Frasi su gusto
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“Vien qua subito, porca buzarona; | E daghe un fià de gusto a sto mio Cazzo, | Lassa, che'l vada in Culo sto gramazzo, | Che zà lù no ghe pensa più de Mona.”

Giorgio Baffo (1694–1768) poeta italiano

Vien qua subito, porca buzarona, vv. 1-4
Origine: Poveraccio.
Origine: Già.
Origine: Imbrogliona, ma anche sgualdrina.

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“Quando butto giù il testo, che vuoi che ti dica? | Non c'è gusto se non irrita.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da La legge dell'ortica, n. 3
Verità supposte

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“[Diego Velázquez] È il principe dei pittori spagnoli e uno dei maggiori del mondo. […] In tutte le sue opere dominano la prospettiva aerea, l'atmosfera, la luce, il giusto valore di tutti i toni, e per mezzo del colore riesce a fissare i termini e le distanze con la stessa precisione con cui potrebbero farlo le inflessibili regole della prospettiva. […] Le sue grandi opere non debbono nulla a nessuno, per quanto egli abbia tributato non poca ammirazione ai pittori veneziani; sono figlie della sua originalità, della sua spontaneità, del suo senso artistico. Lo studio costante del vero gli diede il dominio del disegno, così come lo sguardo finissimo gli aveva dato la capacità d'apprezzare il colore. […] Il buon gusto e l'eleganza nel presentare atteggiamenti, espressioni e gruppi con snellezza e grazia, dominano in tutte le sue tele. […] Non è artista di grandi e complesse concezioni, né di ricerche erudite, né di spirito ardito. […] Naturalista per eccellenza, dipinge ciò che vede; e sa quel che dipinge e come deve dipingerlo. […] Né l'antichità classica, né il Rinascimento condizionano le sue opere; per lui non esistono altri libri, né altri modelli, né altri studi che il vero; non conosce altra erudizione, altra storia, altri orizzonti oltre a quelli percepibili con l'occhio. Da ciò dipende il fatto che Velázquez è in pittura, come Cervantes nelle lettere, così mirabilmente spagnolo.”

Gregorio Cruzada Villaamil (1832–1884) politico spagnolo

da Anales de la vida y de las obras de Diego de Silva y Velázquez, 1885
Origine: Citato in Velázquez, I Classici dell'arte, a cura di Elena Ragusa, pagg. 183 - 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. IT\ICCU\TO0\1279609 http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?select_db=solr_iccu&searchForm=opac%2Ficcu%2Favanzata.jsp&do_cmd=search_show_cmd&db=solr_iccu&Invia=Avvia+la+ricerca&saveparams=false&resultForward=opac%2Ficcu%2Ffull.jsp&nentries=1&rpnlabel=+Identificativo+SBN+%3D+IT%5CICCU%5CTO0%5C1279609+%28parole+in+AND%29+&rpnquery=%2540attrset%2Bbib-1%2B%2B%2540attr%2B1%253D1032%2B%2540attr%2B4%253D6%2B%2522IT%255C%255CICCU%255C%255CTO0%255C%255C1279609%2522&&fname=none&from=1

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“C'è un micio
d'agosto
che dorme
di gusto
su un cencio
all'ombra
di un busto
del Pincio.”

Toti Scialoja (1914–1998) pittore e poeta italiano

Una vespa! Che spavento

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“Ho giocato in due dei più grandi club del mondo. Ce ne sono altri, ma è difficile che eguagliano il palmarès della Juve o del Real Madrid.”

Zinedine Zidane (1972) calciatore francese

Origine: Dalla conferenza stampa in cui ha annunziato il ruo ritiro della attività calcistica; citato in Zidane: "Me voy porque no estoy a gusto con mi fútbol" http://www.madridpress.com/noticia/46582/, Madrid Press, 25 aprile 2006.

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“L'amicizia fa amare la vita, l'amore dà gusto alla morte.”

Sully Prudhomme (1839–1907) poeta francese

da Pensieri, p. 186, I Premi Nobel per la Letteratura, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1965

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“Non vi è peggior schiavitù di quella che s'ignora.”

Charles Webster Leadbeater (1854–1934) vescovo vetero-cattolico e teosofo britannico

Origine: Vegetarismo ed occultismo, p. 21

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“L'Italia è cultura, senso del gusto, del bello, capacità di fare, turismo, accoglienza. Dovremmo valorizzare questi punti di forza, non continuare a parlare di quello che non facciamo bene e inseguire sogni irrealizzabili: anziché coltivare l'albero dei desideri o delle lamentazioni facciamo crescere solido quello delle possibilità reali.”

Alessandro Benetton (1964) imprenditore italiano

Origine: Dall'intervista di Mario Calabresi, Alessandro Benetton: «Per rinascere bisogna guardare lontano» http://www.lastampa.it/2012/06/04/economia/tuttosoldi/alessandro-benetton-per-rinascere-bisogna-guardare-lontano-l6U8MpTtJI134fy08wHcmL/pagina.html, La Stampa.it, 4 giugno 2012.

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“La traduzione è indubbiamente – direi addirittura: inevitabilmente – una manifestazione di gusto, come tutto ciò ch'è Spirito, a cominciare dal linguaggio. Non mi domandi: In qual misura perché, e Lei lo sa benissimo, nei fatti spirituali non è mai questione di quantità, ma di qualità.”

Renato Mucci (1893–1976) traduttore e poeta italiano

Origine: Dall'intervista di Luigi De Nardis, Renato Mucci: È un atto di modestia e d'altruismo, La Fiera Letteraria, anno VI, n. 32, 12 agosto 1951, p. 3.

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“Il nostro gusto deve pur valere qualche cosa anche sui pareri avvolpacchiati dei critici moderni alla Gramsci.”

Cesare Angelini (1886–1976) presbitero, scrittore e critico letterario italiano

dalla lettera del 19 luglio 1973 a Giuseppe Prezzolini
Origine: Da Cesare Angelini-Giuseppe Prezzolini. Carteggio 1919-1976, a cura di Margherita Marchione e Gianni Mussini, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 1983, p. 276.

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“Per noi il doppiaggio è un costo in più, non indifferente, se si scelgono attori di qualità. A noi piacerebbe, per gusto e per economia, proiettare film sottotitolati.”

Giampaolo Letta (1966) dirigente d'azienda e produttore cinematografico italiano

Origine: Citato in Arianna Finos, Cassel: "È una mafia il doppiaggio italiano" http://trovacinema.repubblica.it/news/dettaglio/cassel-e-una-mafia-il-doppiaggio-italiano/481868, Repubblica.it, 16 marzo 2016.

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“Palazzeschi non perde il gusto della invenzione, ma accoglie sempre maggiormente una immagine misteriosa da confessare.”

Francesco Grisi (1927–1999) scrittore, critico letterario e giornalista italiano

Origine: Citato in Omaggio a un poeta ancora sorprendente http://digital.sturzo.it/spogliogenerale/1965/19650206/22/5/gliot, Il Popolo, 6 febbraio 1965, p. 5.

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“Molti artisti contemporanei, – compreso l'autore di questo articolo – hanno subito crisi simili e confuso l'énorme con il grande, la violenza con l'energia. Ma è generalmente una follia romantica della gioventù e quella d'un tempo in cui il cuore si esalta a caso prima che il gusto abbia scelto. Il fatto strano è che essa si sia verificata in Van Lerberghe all'età di quarant'anni, come un improvviso richiamo delle forze dell'adolescenza in un'anima poco a poco rinnovata. Questo ribollire disordinato non è certo inutile ed il genio di Emile Verhaeren ha potuto trarne soprendenti capolavori. In Van Lerberghe esso si è presto contenuto e si è risolto in lirismo.
No, certo, questo nuovo stato non si è riflesso direttamente nella sua opera, ma senza dubbio è servito a darle una più viva ampiezza. Lui, Charles Van Lerberghe non somigliava più al poeta. Aveva da poco iniziato l'ammirevole Chanson d'Eve, e mi mostrò anche l'abbozzo di una commedia leggendaria in tre atti che nulla doveva allo stoicismo. Era una sorta di satira, di spirito pagano, insieme ironica e veemente. Io terminavo le ultime pagine di Clartés e lavoravo ancora ad alcune Banalités indiscrètes impertinenti e talvolta sbrigliate. Essendoci scambiati i nostri scritti, restammo stupefatti; poiché singolare era il contrasto fra il profondo accordo di tutte le nostre tendenze di artisti e la divergenza del nostro spirito. Ma la trasformazione proseguiva in Charles Van Lerberghe e a sua insaputa. A Firenze, dove vivemmo insieme per molti mesi era improvvisamente ridivenuto il sognatore di un tempo. Non lo stesso, tuttavia; era gioioso, più appassionato di ciò che la vita contiene, più lirico. E, in verità, il lirismo trionfa lungo tutti questi poemi della Chanson d'Eve, molti dei quali furono scritti in un giardino di oleandri, all'ombra della vecchia torre che corona la collina di Arcetri, mentre un immenso paesaggio mostrava in lontananza l'Arno che bagnava i palazzi fiorentini.”

Albert Mockel (1866–1945)
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