Frasi su obbligo
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“Non sono affatto convinto che sia mio obbligo e dovere rimettere in sesto per l'Onnipotente il suo fottuto mondo.”

Wilhelm Raabe (1831–1910) scrittore tedesco

Origine: Citato in Guido Almansi, Il filosofo portatile, TEA, Milano, 1991.

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“Perché mi obblighi a rompere il mio profondo silenzio?”

X, 63-64
Quid me alta silentia cogis | Rumpere?
Eneide

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“[Su Gandhi] Audace idealista, che ci trova consenzienti fino a un certo punto, ma ci obbliga poi a lasciarlo solo nel suo troppo sperare e volere.”

Carlo Formichi (1871–1943) orientalista italiano

citato in Gianni Sofri, Gandhi in Italia, Il Mulino, Bologna, 1988, p. 129. ISBN 88-15-01768-2

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“Noi siamo giunti sulla terra di rifugio, e dobbiamo il miglior contegno ai generosi ospiti; così avremo meritata la considerazione che è dovuta alla disgrazia perseguitata.
Da questo punto io svincolo da ogni obbligo i miei compagni, lasciandoli liberi di tornare alla vita privata. Ma rammento loro che l'Italia non deve rimanere nell'obbrobrio, e che meglio è morire che vivere schiavi dello straniero.”

Giuseppe Garibaldi (1807–1882) generale, patriota e condottiero italiano

Origine: Garibaldi, San Marino, 31 Luglio 1849. Citato in Pier Carlo Boggio, Storia politico-militare della guerra dell'indipendenza italiana (1859-1860), vol. I, Tipografia Scolastica di Sebastiano Franco e Figli e Comp, Torino, 1860, p. 493 https://books.google.it/books?id=RnE2o8fXmJsC&dq=&pg=PA493#v=onepage&q&f=false,

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“Sono contrario alla paternità. Quella del padre non è una categoria a cui ritengo di dover appartenere. Ciò detto sono anche contrario all'aborto. Ci sono donne che hanno voluto figli da me, non io da loro perché non può esserci l'obbligo di diventare padre.”

Vittorio Sgarbi (1952) critico d'arte, politico e opinionista italiano

Citazioni di altro tipo
Origine: Citato in Rapaël Zanotti, "Sgarbi mantenga la nostra bambina" http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200802articoli/6024girata.asp, LaStampa.it, 26 febbraio 2008.

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“Dal punto di vista morale e religioso, non si ha nulla da obiettare contro il prelievo della cornea da cadavere, cioè, contro la cheratoplastica, tanto lamellare quanto perforante, considerate in sé stesse. Per chi riceve, ossia il paziente, rappresentano un ripristino e correzione di un difetto di nascita o accidentale. In relazione al defunto, al quale si toglie la cornea, non lo si danneggia in nessuno dei beni a cui ha diritto, né nel suo diritto di tali beni. Il cadavere non è, nel significato proprio della parola, un soggetto di diritto, perché si trova privato della personalità, l'unica che può essere soggetto di diritto. Nemmeno l'espianto è più la privazione di un bene; gli organi della vista, in effetti (la loro presenza, la loro integrità), non posseggono più nel cadavere il carattere di beni, perché non gli servono più e non hanno relazione con alcun fine. Questo non significa, tuttavia, che riguardo a un cadavere di un uomo non si possa o non si abbia, in realtà, obblighi morali, prescrizioni o proibizioni; nemmeno significa che i terzi che hanno la custodia del corpo, della sua integrità e del trattamento di cui sarà oggetto, non possano cedere e non cedano, in realtà, diritti e doveri propriamente detti. Tutto il contrario.”

Papa Pio XII (1876–1958) 260° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Origine: Da Allocuzione di Sua Santità Pio XII ai membri dell'associazione di donatori di cornea e l'Unione Italiana Ciechi http://www.malatidireni.it/filesito/trapianti%20cnt/1956%20Pio%20XII%20trapianti.pdf, 14 maggio 1956. Pubblicato in spagnolo e tradotto da Mara Della Vecchia, per conto dell'Associazione Malati di Reni onlus.

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“Con questo stesso amore si debbono conciliare tanto gli altri diritti quanto gli altri doveri del matrimonio, in modo tale che non solo sia legge di giustizia ma anche norma di carità quella dell'Apostolo: «Alla moglie renda il marito quello che le deve, e parimenti la moglie al marito». Rassodata finalmente col vincolo di questa carità la società domestica, in essa fiorirà necessariamente quello che è chiamato da Sant'Agostino ordine dell'amore. Il quale ordine richiede da una parte la superiorità del marito sopra la moglie e i figli, e dall'altra la pronta soggezione e ubbidienza della moglie, non per forza, ma quale è raccomandata dall'Apostolo in queste parole: «Le donne siano soggette ai loro mariti, come al Signore, perché l'uomo è capo della donna, come Cristo è capo della Chiesa». Una tale soggezione però non nega né toglie la libertà che compete di pieno diritto alla donna, sia per la nobiltà della personalità umana, sia per il compito nobilissimo di sposa, di madre e di compagna; né l'obbliga ad accondiscendere a tutti i capricci dell'uomo […]. Se l'uomo infatti è il capo, la donna è il cuore; e come l'uno tiene il primato del governo, così l'altra può e deve attribuirsi come suo proprio il primato dell'amore. […] anzi, se l'uomo viene meno al suo dovere, appartiene alla moglie supplirvi nella direzione della famiglia.”

cap. I
Casti Connubii
Origine: Paolo di Tarso, I Cor., VII, 3: Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito.
Origine: Paolo di Tarso, Ephes. V, 22-23: Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo.

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“Amavamo Tex… Non ci sembrava neanche una scelta, era un obbligo per la nostra generazione.”

Gino e Michele scrittore, autore televisivo e commediografo italiano

citato in Tex: la leggenda, Mondadori, quarta di copertina

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“La preghiera non libera dagli obblighi di questo mondo; rende ancora più responsabili.”

Olivier Clément (1921–2009) scrittore, poeta e teologo francese

Taizé. Un senso alla vita

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“Ricevere un dono, essere destinatario di un atto gratuito, induce chi lo riceve a un sentimento di obbligo.”

Pierpaolo Donati (1946) sociologo e filosofo italiano

Il dono in famiglia

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“Figlia mia, mentre voi vi separate da me, io non riesco a separarmi da voi; vi conservo nel mio cuore, nel mio seno, nel mio ricordo e voglio che questa lettera vi resti a memoria perpetua di ciò che sono per voi…
Verso Dio. Sulla terra voi non avete più che Dio per padre, che lo sarà per sempre, perché egli è eterno; è da lui che traete l'essere e la vita; è lui che, avendovi fatto nascere da un grande re, vi mette oggi una corona sul capo… Dio vi ha tenuto al mondo per colmarvi in esso di benefici… Ricordatevi che siete figlia della Chiesa e che il primo e il principale titolo che avete e che mai avrete… Voi siete nipote di San Luigi, e voglio che riceviate da me, in quest'ultimo saluto, la medesima istruzione che egli ricevette da sua madre, che gli diceve avrebbe preferito vederlo morto che offendere Dio, vostro tutto e vostra vita. Siate ferma e zelante nella religione, secondo il suo esempio… Non permettete in nessun caso che in vostra presenza si dica mai nulla di contrario alla vostra fede e alla vostra religione… frequentate i sacramenti che sono il vero nutrimento della nostra anima.
Abbiate cura di proteggere i cattolici nei confronti di vostro marito, affinché non ricadano più nella miseria da cui sono usciti grazie alla fortuna del vostro matrimonio; siate verso di loro come Ester… Non intendo che dimentichiate nella vostra carità e nei vostri favori quelli che sono di un'altra religione…
Verso il re. L'amore che dovete al re vostro marito vi obbliga ad amare i suoi sudditi… Diventate la loro madre. Il vostro titolo di regina vi lega all'Inghilterra e, partendo, dovete ormai considerarne gli interessi…
Verso i vostri domestici. Potete tranquillamente credere che se servono bene Dio, serviranno bene anche voi… Trattate bene i vostri servitori e vogliate loro anche bene.
Verso di voi. Siate esempio d'onore, di virtù e di modestia… Abbiate una dolcezza accompagnata da una regale gravità… Siate cortese e rispettosa con tutti, non offendete mai nessuno con parole o azioni… Bandite dalla vostra presenza la maldicenza e la canzonatura, vizi comuni nella corte dei Grandi.
Addio, figlia mia, vi lascio e vi affido alla custodia di Dio e del suo angelo, e vi dò Gesù Cristo suo unico Figlio, vostro Signore e Redentore… Addio, ancora una e molte volte; siete di Dio, di Dio, restate fedele a Dio per me, è ciò che desidero dal più profondo del mio cuore.”

Maria de' Medici (1575–1642)

Lettera d'addio alla figlia Enrichetta Maria regina d'Inghilterra
Origine: Citato in Maria de' Medici. Un'italiana alla corte di Francia, pp. 171-172.

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“So bene che una "verità" giudiziaria non esonera dall'obbligo di andare oltre. Ma sembra quasi che, attraverso quelle spiegazioni, si cerchi di essere liberati dall'onere di analizzare fatti precisi e responsabilità personali. Riaffora un vecchio vizio della nostra cultura politica: parlar di cose generali per eludere quelle concrete. Proprio come faceva la critica dell'extrasinistra, tutto viene attribuito alla dinamica, a suo modo invincibile, del "sistema". Il risultato è una grande condanna o una grande assoluzione: conclusioni apparentemente antitetiche, ma nella sostanza coincidenti; che incarnano una volontà politica, perfino comprensibile, di voltar pagina e di avviare un'epoca nuova, ma che possono divenire un ostacolo a un lavoro di scavo, di analisi puntuale. Molte tra le tesi ricordate assomigliano assai più a un alibi che a una spiegazione. Alcune, tra l'altro, non reggono neppure a una banale prova basata sul principio di non contraddizione. Si ricorda, ad esempio, che era impossibile per il PCI aver ingresso nel governo. E poi si imputa al PCI di non aver reso possibile quell'alternanza che avrebbe immunizzato il sistema dal virus della corruzione. Poiché i sostenitori di tesi del genere non sono stupidi (o, almeno, non sempre lo sono), è evidente che il loro obiettivo è soltanto quello di impedire che si possa distinguere o graduare le responsabilità, accomunando in un'unica condanna partiti di governo e di opposizione.”

Stefano Rodotà (1933–2017) giurista e politico italiano
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“È d'obbligo ricordare Alessandra Kollontaj, i suoi ardori di agitatrice, la sua filosofia sconvolgente, i suoi incontri sbagliati, il suo malinconico declino.”

Enzo Biagi (1920–2007) giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano

Origine: Russia, p. 114

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“Chiunque produca spettacolo, in qualsiasi forma, ha obblighi precisi: essere capace di promuovere nuove idee; dimostrare credibilità professionale, pilotare un'azienda che è insieme industriale e culturale.”

Franco Cristaldi (1924–1992) sceneggiatore e produttore cinematografico italiano

da Le botteghe dell'immaginario; citato in Corsi 2001, p. 167

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“Mina è la più grande di tutte, la migliore. E proprio per questo non può scomparire nel nulla. Ha l'obbligo di farsi vedere, sentire. Non bastano i suoi dischi. È lei in carne e ossa che vogliamo”

Nilla Pizzi (1919–2011) cantante italiana

citato in Nino Romano, Mina. Mito e mistero, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 1996

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“Se è vero che ogni minuto, negli Usa, muore una persona per carenza di organi per trapianto e che il Paese deve cercare una risposta a tale pressante richiesta, è anche doveroso salvaguardare i diritti e la volontà di individui che, quando ancora in possesso delle proprie capacità intellettive/cognitive, si sono posti il delicato problema di come essere assistiti (o non assistiti) nelle fasi di fine vita e di come disporre del proprio corpo. Le nuove misure trovano l'entusiastico sostegno di buona parte della comunità americana dei trapianti, nonostante il rischio segnalato dagli esperti di bioetica che si tratti di una legge che trasforma in donatori di organi anche individui che non lo avrebbero voluto, che obbliga certi familiari ad accettare decisioni non condivise e addirittura che spinge i medici a non somministrare certi farmaci a pazienti ormai terminali per timore di danneggiare la qualità di organi altrimenti disponibili per il prelievo e il trapianto. Si tratta di timori forse ingigantiti ma del tutto legittimi. Da decenni ci si adopera per risolvere il divario fra richiesta e offerta di organi, ma ciò non toglie che si debba procedere con estrema cautela. Sembra banale sottolineare un principio basilare ma è necessario tenere sempre presente che non è ammissibile assegnare più valore a un'esistenza rispetto a un'altra, in questo caso a quella di un uomo o una donna in lista d'attesa per un trapianto rispetto a quella di una persona che versa in fin di vita, in un reparto di rianimazione. Occorre agire con prudenza, dimostrando che l'interesse ultimo resta sempre e soltanto il rispetto e la salute dei cittadini, in qualsiasi fase della vita siano, a qualsiasi età e in qualsiasi situazione.”

Ignazio Marino (1955) medico e politico italiano

Origine: Da Le scelte dei donatori le norme per i trapianti http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/06/01/le-scelte-dei-donatori-le-norme-per.html, la Repubblica, 1 giugno 2007, p. 1.

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“[su Walter Bonatti] Non ci siamo mai sposati. Per scelta. Sia io sia lui uscivamo da un matrimonio. Ci siamo detti: non dobbiamo essere legati da nessun obbligo, resteremo insieme finché ci ameremo. Non ci siamo mai lasciati.”

Rossana Podestà (1934–2013) attrice italiana

citato in Aldo Cazzullo, L'attrice e lo scalatore: trent'anni con Walter dopo un incontro al buio https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2011/settembre/16/attrice_scalatore_trent_anni_con_co_9_110916011.shtml, Corriere della sera, 16 settembre 2011

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“La differenza tra il cittadino e il suddito sta in questo: che al cittadino sono imposti pochi obblighi e pochi divieti, rispettati i quali è un uomo libero; il suddito è un soggetto a cui sono imposti milioni di obblighi e di divieti la cui violazione è abitualmente tollerata, ma se alza la testa gli fanno la lista di tutte le violazioni che ha fatto fino a quel momento.”

Piercamillo Davigo (1950) magistrato italiano

Origine: Dalla presentazione del libro Farla Franca. La legge è uguale per tutti?, Modena, 13 marzo 2012. Video http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=AHfwsFpYAW0#t=85s disponibile su Youtube.com.

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“Fino a quando non sono andato a vivere da solo era mia madre che la mattina mi rifaceva il letto. Di questo mi sono vergognato.”

Renato Brunetta (1950) economista e politico italiano

Origine: Citato in «Bamboccioni? Ci vuole una legge che obblighi i figli ad uscire di casa a 18 anni» http://www.corriere.it/politica/10_gennaio_17/brunetta-bamboccioni_3bee5814-0353-11df-a5a7-00144f02aabe.shtml, Corriere della sera, 17 gennaio 2010.

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“[Su Gabriele d'Annunzio] Una violenta simpatia mi obbliga sempre ad ammirare in lui il prestigioso seduttore, l'ineffabile discendente di Casanova e Cagliostro e di tanti avventurieri italiani, di cui restano leggendari l'astuzia, il coraggio vittorioso e l'infaticabile strategia diplomatica.”

Filippo Tommaso Marinetti (1876–1944) poeta, scrittore e romanziere italiano

da Les Dieux s'en vont, d'Annunzio reste, Corriere della Sera, febbraio 1907; p. 51
Citato in Giordano Bruno Guerri, Filippo Tommaso Marinetti

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“Non credo che Benedetto XVI sia un grande filosofo, né un grande teologo, anche se generalmente viene rappresentato come tale. Le sue polemiche, la sua lotta contro il relativismo sono, a mio avviso, semplicemente molto grossolane, nemmeno uno studente della scuola dell'obbligo le formulerebbe come lui. La sua formazione filosofica è estremamente debole.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Origine: Da un'intervista sul quotidiano tedesco Berliner Zeitung; citato in Umberto Eco contro Ratzinger http://www.ilpost.it/2011/09/20/umberto-eco-contro-ratzinger/, ilPost.it, 20 settembre 2011.

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“Negli anni settanta, nella zona dell'Alberone si riunivano varie "batterie" di rapinatori, provenienti anche dal Testaccio. Ne facevano parte, oltre ad alcune persone che non ricordo, Maurizio Massaria, detto "rospetto", Alfredo De Simone, detto "il secco", i tre "ciccioni", cioè Ettore Maragnoli, Pietro "il pupo", e mi sembra Luciano Gasperini – questi tre, persone particolarmente riconoscibili per la mole corporea, svolgevano più che altro il ruolo di basisti e di ricettatori – Angelo De Angelis, detto "il catena", Massimino De Angelis, Enrico De Pedis, Raffaele Pernasetti, Mariano Castellani, Alessandro D'Ortenzi e Luigi Caracciolo, detto "gigione". Tutti costoro affidavano le armi a Franco Giuseppucci, chiamato allora "il fornaretto", ancora incensurato e che godeva della fiducia di tutti. Questi le custodiva all'interno di una roulotte di sua proprietà che teneva parcheggiata al Gianicolo. All'epoca frequentavo l'ambiente dei rapinatori della Magliana, del Trullo e del Portuense. Nel corso del tempo si erano cementati i rapporti tra me, Giovanni Piconi, Renzo Danesi, Enzo Mastropietro ed Emilio Castelletti, ma non costituivamo quella che in gergo viene chiamata "batteria", cioè un nucleo legato da vincoli di esclusività e solidarietà, in altre parole non ci eravamo ancora imposti l'obbligo di operare esclusivamente tra noi, ne di ripartire i proventi delle operazioni con chi non vi avesse partecipato. In particolare, negli anni precedenti il 1978, ognuna delle suddette persone operava o da sola ovvero aggregata in gruppi più piccoli o diversi.”

Maurizio Abbatino (1954) collaboratore di giustizia e criminale italiano

dall'interrogatorio di Maurizio Abbatino, 13 dicembre 1992

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“Era accaduto che Giovanni Tigani, la cui attività era quella di scippatore, si era impossessato di un'auto Vw "maggiolone" cabrio, a bordo nella quale Franco Giuseppucci custodiva un "borsone" di armi appartenenti ad Enrico De Pedis. Il Giuseppucci aveva lasciato l'auto, con le chiavi inserite, davanti al cinema "Vittoria", mentre consumava qualcosa al bar. Il Tigani, ignaro di chi fosse il proprietario dell'auto e di cosa essa contenesse, se ne era impossessato. Accortosi però delle armi, si era recato al Trullo e, incontrato qui Emilio Castelletti che già conosceva, gliele aveva vendute, mi sembra per un paio di milioni di lire. L'epoca di questo fatto è di poco successiva ad una scarcerazione di Emilio Castelletti in precedenza detenuto. Franco Giuseppucci, non perse tempo e si mise immediatamente alla ricerca dell'auto e soprattutto delle armi che vi erano custodite e lo stesso giorno, non so se informato proprio dal Tigani, venne a reclamare le armi stesse. Fu questa l'occasione nella quale conoscemmo Franco Giuseppucci il quale si unì a noi che già conoscevamo Enrico De Pedis cui egli faceva capo, che fece si che ci si aggregasse con lo stesso. La "batteria" si costituì tra noi quando ci unimmo, nelle circostanze ora riferite, con Franco Giuseppucci. Di qui ci imponemmo gli obblighi di esclusività e di solidarietà.”

Maurizio Abbatino (1954) collaboratore di giustizia e criminale italiano

dall'interrogatorio di Maurizio Abbatino, 13 dicembre 1992

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“Sappiamo che esiste un animalismo classico, potremmo dire animalista, che sostiene i diritti di tutti gli esseri senzienti e combatte la discriminazione sottolineando la continuità biologica e psicologica tra l'uomo e gli altri animali. C'è poi un animalismo che potremmo definire ambientalista. In questo caso si insiste sul danno arrecato all'ambiente dagli allevamenti intensivi, sullo spreco di risorse come acqua e cereali dovuto all'alimentazione carnivora e così via. Io sostengo anche la causa di un animalismo che definisco umanista. Da un lato, a chi mi fa notare che nessun animale ha raggiunto risultati paragonabili a quelli umani in termini di intelligenza e creatività, rispondo che è indiscutibilmente vero, ma che proprio questa superiorità accresce i doveri umani. Noblesse oblige dicono i francesi, non oblesse exempte. La nobiltà, il rango, comportano più obblighi, non più privilegi. E quindi aggiungo un altro elemento al mio animalismo umanista, la pietà per il boia. […] E il mio pensiero va a quegli operai che lavorano nei mattatoi, spesso persone senza tutele, ricattabili, magari immigrati messicani negli Stati Uniti senza permesso di soggiorno. A loro viene delegato il compito di uccidere, passando giornate intere immersi nella merda e nel sangue. È da questo pensiero che nasce la mia proposta, che nessun parlamento vorrà mai esaminare, di istituire un "servizio carnefice" obbligatorio per i carnivori: almeno una settimana all'anno da passare lavorando in un mattatoio. Io credo che dobbiamo liberare la nostra umanità dalle sue barbarie. Anche questa è una possibile finalità per la lotta animalista.”

Luigi Lombardi Vallauri (1936) filosofo italiano