Frasi su augusto

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema augusto, politico, tempo, grande.

Frasi su augusto

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“[Sul popolo tedesco] Noi possiamo guardare con un sovrano disprezzo talune dottrine d'oltralpe, di gente che ignorava la scrittura con la quale tramandare i documenti della propria vita, in un tempo in cui Roma aveva Cesare, Virgilio ed Augusto.”

Benito Mussolini (1883–1945) politico, giornalista e dittatore italiano

Origine: Dal discorso di Bari, 6 settembre 1934. ( Link Youtube http://www.youtube.com/watch?v=j3ClvAk-0sw)

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“All'età di diciannove anni per mia sola deliberazione ed a mie spese formai un esercito con il quale restituii la libertà alla repubblica dominata e oppressa da una fazione. Per questo il senato con decreti mi accolse nell'ordine suo attribuendomi il diritto di esprimere fra i consolari la mia sentenza e mi conferì il comando militare; e ordinò che io provvedessi, in qualità di pretore, insieme con i consoli, affinché lo stato non patisse danno. Il popolo in quell'anno medesimo mi fece console, essendo in guerra entrambi i consoli caduti, e triumviro con l'incarico di riordinare la repubblica.
Quelli che il mio padre trucidarono mandai in esilio punendo il loro delitto con procedimenti legali; e movendo poi essi guerra alla repubblica li vinsi due volte in battaglia. Guerre per terra e per mare civili ed esterne in tutto il mondo combattei spesso; e vincitore lasciai in vita tutti quei cittadini che implorarono grazia. Quasi cinquecentomila cittadini romani in armi sotto le mie insegne; dei quali più di trecentomila inviai in colonie o rimandai nei loro municipi, compiuto il servizio militare; e a essi tutti assegnai terre o donai denaro in premio del servizio.
Due volte ricevette l'onore trionfale dell'ovazione e tre curili trionfi celebrai; e fui ventuno volte acclamato imperator, pur decretando altri numerosi trionfi a me il senato, ai quali tutti io rinunziai. […] Triumviro per riordinare lo stato fui per dieci anni continui. Princeps senatus fui fino al giorno in cui scrissi queste memorie per anni quaranta. E fui pontefice massimo, augure, quidecemviro alle sacre cerimonie, settemviro degli epuloni, fratello arvale, sodale Tizio, feziale. […] Nel mio sesto e settimo consolato, dopo di aver estinto l'avvampare delle guerre civili, avendo io per consenso universale assunto il potere supremo, trasferii dalla mia persona al senato e al popolo romano il governo della repubblica. Per questo mio atto, in segno di riconoscenza, mi fu dato il titolo di Augusto per deliberazione del senato. Dopo di allora tutti sovrastai per autorità, ma potere non ebbi più ampio di quelli che in ogni magistratura mi furono colleghi.”

Augusto (-63–14 a.C.) primo imperatore romano antico

da Res gestae divi Augusti

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“Giurò sulle mie parole tutta l'Italia.”

Augusto (-63–14 a.C.) primo imperatore romano antico

da Res Gestae Divi Augusti, I, 5

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“Autore fra i più illustri per eloquenza e per attendibilità, esaltò con tanto entusiasmo Pompeo che Augusto lo chiamava Pompeiano.”
Titus Livius, eloquentiae ac fidei praeclarus in primis, Cn. Pompeium tantis laudibus tulit ut Pompeianum eum Augustus appellaret.

Tito Lívio (-59–17 a.C.) storico romano

Publio Cornelio Tacito

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“Alle calende greche.”

Augusto (-63–14 a.C.) primo imperatore romano antico

citato in Svetonio, Vita di Augusto, 87

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“[…] è all'interno della teologia del peccato originale che si intende la reciproca autonomia dell'Impero e della Chiesa.”

Augusto Del Noce (1910–1989) politologo, filosofo e politico italiano

da Augusto Del Noce, Quaderno di appunti di lavoro, Fondazione Augusto Del Noce

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“La passione dell'animo caccia via la lussuria.”

Leonardo Da Vinci (1452–1519) pittore, ingegnere e scienziato italiano

Origine: Dal Codice Atlantico, 358 va, 994 v, in Scritti letterari, a cura di Augusto Marinoni, Rizzoli, 1974.

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“Una linea geografica coincidente con un principio morale e politico determinato, una volta concepita e conservata a prezzo di passioni esacerbate, non potrà mai venir cancellata. Qualsiasi nuova irritazione non farebbe altro che approfondirla.”

Thomas Jefferson (1743–1826) 3º presidente degli Stati Uniti d'America

Origine: Citato in Maurice Denuzière, Louisiana, traduzione di Augusto Donaudy, Rizzoli, Milano, 1980.

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“Falstaff è un tristo, ma il più gradito e più lepido uomo che sia mai vissuto.”

Wilhelm August von Schlegel
Enrico IV, Citazioni sull'opera

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“Bioy rinnova letterariamente un'idea che Sant'Agostino e Origene confutarono, che Louis Auguste Blanqui ragionò e che Dante Gabriele Rossetti disse con musica memorabile.”

Jorge Luis Borges (1899–1986) scrittore, saggista, poeta, filosofo e traduttore argentino

Origine: Introduzione a L'invenzione di Morel, p. 20

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“Non c'è bisogno che vi ricordi [discorso di Kien ai libri della sua biblioteca] in modo particolareggiato la storia antichissima e superba delle vostre sofferenze. Scelgo soltanto un esempio per mostrarvi in maniera persuasiva quanto vicini siano odio e amore. La storia d'un paese che tutti noi in egual misura veneriamo, di un paese in cui voi avete goduto delle più grandi attenzioni e dell'affetto più grande, di un paese in cui vi si è tributato persino quel culto divino che ben meritate, narra un orribile evento, un crimine di proporzioni mitiche, perpetrato contro di voi da un sovrano diabolico per suggerimento di un consigliere ancor più diabolico. Nell'anno 213 avanti Cristo, per ordine dell'imperatore cinese Shi Hoang-ti − un brutale usurpatore che ebbe l'ardire di attribuire a se stesso il titolo di "Primo, Augusto, Divino" − vennero bruciati tutti i libri esistenti in Cina. Quel delinquente brutale e superstizioso era per parte sua troppo ignorante per valutare esattamente il significato dei libri sulla base dei quali veniva combattuto il suo tirannico dominio. Ma il suo primo ministro Li-Si, un uomo che doveva tutto ai propri libri, e dunque uno spregevole rinnegato, seppe indurlo, con un abile memoriale, a prendere questo inaudito provvedimento. Era considerato delitto capitale persino parlare dei classici della poesia e della storia cinese. La tradizione orale doveva venire estirpata a un tempo con quella scritta. Venne esclusa dalla confisca solo una piccola minoranza di libri; quali, potete facilmente immaginare: le opere di medicina, farmacopea, arte divinatoria, agricoltura e arboticoltura − cioè tutta una marmaglia di libri di puro interesse pratico. «Confesso che il puzzo di bruciato dei roghi di quei giorni giunge ancor oggi alle mie narici. A che giovò il fatto che tre anni più tardi a quel barbaro imperatore toccasse il destino che s'era meritato? Morì, è vero, ma ai libri morti prima di lui ciò non arrecò alcun giovamento. Erano bruciati e tali rimasero. Ma non voglio tacere quale fu, poco dopo la morte dell'imperatore, la fine del rinnegato Li-Si. Il successore al trono, che aveva ben capito la sua natura diabolica, lo destituì dalla carica di primo ministro dell'impero che egli aveva rivestito per più di trent'anni. Fu incatenato, gettato in prigione e condannato a ricevere mille bastonate. Non un colpo gli venne risparmiato. Fu costretto a confessare mediante la tortura i suoi delitti. Oltre all'assassinio di centinaia di migliaia di libri aveva infatti sulla coscienza anche altre atrocità. Il suo tentativo di ritrattare più tardi la propria confessione fallì. Venne segato in due sulla piazza del mercato della città di Hien-Yang, lentamente e nel senso della lunghezza, perché in questo modo il supplizio dura più a lungo; l'ultimo pensiero di questa belva assetata di sangue fu per la caccia. Oltre a ciò non si vergognò di scoppiare in lacrime. Tutta la sua stirpe, dai figli a un pronipote di appena sette giorni, sia donne che uomini, venne sterminata: tuttavia, invece di essere condannati al rogo, come sarebbe stato giusto, ottennero la grazia di venir passati a fil di spada. In Cina, il paese in cui la famiglia, il culto degli antenati, il ricordo delle singole persone sono tenuti così in gran conto, nessuna famiglia a mantenuto viva la memoria del massacratore Li-Si; solo la storia l'ha fatto, proprio quella storia che l'indegna canaglia, più tardi finita come ho detto, aveva voluto distruggere.”

1981, pp. 98-99
Auto da fé

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“Il mondo vuol essere ingannato, inganniamolo dunque.”

Carlo Carafa (1517–1561) cardinale italiano

in Jacques-Auguste de Thou, Historiae sui temporis, XVII, 1556; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 164

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“Sì, amici, i governi nella società capitalista non sono che committenti del ricco per gestire gli affari della classe capitalista.”

James Connolly (1868–1916) sindacalista e rivoluzionario irlandese

Irish Worker (giornale socialista) 29 August, 1915; in Ellis, p. 248
Citazioni di James Connoly

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“Quando Augusto [Augusto II di Polonia] beveva, tutta la Polonia era ubriaca.”

Federico II di Prussia (1712–1786) re di Prussia

da Épitre première à mon frère le prince de Prusse, 56, citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 463

“Gilson critica i tentativi di ricondurre la posizione di Dante alla tomista o all'averroista. Per san Tommaso ogni gerarchia di dignità è al tempo stesso una gerarchia di giurisdizione, mentre per Dante – tranne che per Dio – una gerarchia di dignità non è mai fondamento di una gerarchia di giurisdizione, e ciò corrisponde al problema filosofico specifico di Dante, che non è tanto quello di definire l'essenza della filosofia, quanto di determinare delle funzioni e delle giurisdizioni. Il principio a cui obbedisce questa determinazione non è assolutamente conciliabile col tomismo. San Tommaso non conosce che un solo fine ultimo: la beatitudine eterna, che non si può attingere se non attraverso la Chiesa; inoltre la spiritualità del fine ultimo importa che tra il potere temporale e lo spirituale vi sia la subordinazione gerarchica del mezzo al fine. Per Dante, invece, l'uomo può ottenere, attraverso l'esercizio delle virtù politiche, una felicità umana completamente distinta dalla beatitudine celeste, anche se questa rappresenta un fine più alto. La tesi dei "duo ultima" legittima la completa distinzione dell'ordine politico dall'ordine religioso, ugualmente universale a quello della Chiesa, ma autonomo e perseguente un fine di felicità terrena.”

Augusto Del Noce (1910–1989) politologo, filosofo e politico italiano

da Augusto Del Noce, Gilson Étienne in Enciclopedia dantesca, vol. III, Roma, 1971, p. 33.

“[…] l'idea fondamentale di Dante non è la rivendicazione del potere laicale. L'idea è che la lotta contro la cupiditas implica la dualità dei rimedi.”

Augusto Del Noce (1910–1989) politologo, filosofo e politico italiano

da Augusto Del Noce, Quaderno di appunti di lavoro, Fondazione Augusto Del Noce

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“Circa sessanta persone presero parte alla congiura. Tra loro, come in ogni complotto politico, c'era di tutto: pompeiani che volevano vendicare il loro capo, ex cesariani che l'avevano abbandonato anche per risentimento personale, mestatori professionisti, difensori della Repubblica. Ne divennero i capi Cassio Longino e Marco Bruto. Quest'ultimo era nipote di Catone, forse figlio di Cesare; in ogni caso, sua madre ne era stata per anni l'amante preferita, e così sua sorella. Si può capire che nei riguardi del dittatore Bruto nutrisse sentimenti complessi. Dante lo caccerà nell'inferno (canto XXXIV, vv. 64-65) tra i massimi traditori; Shakespeare ne farà invece un eroe della libertà. Sentimenti a parte, si può dire che i congiurati erano quasi tutti uomini retti, che si mossero per sincero amore della Repubblica, anche se Cicerone, nella sua cinica saggezza, scrisse che agirono «con animo virile, ma con intelligenza infantile». La loro idea era che, ucciso il tiranno, la Repubblica sarebbe tornata allo splendore antico, all'austerità dei costumi, a quell'intransigente e rustica moralità che aveva fatto grande Roma. Cesare aveva visto più lontano; sapeva che quella Repubblica non sarebbe mai più tornata e che tanto valeva affidare Roma a uomini che fossero di per sé grandi: egli medesimo e il figlio adottivo Caio Ottavio (Ottaviano Augusto).”

2007, p. 95
I segreti di Roma

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“È facile vincere quando si è belli e intelligenti. Ci dici invece tu come cacchio hai fatto a vincere? (da Mai dire GF e figli, 9 maggio 2006)”

Mago Forest (1961) comico, showman e conduttore televisivo italiano

Rivolto al vincitore del Grande Fratello 6 Augusto De Megni

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“Ho pensato di iscrivermi a quella loggia come ci si iscrive al Rotary, ai Lions. Così quando è scoppiato lo scandalo P2 non mi restava che il suicidio…”

Fabrizio Cicchitto (1940) politico italiano

Intervista di Augusto Minzolini, Politica e massoneria «Io, il psi e i soldi della P2» Cicchitto: «Ho pagato, altri invece no» , La Stampa, 19 novembre 1993, p. 7
Origine: http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1173516

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“Comunista è innanzi tutto un nome bellissimo, che nella storia ha mosso tante cose.”

Armando Cossutta (1926–2015) politico italiano

Origine: Citato in Augusto Minzolini, E la paura unisce la sinistra, La Stampa, 21 dicembre 1993, p. 7.

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“Le vittorie di Coppi sono diventate romanzo, le mie cronaca.”

Eddy Merckx (1945) ciclista su strada, pistard e ciclocrossista belga

dall'intervista di Pier Augusto Stagi "Ho vinto tantissimo ma Coppi è leggenda" http://www.ilgiornale.it/news/ho-vinto-tantissimo-coppi-leggenda.html, Il Giornale.it, 9 gennaio 2010

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“Il M5S in Sicilia vince a Gela e ad Augusta, in Campania a Quarto. Vince perché non si è rivolto al voto di scambio, perché è stato l'unica vera alternativa alla vecchia politica. Questo, anche chi non condivide le istanze del Movimento e il suo modo di agire, deve riconoscerlo.”

Roberto Saviano (1979) giornalista, scrittore e saggista italiano

da un post https://www.facebook.com/RobertoSavianoFanpage/posts/10152965006651864 del 16 giugno 2015
Dalla pagina ufficiale Facebook.com

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“[…] l'atto più rivoluzionario che l'uomo possa oggi compiere è anche l'atto più antico: l'accettazione delle sua origine sacra, divina.”

Giovanni Testori (1923–1993) scrittore, drammaturgo e storico dell'arte italiano

citato in Augusto Del Noce, Perché l'"imprimatur" del teologo inquieto http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/giornale/CFI0415092/1979/n.130/3, Il Tempo, 20 maggio 1979

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“Le vicende, liete e dolorose, dell'antico popolo romano furono tramandate da illustri scrittori e a narrare dei tempi di Augusto non mancarono splendidi ingegni.”
Sed veteris populi Romani prospera vel adversa claris scriptoribus memorata sunt; temporibusque Augusti dicendis non defuere decora ingenia.

Tito Lívio (-59–17 a.C.) storico romano

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