e simpatici del Quo Vadis (letto a otto anni), Nerone e Petronio, si uccidono tutti e due.”

Henry De Montherlant (1895–1972) scrittore e drammaturgo francese

Origine: Citato in Ferdinando Castelli S.I., Henry de Montherlant, cavaliere del nulla, in La Civiltà cattolica, Quaderno 2946, 1973, pp. 539-540.

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“Il trash in sé non esiste. È solo un'apparenza che si rivela quando qualcuno vuole negarlo.”

Parte prima: Giovani salmoni del trash. 14. Trash and Zen, p. 36
Andy Warhol era un coatto

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“Un altro oggetto col quale si riesce ottimamente a procurarsi delle emozioni in Germania è la comune carrozzella per bambini. A quel che si può fare o non si può fare con un Kinderwagen, come lo chiamano laggiù, sono dedicate pagine e pagine nei codici tedeschi; dopo aver letto quelle pagine, si deve concludere che l'uomo capace di spingere una carrozzella per bambini in una città tedesca, senza infrangere la legge, sarebbe tagliato per la carriera diplomatica. Non si può andare a passo di lumaca con una carrozzella per bambini. Né si può andare troppo in fretta. Non si deve intralciare il cammino dei passanti con la carrozzella, e se qualcuno si trova sulla sua strada, è la carrozzella che deve togliersi di mezzo. Se ci si vuol fermare bisogna andare nel luogo appositamente designato, dove le carrozzelle si possono fermare, e quando si arriva là, ci si deve fermare. Non si può attraversare la strada con una carrozzella; se voi e il bambino abitate dall'altra parte della strada, peggio per voi. Non dovete lasciare la vostra carrozzella da nessuna parte, e soltanto in certi luoghi ve la potete portare dietro. Direi che, in Germania, chi porta in giro una carrozzella per bambini, si può procurare in mezz'ora tante grane, da averne abbastanza per un mese. Qualunque giovane inglese desideroso di attaccar lite con la polizia, otterebbe magnificamente lo scopo andando in Germania e portando con sé una carrozzella per bambini.”

Origine: Tre uomini a zonzo, pp. 162-163

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“Nel 1939 il re imperatore Vittorio Emanuele III compì settant'anni. Da duecento anni ormai nessun principe regnante sabaudo era vissuto tanto a lungo da raggiungere quell'età; ed era un risultato genetico notevole per un primogenito del ramo Carignano della dinastia; ramo in cui i primogeniti morivano solitamente giovani. La sua sfida alle leggi della longevità e la povertà del sangue che scorreva nelle sue vene, dovuta ad un amore tra consanguinei, si rifletteva nel suo aspetto, negli occhi e nella pelle incartapecorita del volto. Rughe profonde percorrevano la sua fronte, i capelli erano caduti e i pochi rimasti dietro le orecchie, così come i baffetti ben arricciolati sulle labbra in perfetto stile fascista, erano diventati candidi. La sua mascella tremava più di prima, due borse violacee pendevano sotto gli occhi e la bocca era serrata in una smorfia grinzosa di fastidio, come se tutto quello che gli si era accumulato dentro fosse aggrovigliato in un nodo di incessante pena. (Parte quarta La caduta di Casa Savoia”

Robert Katz (1933–2010) giornalista, scrittore e storico statunitense

1922-1946), p. 368
La fine dei Savoia
Variante: Nel 1939 il re imperatore Vittorio Emanuele III compì settant'anni. Da duecento anni ormai nessun principe regnante sabaudo era vissuto tanto a lungo da raggiungere quell'età; ed era un risultato genetico notevole per un primogenito del ramo Carignano della dinastia; ramo in cui i primogeniti morivano solitamente giovani. La sua sfida alle leggi della longevità e la povertà del sangue che scorreva nelle sue vene, dovuta ad un amore tra consanguinei, si rifletteva nel suo aspetto, negli occhi e nella pelle incartapecorita del volto. Rughe profonde percorrevano la sua fronte, i capelli erano caduti e i pochi rimasti dietro le orecchie, così come i baffetti ben arricciolati sulle labbra in perfetto stile fascista, erano diventati candidi. La sua mascella tremava più di prima, due borse violacee pendevano sotto gli occhi e la bocca era serrata in una smorfia grinzosa di fastidio, come se tutto quello che gli si era accumulato dentro fosse aggrovigliato in un nodo di incessante pena. (Parte quarta La caduta di Casa Savoia (1922-1946), p. 368)
Origine: Umberto I e Margherita di Savoia, genitori di Vittorio Emanuele III, erano cugini.

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“I secoli passano e si consuma il mondo, ma la mia anima è sempre giovane; veglia tra le stelle, nella notte dei tempi.”

Jeanne de Vietinghoff (1875–1926) scrittrice svizzera

Origine: Citato in Marguerite Yourcenar Il Tempo, grande scultore, p. 192

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“Lo stesso si è verificato con i tanti cantantucoli d'après Zucchero (quindi vertiginosamente sottoprodotti di un sottoprodotto), derivati da un presunto modello rock tutto birra e barbe incolte. Qui, in fondo, le basi per un tuffo nel trash ci sarebbero, soprattutto il massimalismo: l'idea-rock sulla quale si sono basati i produttori per sintetizzare questi cantanti è estremamente nebulosa e mescola nello stesso calderone gli U2 con Sting e Bruce Springsteen. Il risultato sta al rock come lo skai sta al vero cuoio. Ma queste operazioni sono con una tale base monetaria che non diventano mai ridicole. Sono solo infami.”

Parte prima: Giovani salmoni del trash. 13. Il bakismo, pp. 33-34
Andy Warhol era un coatto
Variante: Lo stesso si è verificato con i tanti cantantucoli d’après Zucchero (quindi vertiginosamente sottoprodotti di un sottoprodotto), derivati da un presunto modello rock tutto birra e barbe incolte. Qui, in fondo, le basi per un tuffo nel trash ci sarebbero, soprattutto il massimalismo: l’idea-rock sulla quale si sono basati i produttori per sintetizzare questi cantanti è estremamente nebulosa e mescola nello stesso calderone gli U2 con Sting e Bruce Springsteen. Il risultato sta al rock come lo skai sta al vero cuoio. Ma queste operazioni sono con una tale base monetaria che non diventano mai ridicole. Sono solo infami. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 13. Il bakismo, pp. 33-34)

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“Quel bhikkhu che, pur essendo giovane, si esercita nell'insegnamento del Buddha, costui illumina questo mondo come la luna libera da nuvole.”

Gautama Buddha (-563–-483 a.C.) monaco buddhista, filosofo, mistico e asceta indiano, fondatore del Buddhismo

382; 1994, p. 86
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“[Sulla situazione attuale del doppiaggio] Oggi lo vedo, per certi versi, non dico decaduto, ma… Molti dicono, per esempio, che i film vanno visti in originale, non doppiati. Ora, questo potrebbe anche andar bene, però dovremmo presumere che tutti conoscano le lingue, ma in Italia sappiamo benissimo che non tutti le conoscono. Allora cosa succede, che si dovrebbero mettere i sottotitoli, cosa che secondo me è negativa, perché non ti permette di guardare l'attore, le azioni, perché devi leggere. E in linea di massima, il doppiaggio sta diventando un lavoro che si deve fare alla svelta, con un certo numero di turni, di righe, quindi si è perso un po' quella caratteristica che c'era quando ero più giovane, che i film si facevano con calma, avendo la possibilità di studiare di più i caratteri, il proprio e quello degli altri attori. E infatti se vediamo  dei vecchi film, sono doppiati benissimo. Oggi ci sono bravi doppiatori con una grandissima tecnica, ma secondo me poco creativi dal punto di vista artistico. Anche perché non c'è la possibilità. Perché il tempo è poco, bisogna correre, fare tutto alla svelta, e quindi il risultato è quello che è, purtroppo.”

Maria Pia Di Meo (1939) attrice, doppiatrice e direttrice del doppiaggio italiana

Variante: Oggi lo vedo, per certi versi, non dico decaduto, ma… Molti dicono, per esempio, che i film vanno visti in originale, non doppiati. Ora, questo potrebbe anche andar bene, però dovremmo presumere che tutti conoscano le lingue, ma in Italia sappiamo benissimo che non tutti le conoscono. Allora cosa succede, che si dovrebbero mettere i sottotitoli, cosa che secondo me è negativa, perché non ti permette di guardare l'attore, le azioni, perché devi leggere. E in linea di massima, il doppiaggio sta diventando un lavoro che si deve fare alla svelta, con un certo numero di turni, di righe, quindi si è perso un po' quella caratteristica che c'era quando ero più giovane, che i film si facevano con calma, avendo la possibilità di studiare di più i caratteri, il proprio e quello degli altri attori. E infatti se vediamo  dei vecchi film, sono doppiati benissimo. Oggi ci sono bravi doppiatori con una grandissima tecnica, ma secondo me poco creativi dal punto di vista artistico. Anche perché non c'è la possibilità. Perché il tempo è poco, bisogna correre, fare tutto alla svelta, e quindi il risultato è quello che è, purtroppo.

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“Il giovane posa a sventurato, il vecchio posa a felice.”

Henry De Montherlant (1895–1972) scrittore e drammaturgo francese

Carnets (1930-1972)

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“[Chiedendo la soppressione della Ménagerie du Jardin des Plantes] L'umiliazione degli animali non è più tollerabile di quella delle persone. Proprio come un secolo fa, e ancora di più, vengono esibiti gattopardi, puma e tigri che sono, in realtà, morti viventi.
Sono disperati, ma soprattutto deprivati. Hanno perso il verde delle foglie degli alberi e dei prati così come la terra che calcavano. Le grandi zampe dei predatori, dai cuscinetti così delicati, si feriscono sul duro cemento. I rapaci si trascinano nei loro stessi escrementi. I fenicotteri rosa rimestano l'acqua delle fogne. […] In prigione, l'uomo perde la sua libertà; in una gabbia l'animale perde anche lo spazio in cui organizzava la sua esistenza in tutta la sua complessità: il suo comportamento viene sconvolto, la sua psiche scossa. Non trova altra via d'uscita che la follia, spesso misericordiosa. Ecco perché l'orso continua il suo vorticoso viavai lungo quel muro che lambisce con il muso. L'elefante si dondola senza tregua. Un giovane lupo si strappa le unghie. I prigionieri degli zoo, fatta salva qualche eccezione, sono dei malati mentali, ossessionati dalla loro condanna, frustrati, ansiosi e aggressivi.
Quest'ospedale psichiatrico, che sfrutta la sofferenza animale, non merita né il nostro tempo né le eminenti personalità da museo che lo amministrano. Il serraglio del Jardin des Plantes è solo un'enclave anacronistica e scandalosa, dove, nel cuore di Parigi, si possono vedere, per soli tre franchi, animali infelici, costruzioni traballanti e piastrelle rotte.
Sbarazzatevi di tutto ciò e piantate dei fiori!”

Philippe Diolé (1908–1977)

Origine: Da Prisons dans un jardin, Le Figaro, 11 giugno 1974; citato in Matthieu Ricard, Sei un animale!, traduzione di Sergio Orrao, Sperling & Kupfer, Milano, 2016, pp. 245-246. ISBN 978-88-200-6028-2

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“I cani, per segnare i limiti del territorio di cui si sentono padroni, orinano lungo i confini e lungo le caricellate delle ville cui sono messi a guardia. Poveri cani: ignorano che i veri padroni di quello spazio non sono loro, ma quelle persone che preparano loro le ciotole e li portano a spasso con il guinzaglio. Questo è il territorial pissing canino. L'uomo, per segnare i limiti del territorio estetico o sociale in cui si sente dominante, non orina, ma fa di peggio: ride, compassiona o distrugge con la critica, creando così una barricata virtuale (a volte, però, addirittura fisica, come nel caso della già vista invisibilità della Gialappa's Band) dietro la quale crede di essere al sicuro dalle contaminazioni del ridicolo.”

Parte prima: Giovani salmoni del trash. 5. Territorial Pissing, p. 15
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Variante: I cani, per segnare i limiti del territorio di cui si sentono padroni, orinano lungo i confini e lungo le caricellate delle ville cui sono messi a guardia. Poveri cani: ignorano che i veri padroni di quello spazio non sono loro, ma quelle persone che preparano loro le ciotole e li portano a spasso con il guinzaglio. Questo è il territorial pissing canino. L’uomo, per segnare i limiti del territorio estetico o sociale in cui si sente dominante, non orina, ma fa di peggio: ride, compassiona o distrugge con la critica, creando così una barricata virtuale (a volte, però, addirittura fisica, come nel caso della già vista invisibilità della Gialappa’s Band) dietro la quale crede di essere al sicuro dalle contaminazioni del ridicolo. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 5. Territorial Pissing, p. 15)

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“Per la prima volta le proteste in Bielorussia hanno un volto nuovo. Le facce dei manifestanti non sono quelle dei giovani, ma di anziani senza nulla per vivere. Questa è una rivolta per il pane. Di chi non ha più nulla da perdere. E questo a Lukašenko fa paura.”

Svjatlana Aleksievič (1948) scrittrice bielorussa

Origine: Dall'intervista di Rosalba Castelletti, Svetlana Aleksievic: "La mia Bielorussia in rivolta per il pane, la sfida dei vecchietti soffocata dal regime" http://www.repubblica.it/esteri/2017/03/26/news/svetlana_aleksievic_la_nobel_racconta_la_violenta_repressione_delle_manifestazioni_mai_cosi_numerose_ieri_400_arresti-161418715/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P3-S1.6-T1#gallery-slider=161401562, Repubblica.it, 26 marzo 2017.

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“I compagni giovani, che siano celibi o sposati, devono dedicarsi generosamente alla loro educazione ideologica, superando tutti gli ostacoli. Offritevi corpo e anima alla rivoluzione! La gioventù è un periodo della vita in cui ci sono cambiamenti rapidi. È un tempo in cui la coscienza è più che mai ricettiva alla rivoluzione e in cui siamo in pieno possesso delle nostre forze.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

The young comrades, whether single or married, must generously throw themselves into their own ideological education, overcoming all obstacles. Pledge yourselves body and soul to the revolution! Youth is a period of life in which there are very rapid changes. It is a time when consciousness is the most receptive to revolution and when we are in full possession of our strengths.

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“Sapete, la situazione in Cambogia sotto Pol Pot non era poi così male per tutti. I Khmer Rossi avevano i loro sostenitori. Prendevano cura dei contadini poveri e dei giovani che avevano separato dai loro genitori. C'è ora una nuova generazione che non sa molto sugli orrori dei Khmer Rossi. Ora sono le nuove reclute.”

Norodom Sihanouk (1922–2012) re della Cambogia

You know, the situation in Cambodia under Pol Pot was not so bad for everybody. The Khmer Rouge had their followers. They took care of the poor peasants and young people whom they'd separated from their parents. And there is a new generation that does not know much about the Khmer Rouge horrors. So now there are recruits.
Citazioni tratte dalle interviste
Variante: Sapete, la situazione in Cambogia sotto Pol Pot non era poi così male per tutti. I Khmer Rossi avevano i loro sostenitori. Prendevano cura dei contadini poveri e dei giovani che avevano separato dai loro genitori. C'è ora una nuova generazione che non sa molto sugli orrori dei Khmer Rossi. Ora sono le nuove reclute.

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“Ogni tanto qualcuno ha il coraggio di parlare di medicina umana, che guarda al paziente e non alla malattia. Eppure nessuno parla di mondo, cultura, società moderna che deve adeguarsi ai bisogni dell’uomo. Come se il mondo fosse un involucro estraneo alle dinamiche umane. Così i ragazzi si devono inserire nel mondo del lavoro, e gli non si offre alcuna possibilità di inventare un nuovo modo di lavorare, una nuova filosofia di vita. Il mondo adulto dovrebbe sfruttare il pensiero giovane che, positivamente responsabilizzato, potrebbe favorire scenari nuovi, clamorosi. Certo che la giovinezza deve essere anche l’età della ribellione. Ma la ribellione ha in sé degli elementi costruttivi che il nostro mondo rifiuta categoricamente, perdendo due opportunità: quella dei giovani di crescere e quella degli adulti di cambiare. E invece: bambino, lasciali lavorare. E lasciaci portare avanti i nostri sporchi giochi di potere, i posti già assegnati per diritto di famiglia o politico, le corruzioni già previste, le ingiustizie già programmate, le nostre divisioni opportunistiche tra il bene e il male, la nostra paura dell’amore, le nostre fedi a cui non crediamo. Lascia fare e mettiti in riga, che tanto le cose vanno così e nessuno le può cambiare. Adeguati. Che gli ideali cadono con l’età adulta. Mettiti l’animo in pace. Tanto continuerai a sentire frasi ovvie come “sono i giovani del nostro futuro” e qualcuno comincerà ad applaudire annuendo perché vorrà farsi vedere mentre applaude e tutti si complimenteranno perché quella è davvero una banalità che non cambia nulla. I giovani saranno il nostro futuro. Perché anche loro, i giovani, impareranno presto, prestissimo, a perdere se stessi e i loro pensieri. Diventeranno adulti. Perché, dicono, diciamo, non c’è altra scelta.
Il mondo adulto conta sui giovani. Per vendicarsi e rivivere attraverso di loro la propria perdita di identità.”

Luca Raffaelli (1959) giornalista, saggista e sceneggiatore italiano

Le anime disegnate

“Il paese si tassò con una decima di nuovo genere, i piccoli abruzzesi dovettero sfamarsi ancora meno di prima, per evitare che biondi giovani della Scozia e negri giganti del Sud Africa perissero d’inedia nelle grotte della Genzana.”

Guido Calogero (1904–1986) filosofo, saggista e politico italiano

Origine: Da Il pugno di farina, Mercurio, anno I, numero 4, dicembre 1944; riportato in Bibliotecaginobianco.it http://www.bibliotecaginobianco.it/?p=245&t=la-voce-del-cuore.

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“Zucchero mi copia? Fa bene, anch'io quando ero giovane copiavo Ray Charles.”

Joe Cocker (1944–2014) cantante britannico

Origine: Citato in Laura Putti, Zucchero gusta il successo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/12/03/zucchero-gusta-il-successo.html, la Repubblica, 3 dicembre 1987.

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