Frasi su impero
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“Resta fermo che il termine «liberale» nasce da un'auto-designazione orgogliosa, che ha al tempo stesso una connotazione politica, sociale e perfino etnica. Siamo in presenza di un movimento e di un partito che intendono chiamare a raccolta le persone fornite di un'«educazione liberale» e autenticamente libere, ovvero il popolo che ha il privilegio di essere libero, la «razza eletta» – per dirla con Burke –, la «nazione nelle cui vene circola il sangue della libertà». Tutto ciò non è stupefacente. Come è stato chiarito da eminenti studiosi delle lingue indoeuropee, «liberi» è una «nozione collettiva», è un segno di distinzione che compete ai «ben nati» e solo a loro. Proprio per questo, al di fuori della comunità dei liberi e dei ben nati, la servitù o la schiavitù non solo non è esclusa ma è perfino presupposta. Agli occhi di Cicerone, alla testa dei liberi populi è Roma, che pure procede alla schiavizzazione in massa dei popoli sconfitti e considerati indegni della libertà. In modo analogo, nell'Inghilterra liberale del XVIII secolo, una canzone divenuta assai popolare (Rule Britannia) così inneggia all'impero che ha da poco strappato alla Spagna l'asiento, il monopolio della tratta dei neri: «Questo fu il suo privilegio divino, / che gli angeli cantarono in coro: / Oh Britannia, comanda alle onde, / Mai gli inglesi saranno schiavi».”

Domenico Losurdo (1941–2018) filosofo italiano

cap. VIII, 1, p. 242

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“Gli esploratori [europei], ovviamente, scoprirono anche Stati ed imperi pienamente sviluppati, governati da despoti e da classi dirigenti e difesi da eserciti permanenti. Furono questi gli imperi che con le loro città, i monumenti, i palazzi e i tesori spinsero tutti i Marco Polo e i Cristoforo Colombo oltre i deserti e gli oceani. V'era la Cina, il più grande impero del mondo, uno stato ampio e sofisticato i cui governanti schernivano i "barbari dalle facce rosse" [gli europei], supplicanti da piccoli regni oltre i confini del mondo civilizzato. E v'era l'India, un paese dove le vacche erano venerate e il fardello dell'esistenza veniva distribuito in misura ineguale secondo i meriti di ciascun'anima nella sua precedente incarnazione. Vi erano poi gli stati e gli imperi americani primitivi, mondi a parte, ciascuno con le sue arti e le sue religioni caratteristiche: gli Incas, con le loro grandi fortezze di pietra, i ponti sospesi, i granai sempre pieni e l'economia controllata dallo Stato; gli Aztechi, con i loro dei assetati di sangue, nutriti di cuori umani, e la loro incessante ricerca di nuove vittime sacrificali. E infine vi erano gli Europei stessi, con le loro proprie caratteristiche esotiche: pronti a combattere in nome di un Principe della Pace, sempre a comprare e vendere per realizzare profitti, molto più potenti della loro consistenza numerica, grazie all'abile padronanza delle arti meccaniche e dell'ingegneria.”

Marvin Harris (1927–2001) antropologo statunitense

Cannibali e Re

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“Secondo Impero, età non più eroica come quella napoleonica, ma democratica, borghese, ove nessuna mascherata di stile antico era possibile nella vita pratica.”

Mario Praz (1896–1982) critico d'arte, critico letterario e saggista italiano

Origine: Da Gusto neoclassico, Sc. Italiane, Napoli, 1959, p. 370.

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“L'impero – io l'ho sempre detto – è una questione di stomaco. Se non si vuole la guerra civile, occorre diventare imperialisti.”

Cecil Rhodes (1853–1902) imprenditore e politico britannico

Origine: Da Die Neue Zeit, XVI, 1898, 1, p. 304; citato in Lenin, L'imperialismo fase suprema del capitalismo, Lotta comunista, Milano, 2002, p. 98.

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“Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi | la Pace non trovò | né oppressi, né stranieri.”

E. A. Mario (1884–1961) paroliere e compositore italiano

La leggenda del Piave

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“[Su Vincenzo Cardarelli] Era uno zingaro abbandonato che scopriva dentro di sé i ritmi classici, e d'intorno gli echi dissolti degli antichi imperi.”

Piero Buscaroli (1930–2016) critico musicale e giornalista italiano

Origine: Da Le agonie di Cardarelli, in Maestri, amici; Una nazione in coma. Dal 1793, due secoli., Minerva Edizioni, Bologna, 2013, p. 311.

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“Non si rendeva conto, il padre, che raccontando questi episodi metteva in evidenza la tolleranza d'un governo che nonostante le molte difficoltà in cui doveva scontrarsi seguiva le regole d'un sistema liberale e cercava di mantenere l'equilibrio in un impero dove l'inno nazionale era cantato in dieci lingue, se non di più. (Questo, in realtà, indignava più il patriota che non il musicista). La monarchia rigida ma illuminata ch'era stata nel 1700 era divenuta in seguito assai più rigida e meno illuminata, nondimeno tolleranza era, seppure oscillante tra lacerate contraddizioni. Ma né il padre né le sue donne erano capaci d'intendere che l'odiato impero formava allora una parte molto importante della vecchia Europa — la più importante dopo l'impero di Carlo V — e la guerra ch'essi auspicavano avrebbe messo a rischio proprio questa millenaria potenza; non potevano quindi immaginare che il crollo d'un'Austria-Ungheria, certamente immobile e ottusa, sarebbe stato l'inizio d'una decadenza europea che non si sarebbe mai più arrestata. Ma essi avevano col presente e col passato un rapporto sbagliato, e non la minima idea di quel che avrebbe dovuto essere una nuova Europa, un'Europa democratica; il cui risorgimento, del resto, la terza e ormai invecchiata generazione non vede ancora.”

parte I, cap. II, p. 28
Le quattro ragazze Wieselberger

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“Credo che Ortolani sia un grande umorista, e come tutti i grandi umoristi, sia poco valorizzato come artista perché in generale impera l'idea che una cosa popolare che fa ridere è poco seria.”

Vanna Vinci (1964) fumettista, illustratrice e insegnante italiana

Origine: Citato in Rat-Man n.100: l'omaggio degli autori http://www.fumettologica.it/2014/01/rat-man-n-100-l-omaggio-degli-autori/5/, Fumettologica.it, 16 gennaio 2014.

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“Con la creazione dell'Impero la razza italiana è venuta in contatto con altre razze; deve quindi guardarsi da ogni ibridismo e contaminazione.”

Achille Starace (1889–1945) militare, politico e dirigente sportivo italiano

Origine: Citato in Edmondo Aroldi, È «Scientifico»: Gli ebrei non sono degli italiani, Historia, n. 245, luglio 1978, Cino del Duca.

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“Costei è il nero fatto carne viva | per l'alta ebbrezza nostra ed il tormento; | certo costei dal buio abbracciamento | degli uragani e della notte usciva. || Certo nata è costei, tigre lasciva, | cupa tigre dal passo ambiguo e lento, | quando, o Trinacria, te comprime il vento | d'Africa e strugge la gran vampa estiva. || Qual nome darti, o audace imperio, o muto | fascino delle chiome atre? Chi sei | tu, fatta d'ombra e fatta di velluto || come una bara? Quale a saziarti | basterà, o tigre, fra i rei, | o implacabile rea, quale a placarti?”

Giovanni Camerana (1845–1905) poeta, critico d'arte e magistrato italiano

Tenebre, in Poesie, a cura di G. Finzi, Einaudi, Torino, 1968.
Origine: Citato in A. Tocco, G. Domestico, A. Maiorano e A. Palmieri, Parole nel tempo, [Testi, contesti, generi e percorsi attraverso la letteratura italiana, 2B, La letteratura dell'Ottocento], Loffredo Editore, Napoli, p. 1269. ISBN 978887564209-9

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“Noi andiamo dietro alle astrazioni, e trascuriamo i suggerimenti dell'esperienza, pel vivo bisogno di armonia estetica; noi non possiamo andare d'accordo fra noi, ed associarci in un lavoro comune, per eccesso d'individualità. Spesso però i difetti sono puramente e semplicemente difetti, per quanto sia duro il confessarlo a noi stessi. Il rovescio d'un vizio non è sempre una virtù. A noi basti per ora notare che l'italiano può, quanto e più degli altri, essere disciplinato. Ce ne fanno fede la Repubblica e l'Impero romano, la storia di Venezia e del Papato, ed oggi stesso ce ne dà splendido esempio, come dice benissimo il Turiello, il nostro esercito.”

Pasquale Villari (1827–1917) storico e politico italiano

Origine: È questo un monito dell'autore per tutti coloro che tendono a presentare come un pregio la proverbiale ingegnosità napoletana. Si tratta della cd. "arte di arrangiarsi" che, se anche talvolta è una necessità imposta dalla particolare realtà sociale in cui l'individuo si trova a vivere, altre volte è semplicemente il segno di un malcostume, di una mentalità fondamentalmente deformata e di una disonestà di base dell'individuo, p. 164
Origine: Lettere meridionali, p. 165

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“Un impero fondato dalle armi deve reggersi con le armi.”

Charles Louis Montesquieu (1689–1755) filosofo, giurista e storico francese

Considerazioni sulle cause della grandezza e decadenza dei Romani

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“La forza, la scaltrezza ed il pericoloso suo morso ne fanno il signore della foresta. Non teme nessun nemico e non si spaventa dello scoppio dell'arma da fuoco. Le sue passioni sono d'una tale violenza da far credere che sotto il loro impero diventi affatto furioso e perda l'intelletto. Paragonata alla loro, la collera delle altre scimmie rassomiglia, a detta d'uno scrittore inglese, ad un lieve sospiro di vento, mentre quella del mandrillo può paragonarsi alla bufera che rovina tutto sul suo passaggio. Se il tremendo animale e inviperito (e a ciò basta uno sguardo, una parola, una minaccia) raggiunge un tale grado di furore da dimenticare tutto e precipitarsi a capo basso furente sul nemico. Un lampo diabolico sfolgora dagli occhi del mostro, che pare invero dotato di una forza e d'una cattiveria infernale. Si assicura che le sue tempestose passioni lo scrollano al segno da farlo cadere senza vita in mezzo ad urli e rantoli selvaggi. Si dice ancora che serba il rancore assai più a lungo degli altri cinocefali, e che mai perdona ad un nemico. Non v'ha quindi da maravigliarsi che gli indigeni non attacchino mai briga con lui: anzi non penetrano nei boschi in cui abita il mandrillo se non in gran numero e bene armati. Come la collera, la sua sensualità non conosce limiti, ed oltrepassa di gran lunga in svergognatezza e impudenza quella delle altre scimmie. I maschi non assaltano solo le loro femmine, bensì anche le donne, e sono perciò abbastanza pericolosi.”

Alfred Edmund Brehm (1829–1884) biologo e scrittore tedesco

Origine: La vita degli animali, Volume 1, Mammiferi, p. 127

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“Fronte d'imperio sul corpo prominente | come chi nulla se non l'onta paventa. | Limpida fronte ove sia dato leggere | le leggi che l'amore volle scrivervi. | Tu sei, o fronte, una tabula illesa | ove mia vita è e mia morte palese!”

Maurice Scève (1501–1564) poeta francese

Origine: In Lodi del corpo femminile. Poeti francesi del Cinquecento tradotti da poeti italiani, introduzione di Giovanni Raboni, nota di Aurelio Principato, traduzione di Vittorio Sereni. Mondadori, Milano, 1990, pp. 15-17.

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“Finché Pericle fu, durante la pace, a capo della repubblica, la guidò con moderazione e la conservò sicura, e sotto di lui essa fu potente come non mai; quando poi scoppiò la guerra, è evidente che anche allora egli ne seppe ben riconoscere la forza. Sopravvisse (allo scoppio della guerra) due anni e sei mesi; e dopoché fu morto, allora anche meglio si poté conoscere la sua antiveggenza nei riguardi della guerra. Egli infatti andava ripetendo che gli Ateniesi ne sarebbero usciti con successo qualora si fossero condotti prudentemente, avendo cura della flotta, e non cercassero di allargare con la guerra il loro impero, e non mettessero in pericolo la città stessa: ma essi fecero tutto il contrario, e giudicando altre imprese estranee alla guerra meglio rispondenti alle ambizioni private e ai privati vantaggi, mal governarono lo Stato per se stessi e per gli alleati… E la causa di tutto ciò era che Pericle, potente per dignità e per senno, manifestamente incorruttibile, dominava liberalmente la moltitudine e conseguito il potere con mezzi non illeciti, egli non era costretto a parlare per compiacerla, ma poteva, per la sua autorità, contraddirla ed affrontarne la collera… Si aveva dunque di nome la democrazia, ma di fatto il governo tenuto dal primo cittadino.”

Storie, II, 65
Origine: Citato in Giulio Giannelli, Trattato di storia greca. Patron editore, p. 240.

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“Mi resta ancora da esaminare i tre quesiti proposti ai tavoli delle firme da Beppe Grillo. Molti che hanno firmato distinguono infatti la firma di quei quesiti dall'adesione al "grillismo". La distinzione è assolutamente legittima: si può firmare anche valutando il movimento dei "Vaffa" per ciò che è. Ma esaminiamoli nella sostanza quei tre quesiti. Il primo stabilisce che tutti i cittadini che concorrono a cariche elettive debbano essere scelti attraverso elezioni primarie preliminari. Questo principio mi sembra meritevole di essere accolto. Il Partito democratico, tanto per dire, ha deciso di farlo proprio. Tutto sta a come saranno organizzate queste primarie. Grillo per esempio ha definito una "mascalzonata" l'esclusione di Pannella e di Di Pietro dalle candidature per la leadership del Pd, ignorando che entrambi fanno parte di altri partiti e anzi li guidano e non hanno accettato di abbandonarli all'atto della candidatura. Come se un nostro condomino, invocando questa qualifica, pretendesse di decidere assieme a noi e ai nostri figli questioni strettamente familiari. Dov'è la logica? Il secondo quesito vieta ai membri del Parlamento di farne parte per più di due legislature. Questo divieto è una pura sciocchezza. Ci obbligherebbe a rinunciare ad esperienze talvolta preziose. Forse anche a molti vizi acquisiti durante l'esercizio del mandato. Ma quei vizi non possono essere presupposti e affidati all'automatismo di una norma. Spetta agli elettori discernere tra vizi e virtù e decidere del loro voto. Per di più una norma automatica del genere sarebbe incostituzionale perché priverebbe l'elettore di una sua essenziale facoltà che è quella di poter votare per chi gli pare. Che cosa sarebbe successo per esempio se nei primi anni Cinquanta fosse stato impedito agli elettori democristiani di votare una terza volta per De Gasperi, a quelli comunisti per Togliatti, ai socialisti per Nenni e ai repubblicani per Pacciardi o La Malfa? Il terzo quesito – impedire ai condannati fin dal primo grado di giurisdizione di far parte del Parlamento – sembra a prima vista ineccepibile. Per tutti i reati? E fin dal primo grado di giurisdizione? La presunzione d'innocenza è un principio sancito dalla nostra Costituzione; per modificarlo ci vuole una legge costituzionale, non basta una legge ordinaria. I reati d'opinione andrebbero sanzionati come gli altri? Quando Gramsci, Pertini, Saragat, Pajetta, furono arrestati io credo che gli elettori di quei partiti li avrebbero votati e mandati in Parlamento se un Parlamento elettivo fosse ancora esistito e se quei partiti non fossero stati sciolti d'imperio. Personalmente ho fatto un'esperienza in qualche modo consimile: entrai alla Camera dei deputati nel 1968 sull'onda dello scandalo Sifar-De Lorenzo nonostante o proprio perché ero stato condannato in primo grado dal tribunale di Roma. Lo ricordo perché è un piccolissimo esempio di una proposta aberrante.”

Eugenio Scalfari (1924) giornalista, scrittore e politico italiano
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“Cos'altro posso fare per incoraggiarvi a far fronte alla vita? Ragazze, dovrei dirvi – e per favore ascoltatemi, perché comincia la perorazione – che a mio parere siete vergognosamente ignoranti. Non avete mai fatto scoperte di alcuna importanza. Non avete mai fatto tremare un impero, né condotto in battaglia un esercito. Non avete scritto i drammi di Shakespeare, e non avete mai impartito i benefici della civiltà ad una razza barbara. Come vi giustificate? È facile dire, indicando le strade, le piazze, le foreste del globo gremite di abitanti neri e bianchi e color caffè, tutti freneticamente indaffarati nell'industria, nel commercio, nell'amore: abbiamo avuto altro da fare. Senza la nostra attività nessuno avrebbe solcato questi mari, e queste terre fertili sarebbero state deserto. Abbiamo partorito e allevato e lavato e istruito, forse fino all'età di sei o sette anni, i milleseicentoventitré milioni di esseri umani che secondo le statistiche sono attualmente al mondo; e questa fatica, anche ammettendo che qualcuno ci abbia aiutate, richiede tempo. C'è del vero in quel che dite – non lo nego. Ma nello stesso tempo devo ricordarvi che fin dal 1866 esistevano in Inghilterra almeno due colleges femminili; che, a partire dal 1880, una donna sposata poteva, per legge, possedere i propri beni; e nel 1919 – cioè più di nove anni fa – le è stato concesso il voto? Devo anche ricordarvi che da ben dieci anni vi è stato aperto l'accesso a quasi tutte le professioni? Se riflettete su questi immensi privilegi e sul lungo tempo in cui sono stati goduti, e sul fatto che in questo momento devono esserci quasi duemila donne in grado di guadagnare più di cinquecento sterline l'anno, in un modo o nell'altro, ammetterete che la scusa di mancanza di opportunità, di preparazione, di incoraggiamento, di agio e di denaro non regge più. Inoltre gli economisti ci dicono che la signora Seton ha avuto troppi figli. Naturalmente dovete continuare a far figli, ma, così dicono, solo due o tre a testa, non dieci o dodici.”

2011, p. 151
Una stanza tutta per sé

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